Occulti fuochi consumano
la potente alternativa dell’essere:
il giorno muore e l’aria bruna
esce dai monti, il sonno entra negli alberi,
risalendo fiumi di morte.
Per confuse selve ritornano
nomi al cuore, linfe alle labbra.
MARIO LUZI
sabato 20 settembre 2008
giovedì 18 settembre 2008
Settanta torrenti
scaturiti fra settanta colline
un ruscello
sorgenti sotterranee
l’acqua piovana
rimbombando il furore degli incendi
gridano al cielo
che una progenie di dèi impazziti
è libera di creare e distruggere ad arbitrio
perché una volta chiocciando per la pace
ha trovato acque stagnanti
e intorno ci vivono uomini.
GYULA ILLYÉS, TR. UMBERTO ALBINI
scaturiti fra settanta colline
un ruscello
sorgenti sotterranee
l’acqua piovana
rimbombando il furore degli incendi
gridano al cielo
che una progenie di dèi impazziti
è libera di creare e distruggere ad arbitrio
perché una volta chiocciando per la pace
ha trovato acque stagnanti
e intorno ci vivono uomini.
GYULA ILLYÉS, TR. UMBERTO ALBINI
mercoledì 17 settembre 2008
E’ più bello quando scende la sera.
Tutto l’amore che il cielo abbraccia
è raccolto in un’ombra di luce
sulla terra,
sulle case della terra.
Tutto è dolcezza, tutto è carezza di mani,
e remote rive occulta il Signore.
Tutto è vicino, tutto è lontano.
Tutto viene dato
come pegno all’uomo.
Tutto è mio, e tutto mi sarà tolto,
tra breve mi sarà tolto.
Alberi, nubi, il suolo che calpesto.
E vagherò −
Solo, senza orme.
PÄR LAGERKVIST, TR. GIACOMO OREGLIA
Tutto l’amore che il cielo abbraccia
è raccolto in un’ombra di luce
sulla terra,
sulle case della terra.
Tutto è dolcezza, tutto è carezza di mani,
e remote rive occulta il Signore.
Tutto è vicino, tutto è lontano.
Tutto viene dato
come pegno all’uomo.
Tutto è mio, e tutto mi sarà tolto,
tra breve mi sarà tolto.
Alberi, nubi, il suolo che calpesto.
E vagherò −
Solo, senza orme.
PÄR LAGERKVIST, TR. GIACOMO OREGLIA
martedì 16 settembre 2008
Sì ricordo: chi viene dalla notte
ha il suo segno di luce, vivo o spento,
cerchio ovale o losanga, e il suo lamento
o il suo silenzio, nelle appena rotte
tenebre della strada, ma non sento
se era a dinamo o a pila la tua spora,
anima, quando non essendo ancora
mi sfioravi nel buio come un vento.
GIOVANNI RABONI
ha il suo segno di luce, vivo o spento,
cerchio ovale o losanga, e il suo lamento
o il suo silenzio, nelle appena rotte
tenebre della strada, ma non sento
se era a dinamo o a pila la tua spora,
anima, quando non essendo ancora
mi sfioravi nel buio come un vento.
GIOVANNI RABONI
lunedì 15 settembre 2008
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