sabato 25 luglio 2009

I desideri, i miraggi, la loro fissità stellare
negli anni: e, dopo. il trapasso
a nuove bramosie, a nuove imprevedibili rispondenze.
E, sì, la durata dei ricordi,
ma, dopo, il declino dei ricordi,
la subdola estinzione di essi
mentre operano implacabili sensi
al rammagliarsi della rete, benché tutta diversa, d'incanti.

Il fitto, l'innumerabie
di un'anima, di un'esistenza
passato in una forma durevole,
versato in una gemma, o forse
obliterato da quella, perso
comunque, perso irrevocabilmente
all'amore non meno che all'indifferenza - penso

in quel nulla pensare in pieno sole al cospetto della sua opera
brucando con gli altri obbediente la pastura dell'armonia
[compiuta
e il tutto e il niente che emana tra i baleni del marmo.

MARIO LUZI

venerdì 24 luglio 2009

DISCORSO DEL RABBUIATO

Sono il rabbuiato.
Tutti i tentativi di rasserenarmi
sono falliti.
Perché non ridi,
mi chiede la gente.
Per che cosa, rispondo,
non voglio negoziare
con la speranza.
Poiché soffro d'insonnia
di notte vado a passeggio.
Ascolto le bestie respirare;
le ombre che mi bisbigliano.
Una volta scoprii... ma
di ciò non voglio parlare.

MICHAEL KRUGER, TR.GINO CHIELLINO.

giovedì 23 luglio 2009

I suoi capelli allora piacevolmente si scioglievano,
Zefiro, giocoso, li arricciava a meraviglia
E nel guardo di lei allora tenerezze brillavano,
In quel lume che ora è divenuto un solo sguardo.

Non so se vidi o di veder mi parve,
Tenerezza splendente sul suo volto io vidi,
E non stupisca se d'un tratto il mio volto s'infiammò,
Sol fiamma d'amore avevo nell'anima mia.

Il suo incedere, il corpo mi parvero divini,
Parole non di mortae colpirono l'udito mio,
Vidi uno spirto celeste o fui dal sole accecato?

E se anche ella non fosse qual mi apparve,
Non potrebbe la mia ferita esser guarita,
Anche se l'arco che getta lo strale fosse allentato.

NIKOLAJ ALEKSANDROVIC L'VOV, TR. STEFANO GARZONIO

mercoledì 22 luglio 2009

Quindici ragazzi, ma forse più,
oforse meno di quindici,
con voce tremante mi dicevano:
"Andiamo al cinema o al museo d'arte figurativa".
E io rispondevo più o meno così:
"Non ho tempo".
Quindici ragazzi mi regalavano bucaneve.
Quindici ragazzi mi dicevano:
"Non smetterò mai di amrti"
E io rispondevo più o meno così:
"Vedremo".
Quindici ragazzi ora vivono tranquilli.
Hanno pagato il pesante tributo
di bucaneve. lettere e disperazione.
Altre ragazze li amano, alcune più belle di me,
qualcuna più brutta.
Quindici ragazzi con troppa disinvoltura,
e talvolta con malignità,
mi salutano quando m'incontrano.
Salutano in me, quando m'incontrano,
la loro liberazione, un sogno normale e il nutrimento...
Invano vieni tu, ultimo ragazzo.
Metterò i tuoi bucaneve in un bicchiere,
e sui robusti steli spunteranno bolle d'argento.
Ma, vedi, anche tu smetterai di amarmi,
e, sconfitto te stesso, parlerai con arroganza,
come se avessi sconfitto me,
e io andrò lungo la strada, lungo la strada...

BELA ACHMADULINA, TR. DANIELA GATTI

martedì 21 luglio 2009

Anima afflitta dalla sofferenza,
ora il fuoco ti brucia, ora la vita
ritrova il suo respiro. Perché piangi?
Quando nutrivi in seno lo spietato
Amore, non sapevi ch'era contro
di te che lo nutrivi?Non sapevi?
Dei tuoi servigi, dunque, questo è il premio?
Fuoco e neve ghiacciata? Tu l'hai scelto.
Ed or sopporta il tuo dolore.
Per il tuo agire è giusto che tu bruci
in questo miele ardente che divora.

MELEAGRO, TR. MICHELE COCO

lunedì 20 luglio 2009

Ti vedo meglio al buio,
non mi occorre altra luce:
l'amore è per me un prisma
che supera il violetto.

Ti vedo meglio per gli anni
che s'inarcano in mezzo,
Al minatore basta la sua lampada
per annullare la miniera.

E ti vedo ancora meglio sulla tomba -
le sue brevi pareti
si rischiarano, rosse, per la luce
che così in alto sollevai per te.

A cosa serve il giorno
per chi nella sua tenebra
ha un sole così eccelso
che mai sembra scostarsi
dal meridiano?

EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI

domenica 19 luglio 2009

PIEDI BELLI

La donna dai piedi belli
mai potrà essere brutta
mite le sale la bellezza
da caviglie polpacci e cosce
per fermarsi nel pube
ch'è sempre stato al di là d'ogni canone
aggirare l'ombelico come uno di quei campanelli
che se si premono suona per elisa
rivendicare lubrici capezzoli in attesa
accostare le labbra senza pronunciare saliva
e lasciarsi amare dagli occhi specchio

la donna dai piedi belli
sa vagabondare per la tristezza.

MARIO BENEDETTI, TR. FRANCESCO LUTI