sabato 21 agosto 2010

ANCORA UNA FARFALLA

Succhia il fiore fino in fondo,
nascendo come un frutto nuovo.
Nel respiro di un sogno corrugato
ora s’ingrossa, ora cala.

Tremola sulla sue ali,
nastri frementi di velluto,
non solo armonia di riflessi,
ma ombra di sgorbio dimenticato,

due volte mitata di aspetto
nell’oblio si è fatta più bella,
irrompendo nell’evidenza solare
da un soffocante corpo altrui.

ALEXANDRA PETROVA, TR. PIETRO ALESSANDRINI

venerdì 20 agosto 2010

Non voglio al mondo dir l’affanno
che in fondo al cor sempre ho celato:
sol la coscienza e Dio sapranno
quanto ho sofferto e quanto amato.

A lor dirò l’animo mio,
da lor vorrò compatimento;
e mi punisca pure Iddio
che immaginava un tal tormento.

Del volgo zotico il garrito
non può un cor nobile attristare,
e contro il masso di granito
infuria invan l’onda del mare.

Ei fra le nubi erge la testa,
di cielo e terra ospite altero,
e fuor che ai tuoni e alla tempesta,
a niuno affida il suo pensiero.
MICHAIL LERMONTOV, TR. GIOVANNI GANDOLFI

giovedì 19 agosto 2010

PAN

Sopra la rupe, coperto di foglie secche,
giace Pan: è vecchio e cieco,
le sue palpebre sono di selce.
Invano egli tenta di sollevarle,
i suoi occhi sono chiusi
come chiocciole nel tempo dell’inverno.

Gli cadono sulle labbra calde gocce di rugiada:
una
due
tre.
La natura disseta il suo Dio.

Ah, Pan!
Io lo vedo: egli tende la mano, afferra un ramo
E sfiora con carezza leggera
le gemme.

Tra i cespugli ecco che viene un agnello.
Il Dio cieco l’ode e sorride,
perché Pan non conosce gioia più grande
del prender tra le palme
dolcemente
la piccola testa degli agnelli
cercando sotto i riccioli di lana
morbidi e corti
le loro minuscole corna.

Silenzio. Intorno,
dal fondo della sofferenza,
le caverne sbadigliano. Anche Pan
sbadiglia, poi sistende e dice:
Grandi e calde sono le gocce della rugiada,
le piccole corna spuntano,
gonfie e pesanti sno le gemme.
Che sia la primavera?

LUCIAN BLAGA, TR. DRAGOS VRANCEANU E MARIO DE MICHELI

mercoledì 18 agosto 2010

TUTTO E' VANO

Tu vedi, dovunque guardi, soltanto vanità sulla terra.
Quello che uno costruisce, è distrutto domani da un
[altro,
dove vivono città, domani vedrai un prato
e un pastorello vi giocherà con la greggia.

Quello che ora fiorisce fastoso, verrà calpestato tra poco.
Quello che ora presume tanto e si vanta sarà cenere e ossa
[domani.
Nulla v’è che sia eterno, non metallo, non marmi.
Sosterrà il gioco del tempo, il fragile uomo?
Ah, ciò che stimiamo prezioso, cos’è tutto questo,

se non meschina nullità, polvere, vento e ombra,
se non fiore di prato che più non si ritrova?
Ma non trovi nessuno che voglia pensare all’eterno.

ANDREAS GRYPHIUS, TR. S. LUPI

martedì 17 agosto 2010

SIMONE CIRENEO

Egli non mi disse parola
Eppure mi chiamò per nome;
Egli non mi fece un cenno
Eppure io capii e venni.

Dapprima dissi: “Non porterò
La sua croce sul dorso;
Egli vuole caricarla lì
Solo perché ho la pelle nera.”

Ma Egli moriva per un sogno,
Ed era molto mite,
E nei suoi occhi splendeva una luce
Che gli uomini fanno molta strada per trovare.

Fu Lui a conquistare la mia pietà;
Io feci per Cristo soltanto
Ciò che tutta Roma non avrebbe potuto ottenere
Coprendomi di lividure a frustate e sassate.

COUNTER CULLEN, TR. CARLO IZZO

lunedì 16 agosto 2010

STAGIONI, III

Come ad una ad una le foglie mutano
e dove sarà cominciato questo riposo dei campi.
Credo dalla primavera lontanissima
qualche erba non vista si spense per questo tramonto
e maturava questo odore di vigna,
questo pianto quieto dei grandi monti.

FRANCO FORTINI

domenica 15 agosto 2010

LIED-AUBADE

Ma tu dimmi, ti prego,
perché tarda
tanto l’alba.
Dove
sono,
non li sento
ancora,
quei rari
che dichiarano:
è giorno, e ne ripetono
l0annuncio e ne ribattono
forte
il conio da selce a selce
allegramente scarpinando…
Non li sento, non ci sono.
E gli uccelli persi
nell’universo loro, muti,
fino a quado?

MARIO LUZI