giovedì 19 agosto 2010

PAN

Sopra la rupe, coperto di foglie secche,
giace Pan: è vecchio e cieco,
le sue palpebre sono di selce.
Invano egli tenta di sollevarle,
i suoi occhi sono chiusi
come chiocciole nel tempo dell’inverno.

Gli cadono sulle labbra calde gocce di rugiada:
una
due
tre.
La natura disseta il suo Dio.

Ah, Pan!
Io lo vedo: egli tende la mano, afferra un ramo
E sfiora con carezza leggera
le gemme.

Tra i cespugli ecco che viene un agnello.
Il Dio cieco l’ode e sorride,
perché Pan non conosce gioia più grande
del prender tra le palme
dolcemente
la piccola testa degli agnelli
cercando sotto i riccioli di lana
morbidi e corti
le loro minuscole corna.

Silenzio. Intorno,
dal fondo della sofferenza,
le caverne sbadigliano. Anche Pan
sbadiglia, poi sistende e dice:
Grandi e calde sono le gocce della rugiada,
le piccole corna spuntano,
gonfie e pesanti sno le gemme.
Che sia la primavera?

LUCIAN BLAGA, TR. DRAGOS VRANCEANU E MARIO DE MICHELI

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