sabato 31 ottobre 2009

AD APOLLO

I tuoi passi sono silenziosi
ed i miei occhi ancora chiusi - eppure
so che tu vieni, il mio cuore
sente il tuo avvicinarti.
E come un prigioniero che un'improvvisa
certezza invade (non sa egli in qual modo)
di libertà imminente, fermo dietro la porta
del suo carcere, attende con ansia e con speranza
che gli sia aperta - così attendo, dietro
questa porta di tenebre, che irrompa
la tua luce serena. E in ogni altra cella
ti attende ogni creatura, a te rivolta
in una inconscia inconsapevole preghiera.
O splendore del mondo! Fu la notte
una vasta necropoli, ma tu riporti la vita.
Ci svegliamo, risorgiamo. Ed ecco,
tu già tocchi le vette di Parnaso,
dove riannodano il canto le figlie
della Memoria. Ecco discendi il pendio,
dalla faretra d'oro dardeggiando i tuoi raggi,
finché divampi in ogni luogo la tua gloria.
Ecco fai scintillare le Fedriadi
come il loro nome, e dài riflessi al mare
lontano e all'altro mare, degli ulivi.
Rocce, piante, animali - tutto
ridiviene se stesso, ritrovando
in te colore e forma, poiché tu
nuovamente ci crei per traversare
un nuovo giorno. Dove fu l'abbandono
ora è allegrezza, più di quanto io sappia
dire. Vengono meno le parole
quando l'affetto le soverchia. Ma il mio silenzio
sarà percorso come un fogliame dai tuoi venti luminosi,
e pensieri, presagi, vaticinii,
ad un tuo cenno, come lieto stormo
d'uccelli s'alzeranno a volo
dai loro nidi segreti.
MARGHERITA GUIDACCI
Chi conosce giganti, con uomini minori
è timido, incompleto.
La grandezza è fonte di disagio
tra inadeguata compagnia.

Un essere più piccolo non sarebbe turbato.
Il moscerino estivo
salpa e non sa che la sua sola vela
non empie utto il cielo.

EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI

giovedì 29 ottobre 2009

MARCELA BAMBINA VA A UNA MOSTRAA PARIGI

Il quadro che il tuo sguardo sfiorò
pare insonne o stanco
e le sue scarpe calpestano
anche la tua assenza, Ha
l'anima accesa male
intorno a quella poca luce
ci sono finestre eterne
dove tu stai affacciata. Imita
lo sguardo che tu le lasciasti e non
sappiamo cosa palpita
sotto la tua sensazione. Si odeù
il volo del tuo abito
che riporta la farina calda
di quel colore che sognava Van Gogh.

JUAN GELMAN, TR. LAURA BIANCHINI

FARFALLA

Tanta bellezza
per così breve tempo,
spinge a una congettura
che fa storcer la bocca:
non si può dire con più chiarezza
che il mondo per davvero
creato è senza scopo, o invece,
se scopo esiste mai,
non siamo noi.
Entomologo-amico, per la luce
non ci sono puntine
né per il buio.

JOSIF BRODCKIJ, TR. GIOVANNI BUTTAFAVA

martedì 27 ottobre 2009

I mondi volano. Gli anni volano. Il vuoto
universo si specchia nei nostri occhi bui.
E tu, anima stanca, anima sorda,
riparli sempre di felicità.

Cos'è la felicità? Le frescure serali
nell'orto che imbruna, nel folto dei boschi?
Oppure le fosche viziose delizie
delle passioni, del vino, del crollo dell'anima?

Cos'è felicità, un breve attimo angusto,
l'oblio, il sonno, e il riposo dal pensiero...
Ti svegli - e di nuovo un insano, un ignoto
volo che ti afferra per il cuore...

Ti rianimi, guardi - è passato il pericolo...
Ma nell'attimo stesso - daccapo una spinta!
Scagliata chissà dove, a rompicollo,
vola, ronza, precipita la trottola!

E, aggrappandosi al margine lùbrico, aguzzo,
e sempre ascoltando quel suono ronzante, -
difficile non impazzire nel variopinto alternarsi
di cause illusorie, di spazi, di tempi...

Ma quando la fine? Chi avrà mai la forza
di udire in eterno il fragore molesto?
Com'è orrida e assurda ogni cosa! - Ridammi la mano.
Ci assopiremo di nuovo, compagna ed amica!

ALEKSANDR BLOK, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO

lunedì 26 ottobre 2009

Quando tornammo a casa oltrepassando il colle
nessuna foglia dagli alberi era caduta ancora;
né le dita leggere della brezza avevano
strappato la tremante ragnatela.

I fiori sulla siepe erano ancora in boccio,
e nessun petalo appassito a terra;
ma le rose canine della tua ghirlanda
erano ormai già morte, e le foglie ingiallite.

THOMAS STEARN ELIOT, TR. ROBERTO SANESI

domenica 25 ottobre 2009

RICORDO

Con la ne non credo abbiano un senso
quei fiori bianchi su quel davanzale.
Tu però mi sorridi,
ad un tratto, così,
non foss'altro perché non so parlare
di ciò che certo, poi, non capirò.
So dire solo "ciglia",
e "neve", "sedia", "sole".
Ho le mani inadatte,
inadatte e lontane,
e la finestra è solo un volto bianco
disegnato in un bianco di betulla.
Tu, se li guardi, vedi, vedi,
ch'è dall'infanzia tua che così cade
la neve sui fanali.
Ci son neve, fanali,
da che sanno di te,
da che di te qualcuno ha la memoria.
E' bufera che ho visto
da qualche parte ancora;
l'ho già vista ed ho chiuso
alla bufera gli occhi.
Io le palpebrea strette ho già serrato,
pure cadono ancora queste bianche scintille,
cadono e tu non puoi
nulla su loro, nulla
su questo ininterrotto
loro bianco cadere.

GENNADIJ AGY, TR. ANGELO MICHELE PIEMONTESE E GIANROBERTO SCARCIA
Il linguaggio non ha senza dubbio d'accessibile che
l'indicibile. E l'idecifrabile.
L'accesso non è dentro né fuori.
Introvabile e tuttavia qui.
Impercettibile è la nostra sorridente complicità.

THIERRY METZ, TR.MICHEL ROUAN E LORIANO GONFIANTINI

LUI

Il suo dolore pende come un cuore dall'albero di confine
fiorito di stelle.
Riflette il vento infinito.

Si nutre delle differenze lunari e vola lassù all'alba.

Quando si distenderà, le acque si distenderanno con lui,
e tutto ciò che cammina e tutto ciò che sta fermo, e dorme
nel tuono.

E' per lui che il salice sanguina.

Cercalo lassù nel piatto nero del cielo sul Pacifico del nord,
libero nel suo abito di luci,
sollevato, disteso e distante.

CHARLES WRIGHT, TR. ANTONELLA FRANCINI