sabato 4 ottobre 2008

Poi che l’autunno con la prima
pioggia ci stupì d’attorno
e tornano gli adorni giocolieri
sui carri variopinti,

l’estrosa fatica che eleva
un tremolio d’autunno in preda
alle foglie rapisce una spera
di sere iridescenti

in una ghiaia tramortita
Ma la terra continua con lunga
Curva l’oscura litania
in umidi paesi pura

crolla una voce stanza a stanza
s’eleva un fantasma che non nuoce…
E’ così: i lumi girovaghi
In stracci cavalcano

gli assiti logori: che brivido
li corre!lunghe vene acquee
e il sole delle spalle le rasciuga;
avremo una mattina.
CAMILLO BETOCCHI

venerdì 3 ottobre 2008

Forse un giorno si dimostrerà
Che quest’autunno
Era la primavera d’un altro autunno.

Così scorrono le stagioni
l’una nel cuore dell’altra
Una pezza di tessuto uno stesso luogo
Il tempo indeterminato che si determina
Solo nel futuro
Che fuma spensierato
E già riattizza fuochi insonni
Del suo inferno.
Coscienza del mio tempo.
Scuote i palazzi di secoli −
Ferri e pietre.
ANTONIS FOSTIERIS, TR. NICOLA CROCETTI

giovedì 2 ottobre 2008

Malinconico tempo! incanto degli occhi!
Mi è grata la tua bellezza di commiato.
Amo il fastoso appassimento della natura,
I boschi vestito di porpora e d’oro
Nei loro ripari il rombo e il fresco spirare del gelo,
E il cielo coperto d’agitato valore;
E il raro raggio del sole, ed i vicini venti,
E le lontane minacce del canuto inverno.
ALEXANDR SERGEVIČ PUŠKIN, TR. GIOVANNI GIUDICI

mercoledì 1 ottobre 2008

Di un eterno esilio
Eternamente ritorno

E coi giorni eternamente mi volgo e mi confondo,
vado da me sempre più lontano,
divelto per erbe, prati e tempi
d’ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.
ANDREA ZANZOTTO

martedì 30 settembre 2008

torna la stagione a me cara,
mette il cuore a punto
d’un suo raccolto,
e il cuore è la vigna
vendemmiata, con spersi
pampini gialli, che sono
le mie rare
parole d’autunno, per te.
ERCOLE UGO D’ANDREA

lunedì 29 settembre 2008

Aspetti dai morti il consenso, la pietra che chiude la storia.
E nulla forse ha più senso, è solo un canto che torna
la prima stretta del gelo. Il torto che opprime
è l’ansia d’avere ragione, e tu non l’avesti, perdevi.
Torni per l’alba di San Vittore,
torni a quel cielo che è solo il cielo.
Non hai che te− puoi dirlo − e la notizia di essere un uomo.
Per ogni ferita che piano si chiude al suo stesso sigillo,
uno sguardo tranquillo. E con pudore la mano
s’apre sul marmo, ha le vene, le vene di tutte le pene.
ALFONSO GATTO
Nella notte d’autunno
la rugiada si posa
e tinge il campo; ma sono le lacrime
forse, di oche selvatiche
a infondervi il colore vermiglio
MIBU NO TADAMINE, TR. IKUKO SAGIYAMA

domenica 28 settembre 2008

Sotto una falce di luna
pallida è la terra
e bianchi i fiori di grano saraceno.
MATSUO BASHŌ, TR. ?