Non m’hai fatto soffrire
ma attendere.
Quelle ore
intricate, piene
di serpenti,
quando l’anima
cadeva e affogavo,
tu venivi camminando,
tu venivi nuda e graffiata,
tu giungevi insanguinata fino al mio letto,
fidanzata mia,
e allora
tutta la notte camminammo
dormendo
e quando ci svegliammo
eri intatta e nuova
come se il grave vento dei sogni
di nuovo avesse dato
fuoco alla tua chioma
e in frumento e argento avesse sommerso
il tuo corpo fino a renderlo abbagliante.
Io non soffrii, amor mio,
io solo ti attendevo.
Dovevi cambiare di cuore
e di sguardo
dopo aver toccato la profonda
zona di mare che ti diede il mio petto.
Dovevi uscire dall’acqua,
pura come una goccia innalzata
da un’onda notturna.
Fidanzata mia, dovesti
Morire e nascere, io t’attendevo.
Non soffrii cercandoti,
sapevo che saresti venuta,
una nuova con ciò che adoro
di quella che non adoravo,
con i tuoi occhi, le tue mani, la tua bocca,
ma con un altro cuore
che albeggiò al mio fianco
come se sempre fosse stato lì
per star con me per sempre.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI
sabato 29 maggio 2010
venerdì 28 maggio 2010
FINCHE' IL MIO SFORZO FU D'IMITARE ALTRI
Oh, vagare con lei la sera scura,
perderci rtrs le piante ed ascoltare
le strida rauche su per la pianura
tremule come lòa luce stellare!
Oh, soffermarci al tepido alitare
del vento e ritrovar la sua figura
stretta al mio volto e sentirla tremare,
sentir tremare la sua bocca pura!
CESARE PAVESE
perderci rtrs le piante ed ascoltare
le strida rauche su per la pianura
tremule come lòa luce stellare!
Oh, soffermarci al tepido alitare
del vento e ritrovar la sua figura
stretta al mio volto e sentirla tremare,
sentir tremare la sua bocca pura!
CESARE PAVESE
giovedì 27 maggio 2010
Da quasi un anno non scrivo.
Greve, la meditazione
mi fa persona cui non debbo
troncar l’attenzione.
Provo nostalgia di me,
di quando, l’anima alienata
io ero il non esser così,
e i versi venivano da niente.
Oggi penso quanto faccio,
scrivo sapendo quel che dico…
Per chi scende dallo spazio
questo crepuscolo antico?
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. LUIGI PANARESSE
Greve, la meditazione
mi fa persona cui non debbo
troncar l’attenzione.
Provo nostalgia di me,
di quando, l’anima alienata
io ero il non esser così,
e i versi venivano da niente.
Oggi penso quanto faccio,
scrivo sapendo quel che dico…
Per chi scende dallo spazio
questo crepuscolo antico?
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. LUIGI PANARESSE
mercoledì 26 maggio 2010
CIMINIERE
Le ciminiere
si levano
come giganti sulla piana.
Guardano a terra
il brulichio delle luci
e senza posa esalano
volute di fumo…
Chissà dove corrono
i loro pensieri…
GU CHENG, STEFANIA STAFUTTI
si levano
come giganti sulla piana.
Guardano a terra
il brulichio delle luci
e senza posa esalano
volute di fumo…
Chissà dove corrono
i loro pensieri…
GU CHENG, STEFANIA STAFUTTI
martedì 25 maggio 2010
ODORI
Di cosa odora il mondo adesso?
dietro ala tua rosa bianca?
Di perdita.
Di cosa dietro il mio calore che non dorme?
Di perdita.
Di pena bagnata e di bambini fuggiti.
Vasto è il mondo e più vasta la perdita.
L’unica cosa che non si perde è la perdita.
Scrive sul tuo corpo che passa
ciò che non sa.
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
dietro ala tua rosa bianca?
Di perdita.
Di cosa dietro il mio calore che non dorme?
Di perdita.
Di pena bagnata e di bambini fuggiti.
Vasto è il mondo e più vasta la perdita.
L’unica cosa che non si perde è la perdita.
Scrive sul tuo corpo che passa
ciò che non sa.
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
lunedì 24 maggio 2010
Se c’è qualcosa da cantare è il cambio del vento
quando da ovest si fa a est, e, gelando, la fronda
a sinistra si sposta, con scricchi di malcontento,
e la tua tosse sulla piana vola ai boschi del Dakota.
A mezzogiorno si può impugnare il fucile e a ciò che nel campo
Sembra una lepre sparare, con quel colpo aumentando
La frattura tra la penna che muovendosi a contrattempo
lascia tracce nere. A volte mano e testa
si fondono, senza diventare verso,
ma al suono della tua propria voce, rotolante sull’erre,
tendendo l’orecchio, come parte di un centauro.
JOSIPH BRODJKIJ, TR. GIOVANNI BUTTAFAVA
quando da ovest si fa a est, e, gelando, la fronda
a sinistra si sposta, con scricchi di malcontento,
e la tua tosse sulla piana vola ai boschi del Dakota.
A mezzogiorno si può impugnare il fucile e a ciò che nel campo
Sembra una lepre sparare, con quel colpo aumentando
La frattura tra la penna che muovendosi a contrattempo
lascia tracce nere. A volte mano e testa
si fondono, senza diventare verso,
ma al suono della tua propria voce, rotolante sull’erre,
tendendo l’orecchio, come parte di un centauro.
JOSIPH BRODJKIJ, TR. GIOVANNI BUTTAFAVA
domenica 23 maggio 2010
LIBER, CVII
Se mai ad alcuno avviene, contro ogni speranza,
ciò che desiderava tanto, molto gradito è al cuore.
Per questo mi è gradito, mi è caro più dell’oro,
che tu ritorni a me, Lesbia, che ti desideravo tanto;
tu stessa torni a me. O giorno da segnare
con una piccola pietra più bianca delle altre!
CATULLO, TR. SALVATORE QUASIMODO
ciò che desiderava tanto, molto gradito è al cuore.
Per questo mi è gradito, mi è caro più dell’oro,
che tu ritorni a me, Lesbia, che ti desideravo tanto;
tu stessa torni a me. O giorno da segnare
con una piccola pietra più bianca delle altre!
CATULLO, TR. SALVATORE QUASIMODO
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