sabato 15 novembre 2008

L’estate invecchia, madre dal sangue freddo.
Gli insetti sono pochi e scarsi
In queste dimore palustri c’è solo
da gracchiare e avvizzire.

Le mattine si dissipano in sonnolenza.
Il sole brilla tardivo
tra le canne senza midollo. Mancano le mosche.
La palude si ammala.

Il gelo lascia cadere perfino il ragno. E’ chiaro
che il gelo della pienezza
abita altrove. Il nostro popolo si assottiglia
pietosamente.
SYLVIA PLATH, TR. ANNA RAVANO

venerdì 14 novembre 2008

Quando giorni di bellezza ornano la terra
o scendono notti tempestose
il mio spirito conosce bene il mattino
che dovrebbe seguire

Cerca il luogo ormai sacro
amato negli anni dell’infanzia
ogni altro spazio è dimenticato
ogni sofferenza ogni lacrima.
EMILY BRONTË, TR. ANNA LUISA ZAZO

giovedì 13 novembre 2008

Quando il sole splende infine a Novembre
splende così forte
che persino i ciechi trasalgono
nel sentire lo schianto delle loro ombre.
HENRIK NORBRANDT, TR. BRUNO BERNI

mercoledì 12 novembre 2008

stagiona, stagiona
in Autunno sarà perfetto
questo libro non detto,
solo vissuto
fino allo spasimo,
nella grazia dei cieli aperti,
d’ogni Beltà all’orlo,
la tazza vuotata a metà
fra l’arte e la Vita.
ERCOLE UGO D’ANDREA

martedì 11 novembre 2008

poche foglie per volta il ciliegio
verserà sul prato e sul monte,
acquei recinti avrà la casa
e brividi e spogli mattini.

Poche dolci parvenze a me dintorno
nei risvegli puri d’autunno.
Guaito, certe le palpebre e i passi,
mi svilupperò dalla notte.

Musco e musco vorrà ritrovarmi,
moto splendido audace
m’aggirerà da lungi, oltre il tintinno
di vetri e venti ch’io lasciai fuor di casa.

Al di là dei pensieri distrutti
dall’instabile acerbo me stesso
conoscerò il rigoglio delle cose,
che s’irradiano nella mia mano:

dello scoiattolo gli stratagemmi
o l’arguto mento del bosco
o la nota rosa del cielo
nel cui riflesso bionda tu a me torni?

L’aria immagine tua pungerà il nudo cupore
e la lingua rimossa dall’essere muta
una melodia disperata dal sole.
ANDREA ZANZOTTO

lunedì 10 novembre 2008

Sono partiti gli uccelli migratori
per linee tangenti.
Appresso a loro una quaglia accecata
è fuggita da un buco di gabbione.

Saprei migrare ancora e più lontano
seguendo oscuri segni.

Non cerco punti d’appoggio
datemi una linea di fuga
e scoccherò dal mondo.
CORRADO CALABRO’

domenica 9 novembre 2008

guarda l’albero grigio. Il cielo dalle sue fibre
fluito è giù nella terra −
resta soltanto cielo raggrinzito
quando la terra ha bevuto. Spazio rapito
di pendici, si volge
il verde. I brevi istanti di libertà
salgono dentro di noi, turbinano
nel sangue delle Parche e oltre.
TOMAS TRANSTRÖMER, MARIA CRISTINA LOMBARDI