E’ la mia anima come una piena:
limpida e fredda.
In alto brucia e brucia,
né le mie lacrime asciuga;
della mia sventura non si dà pena,
né le giunge il gemito delle mie passioni;
l’anima che brilla non mette cura
a quanto mi fu dato patire.
VLADISLAV FELICIANOVIČ CHODASEVIČ, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
sabato 8 novembre 2008
venerdì 7 novembre 2008
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini e orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate
fredda dei morti.
GIOVANNI PASCOLI
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini e orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate
fredda dei morti.
GIOVANNI PASCOLI
giovedì 6 novembre 2008
Fanciullo, io già non ero
come altri erano, né vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni − né mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Né il tripudio al mio cuore
destavo in accordo con altri
Tutto quel che amai, io l’amai da solo.
Allora − in quell’età − nell’alba
d’una procellosa vita − fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m’avvince −
dai torrenti e dalle sorgenti −
dalla rossa roccia dei monti−
dal sole che d’attorno mi ruotava
nelle sere dorate tinte autunnali −
dal balenio in cielo
che daccanto mi guizzava −
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l’altro cielo)
di un dèmone alla mia vista −
EDGAR ALLAN POE, TR. TOMMASO PISANTI
come altri erano, né vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni − né mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Né il tripudio al mio cuore
destavo in accordo con altri
Tutto quel che amai, io l’amai da solo.
Allora − in quell’età − nell’alba
d’una procellosa vita − fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m’avvince −
dai torrenti e dalle sorgenti −
dalla rossa roccia dei monti−
dal sole che d’attorno mi ruotava
nelle sere dorate tinte autunnali −
dal balenio in cielo
che daccanto mi guizzava −
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l’altro cielo)
di un dèmone alla mia vista −
EDGAR ALLAN POE, TR. TOMMASO PISANTI
mercoledì 5 novembre 2008
Al mondo che un sogno
dall’anima il corpo
separa, la nebbia
terra e luce scinde.
Tutto è strano e vago:
non suono nel vento,
palpito nell’acqua,
colore nel suolo.
A sé fatto estraneo
sai che ora attende
l’uccello tranquillo
sull’arido ramo?
Lungi, dietro un vetro,
una luce arde
già, e rende l’ora
più indecisa. Giace
la vita e tu, solo,
non morto, non vivo,
nel cuore ne senti
il battito lento.
Per questi suburbi
sordidi, perduto
vai, come il destino
degli uomini, vano.
E nel tuo pensiero
luce adesso di fede
cerchi mentre vince
la tenebra fuori.
LUIS DE CERNUDA, TR. FRANCESCO TENTORI MONTALTO
dall’anima il corpo
separa, la nebbia
terra e luce scinde.
Tutto è strano e vago:
non suono nel vento,
palpito nell’acqua,
colore nel suolo.
A sé fatto estraneo
sai che ora attende
l’uccello tranquillo
sull’arido ramo?
Lungi, dietro un vetro,
una luce arde
già, e rende l’ora
più indecisa. Giace
la vita e tu, solo,
non morto, non vivo,
nel cuore ne senti
il battito lento.
Per questi suburbi
sordidi, perduto
vai, come il destino
degli uomini, vano.
E nel tuo pensiero
luce adesso di fede
cerchi mentre vince
la tenebra fuori.
LUIS DE CERNUDA, TR. FRANCESCO TENTORI MONTALTO
martedì 4 novembre 2008
lunedì 3 novembre 2008
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