Non è più su di un palmo
Oggi il ciel dalla terra:
Timido, opaco, calmo,
L’anima in ombra di poca aria serra.
In un volger lieve
L’infinito riposa
La quotidiana e breve
Vicenda è il suon concorde d’ogni cosa.
Allor, scorto da ignote
Nicchie vapora piano
Un senso sopra note
Forme: gioisce del suo ritmo umano.
CLEMENTE RÈBORA
sabato 10 gennaio 2009
venerdì 9 gennaio 2009
Ho paura. La sera è grigia e la tristezza
del cielo si apre come bocca di morto.
Il mio cuore ha un pianto di principessa
Dimenticata nel fondo di un palazzo deserto.
Ho paura. E mi sento così piccolo e stanco
che rifletto la sera senza meditare su lei.
(Nella mia testa malata non deve entrare un sogno,
così come nel cielo non è entrata una stella.)
Tuttavia nei miei occhi una domanda esiste
e c’è un grido nella mia bocca che la mia bocca non grida.
Non v’è orecchio nella terra che oda il mio lamento triste
abbandonato in mezzo alla terra triste
L’universo muore d’una calma agonia
senza la festa del sole o il crepuscolo verde
Agonizza Saturno come una pena mia,
la terra è un frutto nero che il cielo morde
Per la vastità del vuoto vanno cieche
le nubi della sera come barche perdute
che nascondessero stelle spezzate nelle loro stive.
E la morte del mondo cade sopra la mia vita.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI
del cielo si apre come bocca di morto.
Il mio cuore ha un pianto di principessa
Dimenticata nel fondo di un palazzo deserto.
Ho paura. E mi sento così piccolo e stanco
che rifletto la sera senza meditare su lei.
(Nella mia testa malata non deve entrare un sogno,
così come nel cielo non è entrata una stella.)
Tuttavia nei miei occhi una domanda esiste
e c’è un grido nella mia bocca che la mia bocca non grida.
Non v’è orecchio nella terra che oda il mio lamento triste
abbandonato in mezzo alla terra triste
L’universo muore d’una calma agonia
senza la festa del sole o il crepuscolo verde
Agonizza Saturno come una pena mia,
la terra è un frutto nero che il cielo morde
Per la vastità del vuoto vanno cieche
le nubi della sera come barche perdute
che nascondessero stelle spezzate nelle loro stive.
E la morte del mondo cade sopra la mia vita.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI
giovedì 8 gennaio 2009
SENZA TITOLO
Ogni uomo è una goccia del senso
che ha luce nel nulla
Eppure è insufficiente
nell’infrangersi, nel chiudersi,
di più insufficiente nel lasciare.
Immaginabile è la sua lontananza.
Per vederti chiudo gli occhi,
per sentirti, apro le orecchie.
Sto quasi diventando sabbia;
al risveglio sono un grappolo d’uva.
Perché non sono rinnegato da tutto?
Perché, accettato, ricevo ancora la vita?
Illuminato dal mistero inesauribile
sorge tanto silenzio che mi addolora.
KIKUO TAKANO, TR. PAOLO LAGAZZI E YASUKO MATSUMOTO
che ha luce nel nulla
Eppure è insufficiente
nell’infrangersi, nel chiudersi,
di più insufficiente nel lasciare.
Immaginabile è la sua lontananza.
Per vederti chiudo gli occhi,
per sentirti, apro le orecchie.
Sto quasi diventando sabbia;
al risveglio sono un grappolo d’uva.
Perché non sono rinnegato da tutto?
Perché, accettato, ricevo ancora la vita?
Illuminato dal mistero inesauribile
sorge tanto silenzio che mi addolora.
KIKUO TAKANO, TR. PAOLO LAGAZZI E YASUKO MATSUMOTO
mercoledì 7 gennaio 2009
martedì 6 gennaio 2009
So già che prima di andarmene di qui
tornerò alla nostalgia di tutto ciò
quel silenzio che ora mi fa paura
Il calore del pendio fumoso
bisbiglio al racconto dei pini
singulto d’amore del poeta
rimpianto per la carezza del sogno.
Il creatore del tempio di Prambanan
torna dal piano portato da un’onda…
Ed ora capisco
Anche nella solitudine dei monti
Lontano dai flutti che si accavallano
Nello stesso cuore dell’uomo
Sono le onde nostalgiche del mare
Sempre più alte muggiscono.
SITOR SITUMORANG, TR. GIULIO SORAVIA
tornerò alla nostalgia di tutto ciò
quel silenzio che ora mi fa paura
Il calore del pendio fumoso
bisbiglio al racconto dei pini
singulto d’amore del poeta
rimpianto per la carezza del sogno.
Il creatore del tempio di Prambanan
torna dal piano portato da un’onda…
Ed ora capisco
Anche nella solitudine dei monti
Lontano dai flutti che si accavallano
Nello stesso cuore dell’uomo
Sono le onde nostalgiche del mare
Sempre più alte muggiscono.
SITOR SITUMORANG, TR. GIULIO SORAVIA
lunedì 5 gennaio 2009
ULTIMO VELO
Da un blocco di materia
compatta levigata
oppure liquida
o gassosa
simile al tutto e al niente
emergono a colpi d’ala
petalo pinna piuma
il cèfalo la rondine la rosa
ti volano incontro nella mente
e quasi affiora anche l’inafferrabile qualcosa
che all’improvviso volta le spalle al mondo
non rompe l’ultimo velo
se ne torna a fondo.
BARTOLO CATTAFI
compatta levigata
oppure liquida
o gassosa
simile al tutto e al niente
emergono a colpi d’ala
petalo pinna piuma
il cèfalo la rondine la rosa
ti volano incontro nella mente
e quasi affiora anche l’inafferrabile qualcosa
che all’improvviso volta le spalle al mondo
non rompe l’ultimo velo
se ne torna a fondo.
BARTOLO CATTAFI
domenica 4 gennaio 2009
“Dolce è il mondo, dolce la sua polvere”,
questo grande inno intono nel mio cuore.
Esso dà senso alla mia vita.
Giorno dopo giorno le gemme della vita vengono a me
Come dono − la loro beltà s’offusca.
Al confine della morte, adunque, questo grande canto −
“Dolce il mondo, dolce la sua polvere”
Eccheggia nel cuore della Gioia.
Quando riceverò l’ultimo tocco della terra,
Proclamerò:
“Il segno della Vittoria, scritto nella polvere, è sulla mia
[fronte”
Dietro il Maya del male
Ho visto la luce dall’eterno.
La bellezza della Verità ha preso fuoco nella polvere della
[terra −
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
questo grande inno intono nel mio cuore.
Esso dà senso alla mia vita.
Giorno dopo giorno le gemme della vita vengono a me
Come dono − la loro beltà s’offusca.
Al confine della morte, adunque, questo grande canto −
“Dolce il mondo, dolce la sua polvere”
Eccheggia nel cuore della Gioia.
Quando riceverò l’ultimo tocco della terra,
Proclamerò:
“Il segno della Vittoria, scritto nella polvere, è sulla mia
[fronte”
Dietro il Maya del male
Ho visto la luce dall’eterno.
La bellezza della Verità ha preso fuoco nella polvere della
[terra −
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
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