Una brezza di primo inverno sale
ai mnti freddi e spazia in queste fredde luci
che tu non vedi. Io le ritrovo invece
dal mio passato anche più vive. Il giorno
che a te le ruba lascia ora le valli
e in rami ombrosi cangia altri infiniti
rami e fa un lampo solo di tanti anni.
Poi tutto sfuma, l'erba ancora accesa
muore nell'altra lieve, inavvertita
che inazzura i crinali: un primo accordo
dei prati con la sera, delle case
coi nostri cuori che lottano con l'ombra.
ALESSANDRO PARRONCHI
sabato 6 novembre 2010
venerdì 5 novembre 2010
giovedì 4 novembre 2010
mercoledì 3 novembre 2010
,MI SENTO L'AUTUNNO
Aria spezzata
del focolare in disparte
con poca cenere,
i vetri anche tacciono
le cose che si muovono fuori,
dove screziato un muro s'erge
e gli embrici rabbuiati
hanno l'estrema cura
d'una parola,
farebbero canti ancor gli uccelli
o nell'ebrezza d'un sole d'estate
riportato un albero,
intonerebbe lievi le mosse
dei rami frondosi e... oh... ma
io mi sento l'autunno
infiltrato nelle case basse
e già scende su dai poggi
come la tela di fine atto
con un brivido
sull'attonito spettatore
ROCCO SCOTELLARO
del focolare in disparte
con poca cenere,
i vetri anche tacciono
le cose che si muovono fuori,
dove screziato un muro s'erge
e gli embrici rabbuiati
hanno l'estrema cura
d'una parola,
farebbero canti ancor gli uccelli
o nell'ebrezza d'un sole d'estate
riportato un albero,
intonerebbe lievi le mosse
dei rami frondosi e... oh... ma
io mi sento l'autunno
infiltrato nelle case basse
e già scende su dai poggi
come la tela di fine atto
con un brivido
sull'attonito spettatore
ROCCO SCOTELLARO
martedì 2 novembre 2010
FOGLIE PER I MORTI
Forse no solo qui, forse su tutto
il tiepido pianeta ormai cadono
le foglie ed è ciascuna terra involta
dentro il loro estenuarsi morire.
O dolcezza paterna di quel vento
che le adagia e raccoglie!
Qui sulle case pallide dei morti
oggi azzimate di triste corone
il pianto cade ormai da giorni e giorni,
un fresco pianto di tranquille foglie
che va tingendo tutto il camposanto
di un festoso ed estatico vermiglio.
DARIA MENICANTI
il tiepido pianeta ormai cadono
le foglie ed è ciascuna terra involta
dentro il loro estenuarsi morire.
O dolcezza paterna di quel vento
che le adagia e raccoglie!
Qui sulle case pallide dei morti
oggi azzimate di triste corone
il pianto cade ormai da giorni e giorni,
un fresco pianto di tranquille foglie
che va tingendo tutto il camposanto
di un festoso ed estatico vermiglio.
DARIA MENICANTI
lunedì 1 novembre 2010
NOVEMBRE
Le mosche mature
cadono a gambe in aria
quando viene il pettirosso
e i morti si accendono
davanti ai piedi
piccole fiamme per un giorno
BARTOLO CATTAFI
cadono a gambe in aria
quando viene il pettirosso
e i morti si accendono
davanti ai piedi
piccole fiamme per un giorno
BARTOLO CATTAFI
domenica 31 ottobre 2010
EGCLOGA III, II
In autunno era il tempo
del grande guadagno,
molto anelata vendemmia, quando
esistevi, poesia: pura.
Un moto, un modo, ultimo, dell’azzurro.
che di sé si contenta e fa contenti
anche i vinti, i divisi.
Eri, non eri: mutila
In ciò, più che colpevole;
tu come luna sempre oltre la selva,
sempre col vano raggio
pur tra la selva a spanderti. Ma ora
in altre sere vai, fonte imbarbarita,
in altri alvei, difetto e perdizione.
Interferenze s’aprono, s’appuntano
ove decadde l’inarticolato
cuore tuo, il tuo ritmo
che la tempia fedele – lei sola – auscultava.
Qui. Ma io sono immune
e incolpevole: tanto oso dire.
E io posso all’azzurro serbarti
- solo talvolta
(come all’autunno, padre, giaciglio, cibo) –
all’azzurro di ierofania
che ogni passione avalla, ogni informità soffoca.
Madore, fumo, lume
D’immagini, d’incontri, di conati
…………..
…………..
Parole d’ordine
d’altri milioni d’anni, d’altri defunti eoni
triviale slogan. Noi
…………..
ANDREA ZANZOTTO
del grande guadagno,
molto anelata vendemmia, quando
esistevi, poesia: pura.
Un moto, un modo, ultimo, dell’azzurro.
che di sé si contenta e fa contenti
anche i vinti, i divisi.
Eri, non eri: mutila
In ciò, più che colpevole;
tu come luna sempre oltre la selva,
sempre col vano raggio
pur tra la selva a spanderti. Ma ora
in altre sere vai, fonte imbarbarita,
in altri alvei, difetto e perdizione.
Interferenze s’aprono, s’appuntano
ove decadde l’inarticolato
cuore tuo, il tuo ritmo
che la tempia fedele – lei sola – auscultava.
Qui. Ma io sono immune
e incolpevole: tanto oso dire.
E io posso all’azzurro serbarti
- solo talvolta
(come all’autunno, padre, giaciglio, cibo) –
all’azzurro di ierofania
che ogni passione avalla, ogni informità soffoca.
Madore, fumo, lume
D’immagini, d’incontri, di conati
…………..
…………..
Parole d’ordine
d’altri milioni d’anni, d’altri defunti eoni
triviale slogan. Noi
…………..
ANDREA ZANZOTTO
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