sabato 29 agosto 2009

niente per ricucire la ferita

se non il desiderio di piangere
in mezzo al rovet ardente

e leccare il sudore della carne
nell'odore dei capelli

dopo farsi una ragione
dell'amore per l'oscena dolcezza

labbra a labbra e il villoso
velluto gonfio di sangue

BERNARD NOEL

venerdì 28 agosto 2009

Dalla tua nicchia alla mercé
Dell'aria, scrina l'inganno,
O ragnatela inerte,
E acquista l'inutile preda
Di moscherini e lisca:
Lontano morì, lontano
Il ragno creator che ti tessé,
Il generoso mio cuor che ti ordiva,
O nervatura c'hai parvenza viva!
CLEMENTE REBORA

giovedì 27 agosto 2009

BASTA UN GIORNO A EQUILIBRARE

L'intelligenza la morte il sogno
negano la speranza. In questa notte
a Brasov nei Carpozi, fra alberi
non miei cerco nel tempo
una donna d'amore. L'afa spacca
le foglie dei pioppi e io
mi dico parole che non conosco,
rovescio terre di memoria.
Un jazz buio, canzoni italiane
passano capovolte sul colore degli iris.
Nello scroscio delle fontane
s'è perduta la tua voce:
basta un giorno a equilibrare il mondo.

SALVATORE QUASIMODO

mercoledì 26 agosto 2009

Il Bene ed il Male che sono in fondo all'essere dell'Uomo,
La Gioia e 'l Dolore nascosti nel destinato Decreto,
Non attribuirli al Cielo, ché il Cielo, all'occhio dei Saggi,
E' più di te mille volte disperatamente impotente.

OMAR KHAYYAM, TR. ALESSANDRO BAUSANI

martedì 25 agosto 2009

ENIGMA

Quando solo saremo la parola astratta
neppure ormai nome di corpo
- incapace di servirsi del linguaggio
chi la trarrà fuori dalle acque?

GASTAO CRUZ, TR.GIULIA LANCIANI

lunedì 24 agosto 2009

PERCHE' TORNINO

Mi basta una candela. Il suo lume gracile
Meglio propizia, con più pietà, l'incontro
Coi fantasmi, che tornano, d'amore

Mi basta una candela. Mia camera, stasera
Rimani semibuia. Mi voglio perdere
Nell'indeterminato e nella Suggestione,
E in quest'alito minimo di luce
Attirare visioni
Di fantasmi, che tornano, d'amore...

COSTANTINO KAVAFIS, TR. GUIDO CERONETTI

domenica 23 agosto 2009

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti l novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'apoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguire la tua
piccola figli, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al peto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel chattivo ch'era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

CAMILLO SBARBARO