In un caffè rumoreggiante un vecchio
Seduto a un tavolino tutto solo
Sta, con un giornale.
Miseranda vecchiezza, che lo rende
Tristemente pensoso della vita
Che mai fu - nel pieno del vigore,
Della bellezza sapiente - posseduta.
Si sa invecchiato, molto:
Scrutandosi lo intende.
Ma il tempo giovanile quasi ieri
Gli appare. E breve breve
L’intervallo trascorso…
Riflettendo
Sente che la saggezza lo derise:
Le credette, fu pazzo! - Hai molto tempo;
Rimanda… - gli diceva.
Quell’impostora.
Effusioni stroncate, gioie sacrificate.
Al suo delirio di saggio le occasioni
Svaporate fanno le fiche.
Tutto quel bere ragioni e ricordi
Il vecchio strema. Sul tavolino
Vinta dal sonno la sua testa cade.
COSTANTINOS KAVAFIS, TR. GUIDO CERONETTI.
sabato 21 febbraio 2009
venerdì 20 febbraio 2009
OLTRE MERAVIGLIA
Febbre alle labbra senza fine gioielli
ogni sera all’ingresso sfarzoso dell’assenza
il mio più bell’oblio quello che t’incanta
resta immobile e fiero come una vecchia cicatrice
Il villaggio degli occhi chiusi riluce tra le foglie
che avrebbero potuto sgualcirti un freddo d’uccello
senza spettatori d’un uccello ruggine e avvicina
la leggenda dorata di un’eterna infanzia.
Eccoci dunque ridotti a uno scambio d’inverni
- depurati nel malinconico crogiolo dei cigni -
ondeggiando nella stessa matrice abbagliante delle notti
in quella gioia così viva che nasce dal confonder tutto.
JUAN LARREA, TR. VITTORIO BODINI.
ogni sera all’ingresso sfarzoso dell’assenza
il mio più bell’oblio quello che t’incanta
resta immobile e fiero come una vecchia cicatrice
Il villaggio degli occhi chiusi riluce tra le foglie
che avrebbero potuto sgualcirti un freddo d’uccello
senza spettatori d’un uccello ruggine e avvicina
la leggenda dorata di un’eterna infanzia.
Eccoci dunque ridotti a uno scambio d’inverni
- depurati nel malinconico crogiolo dei cigni -
ondeggiando nella stessa matrice abbagliante delle notti
in quella gioia così viva che nasce dal confonder tutto.
JUAN LARREA, TR. VITTORIO BODINI.
giovedì 19 febbraio 2009
PROFECIAS
Las gavotas vuelan y nadie
se salva de existir.
Ni aun compañeros que
murieron y esperan
un mundo sin desprecio. Me siento
en mi cavilaciones, cuido
que no se caigan del amor.
He sido, al menos. Ellos
pagan errores de la verdad.
Paseo a sus orillas para oír
esos oleajes, esas cuentas, las
profecías de s
u sombra agitada.
JUAN GELMAN
se salva de existir.
Ni aun compañeros que
murieron y esperan
un mundo sin desprecio. Me siento
en mi cavilaciones, cuido
que no se caigan del amor.
He sido, al menos. Ellos
pagan errores de la verdad.
Paseo a sus orillas para oír
esos oleajes, esas cuentas, las
profecías de s
u sombra agitada.
JUAN GELMAN
mercoledì 18 febbraio 2009
Mi vuoi così: come uno scherzo
la tua mente stancapuò riposare in
una sera di festa vino e fumo
dove puoi ridere e sorridere.
Il mio cuore sa un’altra lingua
che deve tenersi dentro.
Mute sotto il giogo dell’amore
mille donne sono cadute in ginocchio.
Senti come riposa nella mia mano,
.― una sciocchezza leggera e allegra.
Che tu mi volevi così,
oggi si nega.
INGER HAGERUP, TR. YURI SALI.
la tua mente stancapuò riposare in
una sera di festa vino e fumo
dove puoi ridere e sorridere.
Il mio cuore sa un’altra lingua
che deve tenersi dentro.
Mute sotto il giogo dell’amore
mille donne sono cadute in ginocchio.
Senti come riposa nella mia mano,
.― una sciocchezza leggera e allegra.
Che tu mi volevi così,
oggi si nega.
INGER HAGERUP, TR. YURI SALI.
martedì 17 febbraio 2009
TARIK
Mi sono avvolto
nel bozzolo
di un tardo amore
Tutto ciò
che dallì’esterno ne sfiora gli orli
provoca sofferenza
E dentro, nel bozzolo
del mio tardo amore
c’è una culla
Nella culla
c’è una creaturina
Col suo sorriso
ad ogni momento
m’incatena al suolo
E non riesco in nessun modo
a star lontano
dalla culla
Mi travolgono le onde
di una gioia celestiale
Mi ci abbandono
e affondo in cielo
Un altro me
― mentre affonda in cielo ―
esprime una tensione
tutta terrena:
o dovrò invece
accingermi a pagarla
con i tormenti e le sciagure
dei giorni che verranno?
ABDULLAH SIDRAN, TR. SILVIO FERRARI
nel bozzolo
di un tardo amore
Tutto ciò
che dallì’esterno ne sfiora gli orli
provoca sofferenza
E dentro, nel bozzolo
del mio tardo amore
c’è una culla
Nella culla
c’è una creaturina
Col suo sorriso
ad ogni momento
m’incatena al suolo
E non riesco in nessun modo
a star lontano
dalla culla
Mi travolgono le onde
di una gioia celestiale
Mi ci abbandono
e affondo in cielo
Un altro me
― mentre affonda in cielo ―
esprime una tensione
tutta terrena:
o dovrò invece
accingermi a pagarla
con i tormenti e le sciagure
dei giorni che verranno?
ABDULLAH SIDRAN, TR. SILVIO FERRARI
lunedì 16 febbraio 2009
Io vidi che i neri Veda,
il Corano e il Vangelo
e i libri dei mongoli
in tabelle di seta,
con polvere di steppe,
con letame fragrante,
come sogliono fare
le calmucche ad ogni alba,
da soli innalzarono un rogo
e vi si posero sopra da soli.
Le bianche vedove in una nube di fumo si nascondevano,
per affrettare l’avvento
dell’Unico Libro,
le cui pagine sono più grandi del mare
e brillano come le ali d’una farfalla turchina,
ed il filo di seta è il segnalibro,
dove il lettore ha fermato lo sguardo.
Grandi fiumi dal flusso turchino:
― il Volga, dove cantano a Ràzin di notte,
― il Giallo Nilo, dove pregano il sole,
― lo Jangtsekiang, ov’è densa brodaglia di gente,
― e tu, Mississipi, ove gli yankies
portano come calzoni il cielo stellato,
nel cielo stellato avvolgendo le gambe,
― e il Gange, dove uomini scuri sono alberi d’intelligenza,
― e il Danubio, ove in bianco bianchi uomini
in bianche camicie stanno sull’acqua,
― e lo Zambezi, ove gli uomini sono più neri d’uno stivale,
― e l’Ob impetuoso ove frustano l’idolo
e lo mettono con gli occhi all’angolo,
mentre mangiano dei cibi grassi,
― ed il Tamigi, dov’è grigio tedio.
Il genere umano è il lettore del libro!
E in copertina è la scritta del suo creatore,
il mio nome a caratteri azzurri.
Sì, ma tu leggi con negligenza,
fa più attenzione,
sei troppo distratto ed hai l’aria d’un perdigiorno.
Sono come lezioni di legge divina.
queste nerecatene e i grandi mari!
Presto, presto tu leggerai
quest’Unico Libro!
Nelle sue pagine balza la balena
e l’aquila reale, doppiando la pagina d’angolo,
si adagia sulle onde marine, sui seni dei mari,
per riposare sul letto dell’aquila oceanica.
VELIMIR CHLÈBNIKOV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
il Corano e il Vangelo
e i libri dei mongoli
in tabelle di seta,
con polvere di steppe,
con letame fragrante,
come sogliono fare
le calmucche ad ogni alba,
da soli innalzarono un rogo
e vi si posero sopra da soli.
Le bianche vedove in una nube di fumo si nascondevano,
per affrettare l’avvento
dell’Unico Libro,
le cui pagine sono più grandi del mare
e brillano come le ali d’una farfalla turchina,
ed il filo di seta è il segnalibro,
dove il lettore ha fermato lo sguardo.
Grandi fiumi dal flusso turchino:
― il Volga, dove cantano a Ràzin di notte,
― il Giallo Nilo, dove pregano il sole,
― lo Jangtsekiang, ov’è densa brodaglia di gente,
― e tu, Mississipi, ove gli yankies
portano come calzoni il cielo stellato,
nel cielo stellato avvolgendo le gambe,
― e il Gange, dove uomini scuri sono alberi d’intelligenza,
― e il Danubio, ove in bianco bianchi uomini
in bianche camicie stanno sull’acqua,
― e lo Zambezi, ove gli uomini sono più neri d’uno stivale,
― e l’Ob impetuoso ove frustano l’idolo
e lo mettono con gli occhi all’angolo,
mentre mangiano dei cibi grassi,
― ed il Tamigi, dov’è grigio tedio.
Il genere umano è il lettore del libro!
E in copertina è la scritta del suo creatore,
il mio nome a caratteri azzurri.
Sì, ma tu leggi con negligenza,
fa più attenzione,
sei troppo distratto ed hai l’aria d’un perdigiorno.
Sono come lezioni di legge divina.
queste nerecatene e i grandi mari!
Presto, presto tu leggerai
quest’Unico Libro!
Nelle sue pagine balza la balena
e l’aquila reale, doppiando la pagina d’angolo,
si adagia sulle onde marine, sui seni dei mari,
per riposare sul letto dell’aquila oceanica.
VELIMIR CHLÈBNIKOV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
domenica 15 febbraio 2009
Quando minacciò l’ombra della fatale legge
un vecchiosogno, desiderio e male delle mie vertebre,
dolente di perire sotto le volte funebri
ha ripiegato la sua ala indubitabile in me.
Lusso, o sala d’ebano, dove a sedurre un re
si torcono nella morte celebrate ghirlande,
voi non siete che un orgoglio mentito dalle tenebre
agli occhi del solitario abbagliato dalla sua fede.
Sì, io so che remota da questa notte, la Terra
getta di un gran fulgore l’insolito mistero,
sotto i secoli sordidi che l’oscurano meno.
Lo spazio uguale a sé, che s’accresca o si neghi
ruota in questa noia di spazi vivi che attestano
che si è di un astro in festa illuminato il genio.
STÉPHANE MALLARMÉ, TR. MASSIMO GRILLANDI
un vecchiosogno, desiderio e male delle mie vertebre,
dolente di perire sotto le volte funebri
ha ripiegato la sua ala indubitabile in me.
Lusso, o sala d’ebano, dove a sedurre un re
si torcono nella morte celebrate ghirlande,
voi non siete che un orgoglio mentito dalle tenebre
agli occhi del solitario abbagliato dalla sua fede.
Sì, io so che remota da questa notte, la Terra
getta di un gran fulgore l’insolito mistero,
sotto i secoli sordidi che l’oscurano meno.
Lo spazio uguale a sé, che s’accresca o si neghi
ruota in questa noia di spazi vivi che attestano
che si è di un astro in festa illuminato il genio.
STÉPHANE MALLARMÉ, TR. MASSIMO GRILLANDI
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