Io vidi che i neri Veda,
il Corano e il Vangelo
e i libri dei mongoli
in tabelle di seta,
con polvere di steppe,
con letame fragrante,
come sogliono fare
le calmucche ad ogni alba,
da soli innalzarono un rogo
e vi si posero sopra da soli.
Le bianche vedove in una nube di fumo si nascondevano,
per affrettare l’avvento
dell’Unico Libro,
le cui pagine sono più grandi del mare
e brillano come le ali d’una farfalla turchina,
ed il filo di seta è il segnalibro,
dove il lettore ha fermato lo sguardo.
Grandi fiumi dal flusso turchino:
― il Volga, dove cantano a Ràzin di notte,
― il Giallo Nilo, dove pregano il sole,
― lo Jangtsekiang, ov’è densa brodaglia di gente,
― e tu, Mississipi, ove gli yankies
portano come calzoni il cielo stellato,
nel cielo stellato avvolgendo le gambe,
― e il Gange, dove uomini scuri sono alberi d’intelligenza,
― e il Danubio, ove in bianco bianchi uomini
in bianche camicie stanno sull’acqua,
― e lo Zambezi, ove gli uomini sono più neri d’uno stivale,
― e l’Ob impetuoso ove frustano l’idolo
e lo mettono con gli occhi all’angolo,
mentre mangiano dei cibi grassi,
― ed il Tamigi, dov’è grigio tedio.
Il genere umano è il lettore del libro!
E in copertina è la scritta del suo creatore,
il mio nome a caratteri azzurri.
Sì, ma tu leggi con negligenza,
fa più attenzione,
sei troppo distratto ed hai l’aria d’un perdigiorno.
Sono come lezioni di legge divina.
queste nerecatene e i grandi mari!
Presto, presto tu leggerai
quest’Unico Libro!
Nelle sue pagine balza la balena
e l’aquila reale, doppiando la pagina d’angolo,
si adagia sulle onde marine, sui seni dei mari,
per riposare sul letto dell’aquila oceanica.
VELIMIR CHLÈBNIKOV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
lunedì 16 febbraio 2009
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