lunedì 16 febbraio 2009

Io vidi che i neri Veda,
il Corano e il Vangelo
e i libri dei mongoli
in tabelle di seta,
con polvere di steppe,
con letame fragrante,
come sogliono fare
le calmucche ad ogni alba,
da soli innalzarono un rogo
e vi si posero sopra da soli.
Le bianche vedove in una nube di fumo si nascondevano,
per affrettare l’avvento
dell’Unico Libro,
le cui pagine sono più grandi del mare
e brillano come le ali d’una farfalla turchina,
ed il filo di seta è il segnalibro,
dove il lettore ha fermato lo sguardo.
Grandi fiumi dal flusso turchino:
― il Volga, dove cantano a Ràzin di notte,
― il Giallo Nilo, dove pregano il sole,
― lo Jangtsekiang, ov’è densa brodaglia di gente,
― e tu, Mississipi, ove gli yankies
portano come calzoni il cielo stellato,
nel cielo stellato avvolgendo le gambe,
― e il Gange, dove uomini scuri sono alberi d’intelligenza,
― e il Danubio, ove in bianco bianchi uomini
in bianche camicie stanno sull’acqua,
― e lo Zambezi, ove gli uomini sono più neri d’uno stivale,
― e l’Ob impetuoso ove frustano l’idolo
e lo mettono con gli occhi all’angolo,
mentre mangiano dei cibi grassi,
― ed il Tamigi, dov’è grigio tedio.
Il genere umano è il lettore del libro!
E in copertina è la scritta del suo creatore,
il mio nome a caratteri azzurri.
Sì, ma tu leggi con negligenza,
fa più attenzione,
sei troppo distratto ed hai l’aria d’un perdigiorno.
Sono come lezioni di legge divina.
queste nerecatene e i grandi mari!
Presto, presto tu leggerai
quest’Unico Libro!
Nelle sue pagine balza la balena
e l’aquila reale, doppiando la pagina d’angolo,
si adagia sulle onde marine, sui seni dei mari,
per riposare sul letto dell’aquila oceanica.

VELIMIR CHLÈBNIKOV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO

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