Dall'alba alla sera
consumati da una preghiera
acre quaggiù guardando
l'inganno delle nostre mani magre
il sorriso della materia nel tremolio
di chi muore e sogna le parole
di Dio nello spazio infervorato;
il tempo sciogliersi nel creato
inano e ne' corpi materni
sicuri, dolcemente creduti eterni.
Ne' prati la primavera
ha fatto di sé erbe, di sé fiori odorati
nell'aria e affetti illimitati
nel cuore della donna solitaria,
cui volano accanto i venti da lontani mari
col sospiro di alberi scomparsi,
il fiato d'erbe ora diverse
pur mortali, il palpito di vele sommerse
nelle vene della natura inquieta
trascorso dalla volontà di Dio, tutta lieta.
MARIO LUZI
sabato 9 febbraio 2008
venerdì 8 febbraio 2008
giovedì 7 febbraio 2008
Giorno campestre
Qui fa giorno cantando un uccello
e foglie si festeggiano a stormi,
il frutto in segreto rumina luce.
Io so la pianura che mi chiama
e sua letixia di acque gentili
e so il fiume indolente
tra i sassi e gli olmi puerili,
foreste senz'alba
dove stanno i continenti miei,
e mi disseta l'aria
che agli aranci fa rugiada.
Nella stagione di ali avida
e nella grande sua furia
di verde ti sento,
terra mia d'infanzia,
e mi accalora un richiamo
odoroso di vento.
La giovenca dei seminati
ormai feconda si leva,
è del suo collo la bellezza
un evviva e grida a distesa
il mio giorno campestre.
LIBERO DE LIBERO
e foglie si festeggiano a stormi,
il frutto in segreto rumina luce.
Io so la pianura che mi chiama
e sua letixia di acque gentili
e so il fiume indolente
tra i sassi e gli olmi puerili,
foreste senz'alba
dove stanno i continenti miei,
e mi disseta l'aria
che agli aranci fa rugiada.
Nella stagione di ali avida
e nella grande sua furia
di verde ti sento,
terra mia d'infanzia,
e mi accalora un richiamo
odoroso di vento.
La giovenca dei seminati
ormai feconda si leva,
è del suo collo la bellezza
un evviva e grida a distesa
il mio giorno campestre.
LIBERO DE LIBERO
mercoledì 6 febbraio 2008
Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio
Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio.
Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati
a un abbandono fuori di noi
eppure con noi, dentro la notte
inascoltati.
ANTONELLA ANEDDA
Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati
a un abbandono fuori di noi
eppure con noi, dentro la notte
inascoltati.
ANTONELLA ANEDDA
martedì 5 febbraio 2008
Necessità del nasce
Necessità del nasce
trovando el mondo fatto,
esse omini p'un patto
de viventi, ma in fasce.
Viaggià in oscuramento
da un piano d'acque miti
cascà come aereoliti
da una piaga del vento.
E un cerchio verde tinge
La specola mentale
Che brilla come el sole
e a sé mondo se finge.
Mondi, volte stellate
altissima Pastiglia
sul vive c'arronchiglia
le creature stanate
dal ventre de le madri
e cresce a pogo a pogo
(mai come cresce el fogo)
straniate, come i padri.
FRANCO SCATAGLINI
trovando el mondo fatto,
esse omini p'un patto
de viventi, ma in fasce.
Viaggià in oscuramento
da un piano d'acque miti
cascà come aereoliti
da una piaga del vento.
E un cerchio verde tinge
La specola mentale
Che brilla come el sole
e a sé mondo se finge.
Mondi, volte stellate
altissima Pastiglia
sul vive c'arronchiglia
le creature stanate
dal ventre de le madri
e cresce a pogo a pogo
(mai come cresce el fogo)
straniate, come i padri.
FRANCO SCATAGLINI
lunedì 4 febbraio 2008
LIED
Piante verdi, apparenti
d'una vita che muove
improvvisa nei venti
che vengon d'ogni dove,
superstizioni dolci
che si muovono di foglia
in foglia come racconti
di cui il tempo abbia voglia ...
CAMILLO BETOCCHI
d'una vita che muove
improvvisa nei venti
che vengon d'ogni dove,
superstizioni dolci
che si muovono di foglia
in foglia come racconti
di cui il tempo abbia voglia ...
CAMILLO BETOCCHI
domenica 3 febbraio 2008
ACQUEMORTA
Acqua chiusa, sonno della palude
che in larghe lamine macini veleni,
ora bianca, ora verde nei baleni,
sei simile al mio cuore.
Il pioppo ingrigia intorno ed il leccio;
le foglie le ghiande si quietano dentro,
e ognuna ha i suoi cerchi d'un unico centro
sfrangiati dal cupo sfrangiar del libeccio
Così, come su acqua allarga
il ricordo i suoi anelli, mio cuore,
si muove da un punto e poi muore
così t'è sorella acquemorta.
SALVATORE QUASIMODO
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