sabato 6 giugno 2009

Io
Devo giacere
Fermpo come pietra
Accanto al muro d'osso
Di scricciolo il gemito
E l'ombreggiato capo del dolore
Che come spinascaglia il domani
E cantano le levatrici del miracolo
Finché il turbolento miracolo mi
Brucia il suo nome e la sua fiamma
E il muro alato è strappato dalla
Sua torrida corona e oscurità
Gettata dai suoi lombi
Verso la fulgida
Luce.

DYLAN THOMAS, TR. ROBERTO SANESI

venerdì 5 giugno 2009

IL SUONO

E il merlo soffiò sulle ossa dei morti col suo canto.
Seduti sotto un albero, sentivamo il tempo affondare
sempre più.
Il cimitero e il cortile della scuola s'incontrarono e
confluirono
come due correnti in mare.
Il suono delle campane si avviò nell'aria portato
dalla morbida
leva dell'aliante.
Lasciarono un più grande silenzio sulla terar
E i quieti passi di un albero, i passi quieti di un albero.

HANS TRANSTROMER, TR. CRIISTINA LOMBARDI.
E'su un cargo che si fa il viaggio.
un bastimento per il carbone.
C'è ancora un solo porto che non abbiamo toccato.
una tristezza che non abbiamo cantata,
l'orizzonte che si vedeva il mattinoù
non l'abbiamo lasciato
dietro di noi ogni sera
e le stelle non sono passate
sfiorando l'acqua
e ad ogni alba
sull'acqua
che cola
non c'è il riflesso
della grande nostalgia.
Ci andiamo, dite, ci andiamo?
NAZIM HIKMET, TR. ?
E'su un cargo che si fa il viaggio.
un bastimento per il carbone.
C'è ancora un solo porto che non abbiamo toccato.
una tristezza che non abbiamo cantata,
l'orizzonte che si vedeva il mattinoù
non l'abbiamo lasciato
dietro di noi ogni sera
e le stelle non sono passate
sfiorando l'acqua
e ad ogni alba
sull'acqua
che cola
non c'è il riflesso
della grande nostalgia.
Ci andiamo, dite, ci andiamo?
NAZIM HIKMET, TR.b ?

mercoledì 3 giugno 2009

Ho abitato il volto di uma donna
che abita in un'onda
sospinta dall'alta marea verso la spiaggia
il cui approdo è smarrito tra le conchiglie.

Ho abitato il volto di una donna
che mi fa morire, che mi desidera rimanere
nel mio sangue che naviga sino ai confini della follia
simile a un faro spento.

ADONIS, TR. V. COLOMBO

martedì 2 giugno 2009

Signore, è tempo: già fermenta il vino.
Il tempo è giunto di avere una casa,
O rimanere a lungo senza casa.
E' gunto il tempo di non essere soli,
Oppure a lungo rimanere soli:
Sopra i libri consumeremo l'ore,
Od a scrivere lettere lontano,
Lunghe lettere della solitudine;
Ed andremo per viali avanti e indietro,
Inquieti, mentre cadono le foglie.

PRIMO LEVI

lunedì 1 giugno 2009

Ogni cosa è viandante, in viaggio sono gli esseri tutti,
e le stelle e la luna e i pesci guizzanti e gli uccelli.
Tu sei, uomo, eroe di battaglie, e condottiero principe
e, tue amate, lunìnose presenze...

MUHAMMAD IQBAL, TR. ALESSANDRO BAUSANI
Gli dèi non rivelarono ai mortali,
fin dall'inizio i segreti di tutte le cose:
migliori sono sempre i risultati
di una continua ricerca nel tempo.

SENOFANE DI COLOFONE, TR. ROBERTO SANESI
Come potrò mai esprimere
l'arcana parola?
Come posso dire 'Egli non è così'.
oppure 'Egli è cposì'?
Se io affermo 'Egli è in me',
l'Universo se ne vergogna
Se io affermoo 'Egli è fuori di me',
questa è menzogna..
Egli rende il mondo interno
e quello esterno un tutto inscindibile.

KABIR, TR. BARBARA BREVI
Pensare a Dio è disobbedire a Dio,
Perché Dio volle che non lo conoscessimo
Per questo non ci si mostrò...

Restiamo semplici e calmi,
Come i ruscelli e gli alberi,
E Dio ci amerà facendoci
Belli come gli alberi e i ruscelli,
E ci darà verdezza nella sua primavera,
E un fiume dove andare quando finiremo!...

ANTONIO FERNANDO NOGUEIRA PESSOA/ALBERTO CAEIRO, TR. PIERLUIGI RAULE
Dissero della tua sorte, Eraclìto, e mi fecero
piangere. E ricordai quante volte
chiacchierando mettemmo a letto il sole.
E tu, chissà dove, ospite d'Alicarnassi,
da troppo tempo ormai, cenere sei
ma sono vivi i tuoi usignoli, e lì la morte
ladra non allungherà le mani.

CALLIMACO DI CIRENE, JOLANDA INSANA
Multas per gentes et multa per aequoravectus
advenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donare munere mortis
et mutam nequiquam adloquerer cinerem,
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum,
heu miser indigne frater adempte mihi.
nunc tamen interea haec prisco quae more parentum
tradita sunt tristis munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
atque in perpetuum, frater, ave atque vale.

CATULLO, TR. GIUSEPPE CONTE