venerdì 25 gennaio 2008

da Centuria d'amore

Il giorno è meglio della notte.
No, la notte è meglio del giorno.
O, piuttosto, accidenti a tutt'e due
se non si sta con la persona amata.

Amaruka Centuria d'amore, recensioneRudramadeva, 129 (73), tr. Daniela Sagramoroso Rossella

giovedì 24 gennaio 2008

OFFERTA

Perché gli dèi ti fossero
propizi, più d'una ghirlanda,
rosmarino, mirto, maggiorana,
hai intessuto loro in primavera.

Quando verrà l'inverno dove
troverà la tua mano le foglie,
i tuoi occhi una luce senz'ombre,
la sua forma il tuo amore in un giovane corpo?

Ma povertà è grata al cielo:
tu lascia agli dèi in offerta,
come grano che vivo si semina,
la nudità del desiderio.

LUIS CERNUDA, TR. FRANCESCO TENTORI MONTALTO

Da IL MURALE

Vedo il cielo laggiù, a portata di mano,
e l'ala di una colomba bianca mi porta
a un'altra infanzia. Non sogno
di sognare. Ogni cosa è reale.
So che abbandono me stesso ...
e m'involo. Sarò ciò che diventerò
nell'ultimo firmamento. E ogni cosa è bianca,
il mare sospeso sul tetto di una bianca nube
e bianco il nulla nel cielo bianco dell'assoluto.
Sono e non sono stato. E sono solo, sul limitare
di questa bianca eternità. Giunto prima della mia ora,
non un angelo è apparso per dirmi:
"Che cos'hai fatto laggiù sulla terra?".
E non ho udito l'esultanza dei giusti,
né il lamento dei peccatori. Sono solo, nel biancore,
solo ...
Nulla mi addolora sulla soglia della resurrezione,
non il tempo né i sentimenti.
Non sento la leggerezza delle cose né il peso
dei tormenti. Non trovo a chi domandare:
Dov'è ora il mio dove? Dov'è la città
dei morti e io, dove sono? Non c'è il nulla,
qui, nel non-qui... nel non-tempo,
e non c'è esistenza.

Come se fossi già morto prima d'ora ...
So cos'è questa visione, so che
sto andando verso l'ignoto. Forse
in qualche luogo continuo a esser vivo
e so ciò che voglio.

Un giorno sarò un'idea. Nessuna spada la porterà
alla terra desolata, nessun libro...
Come pioggia su una montagna spaccata
allospuntare di un filo d'erba,
non vincerà la forza
né la giustizia smarrita.

MAHMUD DARWISH, TR.FAWZI AL-DELMI

TU

Tu
nella notte
occupata a disimparare il mondo
da linghissimo tempo
il tuo dito dipinse la grotta di ghiaccio
c0n la mappa canora di un mare nascosto
che radunava nella conca del tuo orecchio le note,
pietre per il ponte
da questo a un altro mondo,
compito altamente preciso
la cui soluzione
è affidata ai morenti.

NELLY SACHS, TR. IDA PORENA

LA VITA

La vita non è
soltanto attendere invano?
Non è aspettare dolcemente qualcosa
che è troppo grande
e che ma iverrà
il gyrinus nel suo volteggiare,
la giraffa col suo collo,
con le spine la rosa,
con le parole l'uomo,
il girasole con lo stame e il pistillo,
non aspettano soltanto?
KIKUO TAKANO, TR. PAOLO LAGAZZI E YASUKO MATSUMOTO

VIAGGIO INFINITO

Tutti gli esseri viaggiano
in diverse maniere verso il loro Dio:
la radice scende a piedi per scalini d'acqua.
Le foglie con sospiri preparano la nube.
Gli uccelli si servono delle loro ali
per raggiungere la zona delle luci eterne.

Il lento minerale con invisibili passi
percorre le tappe d'un circolo infinito
che inizia nella polvere e termina nell'astro
e alla polvere nuovamente ritorna
ricordando al suo passaggio, o piuttosto sognando,
le vite successive e le sue morti.

Il pesce parla al suo Dio nella bolla,
che è un gorgheggio nell'acqua,
grido d'angelo caduto, privato delle sue penne.
Solo l'uomo ha la parola
per cercare la luce
o per viaggiare al paese senz'eco del nulla.

JORGE CARRERA ANDRADE, TR. GIUSEPPE BELLINI

LA NASCITA DEL SOLE

Ho inventato mondi nuovi. Ho sognato
notti di sostanze ineffabili.
Ho costruito astri raggianti, stelle sottili
accanto ad occhi socchiusi.
Pure mai potrò ricreare
quel primo giorno, quando i nostri padri
uscirono con le loro tribù dall'umida selva
e guardarono verso oriente. Udirono il ruggito
del giaguaro. Il canto degli uccelli. E videro
un uomo alzarsi, il cui viso ardeva.
Il cui viso illuminava il mondo.

PABLO ANTONIO CADRA, TR. FRANCO CERUTTI

mercoledì 23 gennaio 2008

UN PESCE FOSSILE

Come era vivace il tuo moto

la tua fresca furia

guizzante nelle onde,

ti immergevi e risalivi le ampie distese marine.

Un'eruzione vulcanica,

o forse un terremoto fatale

ti privò della libertà,

ti sepellì nella cenere.

Dopo centinaia di migliaia di anni

una squadra di geologi

ti ha scoperto tra strati di rocce

intatto, come vivo.

Però tu sei muto,

non hai neanche sospiri.

Le squame e le pinne ci sono tutte

ma non puoi muoverti.

Sei immobile,

indifferente al mondo esterno.

Non vedi il cielo né l'acqua,

non senti il rumore dell'onda.

Guardando questo pezzo di fossile

anche uno sciocco capirà,

senza moto

non c'è vita.

Finché si è vivi bisogna lottare

e progredire nella lotta.

Non risparmiamo l'energia,

fino al sopraggiungere della morte.

(AI QING, tr. it.YUAN JIHUAQING)

IL SORRISO

Io non credo agli archeologi -

se tra qualche migliaio di anni,
su spiagge senza traccia d'uomo,
su rovine un tempo brulicanti di vita
raccoglieranno un osso seccato
- l'osso che è stato mio,
come potranno sapere che quell'osso
è bruciato nella furia delle fiamme del ventesimo secolo?

E chi potrà negli strati terrestri
trovare
le lacrime dei sacrificati
che hanno sofferto tutte le pene?
Quelle lacrime
son chiuse tra migliaia di sbarre di ferro,
ma c'è una sola chiave
che possa aprire quelle inferriate
e i coraggiosi innumerevoli che hanno voluto
[impadronirsi della chiave
sono tutti morti
sotto le armi dei guardiani

se si potesse raccogliere una di quelle lacrime
e nasconderla accanto al cuscino
più splendente più splendente
delle perle pescate nel profondo del mare
brillerebbe per l'eternità!

Non siamo stati tutti
nel nostro tempo
inchiodati sulla croce?
E questa croce
non è stat meno dolorosa
di quella del Nazareno.

Le mani dei nemici
ci hanno posto sulla testa la corona di spine
e le gocce di sangue rossocupo
che stillano dalle nostre pallide fronti lacerate
non arrivano a scrivere fino in fondo
il dolore e la collera dei nostri petti!

In realtà noi non dobbiamo nutrire eccessive speranze,
ma vorremmo che un giorno
gli uomini pensassero a noi
come si pensa agli antichi antenati
che lottarono contro le belve feroci.
Sul loro volto allora
sarà un sereno, un aperto sorriso -
anche se peccherà di leggerezza,
io sono pronto
per quel sorriso a donare la vita!
AI QING. TR. ANNA BUJATTI

UN COSI' GRANDE DOLORE

"Un così grande dolore per un così piccolo popolo"
parole di un timorese alla RTP

Timor fragilissima e distante
"Sandalo fiore bufalo montagna
Canti danze riti
E la purezza dei gesti ancestrali"

Innanzi allo stupore attento dei bimbi
Così narrava il poeta Ruy Cinnati
Seduto per terra
Quella notte in cui era tornato dal viaggio

Timor
Dovere che non fu compiuto e che perciò duole

Poi vennero notizie sparse
Rare e confuse
Violenza morti crudeltà
E anno dopo anno
cresceva sempre più l'atrocità
E giorno dopo giorno - meraviglia prodigio sorpresa
Crebbe il valore
Del popolo e della guerriglia
Evanescente nella bruma della montagna

Timor assediato da un muro di silenzio
Più pesante e più spesso di quel muro
Di Berlino sempre così discusso

Perché non era un muro ma un assedio
Che da un secondo assedio era assediato

L'assedio della sordità dei consumisti
Così pieni di giornali e di notizie

Ma come se fosse il miracolo chiesto
Dal fiume di preghiera al suon delle pallottole
Le immagini del massacro furono salve
Le immagini ruppero l'assedio del silenzio
Irruppero sugli schermi e i sordi videro
L'evidenza nuda delle immagini
SOPHIA DE MELLO BREYER ANDRESEN, TR. MANUEL G. SIMOES

ANESTESIA

Ci sono le creature che chiedono - non importa se in malafede

(come mi dicevano da piccola, per consolarmi).

I ridotti in schiavitù, tutte le voci calpestate che ci assordano.

Non più tardi di un'ora fa,

non più lontano di un braccio di mare e poca costa.

Eppure esiste il modo di sopportare. Basta la notte (le gocce

si prendono di sera): l'anima si inspessisce, velocemente si

forma la crosta e la mattina si può uscire, attraversare la città

in relativa calma, sordità e cecità. Solo lembi di ciò che è

bruto fuori di noi: un pezzo di camicia, un colore, una mano,

un grumo di fastidio, una folata di odio.

Su tutto l'anestesia del farmaco, la percezione del dolore

trasportata all'esterno,

vista dal balcone del corpo.

Da lassù tutto è lontano, chi grida e cosa dice. Forse non grida,

forse non parla.

Non si riesce a vedere. Spariscono i primi piani.

Io e loro siamo sagome che si muovono in un bosco.

Come distinguere un bombardamento dai fuochi d'artificio?

(chissà mia nonna che era cieca, sentendo le navi esplodere

nel porto.)

Come decifrare le immagini:

è un film o davvero quei corpi si gettano nel vuoto?

ANTONELLA ANEDDA

IL GAMBERO STORICO

Fiore della morte la nostra indifferenza.
Ci ritiriamo dal mondo con la perseveranza del gambero.
lasciamo lui, solo dalla sua parte stia la ragione,
ci seppellisca lui nel silenzio della sera,
gioisca lui del nostro odore
quando si aprono per lui i calamai
e si inchiodano le nostre parole, fiori della morte.
MARIANA MARIN, TR.MARCO CUGNO

martedì 22 gennaio 2008

CIO' CHE NON SARA' PERDONATO

CIO' CHE NON SARA' PERDONATO

Ignorate gli amici, disprezzate gli artisti

spiriti più profondi riducete involgarite -

Dio vi perdonerà:

ma non turbate

la pace, mai, di quuelli che si amano.

(Fredrich Horderlin, tr. it. Enzo Mandruzzato)

lunedì 21 gennaio 2008

ABBANDONO

Stavo seduto a bere e non mi accorsi del buio;
Finché cadenti petali mi empirono le pieghe dell'abito.
Ebbro, mi alzai; camminai verso il ruscello lunare:
Gli uomini erano radi e gli uccelli non c'erano più.

LI PO, TR. GIORGIA VALENSIN

ANIMO INGARBUGLIATO...

ANIMO INGARBUGLIATO, io conosco
- brulicanti come pesciolini - i tuoi
coltelli,

nessuno con più violenza di me
navigò sopravvento,

a nessuno quanto a me
batté la raffica di grandine
attraverso il cervello
tagliato per prendere il mare.

PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA

Prima lucciola

Non andare, non andare
lucciola che splendi per prima.
Son tutti richiami menzogneri.

ISSA, TR. KANTARO NISHIDA e G. D'AMBROSIO ANGELILLO

ODE XX

Dentro la notte la tua bellezza
Esiste benché duri amara frana
Di altre età nell'anima,

Come la rutilante corolla nella pura
Rosa, al freddo mattino, invade il giorno,
Mi assenta dalla vita la tua immagine.

Né devi domandarmi, anima estranea,
Certe cose silenti che io vo' ruminando,
Ci basta esistere tra rovina e leggenda,

Sonnambuli e vergini, anche troppo indovinati
L'uno dall'altro, destinati a una terra futura,
Sonnambuli e vergini come un angelo.

Una cosa sola importa: vi fu
Davanti alla bellezza, in silenzio istantaneo.

MARCO KONDES REIS, TR. RUGGERO JACOBBI

Mahbereth prima

Alla voce del mio pianto, nell'acquistare
sapienza, al volgere delle ore
a mezza notte si lamentarono di me i vicini.

A loro risposi: "per mangiare e commerciare
i miei giorni, la notte per il Signore".
IMMANUEL ROMANO, TR. STEFANO FUMAGALLI E M. TIZIANA MAYER

Spaurito sono e perplesso

Spaurito sono e perplesso

a questo sfibrante pensiero

di te, delle tue trecce

nere, del nero neo

che fa seta di marca delle tue gote. Il pianto

irriga il campo a questo

che ogni altro amore travolse,

E' merito, o peccato,

aver posto soltanto nel tuo cuore,

come in un vaso di creta

dolcezza acuta di rosa,

come tizzone ardente

d'un focolare solo?

M'assicuri un tuo gesto

di brusca asprezza, che questa

troppo tenera voce

mi fa spaurito e perplesso.

Khushhal Khan, traduzione dal pashtu di Gianroberto Scarcia.

Nel corpo ti pianto il tempo

Nel corpo ti pianto il tempo
il desiderio perentorio
che ti prende e porta
con un selvaggio gesto
dentro te stesso,
verso la pelle che bramo.

Il sogno ti risorge.

Ma non comandi tu.

Si aprono gli sguardi.

Si gonfia un desiderio:
a te un nome dice
che tu non conoscevi.

CARLES DUARTE, TR. GIUSEPPE E. SANSONE