Stringermi contro di te, rannicchiarmi chiudendo gli occhi.
Fantasticare. E crescere.
Non fermarsi mai.
Tu sei là dall'origine.
Con l'uccello e con il pesce.
Per incrociare un bacio.
Sia fuori che dentro.
THIERRY METZ, TR, PASQUALE DI PALMO
sabato 24 maggio 2008
Il culo, che meraviglia.
È tutto un sorriso, non è mai tragico.
Non gli importa cosa c’è
sul davanti del corpo. Il culo si basta.
Esiste dell’altro? Chissà, forse i seni.
“Mah!” sussurra il culo “quei marmocchi
ne hanno ancora di cose da imparare”.
Il culo sono due lune gemelle
in tondo dondolio. Va da solo
con cadenza elegante, nel miracolo
d’essere due in uno, pienamente.
Il culo si diverte
per conto suo. E ama.
A letto si agita. Montagne
s’innalzano, scendono. Onde che battono
su una spiaggia infinita.
Eccolo che sorride il culo. È felice
nella carezza di essere e ondeggiare.
Sfere armoniose sul caos.
Il culo è il culo,
fuori misura.
CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE
È tutto un sorriso, non è mai tragico.
Non gli importa cosa c’è
sul davanti del corpo. Il culo si basta.
Esiste dell’altro? Chissà, forse i seni.
“Mah!” sussurra il culo “quei marmocchi
ne hanno ancora di cose da imparare”.
Il culo sono due lune gemelle
in tondo dondolio. Va da solo
con cadenza elegante, nel miracolo
d’essere due in uno, pienamente.
Il culo si diverte
per conto suo. E ama.
A letto si agita. Montagne
s’innalzano, scendono. Onde che battono
su una spiaggia infinita.
Eccolo che sorride il culo. È felice
nella carezza di essere e ondeggiare.
Sfere armoniose sul caos.
Il culo è il culo,
fuori misura.
CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE
ALLA LUNA NELLA CENTOQUINTA NOTTE
Non ho casa nella Notte dei Cibi
Freddi
Ho solo lacrime come ondate
d’oro
Se togli i rami della cannella contro
la luna
Più pura diviene la luce dei suoi
raggi
Da me lontana non ti adorni di rossi
fiori
Tristi i pensieri fra le tue nere
sopracciglia
Come il Pastore e la Tessitrice avvinti
dall’affetto
In autunno soltanto potremo guardare
Il fiume.
TU FU
Freddi
Ho solo lacrime come ondate
d’oro
Se togli i rami della cannella contro
la luna
Più pura diviene la luce dei suoi
raggi
Da me lontana non ti adorni di rossi
fiori
Tristi i pensieri fra le tue nere
sopracciglia
Come il Pastore e la Tessitrice avvinti
dall’affetto
In autunno soltanto potremo guardare
Il fiume.
TU FU
venerdì 23 maggio 2008
Ancora lo stupore, io me stesso
parlo a me stesso e la valle rilevo
e i profondi suoi veri.
Io stupore che cresce, che torna
dopo offese, quando ogni oppressione
già è velata passione che s’attende,
quando ogni dorso d’erba
o vivificatrice
acqua m’appaghi o fiotto
lucido eccelso di nubi,
od ombre
non attingibili mi leghi,
quando occhi guardano guardati
ma ancora eccederebbe il sole
Stupore che in sé
Dolorando, godendo s’instaura…
ANDREA ZANZOTTO
parlo a me stesso e la valle rilevo
e i profondi suoi veri.
Io stupore che cresce, che torna
dopo offese, quando ogni oppressione
già è velata passione che s’attende,
quando ogni dorso d’erba
o vivificatrice
acqua m’appaghi o fiotto
lucido eccelso di nubi,
od ombre
non attingibili mi leghi,
quando occhi guardano guardati
ma ancora eccederebbe il sole
Stupore che in sé
Dolorando, godendo s’instaura…
ANDREA ZANZOTTO
giovedì 22 maggio 2008
Non è celato all’uomo lo spirito che diviene
ed è come la vita che l’uomo si è trovata:
il giorno della vita;
il mattino del vivere.
ricchezza sono le ore dello spirito, ardue.
E come la natura si ritrova
magnifico è che l’uomo riceva questa gioia:
come fida nel giorno e nella vita
come a sé lega il nesso dello spirito.
FREDRICH HÖRDERLIN, TR. ENZO MANDRUZZATO
ed è come la vita che l’uomo si è trovata:
il giorno della vita;
il mattino del vivere.
ricchezza sono le ore dello spirito, ardue.
E come la natura si ritrova
magnifico è che l’uomo riceva questa gioia:
come fida nel giorno e nella vita
come a sé lega il nesso dello spirito.
FREDRICH HÖRDERLIN, TR. ENZO MANDRUZZATO
mercoledì 21 maggio 2008
ULTIMA PRIMAVERA
Prendi in te le forsizie nel profondo
E quando viene anche il sambuco al sangue
Rimescola alla tua gioia e miseria,
al cupo fondo cui sei destinato.
Lente giornate. Tutto superato.
E non chiedi se è fine o se è principio,
così forse le ore porteranno
te ancora fino a giugno con le rose.
GOTTFRIED BENN, TR. FERRUCCIO MASINI
E quando viene anche il sambuco al sangue
Rimescola alla tua gioia e miseria,
al cupo fondo cui sei destinato.
Lente giornate. Tutto superato.
E non chiedi se è fine o se è principio,
così forse le ore porteranno
te ancora fino a giugno con le rose.
GOTTFRIED BENN, TR. FERRUCCIO MASINI
martedì 20 maggio 2008
MONDO DI RUGIADA
Mondo di rugiada
solo un mondo di rugiada
che svanisce.
YOTARO ISSA, KKANTARO NISHIDA e G. D'AMBRIOSIO ANGELILLO
solo un mondo di rugiada
che svanisce.
YOTARO ISSA, KKANTARO NISHIDA e G. D'AMBRIOSIO ANGELILLO
lunedì 19 maggio 2008
DELLA SEPARAZIONE DEI CANNETI, II°
Un gorgo d’occhi la campagna
in questo novilunio
fuori dalla misura degli eventi
l’immagine del cielo
rifratto nella mente. Nella stanza
i dettagli superstiti dell’amore:
le cinghie, la ferita, le impaurite
dalie. La notte
cieca, senza tracce.
MARIA ATTANASIO
in questo novilunio
fuori dalla misura degli eventi
l’immagine del cielo
rifratto nella mente. Nella stanza
i dettagli superstiti dell’amore:
le cinghie, la ferita, le impaurite
dalie. La notte
cieca, senza tracce.
MARIA ATTANASIO
Posano l’erbe docili, la mia pianura amata,
l’assenzio, in un sonno di piombo.
Nessun altro paese verrà mai nel mio petto
nostalgia così dolce.
Certo questa è la sorte di noi tutti.
Domandate a chiunque:
vi diranno − sia gioia, bufera o sofferenza
si vive bene nella nostra Russia. −
Misteriosa discende la luna
sul pianto dei salici, sul linguaggio lieve dei pioppi:
non si può rinnegare la terra dei padri
assorta al gridon triste delle gru.
Ed ecco, improvvisa come la luce del giorno,
ritrovo la mia strada:
sono sempre lo stesso, io resto poeta delle isbe,
l’amico delle rondini d’oro.
A tarda notte, stretto al mio cuscino
vedo − nemico terribile −
una giovinezza diversa squillare
sopra i campi, sulle radure:
e magari abbia spine nel segreto
del cuore, ripeto di continuo:
“Lasciatemi qui, carissimi: lasciatemi morire
poco a poco nella mia patria adorata!”.
SERGEJ ALEKSANDROVIČ ESENIN, TR. CURZIO FERRARI
l’assenzio, in un sonno di piombo.
Nessun altro paese verrà mai nel mio petto
nostalgia così dolce.
Certo questa è la sorte di noi tutti.
Domandate a chiunque:
vi diranno − sia gioia, bufera o sofferenza
si vive bene nella nostra Russia. −
Misteriosa discende la luna
sul pianto dei salici, sul linguaggio lieve dei pioppi:
non si può rinnegare la terra dei padri
assorta al gridon triste delle gru.
Ed ecco, improvvisa come la luce del giorno,
ritrovo la mia strada:
sono sempre lo stesso, io resto poeta delle isbe,
l’amico delle rondini d’oro.
A tarda notte, stretto al mio cuscino
vedo − nemico terribile −
una giovinezza diversa squillare
sopra i campi, sulle radure:
e magari abbia spine nel segreto
del cuore, ripeto di continuo:
“Lasciatemi qui, carissimi: lasciatemi morire
poco a poco nella mia patria adorata!”.
SERGEJ ALEKSANDROVIČ ESENIN, TR. CURZIO FERRARI
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