Come vorrei che il melo fosse un melo,
che la parola “collina” abbracciasse la collina.
Oggetti delusi, è possibile che mi amiate?
Vi uccido ogni giorno con la mia indisciplina.
È necessario che la ghiaia si trasformi in ghiaia,
che finalmente la chitarra diventi la chitarra?
La verità tradisce. Io dirigo un balletto
di menzogne, di poesie barbare.
Se la neve fosse neve, morirebbe di freddo;
ma brucia in queste parole. L’orologio del reale
regolo incessantemente. Rifiuto le mie leggi.
È più felice un albero se vola come un’aquila.
ALAIN BOSQUET, TR. CESARE GREPPI
sabato 28 febbraio 2009
venerdì 27 febbraio 2009
TU?
E sia con musica o
durante il sesso, è mancanza d’amore
che è in noi nel più profondo
e proprio là sempre in superficie…
Ritrosamente e, per così dire,
solo per quest’anno ammettiamo
che non lo si riconosca subito,
anche se diciamo tutto…
Oppure sei tu, aridità,
ru che sei purificazione?
VLADIMIR HOLAN, TR.VLASTA FESSLOVÁ , VERSIONE DI GIOVANNI RABONI E MARCI CERIANI
durante il sesso, è mancanza d’amore
che è in noi nel più profondo
e proprio là sempre in superficie…
Ritrosamente e, per così dire,
solo per quest’anno ammettiamo
che non lo si riconosca subito,
anche se diciamo tutto…
Oppure sei tu, aridità,
ru che sei purificazione?
VLADIMIR HOLAN, TR.VLASTA FESSLOVÁ , VERSIONE DI GIOVANNI RABONI E MARCI CERIANI
giovedì 26 febbraio 2009
UOMO STANCO
Dai campi s’incamminano alle case
dei contadini, gravi, taciturni.
Il fiume ed io siamo distesi accanto.
Rotola il fiume silenziosa quiete,
si fan rugiada in me gli affanni e i pesi:
uomo, bambino, ungherese, fratello,
no - solo un uomo stanco, che riposa.
La sera distribuisce la sua pace:
sono una fetta del suo pane caldo;
riposa il cielo, alte sorgon le stelle
sul Maros calmo e sopra la mia fronte.
ATTILA JÓZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
dei contadini, gravi, taciturni.
Il fiume ed io siamo distesi accanto.
Rotola il fiume silenziosa quiete,
si fan rugiada in me gli affanni e i pesi:
uomo, bambino, ungherese, fratello,
no - solo un uomo stanco, che riposa.
La sera distribuisce la sua pace:
sono una fetta del suo pane caldo;
riposa il cielo, alte sorgon le stelle
sul Maros calmo e sopra la mia fronte.
ATTILA JÓZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
mercoledì 25 febbraio 2009
martedì 24 febbraio 2009
domenica 22 febbraio 2009
IL SALICE
Io crebbi in un silenzio arabescato,
in un’ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell’uomo,
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l’ortica,
e più di ogni altro un salice d’argento.
Riconoscente, lui visse con me.
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio… come se fosse morto un fratello.
ANNA ACHMATOVA, TR. MICHELE COLUCCI.
in un’ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell’uomo,
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l’ortica,
e più di ogni altro un salice d’argento.
Riconoscente, lui visse con me.
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio… come se fosse morto un fratello.
ANNA ACHMATOVA, TR. MICHELE COLUCCI.
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