La donzelletta vien dalla camppagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
sulla scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo bel tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar le sere intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruuna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon direstiche il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
sulla piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'aaffretta e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno
giorno chiaro, sereno
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio: stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non tiu sia grave
GIACOMO LEOPARDI
venerdì 31 dicembre 2010
giovedì 30 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
QUETZALCOATL, XIV
Nella notte pregava accanto alla fonte,
nel palazzo del muschio acquatico.
Invocava qualcuno che stava
nell'interiore cielo:
Signora di nostra carne,
Signore di nostra carne.
Colei che di notte porta una veste di stelle,
Colui che di giorno ammanta la terra
di pinte di coptone.
ERNESTO CARDENAL, TR. ?
nel palazzo del muschio acquatico.
Invocava qualcuno che stava
nell'interiore cielo:
Signora di nostra carne,
Signore di nostra carne.
Colei che di notte porta una veste di stelle,
Colui che di giorno ammanta la terra
di pinte di coptone.
ERNESTO CARDENAL, TR. ?
martedì 28 dicembre 2010
ULTIME SULLE ROSE
Quando da qui si guarda l'età del passato
veramente diventa possibile l'amore
.Mai così belli i visi e veri i pensieri
come quando stiamo per separtarci, amici.
Esercizio della ragione e sentimentoù
sono due cose evivacemente si legano
come la rosa è forma di mente e stupore.
FRANCO FORTINI
veramente diventa possibile l'amore
.Mai così belli i visi e veri i pensieri
come quando stiamo per separtarci, amici.
Esercizio della ragione e sentimentoù
sono due cose evivacemente si legano
come la rosa è forma di mente e stupore.
FRANCO FORTINI
lunedì 27 dicembre 2010
MARE MATTUTINO
Ecco, mi fermo qui. Che veda anch'io
un poco di natura e questo mare,
che il suo azzurro col ciel vuol confrontare
privo di nubi, nello scintillio
della sabbia citrina sulla riva.
Ecco, mi fermo qui, e che m'illuda
dii mirar ciò che vedo veramente,
l'ìattimo in cui m'arresto finalmente,
con una mente sgomberata e nuda
di fantasie e ricordi. Ora è viva.
COSTANTINO KAVAFIS, TR. LORENZA FRANCO
un poco di natura e questo mare,
che il suo azzurro col ciel vuol confrontare
privo di nubi, nello scintillio
della sabbia citrina sulla riva.
Ecco, mi fermo qui, e che m'illuda
dii mirar ciò che vedo veramente,
l'ìattimo in cui m'arresto finalmente,
con una mente sgomberata e nuda
di fantasie e ricordi. Ora è viva.
COSTANTINO KAVAFIS, TR. LORENZA FRANCO
domenica 26 dicembre 2010
Oh il freddo, il freddo odore
della cenere spenta!
L'inverno col suo odore
d'alba e di bue, con lenta
narice appanna il vetro
del mio giorno - lo tenta
fino a farlo più tetro
d'una cenere spenta.
Ma è cenere op è colore
ancora, è oggetto, è vento
che penetra nell'ossa
da borea, e dolora
sotto l'illividita
tegola delle dita...?
GIORGIO CAPRONI
della cenere spenta!
L'inverno col suo odore
d'alba e di bue, con lenta
narice appanna il vetro
del mio giorno - lo tenta
fino a farlo più tetro
d'una cenere spenta.
Ma è cenere op è colore
ancora, è oggetto, è vento
che penetra nell'ossa
da borea, e dolora
sotto l'illividita
tegola delle dita...?
GIORGIO CAPRONI
PREGHIERA POMERIDIANA
Porta via questo velo scuro tra lo spazio e me.
Porta via da questa terra tutti i confini, le barriere, i muri.
Porta via l'odio, l'avidità, i pregiudizi umani.
Porta via la mia e loro arrendevolezza e disperazione.
Fa rinascere in me nmeraviglia, lacrime, preghiere,
fa rinascere i sogni e gli amori di coloro che non sono più,
fa rinascere tutte le ferite che gli umani infliggono alla
natura.
E poi concedimelo. A quella roccia la parola, a questo
vento la forma,
oh, concedimi di vivere per sempre come pura essenza
luminosa.
KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO
Porta via da questa terra tutti i confini, le barriere, i muri.
Porta via l'odio, l'avidità, i pregiudizi umani.
Porta via la mia e loro arrendevolezza e disperazione.
Fa rinascere in me nmeraviglia, lacrime, preghiere,
fa rinascere i sogni e gli amori di coloro che non sono più,
fa rinascere tutte le ferite che gli umani infliggono alla
natura.
E poi concedimelo. A quella roccia la parola, a questo
vento la forma,
oh, concedimi di vivere per sempre come pura essenza
luminosa.
KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO
sabato 25 dicembre 2010
FORMA DI PENSIERI, 4
Da un unico sassolino
è nato un cielo
e da quel cielo gli è nato un corpo di sabbia e sangue.
E nel frattempo è nat anche un continente
ed è nato tutto il superfluo.
E fra le cose passano vermi
ed il dolore è senza fine
compagno dell'uomo da un panorama all'altro
e sradica, isterilisce, ed è fra quelli che ti accompagnano
alla tua fine.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
è nato un cielo
e da quel cielo gli è nato un corpo di sabbia e sangue.
E nel frattempo è nat anche un continente
ed è nato tutto il superfluo.
E fra le cose passano vermi
ed il dolore è senza fine
compagno dell'uomo da un panorama all'altro
e sradica, isterilisce, ed è fra quelli che ti accompagnano
alla tua fine.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
INCURSIONE AEREA ATTRAVERSO LA BAIA DI PLYMOUTH IV, III
Contro il muro tu sei già in parte un'ombra
esistenza graffiante e mormorante e graffiantte quasi perduta
alla nostera vita volgare e chiassosa che corrode le stanze
alla nostera vita volgare e chiassosa simile a un mucchio
[di fiori effimeri.
STEPHEN SPENDER, TR. ALòFREDO RIZZARDI
esistenza graffiante e mormorante e graffiantte quasi perduta
alla nostera vita volgare e chiassosa che corrode le stanze
alla nostera vita volgare e chiassosa simile a un mucchio
[di fiori effimeri.
STEPHEN SPENDER, TR. ALòFREDO RIZZARDI
MORTE PER GELO
Morte per gelo o fame, pè la mia sorte.
L'inverno mi è salito sopra un piede.
Stecche sporgenti porto le mie costole,
e il mio intestino pende come stoppa.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
L'inverno mi è salito sopra un piede.
Stecche sporgenti porto le mie costole,
e il mio intestino pende come stoppa.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
PAROLA IMPOSSIBILE
Mi hanno dato il silenzio per sembrare dentro di me
la vita che non si scambia con parole.
Me l'hanno dato per serbare dentro di me
le voci che solo in me sono vere.
Me l'hanno dato per serbare dentro di me
l'impossibile parola della verità.
Mi hanno dato il silenzio come una parola impossibile,
nuda e chiara come il fulgore di una lama invincibile,
per serbare dentro di me,
per ignorare dentro di me
l'unica parola senza travestimento -
la Parola che mai si profferisce.
ADOLFO CASAIS MONTEIRO, TR. GIUSEPPE TAVANI
la vita che non si scambia con parole.
Me l'hanno dato per serbare dentro di me
le voci che solo in me sono vere.
Me l'hanno dato per serbare dentro di me
l'impossibile parola della verità.
Mi hanno dato il silenzio come una parola impossibile,
nuda e chiara come il fulgore di una lama invincibile,
per serbare dentro di me,
per ignorare dentro di me
l'unica parola senza travestimento -
la Parola che mai si profferisce.
ADOLFO CASAIS MONTEIRO, TR. GIUSEPPE TAVANI
LE MADRI
Dopo passati di là
ci si deve sentire
come convalescenti della vita.
Con incerto passo ci si leva
da un letto di lunghe pene,
vacillando tentiamo la nuova strada.
Ma dolci madri forse ci sorreggono
nell'altra nascita, ci aiutano a uscire
la prima volta dal funebre chiuso
per le vie della città celeste.
Sulle scale d'immense
cattedrali d'azzurro ci conducono
a prendere il nuovo sole
accanto al loro sorriso-
GIORGIO VIGOLO
ci si deve sentire
come convalescenti della vita.
Con incerto passo ci si leva
da un letto di lunghe pene,
vacillando tentiamo la nuova strada.
Ma dolci madri forse ci sorreggono
nell'altra nascita, ci aiutano a uscire
la prima volta dal funebre chiuso
per le vie della città celeste.
Sulle scale d'immense
cattedrali d'azzurro ci conducono
a prendere il nuovo sole
accanto al loro sorriso-
GIORGIO VIGOLO
CHIUDO GLI OCCHI
chiudi gli occhi
e più non ci sei
in un altrove m'affogano immagini
limpidi giardini
un tenero firmamento che su di loro cala
il bianco spirito di mio padre
le api nutrono l'eterno
nel fogliame dell'acero affonda il rigògolo
e dell'acero il denso verde
t'inghiotte per l'eternità
chiudi gli occhi
e con Dio comincerai a parlare del nulla
comprensibile diverrà anche l'idioma degli uccelli
quiete le dita
apriranno come un libro
il miracolo del non-essere
apri gli occhi
e più non ci sei
LIIUDVIKAS JAKIMAVICIUS, TR. PIETRO U. DINI
e più non ci sei
in un altrove m'affogano immagini
limpidi giardini
un tenero firmamento che su di loro cala
il bianco spirito di mio padre
le api nutrono l'eterno
nel fogliame dell'acero affonda il rigògolo
e dell'acero il denso verde
t'inghiotte per l'eternità
chiudi gli occhi
e con Dio comincerai a parlare del nulla
comprensibile diverrà anche l'idioma degli uccelli
quiete le dita
apriranno come un libro
il miracolo del non-essere
apri gli occhi
e più non ci sei
LIIUDVIKAS JAKIMAVICIUS, TR. PIETRO U. DINI
mercoledì 15 dicembre 2010
A MIA MADRE
Forse, infranto il mistero nel chiarore
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu, non diversa, tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica, ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali, nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema losguardo.
MARIO LUZI
del mio ricordo un'ombra apparirai,
un nonnulla vestito di dolore.
Tu, non diversa, tu come non mai:
solo il paesaggio muterà colore.
In un nembo di cenere e di sole
identica, ma prossima al candore
del cielo passerai senza parole.
Io ti vedrò sussistere nel vago
degli sguardi serali, nel ritardo
dei fuochi che si spengono in un ago
di luce rossa a cui trema losguardo.
MARIO LUZI
martedì 14 dicembre 2010
PROTESTA NEL SESTO ANNO DI CHIEN FU
I colli e i fiumi della bassa landa -
Ne avete fatto campo di battaglia;
Come pensate che gli abitatori
Potranno procacciarsi
"Fieno e legna da ardere"
Basta con queste vostre cicalate
Di titoli e di gradi:
Ché la fama di un solo generale
Si fa con diecimila corpi morti.
TSAO SUNG, TR. GIORGIA VALENSIN
Ne avete fatto campo di battaglia;
Come pensate che gli abitatori
Potranno procacciarsi
"Fieno e legna da ardere"
Basta con queste vostre cicalate
Di titoli e di gradi:
Ché la fama di un solo generale
Si fa con diecimila corpi morti.
TSAO SUNG, TR. GIORGIA VALENSIN
Notturna la sua anima s'allarma.
Dove, in che vita? E' tempo
quello. Tempo ancora
e non eternità
quel fuoco
d'acqua e luce
dentro lo scorticato fiume.
Perché ferma alla riva?
perché? quasi le neghi
una gomena l'abbrivio,
la leghi al palo la proda.
Non si scioglie da lei
il suo passato, non prende
ala la sua liberazione -
è questo il suo spavento.
L'avvolge invece
un misterioso grembo.
Il tempo ricordato
e quello dimenticato
e l'altro mai vissuto
da lei, eppure stato
le si stringono ai fianchi,
le scendono parimenti ai seni,
le si fondono in unità.
Eterno è iul tempo.
E' tempo l'eternità - le annunciano
i suoi angel.
MARIO LUZI
Dove, in che vita? E' tempo
quello. Tempo ancora
e non eternità
quel fuoco
d'acqua e luce
dentro lo scorticato fiume.
Perché ferma alla riva?
perché? quasi le neghi
una gomena l'abbrivio,
la leghi al palo la proda.
Non si scioglie da lei
il suo passato, non prende
ala la sua liberazione -
è questo il suo spavento.
L'avvolge invece
un misterioso grembo.
Il tempo ricordato
e quello dimenticato
e l'altro mai vissuto
da lei, eppure stato
le si stringono ai fianchi,
le scendono parimenti ai seni,
le si fondono in unità.
Eterno è iul tempo.
E' tempo l'eternità - le annunciano
i suoi angel.
MARIO LUZI
lunedì 13 dicembre 2010
IL POLITICO
Ero stato in città per vendere le erbe raccolte
Al ritorno sostai nell'ombra al Casncello Azzurro.
Per la strada vidi venire uno a cavallo,
Pallido in volto e negli occhi uno strano terrore.
Amici e parenti attendevano per dirgli addio,
Gli venivano attorno, ma lui non osava sostare.
Stupito chiesi alla gente che m'era vicino
Chi fosse e che cosa mai gli fosse accaduto.
Mi dissero ch'era un Consigliere Privato;
il suo Ufficio era il pernio su cui si reggeva lo Stato.
Ancora ieri chiamato a un raduno d'eroi;
Oggi esiliato al paese di Yai-Chou,
Sempre così, i consiglieri dei Re!
Favori e disgrazie mutano dall'alba al tramonto.
Verde, verde, l'erba del Borgo d'Oriente!
E in mezzo all'erba una strada che porta nei monti.
Riposando in pace fra le nuvole bianche -
Certo l'eremita ha scelto la parte migliore!
PO CHU-I, TR. GIORGIA VALENSIN
Al ritorno sostai nell'ombra al Casncello Azzurro.
Per la strada vidi venire uno a cavallo,
Pallido in volto e negli occhi uno strano terrore.
Amici e parenti attendevano per dirgli addio,
Gli venivano attorno, ma lui non osava sostare.
Stupito chiesi alla gente che m'era vicino
Chi fosse e che cosa mai gli fosse accaduto.
Mi dissero ch'era un Consigliere Privato;
il suo Ufficio era il pernio su cui si reggeva lo Stato.
Ancora ieri chiamato a un raduno d'eroi;
Oggi esiliato al paese di Yai-Chou,
Sempre così, i consiglieri dei Re!
Favori e disgrazie mutano dall'alba al tramonto.
Verde, verde, l'erba del Borgo d'Oriente!
E in mezzo all'erba una strada che porta nei monti.
Riposando in pace fra le nuvole bianche -
Certo l'eremita ha scelto la parte migliore!
PO CHU-I, TR. GIORGIA VALENSIN
La caduta in se stesso dell'esistente
continua, inarrestabile
e insieme
l'illusorio
alterno capovolgimento
di quel moto
dall'accaduto all'imminente...
questo
o il meraviglioso tramutare
di quella fitta
ed uniforme
lapidazione di eventi
in una mente piena di conoscenza
e di grazia -
a che cosa mi riserviù
a quale tedio, a quale chiusura
o all'incanto
di quella
inesauribile decifrazione della scrittura -
domandavo in altri tempi
e il tempo
passava tutto,
passava su se medesimo,
era quella la risposta:
come leggerla,
come riceverla?
continua, inarrestabile
e insieme
l'illusorio
alterno capovolgimento
di quel moto
dall'accaduto all'imminente...
questo
o il meraviglioso tramutare
di quella fitta
ed uniforme
lapidazione di eventi
in una mente piena di conoscenza
e di grazia -
a che cosa mi riserviù
a quale tedio, a quale chiusura
o all'incanto
di quella
inesauribile decifrazione della scrittura -
domandavo in altri tempi
e il tempo
passava tutto,
passava su se medesimo,
era quella la risposta:
come leggerla,
come riceverla?
domenica 12 dicembre 2010
ELEGIA
Ho trovato il segreto, la chiave di vetro
delle parole che scrivo; e ho paura.
Forse nei campi immensi dove il giglio fiorisce,
sulla riva di fiume che protegge, di primo mattino,
i tuoi piedi di ninfa, in un inganno d'età,
mi hai visto all'ombra di una roccia;
e se le tue labbra, socchiuse in un torpore
di melagrana, mi sfiorarono in un signo ebbro,
solo esso ricordo, imprecise, flussi
d'incendio in un'ipotesi d'amore.
NUNO JUDICE, TR. GIULIA LANCIANI
delle parole che scrivo; e ho paura.
Forse nei campi immensi dove il giglio fiorisce,
sulla riva di fiume che protegge, di primo mattino,
i tuoi piedi di ninfa, in un inganno d'età,
mi hai visto all'ombra di una roccia;
e se le tue labbra, socchiuse in un torpore
di melagrana, mi sfiorarono in un signo ebbro,
solo esso ricordo, imprecise, flussi
d'incendio in un'ipotesi d'amore.
NUNO JUDICE, TR. GIULIA LANCIANI
sabato 11 dicembre 2010
DAL DIARIO 24.3.1987
Vengo a galla, al mattino,
uscendo dai sogni: proprio come un angelo felice!
Brilla l'anima, artde di brace il corpo.
La sera mi corico: un autentico maiale
E nel frattempo cosa HO FATTO?
Sono stato in compagnia degli uomini,
a rimestare4 la loro merda.
ABDULAH SIDRAN, TR. SILVIO FERRARI
uscendo dai sogni: proprio come un angelo felice!
Brilla l'anima, artde di brace il corpo.
La sera mi corico: un autentico maiale
E nel frattempo cosa HO FATTO?
Sono stato in compagnia degli uomini,
a rimestare4 la loro merda.
ABDULAH SIDRAN, TR. SILVIO FERRARI
venerdì 10 dicembre 2010
LA RISPOSTA
Calpestata dalla vita
ho riposato con poesie
finché, placata,
proseguì
lasciandomi
in un silenzio di morte
con poche parole
secondo cose da troppo tempo
taciute-
ERIKA BURKART, TR. ANNALISA ZWEIFEL AZZONE
ho riposato con poesie
finché, placata,
proseguì
lasciandomi
in un silenzio di morte
con poche parole
secondo cose da troppo tempo
taciute-
ERIKA BURKART, TR. ANNALISA ZWEIFEL AZZONE
giovedì 9 dicembre 2010
AGLI AMICI
Esperti degli spazi
dalla terra alle stelle
ci perdiamo nello spazio
dalla terra alla testa.
Distese interplanetarie
dal dolore alla lacrima.
Sulla via dal falso alla verità
smetti di essere giovane.
Ci fanno ridere i jet
quella crepa nel silenzio
tra il volo e il suolo
- come record mondiale.
Ci furono decolli più veloci.
La loro eco ritardata
ci strappa dal sonno
solo dopo anni.
Risuona il grido:
Siamo innocenti!
Chi è grida? Corriamo
spalanchiamo lle finestre
La voce si spezza d'un tratto.
Fuori dalal finestra cadono
le stelle come dopo una salva
l'intonaco cade dal muro.
WISLAWA SZYMBORSKA, TR. PIETRO MARCHESANI
dalla terra alle stelle
ci perdiamo nello spazio
dalla terra alla testa.
Distese interplanetarie
dal dolore alla lacrima.
Sulla via dal falso alla verità
smetti di essere giovane.
Ci fanno ridere i jet
quella crepa nel silenzio
tra il volo e il suolo
- come record mondiale.
Ci furono decolli più veloci.
La loro eco ritardata
ci strappa dal sonno
solo dopo anni.
Risuona il grido:
Siamo innocenti!
Chi è grida? Corriamo
spalanchiamo lle finestre
La voce si spezza d'un tratto.
Fuori dalal finestra cadono
le stelle come dopo una salva
l'intonaco cade dal muro.
WISLAWA SZYMBORSKA, TR. PIETRO MARCHESANI
mercoledì 8 dicembre 2010
SCIATTONA
Mi lascio in gioro, da sciattona,
pezzi di me, momenti che ho amato:
li lascio lì dove
cadono, si stropiccino, se vogliono.
So come farli camminare
e respirare di nuovo. A volte di notte,
o in treno, ogno di ballare,
o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,
in francese, di amare i miei occhi, e
ancora una volta cammino per la tua strada,
quella prima volta, chiamata e desiderata,
gli alberi in fiore, leggeri,
leggeri e festosi. Rimettiti
in sesto, dicono, giustamente,
ma è testarda, la ragazza,
quell'ottimista, che continua a camminare.
KATE CLANCHY, TR. GIORGIA SENSI
pezzi di me, momenti che ho amato:
li lascio lì dove
cadono, si stropiccino, se vogliono.
So come farli camminare
e respirare di nuovo. A volte di notte,
o in treno, ogno di ballare,
o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,
in francese, di amare i miei occhi, e
ancora una volta cammino per la tua strada,
quella prima volta, chiamata e desiderata,
gli alberi in fiore, leggeri,
leggeri e festosi. Rimettiti
in sesto, dicono, giustamente,
ma è testarda, la ragazza,
quell'ottimista, che continua a camminare.
KATE CLANCHY, TR. GIORGIA SENSI
martedì 7 dicembre 2010
Sul punto di lasciarti con un "ciao", la voce
mi si blocca sul labbro, torno indietro,
resto ancora con te.. Mi fa male il distacco,
mi mette paura come l'odiosa notte di Acheronte.
Invece, tu risplendi di luce, non muta come quella
del giorno, ma parlante ed armoniosa più
di un canto di Sirene. A questa tua
voce, ha appeso ogni speranza la mia anima.
PAOLO SILENZIARIO, TR. C. A. SITTA
mi si blocca sul labbro, torno indietro,
resto ancora con te.. Mi fa male il distacco,
mi mette paura come l'odiosa notte di Acheronte.
Invece, tu risplendi di luce, non muta come quella
del giorno, ma parlante ed armoniosa più
di un canto di Sirene. A questa tua
voce, ha appeso ogni speranza la mia anima.
PAOLO SILENZIARIO, TR. C. A. SITTA
lunedì 6 dicembre 2010
domenica 5 dicembre 2010
COLLOQUIO
Ti ricordi, mio piccolo amore,
(un giorno avevo pensato
di chiamarti Tristano:
così triste la tua anima remota.
Ma poi quella maiuscola iniziale
mi parve troppo pesante
per la mia tenerezza
ed ora tento quest'altro nome,
più dimesso, più lieve:
piccolo amore)(
di', ti rammenti,
mio piccolo amore,
l'ultimo tramonto dell'inverno,
l'ultimo nostro colloquio
sul sedile di pietra rosa
di fronte ai muri rossi del Castello?
Quanti colombi! E tu mi sussurravi
che le ali loro grigioazzurre
assomigliavano ai miei occhi
un poco.
Sul fondo erboso del fossato
le margheritine
trattenevano l'ultima
chiarità stanca ddel sole.
E tu volevi
coglierle tutte per me,
con le gtue dita d'uomo
incerte tra gli steli
come dita di bimbo:
e m'empivi d'erba e di corolle le mani,
dicendomi che l'anima mia di fiore
era fiorita
per tutti i prati
di tutti i paesi,
dicendomi che trutta l'anima
della primavera non giunta
tremava nel mio respiro.
Piccolo amore, piccolo amore ti rammenti?
Guardavano le grandi nuvole accese
scivolare mute
dietro i rami nudi degli ippocastani.
Dicevamo: domani sarà vento.
Tu mi narravi, sommessamente,
in tono di lunga fiaba,
dell'ultima tua notte
passata nella casa della sorella,
in riva al lago.
"Mi destai. C'era tanto dsilenzio.
I bambini dormivano
nella stanza vicina.
Ed io prensavo, pensavo: mi dicevo
che accanto a te soono un bambino anch'io,
un bocciolo profumato di te".
Piccolo amore, piccolo amore, tiu rammenti
Moriva il bruciore del sole
di là dagli alberi
in un grande arco d'oro,
in un grande arco bianco
sul nostro capo.
E impallidiva la mia tristezza,
si spegneva il tuo affanno
nella semplicità
delle parole candide.
Tutto che fu menzogna,
tutto che fu dubbio e dolore
si sfaceva
e rimaneva solo
alla più pura anima
un tremore di piccole cose:
ali d'uccello, sentore di vento,
nomi di fiori, sonno di bambini...
Così come dilegua,
al calar dell'ombra,
l'ingannevole luce del giorno
e lo splendore del cielo
si acuisce
in un tremore di piccole cose
che si chiamano stelle.
Pasturo, 2 aprile 1931
ANTONIA POZZI
(un giorno avevo pensato
di chiamarti Tristano:
così triste la tua anima remota.
Ma poi quella maiuscola iniziale
mi parve troppo pesante
per la mia tenerezza
ed ora tento quest'altro nome,
più dimesso, più lieve:
piccolo amore)(
di', ti rammenti,
mio piccolo amore,
l'ultimo tramonto dell'inverno,
l'ultimo nostro colloquio
sul sedile di pietra rosa
di fronte ai muri rossi del Castello?
Quanti colombi! E tu mi sussurravi
che le ali loro grigioazzurre
assomigliavano ai miei occhi
un poco.
Sul fondo erboso del fossato
le margheritine
trattenevano l'ultima
chiarità stanca ddel sole.
E tu volevi
coglierle tutte per me,
con le gtue dita d'uomo
incerte tra gli steli
come dita di bimbo:
e m'empivi d'erba e di corolle le mani,
dicendomi che l'anima mia di fiore
era fiorita
per tutti i prati
di tutti i paesi,
dicendomi che trutta l'anima
della primavera non giunta
tremava nel mio respiro.
Piccolo amore, piccolo amore ti rammenti?
Guardavano le grandi nuvole accese
scivolare mute
dietro i rami nudi degli ippocastani.
Dicevamo: domani sarà vento.
Tu mi narravi, sommessamente,
in tono di lunga fiaba,
dell'ultima tua notte
passata nella casa della sorella,
in riva al lago.
"Mi destai. C'era tanto dsilenzio.
I bambini dormivano
nella stanza vicina.
Ed io prensavo, pensavo: mi dicevo
che accanto a te soono un bambino anch'io,
un bocciolo profumato di te".
Piccolo amore, piccolo amore, tiu rammenti
Moriva il bruciore del sole
di là dagli alberi
in un grande arco d'oro,
in un grande arco bianco
sul nostro capo.
E impallidiva la mia tristezza,
si spegneva il tuo affanno
nella semplicità
delle parole candide.
Tutto che fu menzogna,
tutto che fu dubbio e dolore
si sfaceva
e rimaneva solo
alla più pura anima
un tremore di piccole cose:
ali d'uccello, sentore di vento,
nomi di fiori, sonno di bambini...
Così come dilegua,
al calar dell'ombra,
l'ingannevole luce del giorno
e lo splendore del cielo
si acuisce
in un tremore di piccole cose
che si chiamano stelle.
Pasturo, 2 aprile 1931
ANTONIA POZZI
sabato 4 dicembre 2010
PAROLA XXIII, A
Signore Dio di tutto, possente in tutto,
Luogo incircoscritto e non localizzabile di tutte le cose,
a tutti vicino con l'intero tuo essere;
Tu senza il dove dei luoghi, eppure non vi è limite senza
di Te;
mai apparso a qualcuno, eppure non vi è visione di luce
senza che spunti il tuo lume.
Gloria terrificante, nome irraggiungibile,
appellaxzione di maestà, voce incontenibile,
essere imperscrutabile,
lontano inaccessibile e vicino immediabile.
Tu vedi il gemito, a Te non sfugge la miseria, stai vicino
alla mestizia,
sei rimedio, che tutto risana, per ogni cosa irrimediabile,
o Padre delle tenerezze,
che fai sorgere la misericordia, Dio della consolazione.
GREGORIO DI NAREK, TR. BOGHOS LEVON ZEKIYAN
Luogo incircoscritto e non localizzabile di tutte le cose,
a tutti vicino con l'intero tuo essere;
Tu senza il dove dei luoghi, eppure non vi è limite senza
di Te;
mai apparso a qualcuno, eppure non vi è visione di luce
senza che spunti il tuo lume.
Gloria terrificante, nome irraggiungibile,
appellaxzione di maestà, voce incontenibile,
essere imperscrutabile,
lontano inaccessibile e vicino immediabile.
Tu vedi il gemito, a Te non sfugge la miseria, stai vicino
alla mestizia,
sei rimedio, che tutto risana, per ogni cosa irrimediabile,
o Padre delle tenerezze,
che fai sorgere la misericordia, Dio della consolazione.
GREGORIO DI NAREK, TR. BOGHOS LEVON ZEKIYAN
E' facile inventare un'esistenza -
Dio lo fa tutti i giorni
La creazione non è che lo sgambetto
della sua autorità -
E' facile annientarla -
un Dio parsimonioso
non potrebbe l'eterno garantire+
alla spontaneità -
Le forme eliminate si lamentano -
ma nel suo imperturbabile disegno
egli procede - inserendo qua un sole -
annullando là un uomo -
EMILY DICKINSON, TR. SILVIO RAFFO
Dio lo fa tutti i giorni
La creazione non è che lo sgambetto
della sua autorità -
E' facile annientarla -
un Dio parsimonioso
non potrebbe l'eterno garantire+
alla spontaneità -
Le forme eliminate si lamentano -
ma nel suo imperturbabile disegno
egli procede - inserendo qua un sole -
annullando là un uomo -
EMILY DICKINSON, TR. SILVIO RAFFO
giovedì 2 dicembre 2010
UOMO CHE SI FA STRANIERO
Un uomo a un tratto si fa straniero a sé
ai suoi oggetti, alla sua casa, alla donna in cui riposa
e l'aria di ogni giorno su lui posa
come terra strato sopra strato.
Un uomo a un tratto si fa straniero
al suo corpo dissociato, alle molte membra delle quali
si abusa in monvimenti infiniti.
E solo la sua testa è un serraglio di animali ammansiti.
E con le dita, nel linguaggio di chji non parla e chi non sente,
cerca di raccontare a se stesso brevemente
le cose che non disse mai a parola,
ma il suo sangue lentamente
lo soffoca come una cravatta e la rètina distende
una mappa di macchie alle pareti
con terre popolate dalla sola solitudine.
ORI BERNSTEIN, TR. ARIEL RATHAUS
ai suoi oggetti, alla sua casa, alla donna in cui riposa
e l'aria di ogni giorno su lui posa
come terra strato sopra strato.
Un uomo a un tratto si fa straniero
al suo corpo dissociato, alle molte membra delle quali
si abusa in monvimenti infiniti.
E solo la sua testa è un serraglio di animali ammansiti.
E con le dita, nel linguaggio di chji non parla e chi non sente,
cerca di raccontare a se stesso brevemente
le cose che non disse mai a parola,
ma il suo sangue lentamente
lo soffoca come una cravatta e la rètina distende
una mappa di macchie alle pareti
con terre popolate dalla sola solitudine.
ORI BERNSTEIN, TR. ARIEL RATHAUS
mercoledì 1 dicembre 2010
NEVICATA
La neve cominciò a cadere
e ancor prima che facesse buio
trasformò Peredèlkino
nell'anonimo incanto dell'inverno.
Rinnegò e cancellò da una una targa
l'assurdo nome "Casa dedll'arte"
e innalzò il trenino nei campi
a eco dell'angoscia universale.
Ingannando i giardini, gli orti,
trionfando sul loro insulso spazio,
uno sparuto groppo di alberi
usurpò il nome dell'intera natura.
Sulla montagna, nel silenzio assoluto,
si levò la voce d'un antico canto.
Dell'universo ormai, non del villaggio,
eri partecipe e meschino debitore.
In lontananza, fra le stelle e a strada,
stupito anch'egli d'esser lì, così,
passò volando, raggiante di salute,
un esultante sciatore delle nevi.
L'onnipresente forza del moto,
lo sciatore, la luna e la terra
non sono che pretesti pèer scrivere versi -
effimero successo dell'ingegno.
Finché però nell'austera nevicata
chiara è la mente e la volontà è forte,
nell'intervallo tra il suono e la parola
l'anima indugia prudente.
BELLA ACHMADULINA, TR. DANIELA GATTI
e ancor prima che facesse buio
trasformò Peredèlkino
nell'anonimo incanto dell'inverno.
Rinnegò e cancellò da una una targa
l'assurdo nome "Casa dedll'arte"
e innalzò il trenino nei campi
a eco dell'angoscia universale.
Ingannando i giardini, gli orti,
trionfando sul loro insulso spazio,
uno sparuto groppo di alberi
usurpò il nome dell'intera natura.
Sulla montagna, nel silenzio assoluto,
si levò la voce d'un antico canto.
Dell'universo ormai, non del villaggio,
eri partecipe e meschino debitore.
In lontananza, fra le stelle e a strada,
stupito anch'egli d'esser lì, così,
passò volando, raggiante di salute,
un esultante sciatore delle nevi.
L'onnipresente forza del moto,
lo sciatore, la luna e la terra
non sono che pretesti pèer scrivere versi -
effimero successo dell'ingegno.
Finché però nell'austera nevicata
chiara è la mente e la volontà è forte,
nell'intervallo tra il suono e la parola
l'anima indugia prudente.
BELLA ACHMADULINA, TR. DANIELA GATTI
martedì 30 novembre 2010
POEMA IN DIECI VERSI
Il mio cuore era un'ala viva e torbida+
e paurosa ala di anelito.
Era Primavera opra i campi verdi.
Azzurra era l'altezza e smeraldo il suolo.
Lei - quella che m'amava - morì in Primavera.
Ricordo anche i suoi occhi di colomba in veglia.
Lei - quella che m'amava - chiuse gli occhi. Sera.
Sera di campagna, azzurra. Sera d'ali e di voli.
Lei - quella che m'amava - morì in Primavera.
E si portò la Primavera al cielo.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI
e paurosa ala di anelito.
Era Primavera opra i campi verdi.
Azzurra era l'altezza e smeraldo il suolo.
Lei - quella che m'amava - morì in Primavera.
Ricordo anche i suoi occhi di colomba in veglia.
Lei - quella che m'amava - chiuse gli occhi. Sera.
Sera di campagna, azzurra. Sera d'ali e di voli.
Lei - quella che m'amava - morì in Primavera.
E si portò la Primavera al cielo.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI
lunedì 29 novembre 2010
LA LUCE CHE VIENE
Persino così tardi avviene:
l'amore che arriva, la luce che viene.
Ti svegli e le candele si sono accese forse vda sé,
le stelle accorrono, i sogni entrano a fiotti nel cuscino,
sprigionano caldi bouquet d'aria.
Persino così tardi le ossa del corpo splendono
e la polvere del domani s'incendiaq in respiro.
MARK STRAND, TR. DAMIANO ABENI
l'amore che arriva, la luce che viene.
Ti svegli e le candele si sono accese forse vda sé,
le stelle accorrono, i sogni entrano a fiotti nel cuscino,
sprigionano caldi bouquet d'aria.
Persino così tardi le ossa del corpo splendono
e la polvere del domani s'incendiaq in respiro.
MARK STRAND, TR. DAMIANO ABENI
domenica 28 novembre 2010
sabato 27 novembre 2010
CUSTODE DI GREGGI, XXVII
Solo la Natura è divina, ed essa non è divina...
Se parlo di lei come di un ente
E' che per parlar di lei devo usare il linguaggio degli
[uomini
Che dà personalità alle cose,
E impone nomi alle cose.
Ma le cose non hanno nomi né personalità:
Esistono, e il cielo è grande e laterra ampia,
E il nostro cuore delle dimendioni di un pugno chiuso...
Benedetto sia io per tutto quanto non so.
Godo tutto questo come chi sa che c'è il Sole.
ANTONIO FERNANDO NOGUEIRA PESSA/ALBERTO CAEIRO, TR. PIERLUIGI RAULE
Se parlo di lei come di un ente
E' che per parlar di lei devo usare il linguaggio degli
[uomini
Che dà personalità alle cose,
E impone nomi alle cose.
Ma le cose non hanno nomi né personalità:
Esistono, e il cielo è grande e laterra ampia,
E il nostro cuore delle dimendioni di un pugno chiuso...
Benedetto sia io per tutto quanto non so.
Godo tutto questo come chi sa che c'è il Sole.
ANTONIO FERNANDO NOGUEIRA PESSA/ALBERTO CAEIRO, TR. PIERLUIGI RAULE
giovedì 25 novembre 2010
PIOGGERELLINA
Nella pioggerellina fine fine
un mendicante sordomuto
batte forte la sua scodella.
YOTARO ISSA, TR.KANTARO NISHIDA E GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
un mendicante sordomuto
batte forte la sua scodella.
YOTARO ISSA, TR.KANTARO NISHIDA E GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IN COMUNE
Il coltello divide il nostro pane
in pezzi uguali.
Sul bordo del bicchiere ove posarono
le tue labbra, poso le mie a bere
la seconda sorsata.
Cammina con le mie scazrpe!
Quando viene l'inverno
mi scalda il tuo cappotto.
Piangiamo con gli stessi occhi,
chiudiamo la porta alla sera
per essere soli. Nel sonno
entrano i tuoi sogni nei miei sogni.
HANS BENDER, TR. GILDA MUSA
in pezzi uguali.
Sul bordo del bicchiere ove posarono
le tue labbra, poso le mie a bere
la seconda sorsata.
Cammina con le mie scazrpe!
Quando viene l'inverno
mi scalda il tuo cappotto.
Piangiamo con gli stessi occhi,
chiudiamo la porta alla sera
per essere soli. Nel sonno
entrano i tuoi sogni nei miei sogni.
HANS BENDER, TR. GILDA MUSA
martedì 23 novembre 2010
E' sera di nuovo, vediè più corta di un giorno la pèrigionia
e anche la vita è più corta di un giorno. La luna
illumina il paesaggio, da cappo al suo chiarore si tendono i fili,
attraverso le finestre si scorge l'ombra di sentinelle armate,
scivola sui muri, tra i suoni della noptte.
Ecco, dorme il campo, cara, frusciano i sogni,
farfuglia chi si ridesta di soprassalto, si girta nel poco spazio
e già si è riaddormentato e il volto gli splende. Io solo
siedo sveglio, sento in boicca una sigaretta mezzo spenta e non
il sapore del tuo bacio, e non arriva il sonno, il grande protettore,
perché ormai, senza te, non so né vivere né morire.
(Lager Heidenau, tra i monti sopra Zagubica, luglio 1944)
e anche la vita è più corta di un giorno. La luna
illumina il paesaggio, da cappo al suo chiarore si tendono i fili,
attraverso le finestre si scorge l'ombra di sentinelle armate,
scivola sui muri, tra i suoni della noptte.
Ecco, dorme il campo, cara, frusciano i sogni,
farfuglia chi si ridesta di soprassalto, si girta nel poco spazio
e già si è riaddormentato e il volto gli splende. Io solo
siedo sveglio, sento in boicca una sigaretta mezzo spenta e non
il sapore del tuo bacio, e non arriva il sonno, il grande protettore,
perché ormai, senza te, non so né vivere né morire.
(Lager Heidenau, tra i monti sopra Zagubica, luglio 1944)
lunedì 22 novembre 2010
CREDERE E'
Credere è come essere distrutto?
E' lpo stesso congedarsi dai fioti
- dal vaso caduto per terra -
e percorrere la via che non si può rifare
come i frammenti calpestati?
Invocando solo il nome di Dio,
restando sempre infranto.
KIKUO TAKANO, TR. PAOLO LAGAZZI E YASUKO MATSUMOTO\
E' lpo stesso congedarsi dai fioti
- dal vaso caduto per terra -
e percorrere la via che non si può rifare
come i frammenti calpestati?
Invocando solo il nome di Dio,
restando sempre infranto.
KIKUO TAKANO, TR. PAOLO LAGAZZI E YASUKO MATSUMOTO\
domenica 21 novembre 2010
ELEGIA
Amico, piangiamo:
una lacrima sarà per la foglia gialla,
una lacrima per la rosa sfiorita,
una lacrima per la rtagazza morta,
una lacrima per il dolore di ogni uomo.
Una lacrima per ogni pietra,
per ogni albero,
per ogni stella
e per l'Ideale.
Infinite sono le anime, le pietre.
O paura a camminare, per non pestarle.
EUGEN IONESCU, TR. DASVIDE ASTORI
una lacrima sarà per la foglia gialla,
una lacrima per la rosa sfiorita,
una lacrima per la rtagazza morta,
una lacrima per il dolore di ogni uomo.
Una lacrima per ogni pietra,
per ogni albero,
per ogni stella
e per l'Ideale.
Infinite sono le anime, le pietre.
O paura a camminare, per non pestarle.
EUGEN IONESCU, TR. DASVIDE ASTORI
sabato 20 novembre 2010
BALLATA ARBITRARIA
Il canto morto ritorna
a questa notte purissima
dove io sono rosa e grano
presso la diga fantastica.
Una sordida impresa
mi tiene ichiodato al suolo
cercando un cielo remoto
consegnato alle piante, alle bestie.
Oh ballata numerosa
impresentito e arbitrario
sono la tua ombra alata
in questa ombra, in questo abisso
singolarmente buio.
Ho perso ogni cosa mia
nell'inutile purificazione
del mio cerchio di fuoco.
Ho perso tutto, e anche più.
Eccomi, ora, povero e isolato.
LÊDO IVO, TR. RUGGERO JACOBBI
a questa notte purissima
dove io sono rosa e grano
presso la diga fantastica.
Una sordida impresa
mi tiene ichiodato al suolo
cercando un cielo remoto
consegnato alle piante, alle bestie.
Oh ballata numerosa
impresentito e arbitrario
sono la tua ombra alata
in questa ombra, in questo abisso
singolarmente buio.
Ho perso ogni cosa mia
nell'inutile purificazione
del mio cerchio di fuoco.
Ho perso tutto, e anche più.
Eccomi, ora, povero e isolato.
LÊDO IVO, TR. RUGGERO JACOBBI
venerdì 19 novembre 2010
FUGA IN LILLA
Bisogna scrivere senza perché, senzqa per chi.
Il corpo si ricorda di un amore come un accendersi di lam-
pada.
Il silenzio è tentazione e promessa.
ALEJANDRA PIZARNIK, TR. CLAUDIO CINTI
Il corpo si ricorda di un amore come un accendersi di lam-
pada.
Il silenzio è tentazione e promessa.
ALEJANDRA PIZARNIK, TR. CLAUDIO CINTI
giovedì 18 novembre 2010
"Temps mauvais et petit" - senza tregua
ripeto, sì, ripeto quest'incompleta frase aurea,
una rapsodia in realtà,
candidata a liberarsi dalle viti
per la lava grumodsa che aspetta, tutta stretta dentro me,
un ritmo sciiancato che cerca trova
perde l'humus dentro questa rapsodia.
Chi marchia i suoni opachi che si trastullano
nella mia voce, cosa appare
mentre dal mio ovcchio che pulsa
passa veloce con ira il mio occhio arrpossato?
Sosto per un attimo e ascolto: da me tutt'intorno
incandescenti parole si scagliano.
ENIS BATUR, TR. ISIL SATCIOGLU
ripeto, sì, ripeto quest'incompleta frase aurea,
una rapsodia in realtà,
candidata a liberarsi dalle viti
per la lava grumodsa che aspetta, tutta stretta dentro me,
un ritmo sciiancato che cerca trova
perde l'humus dentro questa rapsodia.
Chi marchia i suoni opachi che si trastullano
nella mia voce, cosa appare
mentre dal mio ovcchio che pulsa
passa veloce con ira il mio occhio arrpossato?
Sosto per un attimo e ascolto: da me tutt'intorno
incandescenti parole si scagliano.
ENIS BATUR, TR. ISIL SATCIOGLU
DOMANI, NO
Questo non è un addio
+perché non ci siamo visti affatto
malgrado ombra e ombra
per strada si sovrapponessero insieme
come un evaso solitario
Domani, no
il domani non è oltre laq notte
chi aspetta è il colpevole
ma le storie che accadono di notte
si lasci cbhe nella notte finiscano
BEI DAO, TR. CLAUDIA POZZANA
+perché non ci siamo visti affatto
malgrado ombra e ombra
per strada si sovrapponessero insieme
come un evaso solitario
Domani, no
il domani non è oltre laq notte
chi aspetta è il colpevole
ma le storie che accadono di notte
si lasci cbhe nella notte finiscano
BEI DAO, TR. CLAUDIA POZZANA
martedì 16 novembre 2010
AUTUNNO
O triste vento!
Volteggiano come volani
i frutti alati delle sammare.
Tra gli alberi il frumento
si stende lontano lontano
come una verde nevicata d'astri.
Le oche in triangolo vanno
in numero pari
verso le paludi.
Addio belle nubi kleksografiche!
Addio bei tramonti di cinabro!
Scricchiolano sotto i piedi
i piccoli obici delle ghiande
(pesante al figliuol prodigo!).
Un triste ritornello fischia sul labbro.
Addio belle notti crittografiche!
E il sonno che non viene più...
Oh ma quando ci sarai tu
e metterai nelle lenzuola
dei mazzetti odorosi di lavanda!
CORRADO GOVONI
Volteggiano come volani
i frutti alati delle sammare.
Tra gli alberi il frumento
si stende lontano lontano
come una verde nevicata d'astri.
Le oche in triangolo vanno
in numero pari
verso le paludi.
Addio belle nubi kleksografiche!
Addio bei tramonti di cinabro!
Scricchiolano sotto i piedi
i piccoli obici delle ghiande
(pesante al figliuol prodigo!).
Un triste ritornello fischia sul labbro.
Addio belle notti crittografiche!
E il sonno che non viene più...
Oh ma quando ci sarai tu
e metterai nelle lenzuola
dei mazzetti odorosi di lavanda!
CORRADO GOVONI
lunedì 15 novembre 2010
SILENZIO D'AUTUNNO
Silenzio
d'autunno, raggiante.
Grave impenetrabile luminosità.
Profilo
d'un poco di mondo bruno
contro un poco di cielo terso.
Vene
cariche di un'ultima dolcezza.
Forse di sole eterno.
Silenzio
d'autunno, tremendo.
SIBILLA ALERAMO
d'autunno, raggiante.
Grave impenetrabile luminosità.
Profilo
d'un poco di mondo bruno
contro un poco di cielo terso.
Vene
cariche di un'ultima dolcezza.
Forse di sole eterno.
Silenzio
d'autunno, tremendo.
SIBILLA ALERAMO
domenica 14 novembre 2010
GIARDINO AUTUNNALE
Al giardino spettrale al lauro muto
De le verdi ghirlande
A la terra autunnale
Un ultimo saluto!
A l'aride pendici
Aspre arrossate nell'estremo sole
Confusa di rumore
Rauchi grida la lontana vita:
Grida al morente sole
Che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
Che straziante sale: il fiume spare
Ne le arene dorate: nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
Volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
Tenero e grandioso
Sorge ed anela in alto al mio balcone:
E in aroma d'alloro acre languente,
Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m'appar, presente.
DINO CAMPANA
De le verdi ghirlande
A la terra autunnale
Un ultimo saluto!
A l'aride pendici
Aspre arrossate nell'estremo sole
Confusa di rumore
Rauchi grida la lontana vita:
Grida al morente sole
Che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
Che straziante sale: il fiume spare
Ne le arene dorate: nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
Volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
Tenero e grandioso
Sorge ed anela in alto al mio balcone:
E in aroma d'alloro acre languente,
Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m'appar, presente.
DINO CAMPANA
sabato 13 novembre 2010
SONETTOD'AUTUNNO
Foglie e speranze senza tregua, foglie
e speranze; non hanno rami e cuori
cadute eguali allor che i primi ori
Autunno triste su la terra accoglie?
L'anima poi che nell'audaci voglie
si disfece gli ultimi rossori
della sua giovinezza, in foglie e fiori
malinconicamente si discioglie.
E resta il cuor e resta il ramo: soli
sospiranti in un intimo richiamo
la rossa estate e il suo vivere corto.
Ma se tornino i buoni e dolci soli
primaverili, rinverranno il ramo
pien di speranza e il cuore, invece, morto.
SERGIO CORAZZINI
e speranze; non hanno rami e cuori
cadute eguali allor che i primi ori
Autunno triste su la terra accoglie?
L'anima poi che nell'audaci voglie
si disfece gli ultimi rossori
della sua giovinezza, in foglie e fiori
malinconicamente si discioglie.
E resta il cuor e resta il ramo: soli
sospiranti in un intimo richiamo
la rossa estate e il suo vivere corto.
Ma se tornino i buoni e dolci soli
primaverili, rinverranno il ramo
pien di speranza e il cuore, invece, morto.
SERGIO CORAZZINI
venerdì 12 novembre 2010
D'AUTUNNO E' CON NOI
D'autunno è con noi
ogni foglia e ghianda
ed è raggiunto il cielo.
Fra le avellane svolazza
la palomba ferita,
freme il sottobosco
agli scoppi
dei ricci di cstagna.
Dolcissima è l'ultima uva
celata fra i pampini rossi,
sul fianco dei monti saleù
il fiume delle carbonaie.
A sera
io provo il caldo smemorato
delle castagn,
del torbido vino,
il più nudo corpo
della mia donna.
PAOLO VOLPONI
ogni foglia e ghianda
ed è raggiunto il cielo.
Fra le avellane svolazza
la palomba ferita,
freme il sottobosco
agli scoppi
dei ricci di cstagna.
Dolcissima è l'ultima uva
celata fra i pampini rossi,
sul fianco dei monti saleù
il fiume delle carbonaie.
A sera
io provo il caldo smemorato
delle castagn,
del torbido vino,
il più nudo corpo
della mia donna.
PAOLO VOLPONI
mercoledì 10 novembre 2010
CARRI D'AUTUNNO
Nello spazio lunare
pesa il silenzio dei morti.
Ai carri eternamente remoti
il cigolìo dei lumi
improvvisa perduti e beati
villaggi di sono.
Come un tepore troveranno l'alba
gli zingari di neve,
come un tepore sotto l'ala i nidi.
Così lontano a trasparire il mondo
ricorda che fu d'erba, una pianura.
ALFONSO GATTO
pesa il silenzio dei morti.
Ai carri eternamente remoti
il cigolìo dei lumi
improvvisa perduti e beati
villaggi di sono.
Come un tepore troveranno l'alba
gli zingari di neve,
come un tepore sotto l'ala i nidi.
Così lontano a trasparire il mondo
ricorda che fu d'erba, una pianura.
ALFONSO GATTO
martedì 9 novembre 2010
AUTUNNO A MILANO
nche in città fanno fuochi di stoppie
oltre barriera dove arrivano i merci.
In un cortile
hai sentore di terra e di radici
ti attristi col naso a mezz'aria
sul tuo inutile fiuto da indiano.
LUCIANO ERBA
oltre barriera dove arrivano i merci.
In un cortile
hai sentore di terra e di radici
ti attristi col naso a mezz'aria
sul tuo inutile fiuto da indiano.
LUCIANO ERBA
lunedì 8 novembre 2010
NOVEMBRE AL PALAZZO REALE
Quella strada, mi sembra, porta
a Treviglio, quell'altra al lago di Como.
Guarda, vicino a quellsa panchina storta
c'è uno che lava la moto e un altro uomo, e un altro uomo
più lontano, legge il giornale.
Verso l'autodromo qualcosa brucia; o sarà bruma.
Qui a Monza non ci venivo da tanti anni, ma è uguale
a tanti anni fa. Mica stoppie, è che fuma
la nebbia e sono appena passate le tre.
A destra, vedrai le vecchie scuderie.
Non c'è da sbagliare. Trovi due vie:
una è per Sesto, la tua è davanti a te.
FRANCO FORTINI
a Treviglio, quell'altra al lago di Como.
Guarda, vicino a quellsa panchina storta
c'è uno che lava la moto e un altro uomo, e un altro uomo
più lontano, legge il giornale.
Verso l'autodromo qualcosa brucia; o sarà bruma.
Qui a Monza non ci venivo da tanti anni, ma è uguale
a tanti anni fa. Mica stoppie, è che fuma
la nebbia e sono appena passate le tre.
A destra, vedrai le vecchie scuderie.
Non c'è da sbagliare. Trovi due vie:
una è per Sesto, la tua è davanti a te.
FRANCO FORTINI
NOVEMBRE AL PARCO REALE
Quella strada, mi sembra, porta
a Treviglio, quell'altra al lago di Como.
Guarda, vicino a quellsa panchina storta
c'è uno che lava la moto e un altro uomo, e un altro uomo
più lontano, legge il giornale.
Verso l'autodromo qualcosa brucia; o sarà bruma.
Qui a Monza non ci venivo da tanti anni, ma è uguale
a tanti anni fa. Mica stoppie, è che fuma
la nebbia e sono appena passate le tre.
A destra, vedrai le vecchie scuderie.
Non c'è da sbagliare. Trovi due vie:
una è per Sesto, la tua è davanti a te.
FRANCO FORTINI
a Treviglio, quell'altra al lago di Como.
Guarda, vicino a quellsa panchina storta
c'è uno che lava la moto e un altro uomo, e un altro uomo
più lontano, legge il giornale.
Verso l'autodromo qualcosa brucia; o sarà bruma.
Qui a Monza non ci venivo da tanti anni, ma è uguale
a tanti anni fa. Mica stoppie, è che fuma
la nebbia e sono appena passate le tre.
A destra, vedrai le vecchie scuderie.
Non c'è da sbagliare. Trovi due vie:
una è per Sesto, la tua è davanti a te.
FRANCO FORTINI
domenica 7 novembre 2010
DOMENICA DI NOVEMBRE
Sui verdi appassiti dei campi
come un velo di cenere,
la brina scintilla al cielo.
Che quieta domenica!
Vanno freschi fanciulli,
pel deserto mattino,
verso una campana che suona
come in sogno.
PIER PAOLO PASOLINI
come un velo di cenere,
la brina scintilla al cielo.
Che quieta domenica!
Vanno freschi fanciulli,
pel deserto mattino,
verso una campana che suona
come in sogno.
PIER PAOLO PASOLINI
DOMENICA DI NOVEMBRE
Sui verdi appassiti dei campi
come un velo di cenere,
la brina scintilla al cielo.
Che quieta domenica!
Vanno freschi fanciulli,
pel deserto mattino,
verso una campana che suona
come in sogno.
PIER PAOLO PASOLINI
come un velo di cenere,
la brina scintilla al cielo.
Che quieta domenica!
Vanno freschi fanciulli,
pel deserto mattino,
verso una campana che suona
come in sogno.
PIER PAOLO PASOLINI
sabato 6 novembre 2010
Una brezza di primo inverno sale
ai mnti freddi e spazia in queste fredde luci
che tu non vedi. Io le ritrovo invece
dal mio passato anche più vive. Il giorno
che a te le ruba lascia ora le valli
e in rami ombrosi cangia altri infiniti
rami e fa un lampo solo di tanti anni.
Poi tutto sfuma, l'erba ancora accesa
muore nell'altra lieve, inavvertita
che inazzura i crinali: un primo accordo
dei prati con la sera, delle case
coi nostri cuori che lottano con l'ombra.
ALESSANDRO PARRONCHI
ai mnti freddi e spazia in queste fredde luci
che tu non vedi. Io le ritrovo invece
dal mio passato anche più vive. Il giorno
che a te le ruba lascia ora le valli
e in rami ombrosi cangia altri infiniti
rami e fa un lampo solo di tanti anni.
Poi tutto sfuma, l'erba ancora accesa
muore nell'altra lieve, inavvertita
che inazzura i crinali: un primo accordo
dei prati con la sera, delle case
coi nostri cuori che lottano con l'ombra.
ALESSANDRO PARRONCHI
venerdì 5 novembre 2010
giovedì 4 novembre 2010
mercoledì 3 novembre 2010
,MI SENTO L'AUTUNNO
Aria spezzata
del focolare in disparte
con poca cenere,
i vetri anche tacciono
le cose che si muovono fuori,
dove screziato un muro s'erge
e gli embrici rabbuiati
hanno l'estrema cura
d'una parola,
farebbero canti ancor gli uccelli
o nell'ebrezza d'un sole d'estate
riportato un albero,
intonerebbe lievi le mosse
dei rami frondosi e... oh... ma
io mi sento l'autunno
infiltrato nelle case basse
e già scende su dai poggi
come la tela di fine atto
con un brivido
sull'attonito spettatore
ROCCO SCOTELLARO
del focolare in disparte
con poca cenere,
i vetri anche tacciono
le cose che si muovono fuori,
dove screziato un muro s'erge
e gli embrici rabbuiati
hanno l'estrema cura
d'una parola,
farebbero canti ancor gli uccelli
o nell'ebrezza d'un sole d'estate
riportato un albero,
intonerebbe lievi le mosse
dei rami frondosi e... oh... ma
io mi sento l'autunno
infiltrato nelle case basse
e già scende su dai poggi
come la tela di fine atto
con un brivido
sull'attonito spettatore
ROCCO SCOTELLARO
martedì 2 novembre 2010
FOGLIE PER I MORTI
Forse no solo qui, forse su tutto
il tiepido pianeta ormai cadono
le foglie ed è ciascuna terra involta
dentro il loro estenuarsi morire.
O dolcezza paterna di quel vento
che le adagia e raccoglie!
Qui sulle case pallide dei morti
oggi azzimate di triste corone
il pianto cade ormai da giorni e giorni,
un fresco pianto di tranquille foglie
che va tingendo tutto il camposanto
di un festoso ed estatico vermiglio.
DARIA MENICANTI
il tiepido pianeta ormai cadono
le foglie ed è ciascuna terra involta
dentro il loro estenuarsi morire.
O dolcezza paterna di quel vento
che le adagia e raccoglie!
Qui sulle case pallide dei morti
oggi azzimate di triste corone
il pianto cade ormai da giorni e giorni,
un fresco pianto di tranquille foglie
che va tingendo tutto il camposanto
di un festoso ed estatico vermiglio.
DARIA MENICANTI
lunedì 1 novembre 2010
NOVEMBRE
Le mosche mature
cadono a gambe in aria
quando viene il pettirosso
e i morti si accendono
davanti ai piedi
piccole fiamme per un giorno
BARTOLO CATTAFI
cadono a gambe in aria
quando viene il pettirosso
e i morti si accendono
davanti ai piedi
piccole fiamme per un giorno
BARTOLO CATTAFI
domenica 31 ottobre 2010
EGCLOGA III, II
In autunno era il tempo
del grande guadagno,
molto anelata vendemmia, quando
esistevi, poesia: pura.
Un moto, un modo, ultimo, dell’azzurro.
che di sé si contenta e fa contenti
anche i vinti, i divisi.
Eri, non eri: mutila
In ciò, più che colpevole;
tu come luna sempre oltre la selva,
sempre col vano raggio
pur tra la selva a spanderti. Ma ora
in altre sere vai, fonte imbarbarita,
in altri alvei, difetto e perdizione.
Interferenze s’aprono, s’appuntano
ove decadde l’inarticolato
cuore tuo, il tuo ritmo
che la tempia fedele – lei sola – auscultava.
Qui. Ma io sono immune
e incolpevole: tanto oso dire.
E io posso all’azzurro serbarti
- solo talvolta
(come all’autunno, padre, giaciglio, cibo) –
all’azzurro di ierofania
che ogni passione avalla, ogni informità soffoca.
Madore, fumo, lume
D’immagini, d’incontri, di conati
…………..
…………..
Parole d’ordine
d’altri milioni d’anni, d’altri defunti eoni
triviale slogan. Noi
…………..
ANDREA ZANZOTTO
del grande guadagno,
molto anelata vendemmia, quando
esistevi, poesia: pura.
Un moto, un modo, ultimo, dell’azzurro.
che di sé si contenta e fa contenti
anche i vinti, i divisi.
Eri, non eri: mutila
In ciò, più che colpevole;
tu come luna sempre oltre la selva,
sempre col vano raggio
pur tra la selva a spanderti. Ma ora
in altre sere vai, fonte imbarbarita,
in altri alvei, difetto e perdizione.
Interferenze s’aprono, s’appuntano
ove decadde l’inarticolato
cuore tuo, il tuo ritmo
che la tempia fedele – lei sola – auscultava.
Qui. Ma io sono immune
e incolpevole: tanto oso dire.
E io posso all’azzurro serbarti
- solo talvolta
(come all’autunno, padre, giaciglio, cibo) –
all’azzurro di ierofania
che ogni passione avalla, ogni informità soffoca.
Madore, fumo, lume
D’immagini, d’incontri, di conati
…………..
…………..
Parole d’ordine
d’altri milioni d’anni, d’altri defunti eoni
triviale slogan. Noi
…………..
ANDREA ZANZOTTO
sabato 30 ottobre 2010
MITOLOCICO AUTUNNO
Il tempo Apollo annuncua che già muta
e Persefone serpe si rimbuca.
In un angolo nonna fiuta cupa
suo Càstore e Pollice di Macuba.
L’uccello di Minerva oscura braccia
A Diana che ritorna da la caccia.
Poi cielo Giove cade su la faccia
e Ade autunno piove tuono e grazia.
FERNANDO TARTAGLIA
e Persefone serpe si rimbuca.
In un angolo nonna fiuta cupa
suo Càstore e Pollice di Macuba.
L’uccello di Minerva oscura braccia
A Diana che ritorna da la caccia.
Poi cielo Giove cade su la faccia
e Ade autunno piove tuono e grazia.
FERNANDO TARTAGLIA
venerdì 29 ottobre 2010
AUTUNNO
Tornano i mulinelli del vento.
L’usignolo più non gorgheggia.
Gli alberi come neve riveste la luna.
Tremano nel sonno caste fanciulle.
BIAGIA MARNITI
L’usignolo più non gorgheggia.
Gli alberi come neve riveste la luna.
Tremano nel sonno caste fanciulle.
BIAGIA MARNITI
giovedì 28 ottobre 2010
L'OCEANO DI MILANO, IX
“Guarda, con la nebbia scende sull’Alzaia
un velo di pietà, entra, camm9ina,
respira a bocca aperta,
non fermarti adesso, non morire prima di conoscerla.”
MILO DE ANGELIS
un velo di pietà, entra, camm9ina,
respira a bocca aperta,
non fermarti adesso, non morire prima di conoscerla.”
MILO DE ANGELIS
mercoledì 27 ottobre 2010
AUTUNNO
Autunno. già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in questo autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
VINCENZO CARDARELLI
nel vento d’agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in questo autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
VINCENZO CARDARELLI
lunedì 25 ottobre 2010
D'AUTUNNO
Beato autunno! il cui fanciullo sguardo
vaga tra le nuvole erranti:
che pigro dorme nell’aroma tardo
dei mosti, e ascolta gli ebbri canti:
e siede su nubi di fuoco
suonando nei venti per gioco.
E Re, più in alto dei giochi dell’Alpe
regge gli ardori meridiani;
senton le vigne le sue mani calde
calarsi sui grappoli sani:
la roccia, disfatta e più bionda,
in altissima luce affonda.
E come (sull’alte poggia deserte),
principe d’edera selvaggia,
siede tra verdi colombe, e sull’erte
mura con splendid’armi raggia:
con squilli sonori di luce
gli uccelli più caldi conduce.
O dalle nubi campagne guardando
Spinge, sull’ali colorate,
spirti leggeri che vanno vagando
sui campi, tra fronde agitate:
e adombra il bel viso d’ambascia
per foglia che al vento si lascia.
CARLO BETOCCHI
vaga tra le nuvole erranti:
che pigro dorme nell’aroma tardo
dei mosti, e ascolta gli ebbri canti:
e siede su nubi di fuoco
suonando nei venti per gioco.
E Re, più in alto dei giochi dell’Alpe
regge gli ardori meridiani;
senton le vigne le sue mani calde
calarsi sui grappoli sani:
la roccia, disfatta e più bionda,
in altissima luce affonda.
E come (sull’alte poggia deserte),
principe d’edera selvaggia,
siede tra verdi colombe, e sull’erte
mura con splendid’armi raggia:
con squilli sonori di luce
gli uccelli più caldi conduce.
O dalle nubi campagne guardando
Spinge, sull’ali colorate,
spirti leggeri che vanno vagando
sui campi, tra fronde agitate:
e adombra il bel viso d’ambascia
per foglia che al vento si lascia.
CARLO BETOCCHI
domenica 24 ottobre 2010
Pioggia, ora, che sente
tra sonno e insonnia. Pioggia
con dentro alberi fiumi
case. Pioggia dentro la pioggia. Ascolta
quel profondo compiovere di tutto
in una sola
mutevole sostanza
genitrice moribonda.
Ed ecco le si affina
in una luminosa plaga
la memoria del viaggio.
E' sera,
s'inciela,
si tramuta in bianco etra
l'interna
montuosità di quella
frastagliatissima costiera.
Rivede un chiaro nuvoloso caos
e in esso una radura
nuda solo fiorita
dal virgulto dei cavalli
e sé perduta
senza scudiero né scorta.
Non è più la regina del supo regno,
vi entra, vi si insedia
essa, ne fugge, non diversa
dai nomadi, dai barbari...
Ed è bene,
pensa, perché viva, perché libera
lei, anima del mondo.
Angelica.
MARIO LUZI
tra sonno e insonnia. Pioggia
con dentro alberi fiumi
case. Pioggia dentro la pioggia. Ascolta
quel profondo compiovere di tutto
in una sola
mutevole sostanza
genitrice moribonda.
Ed ecco le si affina
in una luminosa plaga
la memoria del viaggio.
E' sera,
s'inciela,
si tramuta in bianco etra
l'interna
montuosità di quella
frastagliatissima costiera.
Rivede un chiaro nuvoloso caos
e in esso una radura
nuda solo fiorita
dal virgulto dei cavalli
e sé perduta
senza scudiero né scorta.
Non è più la regina del supo regno,
vi entra, vi si insedia
essa, ne fugge, non diversa
dai nomadi, dai barbari...
Ed è bene,
pensa, perché viva, perché libera
lei, anima del mondo.
Angelica.
MARIO LUZI
sabato 23 ottobre 2010
AUTUNNO
Mite è l'anno che se ne va e dolce
l'odore della pioggia che cade,
quanto più duro della vita è il corso
e il desolato il suo ultimo giorno.
Attendo la sua fine ed il suo buio
eppure mi tormenta che mai, mai,
né sul mio petto né sulla mia tomba
cada il mio pianto che tutto consola.
ATTILIO BERTOLUCCI
l'odore della pioggia che cade,
quanto più duro della vita è il corso
e il desolato il suo ultimo giorno.
Attendo la sua fine ed il suo buio
eppure mi tormenta che mai, mai,
né sul mio petto né sulla mia tomba
cada il mio pianto che tutto consola.
ATTILIO BERTOLUCCI
venerdì 22 ottobre 2010
Vedo lontano le colline perdersi
in una nebbia grigia e tutto il verde
della campagna arrossa e infradicisce.
Non più l'azzurro in cielo, non più il sole
non più i vivi rumori dell'estate
ma un tedio freddo e grave che ravvolge
ogni cosa. Sol rapide, tra gli alberi,
passano a tratti gelide ventate
scrollandone le fronde ischeletrite.
CESARE PAVESE
in una nebbia grigia e tutto il verde
della campagna arrossa e infradicisce.
Non più l'azzurro in cielo, non più il sole
non più i vivi rumori dell'estate
ma un tedio freddo e grave che ravvolge
ogni cosa. Sol rapide, tra gli alberi,
passano a tratti gelide ventate
scrollandone le fronde ischeletrite.
CESARE PAVESE
giovedì 21 ottobre 2010
SOLE D'OTTOBRE
Felci grandi
e garofani selvaggi
sotto i castani -
mentre il vento scioglie
l'un dopo l'altro
i nodi rossi e i biondi
alla veste di foglie
del sole -
e il sole in quella
brucia
della sua bianca
bellezza
come un fragile corpo
nudo -
ANTONIA POZZI
e garofani selvaggi
sotto i castani -
mentre il vento scioglie
l'un dopo l'altro
i nodi rossi e i biondi
alla veste di foglie
del sole -
e il sole in quella
brucia
della sua bianca
bellezza
come un fragile corpo
nudo -
ANTONIA POZZI
mercoledì 20 ottobre 2010
AUTUNNO
Il vento ti ha lasciata un’eco chiara,
nei sensi, nelle cose ch’ài vedute
- confuse – il giorno. All’apparir del sonno
difenderti non sai: un crisantemo,
un lago tremulo e una esigua fila
d’alberi gialloverdi sotto il sole.
SANDRO PENNA
nei sensi, nelle cose ch’ài vedute
- confuse – il giorno. All’apparir del sonno
difenderti non sai: un crisantemo,
un lago tremulo e una esigua fila
d’alberi gialloverdi sotto il sole.
SANDRO PENNA
VERSI A DINA, 5
Càpita all’uomo che d’autunno spoglia
La vite, sulla scala che ne fruscia
- vecchio è l’uomo ed autunno gli colora
l’anima dentro di malinconia;
ché con l’hanno gli pare la sua vita
anche finisca;
il poco che da essa ebbe gli mette
in strizza come un secchezza e inghiotte –
tra i pampini arrossati di scoprire
un superstite grappolo.
Ne colma
la mano, preso d’infantile gioia;
soppesa quasi non credesse agli occhi.
Alla sua sete riserbò l’annata
quel frutto; glielo maturò l’estate,
glielo dirò il sole dell’autunno,
la pianta vi spremè l’ultimo succo.
Cola zucchero l’acino che sguscia
in bocca per non perdere una goccia;
ogni acino lo riga di delizia
silenziosa…
Guardan gli occhi felici e rassegnati
col grappolo scemare
la sua prima, fors’ultima, dolcezza.
CAMILLO SBARBARO
La vite, sulla scala che ne fruscia
- vecchio è l’uomo ed autunno gli colora
l’anima dentro di malinconia;
ché con l’hanno gli pare la sua vita
anche finisca;
il poco che da essa ebbe gli mette
in strizza come un secchezza e inghiotte –
tra i pampini arrossati di scoprire
un superstite grappolo.
Ne colma
la mano, preso d’infantile gioia;
soppesa quasi non credesse agli occhi.
Alla sua sete riserbò l’annata
quel frutto; glielo maturò l’estate,
glielo dirò il sole dell’autunno,
la pianta vi spremè l’ultimo succo.
Cola zucchero l’acino che sguscia
in bocca per non perdere una goccia;
ogni acino lo riga di delizia
silenziosa…
Guardan gli occhi felici e rassegnati
col grappolo scemare
la sua prima, fors’ultima, dolcezza.
CAMILLO SBARBARO
lunedì 18 ottobre 2010
ALBERI
La colomba che preda la festuca
e la porta nel nido invidio, e voi
alberi silenziosi, a cui le foglie,
ben disegnate, indora il sole; belli
come bei giovanetti o vecchi ai quali
la vecchiezza è un aumento. Chi vi guarda
- verdi sotto una nera ascella frondi
spuntano; alcuni rami sono morti –
le vostre dure sotterranee lotte
non ignora; la vostra pace ammira,
anche più vasta.
E a voi ritorna, amico,
laghi d’ombra nel cuore dell’estate.
UMBERTO SABA
e la porta nel nido invidio, e voi
alberi silenziosi, a cui le foglie,
ben disegnate, indora il sole; belli
come bei giovanetti o vecchi ai quali
la vecchiezza è un aumento. Chi vi guarda
- verdi sotto una nera ascella frondi
spuntano; alcuni rami sono morti –
le vostre dure sotterranee lotte
non ignora; la vostra pace ammira,
anche più vasta.
E a voi ritorna, amico,
laghi d’ombra nel cuore dell’estate.
UMBERTO SABA
ALBERO
Da te un’ombra si scioglie
che pare morta la mia
se pure al moto oscilla
o rompe fresca acqua azzurrina
in riva all’Ànapo, a cui torna stasera
che mi spinse marzo lunare
già d’erbe ricco e d’ali.
Non solo d’ombra vivo,
ché terra e sole e dolce dono d’acqua
t’ha fatto nuova ogni fronda
mentr’io mi piego e secco
e sul mio viso tocco la mia scorza.
SALVATORE QUASIMODO
che pare morta la mia
se pure al moto oscilla
o rompe fresca acqua azzurrina
in riva all’Ànapo, a cui torna stasera
che mi spinse marzo lunare
già d’erbe ricco e d’ali.
Non solo d’ombra vivo,
ché terra e sole e dolce dono d’acqua
t’ha fatto nuova ogni fronda
mentr’io mi piego e secco
e sul mio viso tocco la mia scorza.
SALVATORE QUASIMODO
O NOTTE
Dall’ampia ansia dell’alba
Svelata alberatura.
Dolorosi risvegli.
Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.
Autunni,
Moribonde dolcezze.
O gioventù,
Passata è appena l’ira del distacco.
Cieli alti della gioventù,
Libero slancio.
E già sono deserto.
Perso in questa curva malinconia.
Ma la notte sperde le lontananze.
Oceanici silenzi,
Astrali nidi d’illusione,
O notte.
GIUSEPPE UNGARETTI
Svelata alberatura.
Dolorosi risvegli.
Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.
Autunni,
Moribonde dolcezze.
O gioventù,
Passata è appena l’ira del distacco.
Cieli alti della gioventù,
Libero slancio.
E già sono deserto.
Perso in questa curva malinconia.
Ma la notte sperde le lontananze.
Oceanici silenzi,
Astrali nidi d’illusione,
O notte.
GIUSEPPE UNGARETTI
giovedì 14 ottobre 2010
DURANTE L'AMORE...
Durante l’amore,
ahi,
ti si è strappata la collana di perle
e
come stille di pianto le perle
splendenti
sono rotolate piangendo fra le pieghe
dei cuscini ardenti.
Vedi,
le pelle sono rotolate
come talvolta sopra la pelle
dei nostri corpi ansimanti tra le lacrime
scorre la rugiada
intonando il suo canto esausto
in
ricordo
d’un amplesso.
Hai visto
non hai fatto attenzione e,
dopo i bsaci
la perla dell’amore
è scivolata via da te.
MIKLOS RADNOTI, TR. ROBERTO RUSPANTI
ahi,
ti si è strappata la collana di perle
e
come stille di pianto le perle
splendenti
sono rotolate piangendo fra le pieghe
dei cuscini ardenti.
Vedi,
le pelle sono rotolate
come talvolta sopra la pelle
dei nostri corpi ansimanti tra le lacrime
scorre la rugiada
intonando il suo canto esausto
in
ricordo
d’un amplesso.
Hai visto
non hai fatto attenzione e,
dopo i bsaci
la perla dell’amore
è scivolata via da te.
MIKLOS RADNOTI, TR. ROBERTO RUSPANTI
mercoledì 13 ottobre 2010
LA ROSA
La rosa,
l’immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nella notte profonda,
quella di qualunque giardino in qualunque sera,
rosa che risorge dalla tenue
cenere per arte d’alchimia,
rosa dei persiani e di Ariosto,quella che è sempre sola,
quella che è sempre la rosa delle rose,
il giovane fiore platonico,l’ardente e cieco fiore che non canto,
la rosa irraggiungibile.
JORGE LUIS BORGES, TR. LIVIO BACCHI WILCOCK
l’immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nella notte profonda,
quella di qualunque giardino in qualunque sera,
rosa che risorge dalla tenue
cenere per arte d’alchimia,
rosa dei persiani e di Ariosto,quella che è sempre sola,
quella che è sempre la rosa delle rose,
il giovane fiore platonico,l’ardente e cieco fiore che non canto,
la rosa irraggiungibile.
JORGE LUIS BORGES, TR. LIVIO BACCHI WILCOCK
martedì 12 ottobre 2010
lunedì 11 ottobre 2010
TI PIANGERO' SEMPRE, MI SENTI - DA SOLO - IN PARADISO?, III
Così parlo di te e di me
Perché ti amo e nell’amore so
Entrare come Plenilunio
Da ogni parte, per il tuo piccolo piede nelle lenzuola sconfinate
So sfogliare gelsomini – ed ho la forza,
Sopita, di soffiare, di portarti
Attraverso passaggi luminosi e segreti passaggi
Alberi ipnotizzati con ragnatele inargentate
Di te hanno sentito parlare le onde,
Come accarezzi, come baci,
Come sussurri il “cosa” e il “sì”
Tutt’intorno alla gola, alla baia
Sempre noi la luce e l’ombra
Sempre tu la piccola stella e sempre io l’oscuro natante
Sempre tu il porto ed io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sui remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acquache si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che
cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre
Perché ti amo e ti amo
Sempre tu la moneta ed io l’adorazione che le dà valore
Tanto la notte, tanto l’urlo nel vento
Tanto la goccia nel cielo, tanto il silenzio
Tutt’intorno il mare despota
L’arcata del cielo con le stelle
Tanto il tuo piccolo respiro
Tra le quattro pareti, il soffito, il pavimento
Io non ho altro se non
L’urlo che è tuo e colpisce la mia voce
L’odore ch’è tuo e s’infuriano gli uomini
Perché non sopportano quel che non hanno
Provato ed è loro straniero
È presto ancora in questo mondo amore mio
Per parlare di te e di me.
ODISSEAS ELITIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI
Perché ti amo e nell’amore so
Entrare come Plenilunio
Da ogni parte, per il tuo piccolo piede nelle lenzuola sconfinate
So sfogliare gelsomini – ed ho la forza,
Sopita, di soffiare, di portarti
Attraverso passaggi luminosi e segreti passaggi
Alberi ipnotizzati con ragnatele inargentate
Di te hanno sentito parlare le onde,
Come accarezzi, come baci,
Come sussurri il “cosa” e il “sì”
Tutt’intorno alla gola, alla baia
Sempre noi la luce e l’ombra
Sempre tu la piccola stella e sempre io l’oscuro natante
Sempre tu il porto ed io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sui remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acquache si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che
cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre
Perché ti amo e ti amo
Sempre tu la moneta ed io l’adorazione che le dà valore
Tanto la notte, tanto l’urlo nel vento
Tanto la goccia nel cielo, tanto il silenzio
Tutt’intorno il mare despota
L’arcata del cielo con le stelle
Tanto il tuo piccolo respiro
Tra le quattro pareti, il soffito, il pavimento
Io non ho altro se non
L’urlo che è tuo e colpisce la mia voce
L’odore ch’è tuo e s’infuriano gli uomini
Perché non sopportano quel che non hanno
Provato ed è loro straniero
È presto ancora in questo mondo amore mio
Per parlare di te e di me.
ODISSEAS ELITIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI
domenica 10 ottobre 2010
CAREZZA
Le mie calde mani, bagnale
Nelle tue… Nulla calma
Come d’amore ondulati
I passaggi d’una palma.
Per quanto mi siano familiari,
I tuoi anelli con lunghe pietre
Si fondono nel brivido
Che le palpebre fa serrare
E il male si allarga, si allarga,
Come una lastra è polita
Una carezza lo estende
Fino alla melanconia.
PAUL VALERY, TR. GIANCARLO PONTIGGIA
Nelle tue… Nulla calma
Come d’amore ondulati
I passaggi d’una palma.
Per quanto mi siano familiari,
I tuoi anelli con lunghe pietre
Si fondono nel brivido
Che le palpebre fa serrare
E il male si allarga, si allarga,
Come una lastra è polita
Una carezza lo estende
Fino alla melanconia.
PAUL VALERY, TR. GIANCARLO PONTIGGIA
sabato 9 ottobre 2010
CENTURIA D'AMORE, 90
Quando il diletto suo, che sa bene fare l'amore
sfiora con mano trepidante emozionata
ilnodo della veste, lei,corpo incantevole,
distoglie come per rabbia il viso,
chiude gli occhi in un sonno certo bugiardo
e quasi stringendo a sé le membra
rende ancor più snello il suo vitino
stringendolo forte.
AMARUKA, TR. DANIELA SAGRAMOSO ROSSELLA
sfiora con mano trepidante emozionata
ilnodo della veste, lei,corpo incantevole,
distoglie come per rabbia il viso,
chiude gli occhi in un sonno certo bugiardo
e quasi stringendo a sé le membra
rende ancor più snello il suo vitino
stringendolo forte.
AMARUKA, TR. DANIELA SAGRAMOSO ROSSELLA
venerdì 8 ottobre 2010
giovedì 7 ottobre 2010
A MIA MOGLIE
Come all’aria mi son abituato a te,
dovunque io volga lo sguardo, tu sei là,
in fondo al mio armadio, nei cassetti,
nel mio cervello, ma di te non m’avvedo.
Eppure l’altrasera, quando entrata nella stanza
m’hai detto qualcosa dopo molti anni
mi sono all’improvviso reso conto della tua presenza,
e senza badare alle tue parole t’ho guardato stupito.
Allora ho socchiuso gli occhi ripetendo silenzioso
Dentro me: “Come all’aria mi son abituato a leu
è lei che dona a me il respiro”.
DESZŐ KOSZTOLÁNYI, TR. ROBERTO RUSPANTII
dovunque io volga lo sguardo, tu sei là,
in fondo al mio armadio, nei cassetti,
nel mio cervello, ma di te non m’avvedo.
Eppure l’altrasera, quando entrata nella stanza
m’hai detto qualcosa dopo molti anni
mi sono all’improvviso reso conto della tua presenza,
e senza badare alle tue parole t’ho guardato stupito.
Allora ho socchiuso gli occhi ripetendo silenzioso
Dentro me: “Come all’aria mi son abituato a leu
è lei che dona a me il respiro”.
DESZŐ KOSZTOLÁNYI, TR. ROBERTO RUSPANTII
mercoledì 6 ottobre 2010
TRADUZIONE DELFIUME
Siedo a tradurre il fiume.
Difficile traduzione
quella delle acque.
Parole rare,
espressioni pietrificate,
un ritmo fuori del tempo.
Un centinaio di sorgenti in una sola voce
narrano l'antico mito.
L'intera notte ho tradotto il fiume.
Al mattino
latraduzione era scomparsa.
XHEVAR SPAHIU, TR. ROSANGELA SPORTELLI
Difficile traduzione
quella delle acque.
Parole rare,
espressioni pietrificate,
un ritmo fuori del tempo.
Un centinaio di sorgenti in una sola voce
narrano l'antico mito.
L'intera notte ho tradotto il fiume.
Al mattino
latraduzione era scomparsa.
XHEVAR SPAHIU, TR. ROSANGELA SPORTELLI
martedì 5 ottobre 2010
LIBER, LXXXVII
Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
vere, quantum a me Lesbia amata meast.
nulla fide sullo fuit umquam foedere tanta,
quanta in amore tuo ex parte reperta meast.
CATULLO
vere, quantum a me Lesbia amata meast.
nulla fide sullo fuit umquam foedere tanta,
quanta in amore tuo ex parte reperta meast.
CATULLO
lunedì 4 ottobre 2010
Amami adesso, effimera
Manola dei vent’anni.
Amami, balla, brezza
Della morte, amore, convulsa
Primavera, danza, oh,
Calpesta le aiuole dell’anima,
canta – domani muoio.
Un grofano, e saremo diversi,
Un garofano o un clavicembalo.
Si fa giorno. Un garofano, e morremo.
Di felicità morremo.
DARCY DAMASCENO, TR. RUGGERO JACOBBI
Manola dei vent’anni.
Amami, balla, brezza
Della morte, amore, convulsa
Primavera, danza, oh,
Calpesta le aiuole dell’anima,
canta – domani muoio.
Un grofano, e saremo diversi,
Un garofano o un clavicembalo.
Si fa giorno. Un garofano, e morremo.
Di felicità morremo.
DARCY DAMASCENO, TR. RUGGERO JACOBBI
domenica 3 ottobre 2010
Mando il mio cuore, quest’antica arca dell’alleanza
e vi auguro un giorno buono e battagliero.
Voi, del mio sangue, folle scroscianti,
invano mi ripudiate; malgrado ogni cosa,
son vostro.
Il nostro legame fu voluto dalla Sorte;
merito non è, né virtù né colpa;
non è necessità né furbizia:
Gente ilota, poeta ilota,
ci siamo già visti, voi ed io.
Dormono in noi forze immense
per destarsi allsa vita.
In noi si nasconde un popolo bello,
come il cervo nel folto del bosco;
e i mastini sono all’erta.
Se voi non mi volete come fratello,
si faranno più aspre le rughe
sulla mia cupa fronte e nell’anima mia.
Ma sempre ancora, io sto giovane
dinanzi ai miei Giuda irosi.
Non volli mai l’alone del martire,
ma solo quanto disponeva la Sorte:
Dare tranquillamente me stesso,
questo nulla non chiesto, deriso,
l’anima mia ribelle.
Son vostro: Ormai non importa
Se voi mi volete o no:
Uno è il nostro sole sul cielo lucente.
Ahi, ch>è talvolta la nube della malvagità
mi nasconde il sole.
ENDRE ADY, TR. UMBERTO ALBINI
e vi auguro un giorno buono e battagliero.
Voi, del mio sangue, folle scroscianti,
invano mi ripudiate; malgrado ogni cosa,
son vostro.
Il nostro legame fu voluto dalla Sorte;
merito non è, né virtù né colpa;
non è necessità né furbizia:
Gente ilota, poeta ilota,
ci siamo già visti, voi ed io.
Dormono in noi forze immense
per destarsi allsa vita.
In noi si nasconde un popolo bello,
come il cervo nel folto del bosco;
e i mastini sono all’erta.
Se voi non mi volete come fratello,
si faranno più aspre le rughe
sulla mia cupa fronte e nell’anima mia.
Ma sempre ancora, io sto giovane
dinanzi ai miei Giuda irosi.
Non volli mai l’alone del martire,
ma solo quanto disponeva la Sorte:
Dare tranquillamente me stesso,
questo nulla non chiesto, deriso,
l’anima mia ribelle.
Son vostro: Ormai non importa
Se voi mi volete o no:
Uno è il nostro sole sul cielo lucente.
Ahi, ch>è talvolta la nube della malvagità
mi nasconde il sole.
ENDRE ADY, TR. UMBERTO ALBINI
SENZA RISPOSTA
Chi sto ingannando
Per chi sto costruendo questi castelli d'illusioni
Nemmeno un'ombra hanno
come le altre costruzioni.
JOZEFINA DAUTBEGOVIC, TR. NEVAL BERBER
Per chi sto costruendo questi castelli d'illusioni
Nemmeno un'ombra hanno
come le altre costruzioni.
JOZEFINA DAUTBEGOVIC, TR. NEVAL BERBER
venerdì 1 ottobre 2010
PATRIE
Non importa se non sai
quando è che ti tocca l'incandescenza dell'aria.
L'importante è che tu la riceva
e più importante ancora
è che tu apra così il paese della bontà
I sogninon sanno nulla di se stessi.
Anche l'aria ignora se stessa ed entra
per farsi bella nella tua bellezza.
Nel suo chiarore canta il tuo volto
come una patria.
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
quando è che ti tocca l'incandescenza dell'aria.
L'importante è che tu la riceva
e più importante ancora
è che tu apra così il paese della bontà
I sogninon sanno nulla di se stessi.
Anche l'aria ignora se stessa ed entra
per farsi bella nella tua bellezza.
Nel suo chiarore canta il tuo volto
come una patria.
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
giovedì 30 settembre 2010
LAVOISIER
Nella poesia,
natura variabile
delle parole,
niente si perde
o crea,
tutto si trasforma:
ogni poesia
nel suo profilo
incerto
e calligrafico,
già sogna
un'altra forma.
CARLOS DE OLIVEIRA, TR. GIUSEPPE TAVANI
natura variabile
delle parole,
niente si perde
o crea,
tutto si trasforma:
ogni poesia
nel suo profilo
incerto
e calligrafico,
già sogna
un'altra forma.
CARLOS DE OLIVEIRA, TR. GIUSEPPE TAVANI
mercoledì 29 settembre 2010
Grandi misteri abitano
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar al di là di vederli.
Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.
Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo una croce.
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar al di là di vederli.
Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.
Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo una croce.
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
martedì 28 settembre 2010
RITORNO
Ritorno di notti
Doni di Dio
Del visto
ma
invisibile
Dell'impossibile
ma
Vero
Un presagio di Deità
intralcia la strada, i movimenti
LJERKA TOT NAUMOVA, TR. BRUNO ROMBI
Doni di Dio
Del visto
ma
invisibile
Dell'impossibile
ma
Vero
Un presagio di Deità
intralcia la strada, i movimenti
LJERKA TOT NAUMOVA, TR. BRUNO ROMBI
lunedì 27 settembre 2010
SIC TRANSIT...
Di tutte le cose la più stupefacente è la nostra fiducia.
Giorno e notte: due coni d'una grande clessidra.
Soltanto di notte puoi udire come si sbriciola il tempo
dalla notte nel giorno,
da un'immensità in un'altra immensità.
Soltanto a notte puoi udire
lo sfregolio del levigato pulviscolo degli anni luce:
da dove? verso dove?
Bisogna peoprio saperlo?...
Soltanto udito il proprio cure e il battito del sangue,
forse rifletterai
che qualcosa di molto importante t'è celato ancora.
La vita?
Ma eppure tu stesso sei la vita.
La morte?
Ma eppure tu stesso sei la morte.
O forse un crocevia
che
lo stesso senso a tutti elargisce
s'odi il proprio cuore
e del sangue il battito?
Come fruscia il pulviscolo levigato degli anni luce!...
ROBERTAS KRETURAKIS, TR. PIETRO U. DINI
Giorno e notte: due coni d'una grande clessidra.
Soltanto di notte puoi udire come si sbriciola il tempo
dalla notte nel giorno,
da un'immensità in un'altra immensità.
Soltanto a notte puoi udire
lo sfregolio del levigato pulviscolo degli anni luce:
da dove? verso dove?
Bisogna peoprio saperlo?...
Soltanto udito il proprio cure e il battito del sangue,
forse rifletterai
che qualcosa di molto importante t'è celato ancora.
La vita?
Ma eppure tu stesso sei la vita.
La morte?
Ma eppure tu stesso sei la morte.
O forse un crocevia
che
lo stesso senso a tutti elargisce
s'odi il proprio cuore
e del sangue il battito?
Come fruscia il pulviscolo levigato degli anni luce!...
ROBERTAS KRETURAKIS, TR. PIETRO U. DINI
domenica 26 settembre 2010
Quando nella bianca stanza d'ospedale di Charité
mi svegliai verso il mattino
e udii il merlo cantare+
mi resi conto: da tempo
non avevo più paura della morte. Poiché
nulla può più mancarmi, posto
che io manchi. Ora
riuscivo a rallegrarmi di tutti
i canti di nmerli anche dopo di me.
BERTOLT BRECHT, TR. ROBERTO FERTONANI
mi svegliai verso il mattino
e udii il merlo cantare+
mi resi conto: da tempo
non avevo più paura della morte. Poiché
nulla può più mancarmi, posto
che io manchi. Ora
riuscivo a rallegrarmi di tutti
i canti di nmerli anche dopo di me.
BERTOLT BRECHT, TR. ROBERTO FERTONANI
sabato 25 settembre 2010
UN CANTO D'AMORE SUMERO
Omio dio, della fanciulla del vino, dolce è il suo vino di datteri.
Come il vino di datteri dolce è la sua vulva, dolce è il suo vino
di datteri...
Come le sue [labbra] dolce è la sua vulva, dolce è il suo vino di datteri.
Dolce è la sua bevanda annacquata, dolce è l suo vino di datteri.
ANONIMA, TR. ALFONSO DI NOLA?
Come il vino di datteri dolce è la sua vulva, dolce è il suo vino
di datteri...
Come le sue [labbra] dolce è la sua vulva, dolce è il suo vino di datteri.
Dolce è la sua bevanda annacquata, dolce è l suo vino di datteri.
ANONIMA, TR. ALFONSO DI NOLA?
IL BAMBINO
Padre mai esistito, vorrei per vivere
che padre fosse l'uomo che con verità parlasse
e con verità creasse. >Padre, mia coscienza,
sono stato la tua coscienza, ma solo in sogno.
Madre, terra comune da cui soltanto provengo.
A te torno e solitario nel tuo seno mi nascondo.
VINCENTE ALEIXANDRE, TR. GABRIELE MORELLI
che padre fosse l'uomo che con verità parlasse
e con verità creasse. >Padre, mia coscienza,
sono stato la tua coscienza, ma solo in sogno.
Madre, terra comune da cui soltanto provengo.
A te torno e solitario nel tuo seno mi nascondo.
VINCENTE ALEIXANDRE, TR. GABRIELE MORELLI
giovedì 23 settembre 2010
Lei è vicina al mio cuore
come un piccolo fiore alla terra.
Lei è dolce come il sonno che viene
per il corpo stanco.
L'amore che provo è la mia vita,
che scorre veloce come il fiume
durante le piene dell'autunno,
che scivola in pieno abbandono.
Le mie canzoni sono una sola cosa
col mio amore, come l'acqua che mormora
con le sue onde, le sue correnti.
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
come un piccolo fiore alla terra.
Lei è dolce come il sonno che viene
per il corpo stanco.
L'amore che provo è la mia vita,
che scorre veloce come il fiume
durante le piene dell'autunno,
che scivola in pieno abbandono.
Le mie canzoni sono una sola cosa
col mio amore, come l'acqua che mormora
con le sue onde, le sue correnti.
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
mercoledì 22 settembre 2010
CALENDE
un anno di gioia
fra le tue braccia sottomarine
un secolo di sofferenza
fra le tue mani cicogne sotto la neve
un millennio di terrore
sotto la tua nuca statua
alla memoria
delle cose violate
tivoglio eterna
come il dubbio volpe
fra gli animali troppo domestici
le mie certezze
ALAIN BOSQUET, TR. CESARE GREPPI
fra le tue braccia sottomarine
un secolo di sofferenza
fra le tue mani cicogne sotto la neve
un millennio di terrore
sotto la tua nuca statua
alla memoria
delle cose violate
tivoglio eterna
come il dubbio volpe
fra gli animali troppo domestici
le mie certezze
ALAIN BOSQUET, TR. CESARE GREPPI
martedì 21 settembre 2010
PROVERBI
Mi sono tanto tormentato per il mondo
che ho incominciato ha inventare proverbi
Ci sono lunghe verità e verità brevi.
E se la pena non arriva subito,
sconterai vivendo la tua colpa.
E nessuno potrà disfare un fatto.
E nessuno saprà comporre una canzone
per una bimba cieca e un uccello senz'ali.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
che ho incominciato ha inventare proverbi
Ci sono lunghe verità e verità brevi.
E se la pena non arriva subito,
sconterai vivendo la tua colpa.
E nessuno potrà disfare un fatto.
E nessuno saprà comporre una canzone
per una bimba cieca e un uccello senz'ali.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
lunedì 20 settembre 2010
DA "ERWIN ED ELMIRE
Uno spettacolo per gli dèi,
contemplare due che si amano!
Il più bel tempo di primavera
non è così bello, così caldo.
Come ristanno, come si guardano!
Con sguardi intenti
tutta la loro anima protesa!
In estasi alterna
le mani sono attratte;
e il brivido di gioia di una stretta
unisce per sempre due anime.
Come una burrasca di primvera intorno
a loro si effonde dal rigoglio dell'anima.
Questa è la vostra immagine, voi dèi,
dèi questa è la vostra immagine.
J. W. GOETHE, TR. ROBERTO FERTONANI
contemplare due che si amano!
Il più bel tempo di primavera
non è così bello, così caldo.
Come ristanno, come si guardano!
Con sguardi intenti
tutta la loro anima protesa!
In estasi alterna
le mani sono attratte;
e il brivido di gioia di una stretta
unisce per sempre due anime.
Come una burrasca di primvera intorno
a loro si effonde dal rigoglio dell'anima.
Questa è la vostra immagine, voi dèi,
dèi questa è la vostra immagine.
J. W. GOETHE, TR. ROBERTO FERTONANI
domenica 19 settembre 2010
sabato 18 settembre 2010
GIRASOLE
Dinnanzi all'acquazzone il girasole
non ha dove nascondersi:
affondano nel fango i suoi piedi,
l'acqua ha invaso le aiuole.
Lentigginoso e rossiccio,
se ne sta nel suo berretto.
Perché dovrebbe fuggir dall'aiuola,
se ama la tempesta!
STEPAN STIPACEV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
non ha dove nascondersi:
affondano nel fango i suoi piedi,
l'acqua ha invaso le aiuole.
Lentigginoso e rossiccio,
se ne sta nel suo berretto.
Perché dovrebbe fuggir dall'aiuola,
se ama la tempesta!
STEPAN STIPACEV, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
venerdì 17 settembre 2010
IMPRESA
Ferro su ferro: e così affiliamo
il reciproco contegno;
Pelle su pelle: così infiammiamo
Il cuore d’ogni giorno.
ALEXANDER HUTCHISON, TR. ALESSANDRO VALENZISI
il reciproco contegno;
Pelle su pelle: così infiammiamo
Il cuore d’ogni giorno.
ALEXANDER HUTCHISON, TR. ALESSANDRO VALENZISI
giovedì 16 settembre 2010
L'ESTATE PASSO' VELOCE
Passò l’estate veloce
ed io feci ritorno
benché mai fossi partita.
Passò l’estate veloce
e per nessun dove partirò.
Io rimango del tramonto
in attesa.
A parlare io tento:
mi fa eco il silenzio.
Passò l’estate veloce
e nulla rimase.
Indosso un annoso dolore
che ceder non posso a nessuno.
Se cosa divenisse la parola
l’accantonerei e l’oblierei.
Se uccello divenisse la parola
S’involerebbe senza ritorno.
Ma dolore divenne la parola
profonde radici in me pose.
Passò l’estate veloce
ed io soltanto feci ritorno.
VITALIJA BOGUTAITÉ, TR. PIETRO U. DINI
ed io feci ritorno
benché mai fossi partita.
Passò l’estate veloce
e per nessun dove partirò.
Io rimango del tramonto
in attesa.
A parlare io tento:
mi fa eco il silenzio.
Passò l’estate veloce
e nulla rimase.
Indosso un annoso dolore
che ceder non posso a nessuno.
Se cosa divenisse la parola
l’accantonerei e l’oblierei.
Se uccello divenisse la parola
S’involerebbe senza ritorno.
Ma dolore divenne la parola
profonde radici in me pose.
Passò l’estate veloce
ed io soltanto feci ritorno.
VITALIJA BOGUTAITÉ, TR. PIETRO U. DINI
mercoledì 15 settembre 2010
SOLTANTO NON SAREBBE
La vita
sarebbe
forse più semplice
se io
nonti avessi mai incontrata
Meno sconforto
ogni volta+
che dobbiamo separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà
E anche meno
di quella nostalgia impotente
che quando non ci sei
pretende l’impossibile
e subito
fra un istante
e che poi
giacché non è possibile
si sgomenta
e respira a fatica
La vita
sarebbe forse
più semplice
se io
non ti avessi oincontrata
Soltanto non sarebbe
La mia vita
ERICH FRIED, TR. ANDREA CASALEGNO
sarebbe
forse più semplice
se io
nonti avessi mai incontrata
Meno sconforto
ogni volta+
che dobbiamo separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà
E anche meno
di quella nostalgia impotente
che quando non ci sei
pretende l’impossibile
e subito
fra un istante
e che poi
giacché non è possibile
si sgomenta
e respira a fatica
La vita
sarebbe forse
più semplice
se io
non ti avessi oincontrata
Soltanto non sarebbe
La mia vita
ERICH FRIED, TR. ANDREA CASALEGNO
martedì 14 settembre 2010
lunedì 13 settembre 2010
Cercavamo parole per correre vaste distese
dove la luce si china e tremaa un istante
sulla soglia annullata.
Segreti sparsi dei nostri segreti erosi
il calore vi si distende
prato fulvo dei nostri brancolamenti.
Sentori da quali giardini venivate a sognare sulle nostre anche
dove leccavamo la polvere delle nostre piaghe?
LORAND GASPAR, TR. MATTEO MESCHIARI
dove la luce si china e tremaa un istante
sulla soglia annullata.
Segreti sparsi dei nostri segreti erosi
il calore vi si distende
prato fulvo dei nostri brancolamenti.
Sentori da quali giardini venivate a sognare sulle nostre anche
dove leccavamo la polvere delle nostre piaghe?
LORAND GASPAR, TR. MATTEO MESCHIARI
domenica 12 settembre 2010
MARE
Notte di maestrale sopra il mare.
La spiaggia all’alba si riempirà di resti.
E tra quei resti anora rimarrà
vivo rimarà il tuo ricordo.
JUANRA MADARIAGA, TR. EMILIO COCO
La spiaggia all’alba si riempirà di resti.
E tra quei resti anora rimarrà
vivo rimarà il tuo ricordo.
JUANRA MADARIAGA, TR. EMILIO COCO
sabato 11 settembre 2010
L'INDICIBILE, III
Scavo dentro di te fino al mio vuoto.
Fissati con pazienza i visi che hai amato
Conservano la traccia di chi eri.
Anche nel loro amore
come dentro il tuo
per me e la morte costruirò una casa.
ANTONELLA ANEDDA
Fissati con pazienza i visi che hai amato
Conservano la traccia di chi eri.
Anche nel loro amore
come dentro il tuo
per me e la morte costruirò una casa.
ANTONELLA ANEDDA
venerdì 10 settembre 2010
VIA DEL RITORNO
Non avrei dovuto imparare le parole,
mondo senza parole,
se in un mondo vivessi in cui non ha senso il senso
quanto meglio starei!
Se pure lei si fosse vendicata delle belle parole
io con queste non c’entro.
Se invece tu lottassi a sangue con il piatto senso
Neanche con quella c’entro.
Le lacrime dei dolci occhi di lei,
il dolore colato dalla tua lingua muta,
se a questo mondo non ci fossero parole
li avrei solo guardati e sarei andato via.
Vi è forse nelle lacrime di lei tanto senso
quanto ion un nocciolo di frutta?
E’ forse l’eco del tramonto rimasto vibrante
in una goccia del tuo sangue
nel crepuscolo di questa terra?
Non avrei dovuto imparare le parole,
imparando il giapponese e poche lingue straniere:
mi fermo nelle lacrime di lei
e ritorno soletto nel tuo sangue.
RYUICHI TAMURA, TR. YASUKO MATSUMOTO E MASSIMO GIANNOTTA
mondo senza parole,
se in un mondo vivessi in cui non ha senso il senso
quanto meglio starei!
Se pure lei si fosse vendicata delle belle parole
io con queste non c’entro.
Se invece tu lottassi a sangue con il piatto senso
Neanche con quella c’entro.
Le lacrime dei dolci occhi di lei,
il dolore colato dalla tua lingua muta,
se a questo mondo non ci fossero parole
li avrei solo guardati e sarei andato via.
Vi è forse nelle lacrime di lei tanto senso
quanto ion un nocciolo di frutta?
E’ forse l’eco del tramonto rimasto vibrante
in una goccia del tuo sangue
nel crepuscolo di questa terra?
Non avrei dovuto imparare le parole,
imparando il giapponese e poche lingue straniere:
mi fermo nelle lacrime di lei
e ritorno soletto nel tuo sangue.
RYUICHI TAMURA, TR. YASUKO MATSUMOTO E MASSIMO GIANNOTTA
giovedì 9 settembre 2010
VERO
Della croce, di essa rimase, aria,
solo quel braccio il tra-
versale: si stende,
invisibile si stende davanti al
cavo più profondo del cuore: tu
ricordi te a te stesso, tu
ti sollevi dalla menzogna - :
libero
per forte angoscia
tu ora respiri
e tu
parli.
PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA
solo quel braccio il tra-
versale: si stende,
invisibile si stende davanti al
cavo più profondo del cuore: tu
ricordi te a te stesso, tu
ti sollevi dalla menzogna - :
libero
per forte angoscia
tu ora respiri
e tu
parli.
PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA
mercoledì 8 settembre 2010
STANZE DELL'AMORE PROIBITO, XLVI
Oggi ancora, lei, levata al sonno – il ventre, fatto
altare il suo corpo –
i seni calici traboccanti colmi di nettare,
le membra adorne di ornamenti multicolori,
notte e giorno certo non dimentico.
BILHANA, TR. DANIELA ROSSELLA
altare il suo corpo –
i seni calici traboccanti colmi di nettare,
le membra adorne di ornamenti multicolori,
notte e giorno certo non dimentico.
BILHANA, TR. DANIELA ROSSELLA
martedì 7 settembre 2010
A CHI RIMANE
“Cambiata la tua vita anche
la tua solitudine t’abbraccia
in modo nuovo,
insolito”
ricordati quanto freddo patirebbero i morti
sotto la pietra di granito senza
noi, anime ardenti, che ancora
lungo la vita, attraverso
questa intatta ferita, alle porte massicce
del cimitero rimboschito di candele
troviamo ancora la forza e continuiamo
carichi del loro e del nostro fardello.
Su questa strada leggera
Che pesante s’allarga, verso nuova casa
Molte vittorie dotali. Attraverso regni coperti
di cicatrici d’illusioni.
JOUNI INKALA, TR. GIORGIO PIERETTO
la tua solitudine t’abbraccia
in modo nuovo,
insolito”
ricordati quanto freddo patirebbero i morti
sotto la pietra di granito senza
noi, anime ardenti, che ancora
lungo la vita, attraverso
questa intatta ferita, alle porte massicce
del cimitero rimboschito di candele
troviamo ancora la forza e continuiamo
carichi del loro e del nostro fardello.
Su questa strada leggera
Che pesante s’allarga, verso nuova casa
Molte vittorie dotali. Attraverso regni coperti
di cicatrici d’illusioni.
JOUNI INKALA, TR. GIORGIO PIERETTO
lunedì 6 settembre 2010
COSCIENZA
Presso la ferrovia abito. Vanno,
vengono qui tanti treni, li guardo:
volano le finestre luminose
nel buio frastagliato, volteggiante.
Si precipitano nella notte eterna
Così i giorni, splendenti: nella luce
Sono di tutti gli scompartimenti,
mi sporgo e sto in silenzio.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
vengono qui tanti treni, li guardo:
volano le finestre luminose
nel buio frastagliato, volteggiante.
Si precipitano nella notte eterna
Così i giorni, splendenti: nella luce
Sono di tutti gli scompartimenti,
mi sporgo e sto in silenzio.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
GELOSO
Geloso delle gocce di pioggia
che troppo somigliano a baci
degli occhi di tutto ciò che risplende
geloso
geloso geloso degli specchi
dei morsi dell’ape
dell’oblio della memoria
dell’abbandono del sonno
Del marciapiede che ha scelto
delle mani del vento che leggere la sfiorino
mia viente gelosia
che mi risveglia nel sogno
Geloso d’un canto d’un lamento
del vuoto sguardo che turba
geloso se tace
geloso della sua carta bianca
Di un riso o d’una lode
di un brivido se è inverno
dell’abito che cambia
dell’abito che cambia
a primavera con gli alberi verdi
Di vederla mare il fuoco
di un ramo che la segue
di un pettine nei suoi capelli
all’alba di mezzanotte
Di chi dunque è innamorata
che porta i suoi gioielli
ah la notte mi tormenta
con le ombre maliziose
Geloso di ogni stagione
da mille chiodi trafitto
da perderne la ragione
geloso come un cane geloso
Geloso della terra intera
se arriva un po’ in ritardo sono
mistero i suoi gesti
Geloso geloso delle chitarre
LOUIS ARAGON, TR. GILBERTO FINZI
che troppo somigliano a baci
degli occhi di tutto ciò che risplende
geloso
geloso geloso degli specchi
dei morsi dell’ape
dell’oblio della memoria
dell’abbandono del sonno
Del marciapiede che ha scelto
delle mani del vento che leggere la sfiorino
mia viente gelosia
che mi risveglia nel sogno
Geloso d’un canto d’un lamento
del vuoto sguardo che turba
geloso se tace
geloso della sua carta bianca
Di un riso o d’una lode
di un brivido se è inverno
dell’abito che cambia
dell’abito che cambia
a primavera con gli alberi verdi
Di vederla mare il fuoco
di un ramo che la segue
di un pettine nei suoi capelli
all’alba di mezzanotte
Di chi dunque è innamorata
che porta i suoi gioielli
ah la notte mi tormenta
con le ombre maliziose
Geloso di ogni stagione
da mille chiodi trafitto
da perderne la ragione
geloso come un cane geloso
Geloso della terra intera
se arriva un po’ in ritardo sono
mistero i suoi gesti
Geloso geloso delle chitarre
LOUIS ARAGON, TR. GILBERTO FINZI
sabato 4 settembre 2010
da SULLA TOMBA DI MIA MADRE
Quanto aspro sembra il dolore dopo un’alba di speranza?
Stai alla porta della morte – la vedi chiusa;
ci viene restituita, ci salutiamo con entusiasmo,
ci precipitiamo tra le braccia, - non ci sei più!
Così la luce brilla solo per rompere,
e poi la notte sembra doppiamente notte.
GUSTAV GEIJER, TR. MONICA CORBETTA E MICHELA ZURRA
Stai alla porta della morte – la vedi chiusa;
ci viene restituita, ci salutiamo con entusiasmo,
ci precipitiamo tra le braccia, - non ci sei più!
Così la luce brilla solo per rompere,
e poi la notte sembra doppiamente notte.
GUSTAV GEIJER, TR. MONICA CORBETTA E MICHELA ZURRA
VIAGGIO CHEVALE IL RITORNO
In attraenti distanze molto viaggiai
per lacrime, vino, pioggia e argilla...
E ciò che dalla profondità mi restituisce
insegna con voce quieta quasi fosse tempo:
"Importante non è che tu sia senza tetto,
un viaggio dolorosovale il ritorno..."
TOMAS ARUNAS RUDOKAS, TR. PIETRO U. DINI
per lacrime, vino, pioggia e argilla...
E ciò che dalla profondità mi restituisce
insegna con voce quieta quasi fosse tempo:
"Importante non è che tu sia senza tetto,
un viaggio dolorosovale il ritorno..."
TOMAS ARUNAS RUDOKAS, TR. PIETRO U. DINI
giovedì 2 settembre 2010
CON UN DISEGNO
Guarda in questo specchio incantato
un sogno, come cara e buona
sotto le ali del suo Dio
la nostra amica sofferente riposa.
Senti come essa sollevandosi
ha lottato fuori dall’onda della vita;
guarda la tua immagine di fronte a lei,
e il Dio che per voi sofferse.
Senti tutto ciò che io ho sentito
Nell’aria fluttuante di questo crepuscolo,
quando con ansiosa tensione
mi sono provato in questo disegno.
JOHANN WILHEM GOETHE, TR. DARIO DEL CORNO
un sogno, come cara e buona
sotto le ali del suo Dio
la nostra amica sofferente riposa.
Senti come essa sollevandosi
ha lottato fuori dall’onda della vita;
guarda la tua immagine di fronte a lei,
e il Dio che per voi sofferse.
Senti tutto ciò che io ho sentito
Nell’aria fluttuante di questo crepuscolo,
quando con ansiosa tensione
mi sono provato in questo disegno.
JOHANN WILHEM GOETHE, TR. DARIO DEL CORNO
mercoledì 1 settembre 2010
LACONICO
Tanto mi accese la febbre di morte che il mio bagliore si
rifranse nel sole.
E ora m’invia alla perfetta sintassi della pietra e
Dell’aria,
Dunque, quello che cercavo, sono.
Estate di lino, cauto autunno,
Impercettibile inverno,
La vita paga l’obolo della foglia d’olivo
E nella notte del desiderio con un piccolo grillo di nuovo decreta
La legalità dell’imprevisto.
ODISSEAS ELITIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI
rifranse nel sole.
E ora m’invia alla perfetta sintassi della pietra e
Dell’aria,
Dunque, quello che cercavo, sono.
Estate di lino, cauto autunno,
Impercettibile inverno,
La vita paga l’obolo della foglia d’olivo
E nella notte del desiderio con un piccolo grillo di nuovo decreta
La legalità dell’imprevisto.
ODISSEAS ELITIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI
martedì 31 agosto 2010
OCHE SELVATICHE
Strilli di oche selvatiche,
tutte chiacchiere
intorno a me.
YOTARO ISSA, TR. KITARO NISHIDA E GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
tutte chiacchiere
intorno a me.
YOTARO ISSA, TR. KITARO NISHIDA E GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
lunedì 30 agosto 2010
NON TI RIDO' INDIETRO
Io restituisco tutto,
ammesso che sia possibile farlo,
ma non ti ridò indietro
gli occhi.
Da dentro di me guarderanno
te ed un lago azzurro
e tutto quel che ancora ci è dato
di guardare in questa terra.
Io restituisco tutto,
ammesso che sia possibile farlo,
ma non ti ridò indietro
gli occhi.
ENDRE ADY. TR. ROBERTO REPACI
ammesso che sia possibile farlo,
ma non ti ridò indietro
gli occhi.
Da dentro di me guarderanno
te ed un lago azzurro
e tutto quel che ancora ci è dato
di guardare in questa terra.
Io restituisco tutto,
ammesso che sia possibile farlo,
ma non ti ridò indietro
gli occhi.
ENDRE ADY. TR. ROBERTO REPACI
domenica 29 agosto 2010
LE MIE ORE, I
Fui uomo fui pietra
Fui pietra nell’uomo uomo nella pietra
Fui uccello nell’aria spazio nell’iccello
Fiore nel freddo fiume nel sole
Rubino nella brina
Fraternamente solo fraternamente libero.
PAUL ELUARD, TR. FRANCO FORTINI
Fui pietra nell’uomo uomo nella pietra
Fui uccello nell’aria spazio nell’iccello
Fiore nel freddo fiume nel sole
Rubino nella brina
Fraternamente solo fraternamente libero.
PAUL ELUARD, TR. FRANCO FORTINI
sabato 28 agosto 2010
Il vento mi attraversò,
scosse ogni fiore,
che vestiva la mia morte:
anche gli stormi imparano a cantare
per la tristezza, la malinconia,
posi la testa tra le mani.
Se troverai la vita in giardino,
vieni, spezzala:
ripiantala così lontano
finché nessun ricordo più
arriverà a tracciarne l’ombra.
MERJA VIROLAINEN, TR. ANTONIO PARENTE
scosse ogni fiore,
che vestiva la mia morte:
anche gli stormi imparano a cantare
per la tristezza, la malinconia,
posi la testa tra le mani.
Se troverai la vita in giardino,
vieni, spezzala:
ripiantala così lontano
finché nessun ricordo più
arriverà a tracciarne l’ombra.
MERJA VIROLAINEN, TR. ANTONIO PARENTE
venerdì 27 agosto 2010
giovedì 26 agosto 2010
NON E'
“per una selva oscura”
lL poesia non è
che un discorrere nella penombra
del forno vecchio, quando,
lontani tutti, crepita
fuori il profondo bosco; poesia
non è che le parole
già amate, che col tempo
cambiano luogo e sono
nient’altro che una macchia, una
speranza che non dici;
la poesia no n è
che la felicità, un discorrere
nella penombra, tutto
quanto è svanito ed è
ormai silenzio.
ELISEO DIEGO, TR. FRANCESCO TENTORI MONTALTO
lL poesia non è
che un discorrere nella penombra
del forno vecchio, quando,
lontani tutti, crepita
fuori il profondo bosco; poesia
non è che le parole
già amate, che col tempo
cambiano luogo e sono
nient’altro che una macchia, una
speranza che non dici;
la poesia no n è
che la felicità, un discorrere
nella penombra, tutto
quanto è svanito ed è
ormai silenzio.
ELISEO DIEGO, TR. FRANCESCO TENTORI MONTALTO
mercoledì 25 agosto 2010
SEGNI E SEDI
Morale breve di un perfetto amore
drato il giusto (e nemmeno un momento
di più): se terminò senza scalpore,
fu che in lui i segni più forti e veementi
non apparvero poi di gran momento.
Perché l’amore, quando c’è, non chiede
Cos’è l’amore, e detesta bluffare.
Né notti interminabili richiede.
Gli basta solo di poter portare
le cose giuste nella giusta sede.
NASOS VAGHENAS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI
drato il giusto (e nemmeno un momento
di più): se terminò senza scalpore,
fu che in lui i segni più forti e veementi
non apparvero poi di gran momento.
Perché l’amore, quando c’è, non chiede
Cos’è l’amore, e detesta bluffare.
Né notti interminabili richiede.
Gli basta solo di poter portare
le cose giuste nella giusta sede.
NASOS VAGHENAS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI
martedì 24 agosto 2010
COMUNIONE SEPARATA
In camere divise
la notte li congiunge.
Sentono il suonatore d’organetto,
l’invisibile Terzo.
La propria porta
è la loro stessa morte,
il colloquio della vita
giunge dalle pareti,
di volta in volta li ricopre
con canti mai eseguiti
per niente.
Fuori strappano l’erba
per ciò che è rimasto,
nelle chiome se la gettano
come colore che si estingue.
Laddove la rinuncia è il cuore:
l’occultante
timore della pelle.
La sua remota peluria
custodisce il movimento.
Tu la sfiori.
ALFRED KOLLERITSCH, TR. BEATRICE DONIN
la notte li congiunge.
Sentono il suonatore d’organetto,
l’invisibile Terzo.
La propria porta
è la loro stessa morte,
il colloquio della vita
giunge dalle pareti,
di volta in volta li ricopre
con canti mai eseguiti
per niente.
Fuori strappano l’erba
per ciò che è rimasto,
nelle chiome se la gettano
come colore che si estingue.
Laddove la rinuncia è il cuore:
l’occultante
timore della pelle.
La sua remota peluria
custodisce il movimento.
Tu la sfiori.
ALFRED KOLLERITSCH, TR. BEATRICE DONIN
lunedì 23 agosto 2010
SOLO E IN COMPAGNIA
Sono solo.
Tra te e me un muro invalicabile,
tra te e me un fiume inattraversabile,
tra te e me distanze incomprensibili.
Sono in compagnia.
Sui miei abiti l’abilità delle mie mani,
nel mio cibo il tuo sudore,
nella mia dimora la tua amorevole cura.
Vivo solo,
ma anche in compagnia.
Ecco perché ciascuno di noi
deve anelare a uguaglianza e armonia
KU SANG, TR. VINCENZA D’URSO
Tra te e me un muro invalicabile,
tra te e me un fiume inattraversabile,
tra te e me distanze incomprensibili.
Sono in compagnia.
Sui miei abiti l’abilità delle mie mani,
nel mio cibo il tuo sudore,
nella mia dimora la tua amorevole cura.
Vivo solo,
ma anche in compagnia.
Ecco perché ciascuno di noi
deve anelare a uguaglianza e armonia
KU SANG, TR. VINCENZA D’URSO
domenica 22 agosto 2010
LINGUE
Molte lingue
volano per questo mondo
collidono, generano scintille
talvolta è odio
talvolta è amore
L’edificio della ragione
collassa silenzioso,
cesti intrecciati di pensieri
sottili come strisce di bambù
si riempiono di funghi velenosi ciechi
Quegli animali ulle rocce
han corso calpestando i fiori,
un dente di leone cresce segretamente
in qualche angolo
il vento ne porta via i semi
Molte lingue
volano per questo mondo
ma la produzione di lingua
non può accrescere o diminuire
il dolore silenzioso dell’umanità.
BEI DAO, TR. ALESSANDRO RUSSO
volano per questo mondo
collidono, generano scintille
talvolta è odio
talvolta è amore
L’edificio della ragione
collassa silenzioso,
cesti intrecciati di pensieri
sottili come strisce di bambù
si riempiono di funghi velenosi ciechi
Quegli animali ulle rocce
han corso calpestando i fiori,
un dente di leone cresce segretamente
in qualche angolo
il vento ne porta via i semi
Molte lingue
volano per questo mondo
ma la produzione di lingua
non può accrescere o diminuire
il dolore silenzioso dell’umanità.
BEI DAO, TR. ALESSANDRO RUSSO
sabato 21 agosto 2010
ANCORA UNA FARFALLA
Succhia il fiore fino in fondo,
nascendo come un frutto nuovo.
Nel respiro di un sogno corrugato
ora s’ingrossa, ora cala.
Tremola sulla sue ali,
nastri frementi di velluto,
non solo armonia di riflessi,
ma ombra di sgorbio dimenticato,
due volte mitata di aspetto
nell’oblio si è fatta più bella,
irrompendo nell’evidenza solare
da un soffocante corpo altrui.
ALEXANDRA PETROVA, TR. PIETRO ALESSANDRINI
nascendo come un frutto nuovo.
Nel respiro di un sogno corrugato
ora s’ingrossa, ora cala.
Tremola sulla sue ali,
nastri frementi di velluto,
non solo armonia di riflessi,
ma ombra di sgorbio dimenticato,
due volte mitata di aspetto
nell’oblio si è fatta più bella,
irrompendo nell’evidenza solare
da un soffocante corpo altrui.
ALEXANDRA PETROVA, TR. PIETRO ALESSANDRINI
venerdì 20 agosto 2010
Non voglio al mondo dir l’affanno
che in fondo al cor sempre ho celato:
sol la coscienza e Dio sapranno
quanto ho sofferto e quanto amato.
A lor dirò l’animo mio,
da lor vorrò compatimento;
e mi punisca pure Iddio
che immaginava un tal tormento.
Del volgo zotico il garrito
non può un cor nobile attristare,
e contro il masso di granito
infuria invan l’onda del mare.
Ei fra le nubi erge la testa,
di cielo e terra ospite altero,
e fuor che ai tuoni e alla tempesta,
a niuno affida il suo pensiero.
MICHAIL LERMONTOV, TR. GIOVANNI GANDOLFI
che in fondo al cor sempre ho celato:
sol la coscienza e Dio sapranno
quanto ho sofferto e quanto amato.
A lor dirò l’animo mio,
da lor vorrò compatimento;
e mi punisca pure Iddio
che immaginava un tal tormento.
Del volgo zotico il garrito
non può un cor nobile attristare,
e contro il masso di granito
infuria invan l’onda del mare.
Ei fra le nubi erge la testa,
di cielo e terra ospite altero,
e fuor che ai tuoni e alla tempesta,
a niuno affida il suo pensiero.
MICHAIL LERMONTOV, TR. GIOVANNI GANDOLFI
giovedì 19 agosto 2010
PAN
Sopra la rupe, coperto di foglie secche,
giace Pan: è vecchio e cieco,
le sue palpebre sono di selce.
Invano egli tenta di sollevarle,
i suoi occhi sono chiusi
come chiocciole nel tempo dell’inverno.
Gli cadono sulle labbra calde gocce di rugiada:
una
due
tre.
La natura disseta il suo Dio.
Ah, Pan!
Io lo vedo: egli tende la mano, afferra un ramo
E sfiora con carezza leggera
le gemme.
Tra i cespugli ecco che viene un agnello.
Il Dio cieco l’ode e sorride,
perché Pan non conosce gioia più grande
del prender tra le palme
dolcemente
la piccola testa degli agnelli
cercando sotto i riccioli di lana
morbidi e corti
le loro minuscole corna.
Silenzio. Intorno,
dal fondo della sofferenza,
le caverne sbadigliano. Anche Pan
sbadiglia, poi sistende e dice:
Grandi e calde sono le gocce della rugiada,
le piccole corna spuntano,
gonfie e pesanti sno le gemme.
Che sia la primavera?
LUCIAN BLAGA, TR. DRAGOS VRANCEANU E MARIO DE MICHELI
giace Pan: è vecchio e cieco,
le sue palpebre sono di selce.
Invano egli tenta di sollevarle,
i suoi occhi sono chiusi
come chiocciole nel tempo dell’inverno.
Gli cadono sulle labbra calde gocce di rugiada:
una
due
tre.
La natura disseta il suo Dio.
Ah, Pan!
Io lo vedo: egli tende la mano, afferra un ramo
E sfiora con carezza leggera
le gemme.
Tra i cespugli ecco che viene un agnello.
Il Dio cieco l’ode e sorride,
perché Pan non conosce gioia più grande
del prender tra le palme
dolcemente
la piccola testa degli agnelli
cercando sotto i riccioli di lana
morbidi e corti
le loro minuscole corna.
Silenzio. Intorno,
dal fondo della sofferenza,
le caverne sbadigliano. Anche Pan
sbadiglia, poi sistende e dice:
Grandi e calde sono le gocce della rugiada,
le piccole corna spuntano,
gonfie e pesanti sno le gemme.
Che sia la primavera?
LUCIAN BLAGA, TR. DRAGOS VRANCEANU E MARIO DE MICHELI
mercoledì 18 agosto 2010
TUTTO E' VANO
Tu vedi, dovunque guardi, soltanto vanità sulla terra.
Quello che uno costruisce, è distrutto domani da un
[altro,
dove vivono città, domani vedrai un prato
e un pastorello vi giocherà con la greggia.
Quello che ora fiorisce fastoso, verrà calpestato tra poco.
Quello che ora presume tanto e si vanta sarà cenere e ossa
[domani.
Nulla v’è che sia eterno, non metallo, non marmi.
Sosterrà il gioco del tempo, il fragile uomo?
Ah, ciò che stimiamo prezioso, cos’è tutto questo,
se non meschina nullità, polvere, vento e ombra,
se non fiore di prato che più non si ritrova?
Ma non trovi nessuno che voglia pensare all’eterno.
ANDREAS GRYPHIUS, TR. S. LUPI
Quello che uno costruisce, è distrutto domani da un
[altro,
dove vivono città, domani vedrai un prato
e un pastorello vi giocherà con la greggia.
Quello che ora fiorisce fastoso, verrà calpestato tra poco.
Quello che ora presume tanto e si vanta sarà cenere e ossa
[domani.
Nulla v’è che sia eterno, non metallo, non marmi.
Sosterrà il gioco del tempo, il fragile uomo?
Ah, ciò che stimiamo prezioso, cos’è tutto questo,
se non meschina nullità, polvere, vento e ombra,
se non fiore di prato che più non si ritrova?
Ma non trovi nessuno che voglia pensare all’eterno.
ANDREAS GRYPHIUS, TR. S. LUPI
martedì 17 agosto 2010
SIMONE CIRENEO
Egli non mi disse parola
Eppure mi chiamò per nome;
Egli non mi fece un cenno
Eppure io capii e venni.
Dapprima dissi: “Non porterò
La sua croce sul dorso;
Egli vuole caricarla lì
Solo perché ho la pelle nera.”
Ma Egli moriva per un sogno,
Ed era molto mite,
E nei suoi occhi splendeva una luce
Che gli uomini fanno molta strada per trovare.
Fu Lui a conquistare la mia pietà;
Io feci per Cristo soltanto
Ciò che tutta Roma non avrebbe potuto ottenere
Coprendomi di lividure a frustate e sassate.
COUNTER CULLEN, TR. CARLO IZZO
Eppure mi chiamò per nome;
Egli non mi fece un cenno
Eppure io capii e venni.
Dapprima dissi: “Non porterò
La sua croce sul dorso;
Egli vuole caricarla lì
Solo perché ho la pelle nera.”
Ma Egli moriva per un sogno,
Ed era molto mite,
E nei suoi occhi splendeva una luce
Che gli uomini fanno molta strada per trovare.
Fu Lui a conquistare la mia pietà;
Io feci per Cristo soltanto
Ciò che tutta Roma non avrebbe potuto ottenere
Coprendomi di lividure a frustate e sassate.
COUNTER CULLEN, TR. CARLO IZZO
lunedì 16 agosto 2010
STAGIONI, III
Come ad una ad una le foglie mutano
e dove sarà cominciato questo riposo dei campi.
Credo dalla primavera lontanissima
qualche erba non vista si spense per questo tramonto
e maturava questo odore di vigna,
questo pianto quieto dei grandi monti.
FRANCO FORTINI
e dove sarà cominciato questo riposo dei campi.
Credo dalla primavera lontanissima
qualche erba non vista si spense per questo tramonto
e maturava questo odore di vigna,
questo pianto quieto dei grandi monti.
FRANCO FORTINI
domenica 15 agosto 2010
LIED-AUBADE
Ma tu dimmi, ti prego,
perché tarda
tanto l’alba.
Dove
sono,
non li sento
ancora,
quei rari
che dichiarano:
è giorno, e ne ripetono
l0annuncio e ne ribattono
forte
il conio da selce a selce
allegramente scarpinando…
Non li sento, non ci sono.
E gli uccelli persi
nell’universo loro, muti,
fino a quado?
MARIO LUZI
perché tarda
tanto l’alba.
Dove
sono,
non li sento
ancora,
quei rari
che dichiarano:
è giorno, e ne ripetono
l0annuncio e ne ribattono
forte
il conio da selce a selce
allegramente scarpinando…
Non li sento, non ci sono.
E gli uccelli persi
nell’universo loro, muti,
fino a quado?
MARIO LUZI
sabato 14 agosto 2010
ULISSE
Il mito è il nulla che è tutto.
Lo stesso sole che apre i cieli
è un mito brillante e muto –
il corpo morto di Dio,
vivente e nudo.
Questi, che qui approdò,
fu nel suo non esistere.
Senza esistere ci bastò.
Per non essere venuto venne
e ci creò.
Così la leggenda scorre
penetrando nella realtà,
e a fecondarla trascorre.
Più giù, lsa vita, metà
di nulla, muore.
FERNANDO ANTONIO NOGUEYRA PESSOA, TR. FRANCESCO ZAMBON
Lo stesso sole che apre i cieli
è un mito brillante e muto –
il corpo morto di Dio,
vivente e nudo.
Questi, che qui approdò,
fu nel suo non esistere.
Senza esistere ci bastò.
Per non essere venuto venne
e ci creò.
Così la leggenda scorre
penetrando nella realtà,
e a fecondarla trascorre.
Più giù, lsa vita, metà
di nulla, muore.
FERNANDO ANTONIO NOGUEYRA PESSOA, TR. FRANCESCO ZAMBON
venerdì 13 agosto 2010
ULISSE
Troppi combattimenti ho visto,
troppi mugolii di innamorati ho sentito,
ho sempre viaggiato troppo lontano.
Una scatola ottica ha sostituito il mio occhio,
una scatola sonora ha sostituito il mio orecchio.
Troppo fango,
troppe carogne là dentro.
Troppa gioia.
Mi nascondo ora tra gli amanti,
questi mendicanti.
HUGO CLAUS, TR. FRANCO PARIS
troppi mugolii di innamorati ho sentito,
ho sempre viaggiato troppo lontano.
Una scatola ottica ha sostituito il mio occhio,
una scatola sonora ha sostituito il mio orecchio.
Troppo fango,
troppe carogne là dentro.
Troppa gioia.
Mi nascondo ora tra gli amanti,
questi mendicanti.
HUGO CLAUS, TR. FRANCO PARIS
giovedì 12 agosto 2010
NEL SERENO
Si squarcia il velo greve dell'autunno,
nel sereno
si alza il fumo di chisà cosa.
SHIKI, TR. GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
nel sereno
si alza il fumo di chisà cosa.
SHIKI, TR. GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
mercoledì 11 agosto 2010
ADORAZIONE DELL'AMORE
Continuate il dono e l’offerta d’amore,
non vogliamo sguardi assenti;
dovunque si levi lo sguardo
vogliamo le ampie vie dell’amore!
È la festa sacra della vita.
Se la vita s’è riempita d’un tal attimo,
e quell’uomo va fiero di questo,
quest’orgoglio non è certo un difetto!
Si trova ad avere smarrito se stesso.
Vivere ed aver smarrito la coscienza di sé
È gran cosa,
è un dono supremo.
Anche una piccola goccia ha pervaso l’immensa distesa
del mare;
tale amnesia di se stesso
è la vera coscienza di sé;
chi ha potuto conoscer se stesso,
anche legato, ha la Libertà assoluta;
è l’uccello ed è anche il suo nido,
è l’azzurro del cielo,
è il cielo, è il volo.
BHAWANI PRASAD MISHRA, TR. GABRIELLA BRUNI
non vogliamo sguardi assenti;
dovunque si levi lo sguardo
vogliamo le ampie vie dell’amore!
È la festa sacra della vita.
Se la vita s’è riempita d’un tal attimo,
e quell’uomo va fiero di questo,
quest’orgoglio non è certo un difetto!
Si trova ad avere smarrito se stesso.
Vivere ed aver smarrito la coscienza di sé
È gran cosa,
è un dono supremo.
Anche una piccola goccia ha pervaso l’immensa distesa
del mare;
tale amnesia di se stesso
è la vera coscienza di sé;
chi ha potuto conoscer se stesso,
anche legato, ha la Libertà assoluta;
è l’uccello ed è anche il suo nido,
è l’azzurro del cielo,
è il cielo, è il volo.
BHAWANI PRASAD MISHRA, TR. GABRIELLA BRUNI
martedì 10 agosto 2010
METAMORFOSI DI UNA NOTTE D'ESTATE
I tuoi fianchi son fuoco.
La tua bocca è una stella bruciante.
Io sono un lembo sottile di nebbia in lontananza.
Io sono una tempesta,
una muta buia tempesta sulla riva del buio e del silenzio.
Incorporea vampata che brucia sul tuo petto.
...... Zitta zitta -
e tu sei la notte chiara e il vino selvaggio,
lo spazio e la tenda leggera alla finestra,
un chiaro fondo di sabbia
sotto l'acqua che verde scintilla come il giorno che sorge.
Una mano leggermente posata sulla mia - e un respiro.
MORTEN NIELSEN, TR. MARIA GIACOBBE
La tua bocca è una stella bruciante.
Io sono un lembo sottile di nebbia in lontananza.
Io sono una tempesta,
una muta buia tempesta sulla riva del buio e del silenzio.
Incorporea vampata che brucia sul tuo petto.
...... Zitta zitta -
e tu sei la notte chiara e il vino selvaggio,
lo spazio e la tenda leggera alla finestra,
un chiaro fondo di sabbia
sotto l'acqua che verde scintilla come il giorno che sorge.
Una mano leggermente posata sulla mia - e un respiro.
MORTEN NIELSEN, TR. MARIA GIACOBBE
AMPIE SILLABE
Che il mio piede ti svegli, di ombra in ombra
sono sceso fino al fondo della patria.
Di foglia in foglia, fino a urtare nella radice
amara della mia patria.
Che la mia fede t’innalzi, d’abisso in abisso
sono uscito alla luce della speranza.
Di spalla in spalla, fino a vedere un popolo sul piede
di pace, issando un’alba.
Che la mia voce brilli libera, di lettera in lettera
Ho strofinato contro l’aria le parole.
Ah, le parole. Qualcuno – sotto il sole –
ha fatto di ghiaccio le labbra di Spagna.
BLAS DE OTERO, TR. ELENA CLEMENTELLI
sono sceso fino al fondo della patria.
Di foglia in foglia, fino a urtare nella radice
amara della mia patria.
Che la mia fede t’innalzi, d’abisso in abisso
sono uscito alla luce della speranza.
Di spalla in spalla, fino a vedere un popolo sul piede
di pace, issando un’alba.
Che la mia voce brilli libera, di lettera in lettera
Ho strofinato contro l’aria le parole.
Ah, le parole. Qualcuno – sotto il sole –
ha fatto di ghiaccio le labbra di Spagna.
BLAS DE OTERO, TR. ELENA CLEMENTELLI
vi assicuro che è nato un fiore.
Il suo colore non si vede.
I suoi petali non si aprono.
Il suo nome non si trova nei trattati.
E' brutto. Ma è un fiore vero.
Mi siedo sul selciato della capitale alle cinque del pomeriggio
e lentamente sfioro con a mano la mia forma malsicura.
Dalla parte delle montagne nubi massicce si addensano.
Piccoli punti bianchi si muovono in mare, galline in pànico.
E' brutto. Ma è un fiore. E' riuscito a sfondare
l'asfalto, il tedio, lo schifo e l'odio.
CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE, TR. RUGGERO JACOBBI
Il suo colore non si vede.
I suoi petali non si aprono.
Il suo nome non si trova nei trattati.
E' brutto. Ma è un fiore vero.
Mi siedo sul selciato della capitale alle cinque del pomeriggio
e lentamente sfioro con a mano la mia forma malsicura.
Dalla parte delle montagne nubi massicce si addensano.
Piccoli punti bianchi si muovono in mare, galline in pànico.
E' brutto. Ma è un fiore. E' riuscito a sfondare
l'asfalto, il tedio, lo schifo e l'odio.
CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE, TR. RUGGERO JACOBBI
sabato 7 agosto 2010
I FIGLI DELLA TERRA
Gli astronauti figli della terra
ti girano intorno
luna di piena estate.
Chiedono all'invisibile un segno
la segreta ricerca che mi tormenta;
ma dal planetario silenzio
giunge solo l'armonia
di un impercettibile vento.
BIAGIA MARNITI
ti girano intorno
luna di piena estate.
Chiedono all'invisibile un segno
la segreta ricerca che mi tormenta;
ma dal planetario silenzio
giunge solo l'armonia
di un impercettibile vento.
BIAGIA MARNITI
venerdì 6 agosto 2010
XXIX IL SOGNO DI ABITARE
Il sogno di abitare in una donna,
delirio delle sere sensuali
s'ingiglia entro viventi cattedrali
dove il terrore dolcemente assonna
nelle affettuose tenebre ogivali
e la spirante musica che incurva
le dolci spalle e il liscio delle guance
sembra librata sopra le bilance
che pesano il silenzio delle viole
discese sotto l'occhio che già naufraga...
GIORGIO VIGOLO
delirio delle sere sensuali
s'ingiglia entro viventi cattedrali
dove il terrore dolcemente assonna
nelle affettuose tenebre ogivali
e la spirante musica che incurva
le dolci spalle e il liscio delle guance
sembra librata sopra le bilance
che pesano il silenzio delle viole
discese sotto l'occhio che già naufraga...
GIORGIO VIGOLO
mercoledì 4 agosto 2010
E il cuore mi batte sempre più forte,
E parlo, parlo senza sapere ciò che dico.
Come tutti voi anch'io sono al termine della mia strada,
Anch'io sono un uomo finito.
Si sgretola il casolare lontano,
Il cane è morto da tempo, di vecchiaia.
Crepare nei vicoli di Mosca,
Ecco il mio destino.
SERGEJ ALEKSANDROVIC ESENIN, TR.CURZIA FERRARI
E parlo, parlo senza sapere ciò che dico.
Come tutti voi anch'io sono al termine della mia strada,
Anch'io sono un uomo finito.
Si sgretola il casolare lontano,
Il cane è morto da tempo, di vecchiaia.
Crepare nei vicoli di Mosca,
Ecco il mio destino.
SERGEJ ALEKSANDROVIC ESENIN, TR.CURZIA FERRARI
martedì 3 agosto 2010
lunedì 2 agosto 2010
SERA
In cielo si raccoglie il vento,
il vento purpureo di domani,
e di nuovo l'amore,
di nuovo da tempo immemorabile
da lontano impedisce la morte.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
il vento purpureo di domani,
e di nuovo l'amore,
di nuovo da tempo immemorabile
da lontano impedisce la morte.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
domenica 1 agosto 2010
SOLO
Non è bene che l'uomo sia solo
ma in ogni modo è solo.
Attende solo
e si attarda solo
e lui solo sa
che anche se tardi
essa verrà.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
ma in ogni modo è solo.
Attende solo
e si attarda solo
e lui solo sa
che anche se tardi
essa verrà.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
sabato 31 luglio 2010
venerdì 30 luglio 2010
giovedì 29 luglio 2010
Sono un poeta, ma sarei rifiutato
anche se declamassi versi senza voce.
___ Che importa?
Allegri diavoletti canteranno per me.
Credete a me, avevo preso ogni precauzione
annusando il sospetto come un segugio.
Sono un poeta, mio solo diritto è il rogo,
perché sono testimone della verità.
Sono un tale che afferma
bianca la neve, rosso il sangue, verde
il lanoso gambo del papavero.
Un tale che sarà infine assassinato,
proprio per non aver mai ucciso.
MIKLÓS RADNÓTI, TR. BRUNO DELL’AGNESE E ANNA WEISZ RADO
anche se declamassi versi senza voce.
___ Che importa?
Allegri diavoletti canteranno per me.
Credete a me, avevo preso ogni precauzione
annusando il sospetto come un segugio.
Sono un poeta, mio solo diritto è il rogo,
perché sono testimone della verità.
Sono un tale che afferma
bianca la neve, rosso il sangue, verde
il lanoso gambo del papavero.
Un tale che sarà infine assassinato,
proprio per non aver mai ucciso.
MIKLÓS RADNÓTI, TR. BRUNO DELL’AGNESE E ANNA WEISZ RADO
mercoledì 28 luglio 2010
Il mio Signore si nasconde ,
e, in modo meraviglioso,
il mio Signore si rivela
Il mio Signore mi ha circondato
di fatiche, e il mio Signore
ha annullato ogni mia limitazione.
Il mio Signore reca parole
di dolore e parole di gioia.
Egli stesso ne sana il contrasto.
Desidero offrire corpo e mente
al mio Signore. Desidero rinunciare
alla mia vita. Ma non potrò mai
dimenticare il mio Signore!
KABIR, TR. BARBARA BREVI
e, in modo meraviglioso,
il mio Signore si rivela
Il mio Signore mi ha circondato
di fatiche, e il mio Signore
ha annullato ogni mia limitazione.
Il mio Signore reca parole
di dolore e parole di gioia.
Egli stesso ne sana il contrasto.
Desidero offrire corpo e mente
al mio Signore. Desidero rinunciare
alla mia vita. Ma non potrò mai
dimenticare il mio Signore!
KABIR, TR. BARBARA BREVI
martedì 27 luglio 2010
MI CERCHI CON LA BOCCA
Mi cerchi con la bocca
Come il cielo la porta.
La tua ragione è crollata sotto folli parole.
Anch'io sono crollato
Sotto le mura della tua città.
Perché si è oscurato il sole?
Perché sono esplosi i vulcani
Tra ribollimenti e fiamme?
Ricade come neve la cenere
O è il silenziio che segue allo schiamazzo
Della notte d'amore?
Sono ceneri e silenzi futuri!
Così dicono le civette e anche tu,
Il tuo terremoto
Ha le ali di un uccello gigantesco.
Ma ecco, hai paura!
Non c'è nessuno.
Un bambino ha picchiato alla porta
Dall'al di là
Dal domani.
MIHAI BEBIUC, TR. DRAGOS VRANCEANU ED ELIO FILIPPO ACCROCCA
Come il cielo la porta.
La tua ragione è crollata sotto folli parole.
Anch'io sono crollato
Sotto le mura della tua città.
Perché si è oscurato il sole?
Perché sono esplosi i vulcani
Tra ribollimenti e fiamme?
Ricade come neve la cenere
O è il silenziio che segue allo schiamazzo
Della notte d'amore?
Sono ceneri e silenzi futuri!
Così dicono le civette e anche tu,
Il tuo terremoto
Ha le ali di un uccello gigantesco.
Ma ecco, hai paura!
Non c'è nessuno.
Un bambino ha picchiato alla porta
Dall'al di là
Dal domani.
MIHAI BEBIUC, TR. DRAGOS VRANCEANU ED ELIO FILIPPO ACCROCCA
lunedì 26 luglio 2010
SAN SAVA
Attorno alla sua testa volano le api
E formano il suo vivo cerchio dorato
Nela sua barba fulva
Cosparsa di fiori di tglio
I tuoni e i lampi giocano a nascondino
Dal suo collo pendono catene
che si scuotono nel loro sonno di ferro
Sulla sua spalla fiammeggia il gallo
Nella sua mano il sapiente bastone canta
Il canto dei cammini incrociati
Alla sua sinistra scorre il tempo
Alla sua destra scorre il tempo
Egli cammina sull'asciutto
Accompagnato dai suoi lupi
VASKO POPA, TR. LORENZO CASSON
E formano il suo vivo cerchio dorato
Nela sua barba fulva
Cosparsa di fiori di tglio
I tuoni e i lampi giocano a nascondino
Dal suo collo pendono catene
che si scuotono nel loro sonno di ferro
Sulla sua spalla fiammeggia il gallo
Nella sua mano il sapiente bastone canta
Il canto dei cammini incrociati
Alla sua sinistra scorre il tempo
Alla sua destra scorre il tempo
Egli cammina sull'asciutto
Accompagnato dai suoi lupi
VASKO POPA, TR. LORENZO CASSON
domenica 25 luglio 2010
sabato 24 luglio 2010
venerdì 23 luglio 2010
IMMAGINI DELLA STRADA, 3
Buia è la salita, buia è la casa -
ma ancor più buia la sua cantina -
sotterranea, nessuna feritoia -
il collo della cantina fa da collo e finestra -
e laggiù nell'angolo piùbuio
sui scorge una dinamo ronzante,
che sprizza scintille attorno alla ruota;
nera e sinistra, occultamente
macina luce a tutta la contrada.
AUGUST STRINDBERG, TR. GIACOMO OREGLIA
ma ancor più buia la sua cantina -
sotterranea, nessuna feritoia -
il collo della cantina fa da collo e finestra -
e laggiù nell'angolo piùbuio
sui scorge una dinamo ronzante,
che sprizza scintille attorno alla ruota;
nera e sinistra, occultamente
macina luce a tutta la contrada.
AUGUST STRINDBERG, TR. GIACOMO OREGLIA
giovedì 22 luglio 2010
ESPLORAZIONI
Se siamo ciò che siamo, che saremo
se non quello che siamo? Siamo, abbiamo
sei piedi e settant'anni, per vedere
la luce, e abbandonarla per la tomba.
Mondi non siamo, no, né infiniti,
non abbiamo diritti sulla pietra
tranne quello di testimoniare
nell'invenzionedella città uman
la morte, noi stessi, il nostro amore.
S'alza lq torre simile a una freccia
dall'orlo della terra verso il cielo,
nllo stagno stellato in alto e in basso,
tuffanndosi e scalando il nostro mondo
per rendere più angusta la distanza
tra il mondo che tu hai chiuso negli occhi
e il mondo luminoso che indietreggia.
STEPHEN SPENDER, TR. ALFONSO RIZZARDI
se non quello che siamo? Siamo, abbiamo
sei piedi e settant'anni, per vedere
la luce, e abbandonarla per la tomba.
Mondi non siamo, no, né infiniti,
non abbiamo diritti sulla pietra
tranne quello di testimoniare
nell'invenzionedella città uman
la morte, noi stessi, il nostro amore.
S'alza lq torre simile a una freccia
dall'orlo della terra verso il cielo,
nllo stagno stellato in alto e in basso,
tuffanndosi e scalando il nostro mondo
per rendere più angusta la distanza
tra il mondo che tu hai chiuso negli occhi
e il mondo luminoso che indietreggia.
STEPHEN SPENDER, TR. ALFONSO RIZZARDI
mercoledì 21 luglio 2010
FORESTA
Balenano occhi di belve, fuochi di briganti.
Mi sono ingrandito accanto a te, come una foresta.
Se tu dessi una radura alle mie fiere,
mansuetudine ai tapaci che ho in me!
Tàgliati una strada attraverso me, se hai un dio.
O cercalo qui.
GYULA ILLYES, TR. UMBERTO ALBINI
Mi sono ingrandito accanto a te, come una foresta.
Se tu dessi una radura alle mie fiere,
mansuetudine ai tapaci che ho in me!
Tàgliati una strada attraverso me, se hai un dio.
O cercalo qui.
GYULA ILLYES, TR. UMBERTO ALBINI
martedì 20 luglio 2010
DIFFERENZE
Fra Hölderlin e la follia di Hölderlin
ci sono differenze.
La poesia non è un destino.
Nessuno sa chi sia la poesia per se stessa.
Nel recinto del cielo ci sono gabbie
senza stelle né dolore. La
bambina che voltò l’angolo
in lacrime è assurda? Come
il suonno dells mis fsme oggi? L’insania
vaga per le strade? Si ferma
in una casa qualsiasi?
La tua?
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
ci sono differenze.
La poesia non è un destino.
Nessuno sa chi sia la poesia per se stessa.
Nel recinto del cielo ci sono gabbie
senza stelle né dolore. La
bambina che voltò l’angolo
in lacrime è assurda? Come
il suonno dells mis fsme oggi? L’insania
vaga per le strade? Si ferma
in una casa qualsiasi?
La tua?
JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI
lunedì 19 luglio 2010
Quando i bimbi giocano
e li odo giocare,
qualcosa nella mia anima
comincia arallegrarsi
e tutta quell'infanzia
che non ebbi mi viene
in un'onda di allegria
che non fu di nessuno.
Se chi fui è un enigmi,
e chi sarò visione,
chi sono almeno questo
sento nel cuore.
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
e li odo giocare,
qualcosa nella mia anima
comincia arallegrarsi
e tutta quell'infanzia
che non ebbi mi viene
in un'onda di allegria
che non fu di nessuno.
Se chi fui è un enigmi,
e chi sarò visione,
chi sono almeno questo
sento nel cuore.
FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
domenica 18 luglio 2010
J’étais venu pour être seul
devant les campagnes désertes
Les soleil sourcillait à peine
Sous de petits buissons d’epines
Le vent paraissait dissiper
le sillage d’ombres des arbres
Ne glissaient-ils pas sur les prés
Entre les étincelles d’eau
comme des mâtures lointaines
J’avais oublié que les champs
les pierres les ombres mouillées
ôteraient à mon amertume
La douceur du monde est lointaine
JEAN-PIERRE COLOMBI
devant les campagnes désertes
Les soleil sourcillait à peine
Sous de petits buissons d’epines
Le vent paraissait dissiper
le sillage d’ombres des arbres
Ne glissaient-ils pas sur les prés
Entre les étincelles d’eau
comme des mâtures lointaines
J’avais oublié que les champs
les pierres les ombres mouillées
ôteraient à mon amertume
La douceur du monde est lointaine
JEAN-PIERRE COLOMBI
sabato 17 luglio 2010
GIOCO DI SPECCHI
Non so perché
fra tutte le mani
di tutti quei bambini
io ero sempre che afferravo
la luce iflessa
sul muro dal suo specchio.
Lei, qui attorno la più bella.
SUNAY AKIN, TR. LAURA ROTTA E GIAMPIERO BERLINGERI
fra tutte le mani
di tutti quei bambini
io ero sempre che afferravo
la luce iflessa
sul muro dal suo specchio.
Lei, qui attorno la più bella.
SUNAY AKIN, TR. LAURA ROTTA E GIAMPIERO BERLINGERI
venerdì 16 luglio 2010
VOCAZIONE ALL'ESSERE
Il mattino!
L’odore d’intemperie con rugiada s’allarga,
Cerca vergine
Spazio, profondità nel vento irrespirato,
E l’erba
Novellamente apparsa, affacciandosi appena
Col suo verde
Puerile alle zolle, da una grazia rimosse,
D’improvviso
Potenzianell’attonito la vocazione ad essere.
JORGE GUILLÉN, TR. ORESTE MACRI’
L’odore d’intemperie con rugiada s’allarga,
Cerca vergine
Spazio, profondità nel vento irrespirato,
E l’erba
Novellamente apparsa, affacciandosi appena
Col suo verde
Puerile alle zolle, da una grazia rimosse,
D’improvviso
Potenzianell’attonito la vocazione ad essere.
JORGE GUILLÉN, TR. ORESTE MACRI’
giovedì 15 luglio 2010
Con la foia dello sguardo, dalla cima del colle,
domino le fronde rilucenti del vigneto,io, Pan.
Non mi oppongo ai tuoi indugi,passante, se desideri
cogliere un bel grappolo d'uva per la tua gola.
Ma se mediti, furtivo, una rapina, mi troverai
pronto a farti assaggiarti il mio bastone.
MECIO, TR. LUCIO KLOBAS
domino le fronde rilucenti del vigneto,io, Pan.
Non mi oppongo ai tuoi indugi,passante, se desideri
cogliere un bel grappolo d'uva per la tua gola.
Ma se mediti, furtivo, una rapina, mi troverai
pronto a farti assaggiarti il mio bastone.
MECIO, TR. LUCIO KLOBAS
mercoledì 14 luglio 2010
LXVIII
Gli amici mi avevano detto:
Aspettaci qui, torneremo a prenderti.
E solo ad aspettare
un'ora, due ore.
Si fa notte: gli amici
si sono scordati: non vengono più.
Stai lì solo,
terribilmente solo.
Ecco cosa vuol dire essere morti;
si scordano di passare a riprenderti.
GIORGIO VIGOLO
Aspettaci qui, torneremo a prenderti.
E solo ad aspettare
un'ora, due ore.
Si fa notte: gli amici
si sono scordati: non vengono più.
Stai lì solo,
terribilmente solo.
Ecco cosa vuol dire essere morti;
si scordano di passare a riprenderti.
GIORGIO VIGOLO
martedì 13 luglio 2010
Nel notturno silenzio il vago bisbiglio
della nebbia che sale sul lento ondeggiare
delle calme pozzanghere dall'anima 'azzurro.
Io sento il tenue sorriso cui brividiscono, in sogni
di fioriture segrete, i rami segreti delle acacie
ingioiellati in un vivo aggocilio di rugiadi;
sento le mille voci della Vita che tace
fluirefluire a me dai campi, dai moniti della strade,
fluttuar nel mio cuore come l'aria calma
il fumo del camino. Ma infine tutti i suoni
io sento ad uno ad uno, quasi un voto s'adempia,
confondersi col ritmico pulsar della mia tempia.
ARTURO ONOFRI\
della nebbia che sale sul lento ondeggiare
delle calme pozzanghere dall'anima 'azzurro.
Io sento il tenue sorriso cui brividiscono, in sogni
di fioriture segrete, i rami segreti delle acacie
ingioiellati in un vivo aggocilio di rugiadi;
sento le mille voci della Vita che tace
fluirefluire a me dai campi, dai moniti della strade,
fluttuar nel mio cuore come l'aria calma
il fumo del camino. Ma infine tutti i suoni
io sento ad uno ad uno, quasi un voto s'adempia,
confondersi col ritmico pulsar della mia tempia.
ARTURO ONOFRI\
lunedì 12 luglio 2010
TU ASCOLTI IL MIO CUORE MALATO
Cercando te sulla strada, nella lotta,
avevo un cuore ardito e forte
e cantante, sonoro.
Ora è tanto malato, consunto:
il tuo grande volere amoroso
soltanto ne tiene il battito.
Se risuonasse ancora, selvaggio,
direbbe un inno di voluttà e di pena,
e quell’inno sarebbe un inno per te.
È già un inno che io ti abbia trovato,
con molte colpe e con molto errare,
ma sono vivo e non nella morte.
E, se solo un’ora ha cantato
presso di te la sua canzone,
non debbono maledire le mie labbra.
Con cuore malato, uomo di fede,
io ti confido, mia piccola compagna,
con amore raccolto e triste:
Non ascoltarne la musica malata:
il mio cuore è buono, perché tu vi dimori.
Vivono le ore i nostri cuori.
ENDRE ADY, TR. PAOLO SANTANGELI
avevo un cuore ardito e forte
e cantante, sonoro.
Ora è tanto malato, consunto:
il tuo grande volere amoroso
soltanto ne tiene il battito.
Se risuonasse ancora, selvaggio,
direbbe un inno di voluttà e di pena,
e quell’inno sarebbe un inno per te.
È già un inno che io ti abbia trovato,
con molte colpe e con molto errare,
ma sono vivo e non nella morte.
E, se solo un’ora ha cantato
presso di te la sua canzone,
non debbono maledire le mie labbra.
Con cuore malato, uomo di fede,
io ti confido, mia piccola compagna,
con amore raccolto e triste:
Non ascoltarne la musica malata:
il mio cuore è buono, perché tu vi dimori.
Vivono le ore i nostri cuori.
ENDRE ADY, TR. PAOLO SANTANGELI
domenica 11 luglio 2010
sabato 10 luglio 2010
come se ti perdessi, così ti amo.
come se ti vedessi (fave dorate
sotto il giallo) così ti afferro brusco
Inamovibile, e ti respiro intero
Un arcobaleno d'aria in acque profonde.
Come se tu mi permettessi tutto il resto.
Io mi fotografo in portoni di ferro
Ocra, alti, e io invece diluita e minima
Nella dissoluzione di ogni commiato.
Come se ti perdessi sui treni, nelle stazioni
O contornando con specchi di acque
Rimovente uccello, così ti unisco a me
Di reti e di bramA inondata.
HILDA HILST, TR. SILVIA CASTRO
come se ti vedessi (fave dorate
sotto il giallo) così ti afferro brusco
Inamovibile, e ti respiro intero
Un arcobaleno d'aria in acque profonde.
Come se tu mi permettessi tutto il resto.
Io mi fotografo in portoni di ferro
Ocra, alti, e io invece diluita e minima
Nella dissoluzione di ogni commiato.
Come se ti perdessi sui treni, nelle stazioni
O contornando con specchi di acque
Rimovente uccello, così ti unisco a me
Di reti e di bramA inondata.
HILDA HILST, TR. SILVIA CASTRO
venerdì 9 luglio 2010
giovedì 8 luglio 2010
mercoledì 7 luglio 2010
Come ben sai, con tubinìo di gemiti
è primavera ancora:
brindiamo con quel vino che ben sai,
brindiamo a quel suo volto,
ed io m’immolerò,
tra fiamme alte d’incendio,
a evitar che sia danno
agli angeli, ben sai.
Sì, lontano da te
non ha pace l’anima, lo sai,
ma un cenno tuo l’accheta.
Mi trafiggi e nel cuore,
per questa morte mia,
non t’aspetti condanna, eppure sai
che giustizia vorrebbe sua misura.
Sul volto tuo remoto
ecco Rohi s’affigge:
ben lo sai, ma ai rivali
graziosa dai convegno.
KHUSHHAL KHAN, TR. LUCIA SERENA LOI
è primavera ancora:
brindiamo con quel vino che ben sai,
brindiamo a quel suo volto,
ed io m’immolerò,
tra fiamme alte d’incendio,
a evitar che sia danno
agli angeli, ben sai.
Sì, lontano da te
non ha pace l’anima, lo sai,
ma un cenno tuo l’accheta.
Mi trafiggi e nel cuore,
per questa morte mia,
non t’aspetti condanna, eppure sai
che giustizia vorrebbe sua misura.
Sul volto tuo remoto
ecco Rohi s’affigge:
ben lo sai, ma ai rivali
graziosa dai convegno.
KHUSHHAL KHAN, TR. LUCIA SERENA LOI
martedì 6 luglio 2010
GOLA
Oltre ogni speranza di accesso
Il tuo regno inizia; questa è la mia frontiera.
Tra noi ululano i fantasmi di morti di tanto tempo fa,
Ma il ponte che attraverso, nascosto alla vista
Anche in pieno giorno, sulla golasenza fondo
Vibra e fa eco sotto i miei forti passi
Perché io ho bisogno di te.
ROBERT GRAVES, TR. MARISA SARACINO
Il tuo regno inizia; questa è la mia frontiera.
Tra noi ululano i fantasmi di morti di tanto tempo fa,
Ma il ponte che attraverso, nascosto alla vista
Anche in pieno giorno, sulla golasenza fondo
Vibra e fa eco sotto i miei forti passi
Perché io ho bisogno di te.
ROBERT GRAVES, TR. MARISA SARACINO
lunedì 5 luglio 2010
domenica 4 luglio 2010
Se io, ancir che nessuno
potessi avere sul volto
quel lampo fugace
che quegli alberi hanno,
avrei quella gioia
che le cose al di fuori,
perché la gioia è dell'attimo;
dispara col sole che gela.
Qualunque cosa m'avrebbe meglio
giovato della vita che vivo:
vivere questa vita di estraneo
che da lui, dal sole, mi era venuta!
FERNANDO PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
potessi avere sul volto
quel lampo fugace
che quegli alberi hanno,
avrei quella gioia
che le cose al di fuori,
perché la gioia è dell'attimo;
dispara col sole che gela.
Qualunque cosa m'avrebbe meglio
giovato della vita che vivo:
vivere questa vita di estraneo
che da lui, dal sole, mi era venuta!
FERNANDO PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
sabato 3 luglio 2010
NELLA VALLE NON RESTA L'ANSIA
Nella valòle non resta l'ansia
Sale al cielo e diventa polvere
Camuffa le ombre, anche il cielo oscura
Le braccia potese non la raggiungono
Ma gli occhi della mente non saranno serrati
Come una vergine che custodisce la sua gelosia
Ansia da ogni punto cardinale
Tocca la superficie di ogni tristezza
Fa tremare il petto, l'anima ferita
Le braccia protese non la raggiungono
YUDHISTIRA AMN MASSARDI, TR. GIULIO SORAVIA
Sale al cielo e diventa polvere
Camuffa le ombre, anche il cielo oscura
Le braccia potese non la raggiungono
Ma gli occhi della mente non saranno serrati
Come una vergine che custodisce la sua gelosia
Ansia da ogni punto cardinale
Tocca la superficie di ogni tristezza
Fa tremare il petto, l'anima ferita
Le braccia protese non la raggiungono
YUDHISTIRA AMN MASSARDI, TR. GIULIO SORAVIA
venerdì 2 luglio 2010
giovedì 1 luglio 2010
Oh, che gusto ci dà fare gli ipocriti
e quanto facilmente i noi si oscura
l’idea che siamo vicini alla morte
più nell’infanzia che inetà matura.
Il bimbo, occhi di sonno ancora gonfi,
succhia un resto di offesa dal piattino;
io non ho più a chi tenere il broncio
e su ogni via solo m’incammino.
Ma non prenderò sonno come un pesce
nel deliquio avvolgente dei fondali,
ché ho troppo cara la libera scelta
di tutte le mie pene e i miei travagli.
OSUP MANDEL’STAM, TR. REMO FACCANI
e quanto facilmente i noi si oscura
l’idea che siamo vicini alla morte
più nell’infanzia che inetà matura.
Il bimbo, occhi di sonno ancora gonfi,
succhia un resto di offesa dal piattino;
io non ho più a chi tenere il broncio
e su ogni via solo m’incammino.
Ma non prenderò sonno come un pesce
nel deliquio avvolgente dei fondali,
ché ho troppo cara la libera scelta
di tutte le mie pene e i miei travagli.
OSUP MANDEL’STAM, TR. REMO FACCANI
mercoledì 30 giugno 2010
IL MAESTRO DI TARCA (IV)
Disse il Maestro
di Tarca:
Prendi la cicala
per l'ala.
Almeno
porterai il canto
fraa le mani.
PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI
di Tarca:
Prendi la cicala
per l'ala.
Almeno
porterai il canto
fraa le mani.
PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI
TAUTOLOGIA
A ogni frase, incastrata nella riga,
impigrita dentro la scrittura,
si dice anche che noi
siamo soli ul declivio
ALFRED KOLLERITSCH, TR. RICCARDO NOVELLO
impigrita dentro la scrittura,
si dice anche che noi
siamo soli ul declivio
ALFRED KOLLERITSCH, TR. RICCARDO NOVELLO
lunedì 28 giugno 2010
SEPARAZIONE
Sì, la volontà ha deciso. Ma come può il cuore
che giace molto al di sotto della superficie
delle livellate ragioni che l’occhio vede –
come può l’occhio decidere
di bandire per sempre questo cuore amato?
Agli occhi stellati, tra le canne del buio,
rinunziare? Alla luce dentro la cecità del corpo?
Per dimostrare che erano perdute in ogni modo
e accettare i moncherini incespicanti della consolazione?
Sotto il sonno, sotto il giorno,
sotto la terra, nella galleria del midoll,
amore immutabile giura che tutto è immutato, e sa
che ciò che non ha rimane ancora quanto possiede.
STEPHEN SPENDER, TR. ALFREDO RIZZARDI
che giace molto al di sotto della superficie
delle livellate ragioni che l’occhio vede –
come può l’occhio decidere
di bandire per sempre questo cuore amato?
Agli occhi stellati, tra le canne del buio,
rinunziare? Alla luce dentro la cecità del corpo?
Per dimostrare che erano perdute in ogni modo
e accettare i moncherini incespicanti della consolazione?
Sotto il sonno, sotto il giorno,
sotto la terra, nella galleria del midoll,
amore immutabile giura che tutto è immutato, e sa
che ciò che non ha rimane ancora quanto possiede.
STEPHEN SPENDER, TR. ALFREDO RIZZARDI
domenica 27 giugno 2010
IO SONO QUELLO CHE NON PIU' TARDI D'IERI DICEVA...
Sento dire che siamo alla vigilia,
per me, non so nemmeno dove siamo.
Ai piedi rami d'iombra e ancora rami
d'ombra al balcone dell'agonia.
Dolcezza della luce: triste raggio
del giorno che scompare. Scompariamo.
Più che schiarire l'alba, noi ombreggiamo
il ventaglio della notte fredda.
Preferisco forgiare un'alba bella
per me solo. Per te: ma in tutti i modi
farete bene a non contarci troppo.
Atri vedranno ciò che non vedemmo.
E io non so, con l'ombra fino ai gomiti,
per che cosa nasciamo, a che viviamo.
BLAS DE OTERO, TR. ELENA CLEMENTELLI
per me, non so nemmeno dove siamo.
Ai piedi rami d'iombra e ancora rami
d'ombra al balcone dell'agonia.
Dolcezza della luce: triste raggio
del giorno che scompare. Scompariamo.
Più che schiarire l'alba, noi ombreggiamo
il ventaglio della notte fredda.
Preferisco forgiare un'alba bella
per me solo. Per te: ma in tutti i modi
farete bene a non contarci troppo.
Atri vedranno ciò che non vedemmo.
E io non so, con l'ombra fino ai gomiti,
per che cosa nasciamo, a che viviamo.
BLAS DE OTERO, TR. ELENA CLEMENTELLI
sabato 26 giugno 2010
Les eaux et les forêts
La clarté de ces bois en mars est irréelle,
tout est encore si frais qu’à peine insiste-t-elle.
Les oiseaux ne sont pas nombreux ; tout juste si,
très loin, où laubépine éclaire les taillis,
le coucou chente. On voix scintiller des fumées
qui emportent ce qu’on brûla d’une journée,
la feuille mort sert les vivantes couronnes,
et suivant la leçon des plus mauvais chemins,
sous les ronces, on rejoint les nid de l’anémone,
claire et commune comme l’étoil du matin.
PHILIPPE JACCOTTET
tout est encore si frais qu’à peine insiste-t-elle.
Les oiseaux ne sont pas nombreux ; tout juste si,
très loin, où laubépine éclaire les taillis,
le coucou chente. On voix scintiller des fumées
qui emportent ce qu’on brûla d’une journée,
la feuille mort sert les vivantes couronnes,
et suivant la leçon des plus mauvais chemins,
sous les ronces, on rejoint les nid de l’anémone,
claire et commune comme l’étoil du matin.
PHILIPPE JACCOTTET
venerdì 25 giugno 2010
Quando sarò solo una goccia di pioggia,
un impulso appena verso la luce che sgorga
nel suo rumore di filo d'erba o nel filo dell'aria
che colpisce e colpisce la materia tellurica,
forse qualsiasi nuvola mi porterà in alto,
verso le brezze più soavi che soffiano dall'est
con la sua alata cadenza di infiniti prodigi.
Sarà come guardare il principio del mondo,
come scendere piano dalla pioggia verso l'alba,
dall'alba al ricordo di una giovane famiglia,
con lo splendente mistero dii una essenza
di polline cristallino. Di nuovo la tenerezza
radiante di mia madre aprendo la finestra
al fertile firmamento dove inizoa la vita.
JUSTO JORGE PADRON, TR. GAETANO LONGO\
un impulso appena verso la luce che sgorga
nel suo rumore di filo d'erba o nel filo dell'aria
che colpisce e colpisce la materia tellurica,
forse qualsiasi nuvola mi porterà in alto,
verso le brezze più soavi che soffiano dall'est
con la sua alata cadenza di infiniti prodigi.
Sarà come guardare il principio del mondo,
come scendere piano dalla pioggia verso l'alba,
dall'alba al ricordo di una giovane famiglia,
con lo splendente mistero dii una essenza
di polline cristallino. Di nuovo la tenerezza
radiante di mia madre aprendo la finestra
al fertile firmamento dove inizoa la vita.
JUSTO JORGE PADRON, TR. GAETANO LONGO\
giovedì 24 giugno 2010
SIRVENTESE IN FORMA DI BOLERO SUGLI ANGELI SUPERSTITI DI AZNECIV, V°
Avevo ali? Il chicco di fosforo ceduto
dallo specchio alle mie pupille è quanto
rimane di un gran sole del passato?
Dò la chiena allo specchio, torcendo il collo scruto
le magre scapole dove rispunta
il dolore di ciò che sono stato.
FERNANDO BANDINI
dallo specchio alle mie pupille è quanto
rimane di un gran sole del passato?
Dò la chiena allo specchio, torcendo il collo scruto
le magre scapole dove rispunta
il dolore di ciò che sono stato.
FERNANDO BANDINI
mercoledì 23 giugno 2010
martedì 22 giugno 2010
Tutto quello ch'io so
è un messaggio ogni giorno
dall'immortalità.
Tutto quello ch'io vedo
è il presente e il domani,
forse l'eternità.
Ed il solo che incontro
è Dio, la sola strada
l'esistenza;
di là
da questa, se altre cose
vi saranno o visioni più mirabili,
ve lo dirò.
EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI
è un messaggio ogni giorno
dall'immortalità.
Tutto quello ch'io vedo
è il presente e il domani,
forse l'eternità.
Ed il solo che incontro
è Dio, la sola strada
l'esistenza;
di là
da questa, se altre cose
vi saranno o visioni più mirabili,
ve lo dirò.
EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI
lunedì 21 giugno 2010
domenica 20 giugno 2010
Si sono presi l'un dell'altro, e subito
fu troppo poco unire dita con dita,ù
braccia con braccia, e poi labbra con labbra,
occorre di più come riscontro.
Simile a insetti viventi sotto terra,
all'improvviso divampare della luce
come profonderebbe ogni nostra molecola
nella tua notte, amore!
Ma noi restiamo sempre fuori e sopra,
e sempre qualcosa ci chiama.
Dentro i nostri corpi in una lontananza
astrale arde e arde il cuore.
GYULA ILLYES, TR. ROBERTO RUSPANTI
fu troppo poco unire dita con dita,ù
braccia con braccia, e poi labbra con labbra,
occorre di più come riscontro.
Simile a insetti viventi sotto terra,
all'improvviso divampare della luce
come profonderebbe ogni nostra molecola
nella tua notte, amore!
Ma noi restiamo sempre fuori e sopra,
e sempre qualcosa ci chiama.
Dentro i nostri corpi in una lontananza
astrale arde e arde il cuore.
GYULA ILLYES, TR. ROBERTO RUSPANTI
sabato 19 giugno 2010
NON MENTE
In me il tuo corpo fa nascere fiori
un intero tappeto nel mio corpo
sarò la tua musica
tu sarai la mia
e se in sogno griderò aiuto
dormendo col cuore desto
sarai tu il luogo
in cui mi sveglierò
abbracciata, vicina, serena
rammentando giorni lontani:
una madre che sfiora appena
un padre dalle orfane parole
solo allora so
che tutto f solo un sogno
i sogni raccontano fole
ma non mente la luce del giorno.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
un intero tappeto nel mio corpo
sarò la tua musica
tu sarai la mia
e se in sogno griderò aiuto
dormendo col cuore desto
sarai tu il luogo
in cui mi sveglierò
abbracciata, vicina, serena
rammentando giorni lontani:
una madre che sfiora appena
un padre dalle orfane parole
solo allora so
che tutto f solo un sogno
i sogni raccontano fole
ma non mente la luce del giorno.
NATAN ZACH, TR. ARIEL RATHAUS
venerdì 18 giugno 2010
POESIA DI COMPLEANNOPERANGHARAD
Nulla trapela dalla finestra.
Fuori, il sole potrebbew essere
di un'altra stagione, solo che
per il sole non riesci a vedere; le crepe
che si diramano nel cielo sono tese
a sostenerlo. Le estremità delle cose si fissano
in luce. Questo giorno arbitrario
lo riempirai di te, mentre
dal vetro mobile vedrai gli alberi
radicati nell'aria tersa.
PATRICK MC GUINNESS, TR. GIORGIO SENSI
Fuori, il sole potrebbew essere
di un'altra stagione, solo che
per il sole non riesci a vedere; le crepe
che si diramano nel cielo sono tese
a sostenerlo. Le estremità delle cose si fissano
in luce. Questo giorno arbitrario
lo riempirai di te, mentre
dal vetro mobile vedrai gli alberi
radicati nell'aria tersa.
PATRICK MC GUINNESS, TR. GIORGIO SENSI
giovedì 17 giugno 2010
mercoledì 16 giugno 2010
martedì 15 giugno 2010
LETTERA
Ero sull'ultimo autobus dalla piazza.
La sera era torbida e greve
come acqua vuota.
Avevo la continua sensazione
che sarei salpato dal finestrino
e mi sarei unito alle nubi in cielo.
Per confortarmi almeno un poco
decisi che prima di volar via
avrei tratto un sospiro profondo.
Ché di me rimanesse qualcosa ad alta voce.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
La sera era torbida e greve
come acqua vuota.
Avevo la continua sensazione
che sarei salpato dal finestrino
e mi sarei unito alle nubi in cielo.
Per confortarmi almeno un poco
decisi che prima di volar via
avrei tratto un sospiro profondo.
Ché di me rimanesse qualcosa ad alta voce.
JAN SKACEL, TR. ANNALISA COSENTINO
lunedì 14 giugno 2010
domenica 13 giugno 2010
SEXTO EPITALAMIO
VEO
los espacios vacíos
de este mundo,
lo que hay
entre árbol y árbol,
cristalino,
entre el cielo y el mar,
lo que rodea y separa
a cada cosa
y las une:
los blancos
vivos
de la página
- con qué reverencia
CINTIO VITIER
los espacios vacíos
de este mundo,
lo que hay
entre árbol y árbol,
cristalino,
entre el cielo y el mar,
lo que rodea y separa
a cada cosa
y las une:
los blancos
vivos
de la página
- con qué reverencia
CINTIO VITIER
sabato 12 giugno 2010
ATTESA
La tua voce lontana
al telefono così vicina –
e presto dalla vicinanza
la sentirò più lontana
perché dalla tua bocca alle mie orecchie
deve percorrere la lunga strada
che passa per i tuoi seni
oltre l’ombelico
e la piccola collina
e per tutto il tuo corpo
lungo il quale tu guardi
giù giù fino alla mia testa
che ha il viso
sepolto tra le tue cosce sollevate
nel vello
e nel tuo grembo
ERICH FRIED, TR. ANDREA CASALEGNO
al telefono così vicina –
e presto dalla vicinanza
la sentirò più lontana
perché dalla tua bocca alle mie orecchie
deve percorrere la lunga strada
che passa per i tuoi seni
oltre l’ombelico
e la piccola collina
e per tutto il tuo corpo
lungo il quale tu guardi
giù giù fino alla mia testa
che ha il viso
sepolto tra le tue cosce sollevate
nel vello
e nel tuo grembo
ERICH FRIED, TR. ANDREA CASALEGNO
venerdì 11 giugno 2010
giovedì 10 giugno 2010
mercoledì 9 giugno 2010
ARS POETICA
Finisce il mondo e allora
bisogna scrivere versi.
Ogni giorno fortemente risoluto,
quasi tu lavorassi a un significativo
e solo a te comprensibile lavoro:
che tu edificassi palazzi o una nave
per la tua famiglia che scompare
o che tu restaurassi un tempio
d’una religione morta in altri tempi.
Bisogna scrivere versi
persino la domenica perché
è una festa e unh lavoro
che eguaglia il lavoro del sacerdote.
Ché giorno dopo giorno finisce il mondo,
finisce il mondo finanche di domenica.
Perciò bisogna scrivere versi,
giova edificare palazzi,
anche se non vi abiterà nessuno,
giova gettare le basi, pazienti,
giorno dopo giorno, poiché è la fine,
se Dio morirà prima della lingua
e la lingua prima del mondo.
AIDAS MARČENAS, TR. PIETRO U. DINI
bisogna scrivere versi.
Ogni giorno fortemente risoluto,
quasi tu lavorassi a un significativo
e solo a te comprensibile lavoro:
che tu edificassi palazzi o una nave
per la tua famiglia che scompare
o che tu restaurassi un tempio
d’una religione morta in altri tempi.
Bisogna scrivere versi
persino la domenica perché
è una festa e unh lavoro
che eguaglia il lavoro del sacerdote.
Ché giorno dopo giorno finisce il mondo,
finisce il mondo finanche di domenica.
Perciò bisogna scrivere versi,
giova edificare palazzi,
anche se non vi abiterà nessuno,
giova gettare le basi, pazienti,
giorno dopo giorno, poiché è la fine,
se Dio morirà prima della lingua
e la lingua prima del mondo.
AIDAS MARČENAS, TR. PIETRO U. DINI
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