sabato 1 gennaio 2011

LA SERA DEL DI' DI FESTA

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
e queta sovra i tetti in mezzo agli olrti
posa la luna, e di lontan rivela
serena ogni montagna. O donna mia
già tace ogni sentiero, e pei balconi
rara traluce la notturna lampa:
tu dormi, che t'accolse agevol sonno
nelle tue chete stanze; e non ti morde
cura nessuna; e già non sai né pensi
quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
appare in vista, a salutar m'affaccio,
e l'antica natura onnipossente,
che mi fece all'affanno. A te la speme
nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo di fu solenne: or da trastulli
prendi riposo; e forse ti rimembra
in sogno a aquanti oggi piacesti e quanti
piacquero a te: non io, non già, ch'io speri,
al pensier ti ricorro. Intanto chieggio
quanto a viver mi resti, e qui per terra
mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
in così verde etate! Ahi, per la via
odo non lunge il solitario canto
dell'artigian, che riede a tarda notte,
dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
e fieramente mi dsi stringe il core,
e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
il dì festivo, ed al festivo il giorno
volgar succede, e se ne porta il tempo
ogni umano accidente. Or dov'è il suono
di que' popoli anntichi, or dov'è il grido
de' nostri avi famosi, e il grande impero
di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio e tutto posa
il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
bramosamente il dì festivo, or poscia
ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
premea le piume; ed alla tarda notte
un canto che s'udia per li sentieri
lontanando morire a poco a poco,
già similmente mi stringeva il core.

GIACOMO LEOPARDI

venerdì 31 dicembre 2010

IL SABATO DEL VILLAGGIO

La donzelletta vien dalla camppagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
sulla scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo bel tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar le sere intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruuna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon direstiche il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
sulla piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'aaffretta e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno
giorno chiaro, sereno
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio: stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non tiu sia grave

GIACOMO LEOPARDI

giovedì 30 dicembre 2010

VIVI LE VITE, vivile tutte,
tieni i sogni separati,
vedi, io salgo, vedi, io cado,
sono un alltro, non un altro.

PAUL CELAN, TR. PAOLO RANCHETTI E JUTTA LASKIEN

mercoledì 29 dicembre 2010

QUETZALCOATL, XIV

Nella notte pregava accanto alla fonte,
nel palazzo del muschio acquatico.
Invocava qualcuno che stava
nell'interiore cielo:
Signora di nostra carne,
Signore di nostra carne.
Colei che di notte porta una veste di stelle,
Colui che di giorno ammanta la terra
di pinte di coptone.

ERNESTO CARDENAL, TR. ?

martedì 28 dicembre 2010

ULTIME SULLE ROSE

Quando da qui si guarda l'età del passato
veramente diventa possibile l'amore
.Mai così belli i visi e veri i pensieri
come quando stiamo per separtarci, amici.
Esercizio della ragione e sentimentoù
sono due cose evivacemente si legano
come la rosa è forma di mente e stupore.

FRANCO FORTINI

lunedì 27 dicembre 2010

MARE MATTUTINO

Ecco, mi fermo qui. Che veda anch'io
un poco di natura e questo mare,
che il suo azzurro col ciel vuol confrontare
privo di nubi, nello scintillio

della sabbia citrina sulla riva.

Ecco, mi fermo qui, e che m'illuda
dii mirar ciò che vedo veramente,
l'ìattimo in cui m'arresto finalmente,
con una mente sgomberata e nuda

di fantasie e ricordi. Ora è viva.

COSTANTINO KAVAFIS, TR. LORENZA FRANCO

domenica 26 dicembre 2010

Oh il freddo, il freddo odore
della cenere spenta!
L'inverno col suo odore
d'alba e di bue, con lenta
narice appanna il vetro
del mio giorno - lo tenta
fino a farlo più tetro
d'una cenere spenta.

Ma è cenere op è colore
ancora, è oggetto, è vento
che penetra nell'ossa
da borea, e dolora
sotto l'illividita
tegola delle dita...?

GIORGIO CAPRONI

PREGHIERA POMERIDIANA

Porta via questo velo scuro tra lo spazio e me.
Porta via da questa terra tutti i confini, le barriere, i muri.
Porta via l'odio, l'avidità, i pregiudizi umani.
Porta via la mia e loro arrendevolezza e disperazione.

Fa rinascere in me nmeraviglia, lacrime, preghiere,
fa rinascere i sogni e gli amori di coloro che non sono più,
fa rinascere tutte le ferite che gli umani infliggono alla
natura.

E poi concedimelo. A quella roccia la parola, a questo
vento la forma,
oh, concedimi di vivere per sempre come pura essenza
luminosa.

KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO