sabato 26 febbraio 2011

BURNT NORTON, I

Il tempo presente e il tempo passato
sono forse presenti nel tempo futuro,
e il futuro è racchiuso nel passato.
Se tutto il tempo è presente in eterno
il tempo non può essere redento.
Ciò che poteva essere stato è un'astrazione
che rimane perpetua possibilità
solo in un mondo di speculazione.
Ciò che poteva essere stato e ciò che è stato
tendono a un fine che è sempre presente.
Eco di passi risuona alla memoria
per il passaggio che non percorremmo
verso la porta che non aprimmo mai,
nel giardino di rose. Eco di mie parole
così, nella mente.
Ma per quale ragione
disturbare la polvere su una coppa di petali di rose
questo io non lo capisco.
Altri echi
abitano il giardino. Li seguiremo noi?Svelto - disse l'uccello - xscòprili, scòprili,
girato appena l'angolo. Per il primo cancello,
nel nostro primo mondo, seguiremo
noi l'esca del tordo? Nel nostro primo mondo.
Là essi erano, nobili e invisibili,
si muovevano leggeri sopra le foglie morte,
nel tepore d'autunno, nell'aria vibrante,
e l'uccello chiamava, in risposta
allainaudita musica nascosta nel piccolo bosco,
e lo sguardo radioso incrociava lo spaszio, non visto,
poiché le rose avevano l'aspetto
di fiori che sono guardati,
Là erano ospiti nostri, accettanti e accettati.
Così procedemmo con loro in ordine cerimonioso,
lungo il viale vuoto, nella siepe rotonda di bosco,
a guardare nel fondo altro stagno seccato.
Seccato lo stagno, cemento prosciugato, bordato di bruno,
e lo stagno colmato dall'acqua per per luce di sole,
e i fiori di loto, quietamente, quietamente, si drizzarono,
mentre al cuore della luce la superficie splendeva,
ed eccoli, dietro di noi, riflessi nello stagno.
Passò allora una nuvola, e lo stagno fu vuota.
Via, disse l'uccello, poiché le foglie erano coilme di fanciullo
nascposti ed eccitati, trattenendo le risa.
Via, via, disse l'uccello: la specie umana
non può sopportare troppa realtà.
Il passato e il futuro,
ciò che poteva essere e ciò che è stato
tendono a un solo fine, che è presente.

THOMAS STEARN ELIUOT, TR. ROBERTO SANESI

venerdì 25 febbraio 2011

QUALCOSA

Indicami tu
nel mio difficile vivere
qualcosa che non finisca
col nostro giorno
che duri almeno fino
l'impossibile nostro ritorno.

ALBERTO VIGEVANI

giovedì 24 febbraio 2011

ULISSE

Quanti siamo l'Ulisse
mutilati di partenze
fermati sulle sponde
e abbiamo in mano
il pezzetto di canapo
penzoloni
dove sogghignano
sogni grandi quanto i mondi perduti.

GHJACUMU THIERS, TR. FRANCESCU-MICHELI DURAZZO

mercoledì 23 febbraio 2011

IL CONTRATTO

Abbia lasciato l'albicocco
ormai senxa vita
lì, nel giardino.
Ai piedi abbiamo piantato
l'edera
per vestirlo di verde
dal tronco fino ai rami.

Ed ora
l'albicocco è verde
anche d'inverno.

E questa è la sostanza del contratto:
alla morte i frutti e le radici,
a noi basta l'inganno delle foglie.

ZAKARIYA MUHAMMAD, TR. FRANCESCA MARIA CORRAO

martedì 22 febbraio 2011

Sosilo, fioriscono le rose e il cece,
si tagliano i primi fusti di cavolo,
guizza la sardella, si caglia il formaggio
na sale, la lattuga s'arriccia come spuma.
Eppure, Sosilo, noi non siamo gli stessi
non ridiamo come prima tra i flutti.
Appena ieri giocavano Amigene e Bacchio,
e ora siaqmo dietro la loro bara.

FILODEMO, TR. RENATO MINORE

lunedì 21 febbraio 2011

AI MIEI FIGLI

Cieli, e cieli, e cieli.
Bilioni muovono
per ogni spazio:
cieli, abissi, orizzonti
nell'eterno.

Dispare col Gaorisankar la terra.
Scompaiono i secoli, scompaiono i monti:
tutto è nell'ordine eterno dell'Onnipossente.

Trattengo il respiro: fulmineo
io vivo il mondo promesso:
bellezza, felicità, beatitudine
calore e delizia dell'Onnipossente
nell'eterno.

Nella divina grazia meffondo
e nulla vedo: né il male né l'odio
né il terrore, né splendenti corone:
tutto nell'eterno è meschino
Su, grida ed esulta
anima avvampata!

Cieli, abissi, orizzonti
nell'eterno dell'Onnipossente,
o miei orfani figli.

MILE BUDAK, TR. LUIGI SALVINI

domenica 20 febbraio 2011

- Prossima è la morte, moriamo alle porte
Eppure la terra appare e il porto scintilla
Maledetti siamo tutti o forse uno solo?
La verità compagni, dobbiamo svelarci
Con l'arco scoprire chi gettare alle onde
La freccia lo scopra e denudi e spogi

- Non abbiate paura compagni, sono io il maledetto
Non vi meravigli. Ho vissuto approfittando di voi
Di nascosto bevevo, ho lasciato voi nella sete
Riposavo e voi nella fatica
Io o cavato occhi
A me solo tutto il luccichìo
Ho amato le sirene
Il male ho inseguito
Sulla soglia di Dio ho peccato, la maledizione m'ha colpito,
colpitemi

- Ma chi sei u?
- Io sono voi tutti.

MUHAMMAD AL-KHAMMAR, TR. WASIM DAHMASH