sabato 22 marzo 2008

Forse a notte avrò un bosco le
sue fronde lunate, le sue vette

di pini e d’indaco le scoccanti
note dei suoi gufi camminerò

forse radendo felici agrifogli ignoto
incontrerò la radura, l’altare

Non so dove sarò io al dilagare
Della notte giù dal cielo.

Forse avrò un bosco, grande e mareggiato
dove le pigne fermano i nidi a stelle

lì duro, altissimo, incurvato
il cielo scende sopra le pietre dell’

altare.
EDOARDO CACCIATORE

venerdì 21 marzo 2008

IO E IL PAESAGGIO

Io e il paesaggio andiamo d’accordo.
Anche se il tipo loquace sono io, lui pure sa
Raccontarmi i sintomi della sua esistenza, come una conchiglia
mormora di oceani.

Loch Rannoch increspandosi scivola nel sole
I suoi geroglifici svaniscono uno a uno
Ma si ricreano, concluso il loro messaggio,
All’infinito.

Quella sprizzante allodola lanciata in alto nel blu
Svanirà stordita nel nulla, ma lascerà di sé una fedele
Traduzione − senti come scroscia il suo canto attraverso
La sua comparsa.

Il falco sa tutto di questo, mentre scuote
Un guanto vuoto su ripidi declivi d’aria
Finché il suo piede giallo non si stringe attorno a un grido, per strappare
Liscia pelliccia, liscia piuma.

Certo, questo significa che Schicha llion, nella mia mente
È più di una montagna.In essa si lascia dietro
Un significato, un’idea, una curva
Accucciata nella cavità di un monte.

Perciò corteggerò la montagna fino ad apprendere
Il significato del significato, niente meno. Oh,
c’è uno Schicha llion ovunque tu vada,
L’ essenziale è scalarlo.
NORMAN MC CAIG, TR. VALENTINO POGGI

giovedì 20 marzo 2008

UN COMPONIMENTO PRESENTATO ALLA GARA DI POESIA PROMOSSA DALL'IMPERATRICE DURANTE L'ERA KAMPYO

Anche l’albero che dona i fiori
mai più trapianterò.
Ad ogni primavera
l’incostanza del colore
contagia il cuore umano.
SOSEI, KOKINSHŪ II°, 92; TR. IKUKO SAGIYAMA

mercoledì 19 marzo 2008

cielo che si spinge oltre il velo
di sua stessa conoscenza, cielo
senza altrove o vana oltranza
di rude accanimento, di crude
carni di beanza d’occasione
cielo del sentimento evento
di passione o religione.
ALBERTO CAPPI

martedì 18 marzo 2008

FIORITURA SUCCESSIVA

La calda scrittura dell’edera
separando il corso della via
teneva un margine rado
e là il loglio poneva i suoi disegni.

Noi venivamo prima, polvere buona,
con piede nuovo o a passo rattristato

Giunta di espandersi l’ora per il fiore,
la linea giusta si è spezzata.
L’ombra, da un muro, non poté scendere;
la terra, spogliata cedette
La morte dove s’inabissa il Tempo,
e la vita forte delle mure,
solo l’usignolo le intende
sul rigo di un canto che dura
tutta la notte se ci sto attento.
RENÉ CHAR, TR. VITTORIO SERENI

lunedì 17 marzo 2008

DORMI, VALLE

Dormi, valle
presto con la nebbia azzurra copri il cielo
e gli occhi pallidi dei gigli selvatici
dormi, valle
presto coi passi della pioggia insegui il vento
e l’inquieto grido del cuculo

Dormi, valle
Noi ci nascondiamo qui
Come in un sogno millenario
Il tempo non scivola più sulle foglie d’erba
Il pendolo del sole fermo dietro le nubi
Non alterna più tramonti e aurore

Boschi roteanti
Scagliano innumerevoli pigne
proteggendo due file di orme
la nostra infanzia assieme alle stagioni
ha camminato per quel sentiero ricurvo
dove il polline inonda i cespugli di rovi

Ah, che quiete
Le pietre lanciate non hanno eco
Forse tu stai cercando qualcosa
− da cuore a cuore
un arcobaleno si alza silenzioso
− da occhio a occhio

Dormi, valle
Dormi, vento
valle, dormi nella nebbia azzurra
vento, dormi nelle nostre mani.
BEI DAO, TR. CLAUDIA POZZANA E ALESSANDRO RUSSO

domenica 16 marzo 2008

PAESAGGIO

Come all’ultimo istante improvvisato
con un mucchio di case, pendii, pezzi
di vecchi cieli e di ponti crollati,
e, come una fatalità, dall’alto
percorso dal calar del sole, aperto,
laccato, accusato −
avrebbe esito tragico il paese:

se dall’ora successiva, sciogliendosi
non cadesse ad un tratto in quella piaga
quella gocciola di frescura azzurra
che già la notte mescola alla sera,
sì che il fuoco attizzato da lontano
liberato, lentamente si smorza.

Tranquilli sono gli archi ed i portoni
fluttuano nei trasparenti
sopra le fila di pallide case
che già hanno assorbito il buio in sé;
ma all’improvviso dalla luna un lampo
guizza come se chi sa come avesse
un arcangelo estratto la sua spada.
RAINER MARIA RILKE, TR. ANDREINA LAVAGETTO