sabato 30 ottobre 2010

MITOLOCICO AUTUNNO

Il tempo Apollo annuncua che già muta
e Persefone serpe si rimbuca.

In un angolo nonna fiuta cupa
suo Càstore e Pollice di Macuba.

L’uccello di Minerva oscura braccia
A Diana che ritorna da la caccia.

Poi cielo Giove cade su la faccia
e Ade autunno piove tuono e grazia.

FERNANDO TARTAGLIA

venerdì 29 ottobre 2010

AUTUNNO

Tornano i mulinelli del vento.
L’usignolo più non gorgheggia.
Gli alberi come neve riveste la luna.
Tremano nel sonno caste fanciulle.

BIAGIA MARNITI

giovedì 28 ottobre 2010

L'OCEANO DI MILANO, IX

“Guarda, con la nebbia scende sull’Alzaia
un velo di pietà, entra, camm9ina,
respira a bocca aperta,
non fermarti adesso, non morire prima di conoscerla.”

MILO DE ANGELIS

mercoledì 27 ottobre 2010

AUTUNNO

Autunno. già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in questo autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

VINCENZO CARDARELLI

lunedì 25 ottobre 2010

D'AUTUNNO

Beato autunno! il cui fanciullo sguardo
vaga tra le nuvole erranti:
che pigro dorme nell’aroma tardo
dei mosti, e ascolta gli ebbri canti:
e siede su nubi di fuoco
suonando nei venti per gioco.

E Re, più in alto dei giochi dell’Alpe
regge gli ardori meridiani;
senton le vigne le sue mani calde
calarsi sui grappoli sani:
la roccia, disfatta e più bionda,
in altissima luce affonda.

E come (sull’alte poggia deserte),
principe d’edera selvaggia,
siede tra verdi colombe, e sull’erte
mura con splendid’armi raggia:
con squilli sonori di luce
gli uccelli più caldi conduce.

O dalle nubi campagne guardando
Spinge, sull’ali colorate,
spirti leggeri che vanno vagando
sui campi, tra fronde agitate:
e adombra il bel viso d’ambascia
per foglia che al vento si lascia.

CARLO BETOCCHI

domenica 24 ottobre 2010

Pioggia, ora, che sente
tra sonno e insonnia. Pioggia
con dentro alberi fiumi
case. Pioggia dentro la pioggia. Ascolta
quel profondo compiovere di tutto
in una sola
mutevole sostanza
genitrice moribonda.
Ed ecco le si affina
in una luminosa plaga
la memoria del viaggio.
E' sera,
s'inciela,
si tramuta in bianco etra
l'interna
montuosità di quella
frastagliatissima costiera.
Rivede un chiaro nuvoloso caos
e in esso una radura
nuda solo fiorita
dal virgulto dei cavalli
e sé perduta
senza scudiero né scorta.
Non è più la regina del supo regno,
vi entra, vi si insedia
essa, ne fugge, non diversa
dai nomadi, dai barbari...
Ed è bene,
pensa, perché viva, perché libera
lei, anima del mondo.
Angelica.

MARIO LUZI