E' morto oggi,
soltanto un'ora fa,
ed è per me così antico
come Alessandro o Serse e i suoi soldati.
Silenzio nel suo orecchio,
sulla sua bocca polvere e silenzio.
Se di lui si rammentano
in stanze antiche antichi amici,
col capo greve come il piombo, cerco
di richiamarne la memoria.
Ma, estraneo, più non lo capisco.
Il mio stupore è simulato.
Lo ricopro col drappo dell'oblio,
un lungo drappo, coll'indifferenza
lacera, col silenzio,
perché oramai non lo raggiungo più,
ed è lontano
come Alessandro o Serse e i suoi soldati.KOSZTOLANI, TR.UMBERTO ALBINI
sabato 5 settembre 2009
ELEGIA II, 1
Lla pazienza del crepuscolo
è striata d'arancio
non ancora svelato
s'ammassano strati di nubi
un segreto s'annida
nel profondo del cuore
immagina
inquietudini tolte
ad uno ad uno pensieri e sogni
tutto ciò che porti con te (!)
fino a non ritrovare più
l'essenza
inondata d'amore, profondo
sembra press'a poco così:
come fiamma di vento
lamento di morte, una fase
che lenta sgattaiola
nel cuore.
TOETI HERATY, TR. GIULIO SORAVIA
è striata d'arancio
non ancora svelato
s'ammassano strati di nubi
un segreto s'annida
nel profondo del cuore
immagina
inquietudini tolte
ad uno ad uno pensieri e sogni
tutto ciò che porti con te (!)
fino a non ritrovare più
l'essenza
inondata d'amore, profondo
sembra press'a poco così:
come fiamma di vento
lamento di morte, una fase
che lenta sgattaiola
nel cuore.
TOETI HERATY, TR. GIULIO SORAVIA
giovedì 3 settembre 2009
DIAVOLO
Il diavolo mi fa i dispetti,
mi nasconde le parole
al momento che l'immagine
da anni attesa
balena alla mente.
Scrivi e brucia. La parola
vola sola nella luce.
Se la fermi
sopra il foglio
togli l'oro
alla fenice.
GIORGIO VIGOLO
mi nasconde le parole
al momento che l'immagine
da anni attesa
balena alla mente.
Scrivi e brucia. La parola
vola sola nella luce.
Se la fermi
sopra il foglio
togli l'oro
alla fenice.
GIORGIO VIGOLO
mercoledì 2 settembre 2009
martedì 1 settembre 2009
SENSO DELLA NOTTE
I bui silenzi dove brillano gli scarabei,
la pupilla calda come un rancore dove si incendia un pino,
la paura dello scoiattolo in mezzo agli occhi,
un lampo nel profondo fiume della memoria,
ecco un istante per convertirmi in un po' di notte,
in uno stagno di insonnia stellare.
Le oscurità dell'acqua mi danno spazi indefiniti,
gioie palpitanti, lampadari di dimore nuziali.
Galleggiano teli nel velo dell'ombra,
e intorno suonano fonti di bocche aborigene,
acque verso il fondo dove la luce si dissipa,
dove un'eco ricominciavenendo da noi.
La notte avanza come un palazzo senza profondità.
VINCENTE GARBASI, TR. ?
la pupilla calda come un rancore dove si incendia un pino,
la paura dello scoiattolo in mezzo agli occhi,
un lampo nel profondo fiume della memoria,
ecco un istante per convertirmi in un po' di notte,
in uno stagno di insonnia stellare.
Le oscurità dell'acqua mi danno spazi indefiniti,
gioie palpitanti, lampadari di dimore nuziali.
Galleggiano teli nel velo dell'ombra,
e intorno suonano fonti di bocche aborigene,
acque verso il fondo dove la luce si dissipa,
dove un'eco ricominciavenendo da noi.
La notte avanza come un palazzo senza profondità.
VINCENTE GARBASI, TR. ?
lunedì 31 agosto 2009
Porta i sandali e il bordone, andiamo sui campi sereni.
Siamo i contemporanei di razze estinte,
Veniamo da torri ferite, da profanate ostie.
Fino al momento di scendere agli invisibili fiumi
Giova danzare fra gli uomini, nutrirsi di pane e di miele.
In un luogo di musica i mortali ci attendono:
Numerosi uccelli, lune vaganti hanno nostalgia di noi.
Ci mandano squadriglie di miti per proteggerci.
Ospitiamo compagni imprevedibili:
La Maschera di Ferro, Nosferatu,
Magari l'Orfana del Castello Nero.
Le fonti attendono un nostro segnale per mettersi a sussurrare,
E i germi della peste si ritraggono alla nostra benedizione.
Pace ai corpi affamatid'amore, agli organi genitali in delirio:
Attaccate di nuovo la gabbia degli angeli al cielo
E al posto dei fucili tornino i gigli della valle.
MURILIO MENDES, TR. RUGGERO JACOBBI.
Siamo i contemporanei di razze estinte,
Veniamo da torri ferite, da profanate ostie.
Fino al momento di scendere agli invisibili fiumi
Giova danzare fra gli uomini, nutrirsi di pane e di miele.
In un luogo di musica i mortali ci attendono:
Numerosi uccelli, lune vaganti hanno nostalgia di noi.
Ci mandano squadriglie di miti per proteggerci.
Ospitiamo compagni imprevedibili:
La Maschera di Ferro, Nosferatu,
Magari l'Orfana del Castello Nero.
Le fonti attendono un nostro segnale per mettersi a sussurrare,
E i germi della peste si ritraggono alla nostra benedizione.
Pace ai corpi affamatid'amore, agli organi genitali in delirio:
Attaccate di nuovo la gabbia degli angeli al cielo
E al posto dei fucili tornino i gigli della valle.
MURILIO MENDES, TR. RUGGERO JACOBBI.
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