Non so perché
fra tutte le mani
di tutti quei bambini
io ero sempre che afferravo
la luce iflessa
sul muro dal suo specchio.
Lei, qui attorno la più bella.
SUNAY AKIN, TR. LAURA ROTTA E GIAMPIERO BERLINGERI
sabato 17 luglio 2010
venerdì 16 luglio 2010
VOCAZIONE ALL'ESSERE
Il mattino!
L’odore d’intemperie con rugiada s’allarga,
Cerca vergine
Spazio, profondità nel vento irrespirato,
E l’erba
Novellamente apparsa, affacciandosi appena
Col suo verde
Puerile alle zolle, da una grazia rimosse,
D’improvviso
Potenzianell’attonito la vocazione ad essere.
JORGE GUILLÉN, TR. ORESTE MACRI’
L’odore d’intemperie con rugiada s’allarga,
Cerca vergine
Spazio, profondità nel vento irrespirato,
E l’erba
Novellamente apparsa, affacciandosi appena
Col suo verde
Puerile alle zolle, da una grazia rimosse,
D’improvviso
Potenzianell’attonito la vocazione ad essere.
JORGE GUILLÉN, TR. ORESTE MACRI’
giovedì 15 luglio 2010
Con la foia dello sguardo, dalla cima del colle,
domino le fronde rilucenti del vigneto,io, Pan.
Non mi oppongo ai tuoi indugi,passante, se desideri
cogliere un bel grappolo d'uva per la tua gola.
Ma se mediti, furtivo, una rapina, mi troverai
pronto a farti assaggiarti il mio bastone.
MECIO, TR. LUCIO KLOBAS
domino le fronde rilucenti del vigneto,io, Pan.
Non mi oppongo ai tuoi indugi,passante, se desideri
cogliere un bel grappolo d'uva per la tua gola.
Ma se mediti, furtivo, una rapina, mi troverai
pronto a farti assaggiarti il mio bastone.
MECIO, TR. LUCIO KLOBAS
mercoledì 14 luglio 2010
LXVIII
Gli amici mi avevano detto:
Aspettaci qui, torneremo a prenderti.
E solo ad aspettare
un'ora, due ore.
Si fa notte: gli amici
si sono scordati: non vengono più.
Stai lì solo,
terribilmente solo.
Ecco cosa vuol dire essere morti;
si scordano di passare a riprenderti.
GIORGIO VIGOLO
Aspettaci qui, torneremo a prenderti.
E solo ad aspettare
un'ora, due ore.
Si fa notte: gli amici
si sono scordati: non vengono più.
Stai lì solo,
terribilmente solo.
Ecco cosa vuol dire essere morti;
si scordano di passare a riprenderti.
GIORGIO VIGOLO
martedì 13 luglio 2010
Nel notturno silenzio il vago bisbiglio
della nebbia che sale sul lento ondeggiare
delle calme pozzanghere dall'anima 'azzurro.
Io sento il tenue sorriso cui brividiscono, in sogni
di fioriture segrete, i rami segreti delle acacie
ingioiellati in un vivo aggocilio di rugiadi;
sento le mille voci della Vita che tace
fluirefluire a me dai campi, dai moniti della strade,
fluttuar nel mio cuore come l'aria calma
il fumo del camino. Ma infine tutti i suoni
io sento ad uno ad uno, quasi un voto s'adempia,
confondersi col ritmico pulsar della mia tempia.
ARTURO ONOFRI\
della nebbia che sale sul lento ondeggiare
delle calme pozzanghere dall'anima 'azzurro.
Io sento il tenue sorriso cui brividiscono, in sogni
di fioriture segrete, i rami segreti delle acacie
ingioiellati in un vivo aggocilio di rugiadi;
sento le mille voci della Vita che tace
fluirefluire a me dai campi, dai moniti della strade,
fluttuar nel mio cuore come l'aria calma
il fumo del camino. Ma infine tutti i suoni
io sento ad uno ad uno, quasi un voto s'adempia,
confondersi col ritmico pulsar della mia tempia.
ARTURO ONOFRI\
lunedì 12 luglio 2010
TU ASCOLTI IL MIO CUORE MALATO
Cercando te sulla strada, nella lotta,
avevo un cuore ardito e forte
e cantante, sonoro.
Ora è tanto malato, consunto:
il tuo grande volere amoroso
soltanto ne tiene il battito.
Se risuonasse ancora, selvaggio,
direbbe un inno di voluttà e di pena,
e quell’inno sarebbe un inno per te.
È già un inno che io ti abbia trovato,
con molte colpe e con molto errare,
ma sono vivo e non nella morte.
E, se solo un’ora ha cantato
presso di te la sua canzone,
non debbono maledire le mie labbra.
Con cuore malato, uomo di fede,
io ti confido, mia piccola compagna,
con amore raccolto e triste:
Non ascoltarne la musica malata:
il mio cuore è buono, perché tu vi dimori.
Vivono le ore i nostri cuori.
ENDRE ADY, TR. PAOLO SANTANGELI
avevo un cuore ardito e forte
e cantante, sonoro.
Ora è tanto malato, consunto:
il tuo grande volere amoroso
soltanto ne tiene il battito.
Se risuonasse ancora, selvaggio,
direbbe un inno di voluttà e di pena,
e quell’inno sarebbe un inno per te.
È già un inno che io ti abbia trovato,
con molte colpe e con molto errare,
ma sono vivo e non nella morte.
E, se solo un’ora ha cantato
presso di te la sua canzone,
non debbono maledire le mie labbra.
Con cuore malato, uomo di fede,
io ti confido, mia piccola compagna,
con amore raccolto e triste:
Non ascoltarne la musica malata:
il mio cuore è buono, perché tu vi dimori.
Vivono le ore i nostri cuori.
ENDRE ADY, TR. PAOLO SANTANGELI
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