Debole spirito, alito tenace
ch’abiti dove più buia è la mente,
dove ogni grido scende nella pace
e i giorni chiusi, l’erba e i visi spenti,
tu non lasciarmi ora che intendo quanti
pochi anni ancora andrò così nel giorno.
Parte di me già copre l’ombra; e sperde
Il vento, se le mani tendo, in polvere.
Tu appena un fiato sei della mia polvere.
Come alle fronde ferme nelle notti
D’afa dall’aria sottili parole,
parole ancora dal fondo dei sonni
so che anzi l’alba mi rechi. Ma il giorno
non le ritrova e non le riconosco.
FRANCO FORTINI
sabato 8 agosto 2009
venerdì 7 agosto 2009
A CARLO XII
Vichingo della steppa, Carlo dodicesimo
di Svezia, che percorresti quel cammino
dal Settentrione al Sud del tuo divino
predecessore Odino, furono la tua gioia
i travagli che muovono la memoria
degli uomini al canto, la battaglia
mortale, il duro orrore della mitraglia,
ferma spada e sanguinosa gloria.
Sapevi che vincere o essere vinti
sono facce di un Caso indifferente,
che non c'è altra virtù che essere coraggiosi
e che il marmo, infine, sarà l'oblio.
Ardi glaciale, più solo del deserto;
nessuno raggiunse la tua anima e ormai sei morto.
JORGE LUIS BORGES, TR. LIVIO BACCHI WILCOCK
di Svezia, che percorresti quel cammino
dal Settentrione al Sud del tuo divino
predecessore Odino, furono la tua gioia
i travagli che muovono la memoria
degli uomini al canto, la battaglia
mortale, il duro orrore della mitraglia,
ferma spada e sanguinosa gloria.
Sapevi che vincere o essere vinti
sono facce di un Caso indifferente,
che non c'è altra virtù che essere coraggiosi
e che il marmo, infine, sarà l'oblio.
Ardi glaciale, più solo del deserto;
nessuno raggiunse la tua anima e ormai sei morto.
JORGE LUIS BORGES, TR. LIVIO BACCHI WILCOCK
giovedì 6 agosto 2009
mercoledì 5 agosto 2009
martedì 4 agosto 2009
Vedo che oscuramente militare
è ormai di tutti, nati è nascituri,
la vita. Ma no, non penso a futuri
caudillos - non nel senso che è da dare,
storico, alla parola: più sicuri
e invisibili mezzi per domare
sensi, intelletto, verità mi pare,
non da oggi, manovrino i puri
messi del capitale, tanto più
forte quanto più debole è lo stato.
E che poco ci resti (saltar giù?
abiurare?) per sottrarci al latrato
silenzioso dei siniscalchi, più
assordante degli inni del passato.
GIOVANNI RABONI
è ormai di tutti, nati è nascituri,
la vita. Ma no, non penso a futuri
caudillos - non nel senso che è da dare,
storico, alla parola: più sicuri
e invisibili mezzi per domare
sensi, intelletto, verità mi pare,
non da oggi, manovrino i puri
messi del capitale, tanto più
forte quanto più debole è lo stato.
E che poco ci resti (saltar giù?
abiurare?) per sottrarci al latrato
silenzioso dei siniscalchi, più
assordante degli inni del passato.
GIOVANNI RABONI
lunedì 3 agosto 2009
L'ESILIATO
Quando eravamo bambini
e i nostri genitori
ci negavano dieci centesimi di
fulgore
ci piaceva esiliarci nei parchi,
perché vedessero che mancavamo,
e dietro il loro cuore camminassero
fino a farsi più umili e piccoli di
noi.
Allora era bello ritornare.
Ma un giorno
partono veramente le barche da
gioco,
e incrociamo i corridoi, vergogne,
anni, sono già le tre di sera,
e il sole non riscalda la miseria.
Un tipografo misterioso
la parola Tristezza stampa ora
sulla prima pagina di tutti i
giornali.
Ah, un giorno camminando
comprendiamo
che stiamo in un carcere
di muri che si allontanano...
E ci è impossibile ritornare.
MANUEL SCORZA, TR. GIANNI TOTI
e i nostri genitori
ci negavano dieci centesimi di
fulgore
ci piaceva esiliarci nei parchi,
perché vedessero che mancavamo,
e dietro il loro cuore camminassero
fino a farsi più umili e piccoli di
noi.
Allora era bello ritornare.
Ma un giorno
partono veramente le barche da
gioco,
e incrociamo i corridoi, vergogne,
anni, sono già le tre di sera,
e il sole non riscalda la miseria.
Un tipografo misterioso
la parola Tristezza stampa ora
sulla prima pagina di tutti i
giornali.
Ah, un giorno camminando
comprendiamo
che stiamo in un carcere
di muri che si allontanano...
E ci è impossibile ritornare.
MANUEL SCORZA, TR. GIANNI TOTI
domenica 2 agosto 2009
Spirito senza ali, priogioniero dela terra, dio
dimentico di sè e dimenticato.... basta un sogno
- e nuovamente alato ti sollevi negli spazi, via
dalle vane ansie.
Basta un fioco riflesso della luce che ti è nota,
un'eco remota dell'armonia non terrena - e il
mondo di un tempo, in uno splendore inoffuscabile,
risorge dinanzi all'anima vigile.
Basta un sogno - e nel doloroso risveglio
attenderai con pena sfinente che di nuovo ti giunga
un riflesso dellavisione non terrena, di nuovo un'eco
della santa armonia.
VLADIMIR SERGEEVICH SOLOV'EV, TR. LEONE PACINI SAVOJ
dimentico di sè e dimenticato.... basta un sogno
- e nuovamente alato ti sollevi negli spazi, via
dalle vane ansie.
Basta un fioco riflesso della luce che ti è nota,
un'eco remota dell'armonia non terrena - e il
mondo di un tempo, in uno splendore inoffuscabile,
risorge dinanzi all'anima vigile.
Basta un sogno - e nel doloroso risveglio
attenderai con pena sfinente che di nuovo ti giunga
un riflesso dellavisione non terrena, di nuovo un'eco
della santa armonia.
VLADIMIR SERGEEVICH SOLOV'EV, TR. LEONE PACINI SAVOJ
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