sabato 12 aprile 2008

INNOCENZA

Ridevano di quello che amavo −
la collina triangolare che pendeva
sotto il Big Firth.Dicevano
che ero limitato dalle siepi di biancospino
della piccola fattoria e che non conoscevo il mindo
Ma io sapevo che l’amore conduce alla vita
Ovunque attraverso la stessa porta.

Vergognandomi del mio amore
La allontanai da me e dissi che era finita
Anche se lei mi sorrideva con le viole.

Ma ora sono di nuovo tra le sue braccia d’erica
La rugiada d’un mattino indiana si posa
Sulle sbiancate piante di patate −
Quanti anni ho?

Io non so i miei anni,
io non ho età mortale:
non so niente delle donne,
niente della città,
non posso morire
se non varco queste siepi di biancospino.
PATRICK KAVANAGH, TR. NICOLA GARDINI

venerdì 11 aprile 2008

Acque, bene a ragion ite scorrendo
per giunger là ove sarete accolte
converse in quel gran mar che tante volte
cercaste e tante già ite cercando
Triste colui che sempre va piangendo
le spemi vane perdute e sepolte
che lagrime con duol versate ha molte,
l’ambito fin giammai non raggiungendo.
Voi, non seguendo una diritta via
Giungeste alfin al termine anelato
Malgrado i lunghi giri e sinuosi.
Io notte e dì con la tristezza mia
Errante per sentier bene additato
Mai non raggiungo i miei desir ascosi.
LUIS DE CAMÕES, TR. I. CANNIZZARI

giovedì 10 aprile 2008

La casa in ombra. Gli alti caseggiati costeggiano
il sole che muore; echi di luce ci sono ai veroni
Non vedi, nell’incanto del mirador fiorito,
disegnarsi l’ovale roseo d’un volto noto?
Dietro il vetro l’immagine di un riflesso cangiante
traluce o spare come un dagherrotipo antico.
Nella strada soltanto il tuo passo risuona;
lentamente si sforzano gli echi del tramonto
Oh angoscia!Mi dolora e grava il cuore…E’ lei?
Prosegui…Non può essere…Nell’azzurro, la Stella.
ANTONIO MACHADO, TR. ORESTE MACRI'

mercoledì 9 aprile 2008

N. 41

Mentre guardo l’azzurro del cielo
Mi sembra d’aver un posto dove poter tornare,
ma la luce che attraversa le nubi
in cielo più non torna.

Il sole si dona generosamente a tutto andare
e vorremmo sfruttarlo anche di notte,
perché gli uomini sono di natura arida
e non sanno mai come gli alberi, ad agio, riposare.

Le finestre ne limitano il sovrappiù
ed oltre il cosmo io non desidero una stanza,
per questo con la gente non sono in armonia.

Essere significa danneggiare spazio e tempo
e il dolore piuttosto mi tormenta.
Quando me ne andrò riacquisterò la mia salute.
SHINTARO TANIKAWA, TR. YASUKO MATSUMOTO E MASSIMO GIANNOTTA

martedì 8 aprile 2008

LA LUNA

Mi son perso tra i bambù
ma quando spunta la luna
ecco di nuovo la mia casa

YOTARO ISSA, TR. G. D'AMBROSIO ANGELILLO

L'UCCELLINO

L'uccellino prepara il nido,
ma sa
che taglieranno l'albero.
YOTARO ISSA, TR. G. D'AMBROSIO ANGELILLO
PESO DELLA DOLCEZZA del cielo
Dopo che tuonò e si muove la lumaca.
Pezzi di casa che galleggiano, balconi con l’asta devastanti,
il vento.

Realtà è la morte che sovrasta
Carica di vecchie felicità
e di quella bennata disperazione che si fece bianca
nelle dure solitudini.
ODISSEAS ELITIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI
Le cime impallidiscono:
langue la luna stanca
nel cielo solitario
che da levante, verso oriente, sbianca.

E angustioso un ululo
che sul vento s’accompagna,
di tanto in tanto lacera
il suono della placida campagna.

E’ il chiù: sente nell’aria
le penne dell’aurora
preannunzianti, trepide,
la gloria della luce ch’egli ignora.

E dal suo cieco carcere
la chiama fisso e strano,
col singhiozzo implacabile,
povero chiù!di chi singhiozza invano
GIOVANNI ALFREDO CESAREO

lunedì 7 aprile 2008

CIELO

Questo teatro il cielo della notte invade
Dovrai illuminarlo Stelle
e luna no soltanto volti

torneranno a morire come un palco
e nel cielo invasore dovrà il giorno
rispecchiare il suo nulla.
GASTÃO CRUZ, TR. GIULIA LANCIANI

domenica 6 aprile 2008

Aspettazione di eventi introvabili
bagliori di cose familiari
coincidenti dall’occhio al respiro
per l’inventiva dei sensi.
Ma il luogo non è mai identico
All’occhio chiamato in causa
A respirare il ritmo degli eventi
Nelle cose ancora inesplorate.
MIKLOS N. VARGA

PENSIERO IN UNA NOTTE TRANQUILLA

Davanti al mio letto, la luna getta un chiarore vivissimo;
io dubito un momento se non sia la gelata bianca che
brilla al suolo
Levo la testa, contemplo la luna splendente;
Abbasso la testa e penso al mio paese.
LI TAI-PÊ, TR.ARTURO ONOFRI