sabato 14 marzo 2009

Per te
ho stampato un sorriso in carta del Giappone.

Guardami
che fai crescere l’erba nei prati.

Donna
mappa di musica chiaro di fiume festa di frutta

Dalla tua finestra

pendono rampicanti di volanti di auto
e i venditori diminuiscono il prezzo delle loro merci
lascia che baci la tua voce

La tua voce
CHE CANTA IN TUTTI I RAMI DELLA MATTINA

OQUENDO DE AMAT, TR. RICCARCDO BADINI

L'EMIGRANTE, XXXI

In ombra cresce sulla piazza
il musco, e sulla pietra vecchia e santa
della chiesa. Nell’atrio c’è un mendico…
Più vecchia della chiesa è la sua anima.
Adagio sale nei mattini freddi
per le scale di marmo
a un cantuccio di pietra… Lì compare
l’arida mano tra la rotta cappa.
Con le orbite vuote dei suoi occhi
ha visto come passano
candide ombre nei lucenti giorni,
candide ombre delle ore sante.
ANTONIO MACHADO, TR. ORESTE MACRI’
In ombra cresce sulla piazza
il musco, e sulla pietra vecchia e santa
della chiesa. Nell’atrio c’è un mendico…
Più vecchia della chiesa è la sua anima.
Adagio sale nei mattini freddi
per le scale di marmo
a un cantuccio di pietra… Lì compare
l’arida mano tra la rotta cappa.
Con le orbite vuote dei suoi occhi
ha visto come passano
candide ombre nei lucenti giorni,
candide ombre delle ore sante.
ANTONIO MACHADO, TR. ORESTE MACRI’

giovedì 12 marzo 2009

Questo mondo difficile
nel quale oggi si vive
con il dubbio perenne
di non sapere
che marca di sapone è il migliore,
quale squadra di calcio
vincerà il campionato,
o che attrice del cine
possiede tette più pubblicitarie,

questo orrendo frastuono
di tram che propagandano auto
e di auto che propagandano calze,
l’ansito caldo
dell’aspirapolvere del vicino
che incomincia a ronzare
quando il sonno è più dolce,
il latrato
dei cani di lusso che saltano sulle poltrone,
e la baruffa tra puttane, in un bar,
per soffiarsi un cliente,

infine tutta questa orribile
confusione di cartelli e di strilli,
il pandemonio pazzo
di cui alcuni vivono
senza lasciar vivere gli altri,
deve finire, finirà di cadere
come un muro in rovina
di un castello.
Fu opera degli uomini,
per mano degli uomini cadrà.

Però mi spiace, credetemi,
perdermi lo spettacolo,
affascinante e schietto,
di vedere il mondo
senza la sua mano di belletto
e di colori maligni,
senza calendari pieni di femmine
che mostrano le gambe
per annunciare
una marca di anice, un frigorifero,
o un nuovo meccanismo,
e ascoltare ancora
parole riscattate,
voci allegre, familiari, libere,
che non sembrino annunciatori,
o andare a passeggio per i campi
senza imbattersi
nei cartelloni della coca-cola
appesi alle muraglie
di una casetta al bordo del pensiero.

JOSE’ AUGUSTIN GOYTISOLO, TR. ADELE FACCIO

mercoledì 11 marzo 2009

Dopo paurosi giorni
Conosco per brevi attimi il sollievo
D’essere tolto al mio guscio
E riassorbito
Nella serale atmosfera
Della strada lucente di vetrine,
d’occhi, di volti, di fuggenti immagini,
di possibili incontri,
di comunioni ineffabili,

dove la mia ebbra solitudine
di dannato innocente si discioglie
nella nuvola amante
di altre mille e mille vite e attinge
il diapason fremente dell’unisono.

Così mi verso in una foce d’anime,
trabocco in un alone
corale di presenze sconosciute
e comincio da vivo
a sentire il totale
esito dall’esistere diviso.

GIORGIO VIGOLO.

martedì 10 marzo 2009

IL BUON COMPAGNO

Non fu l’Amore, no. Furono i sensi
curiosi di noi, nati pel culto
del sogno… E l’atto rapido, inconsulto,
ci parve fonte di misteri immensi.

Ma poi che nel tuo bacio ultimo spensi
l’ultimo bacio e l’ultimo sussulto,
non udii che quell’arido singulto
di te, perduta nei capelli densi.

GUIDO GOZZANO.

lunedì 9 marzo 2009

Cantando si allontanavano
Sul meridiano
IN OGNI MANO UN NIDO
Il vagabondo del giorno
Ha percorso tutto il secolo
Degli anni passati
fecero le loro collane
Così lunghe che attraversavamo i mari
Cercavano il primo giorno
La sua ombra che si era perduta
Sulla strada l’ho trovata addormentata
ADDIO ADDIO
Un altro pianeta ha preso il posto del sole

VINENTE HUIDOBRO, TR. GABRIELE MORELLI

domenica 8 marzo 2009

S’avvia tra i muri, è preda della luce…
forse eri tu, ora è un’apparizione
o forse è tutto ciò che non ha pace
o sede o movimento e non è vero
né insostanziale, vanità che solo
puri specchi tradiscono fremendo.

È una vaga figura, non ha requie…
è nostra, la credevo una chimera
se alcuna ne appariva per miracolo
sotto aride pendici inconsolata
per vie cupe ove niente vive più,
niente se non la speranza del tuono.

MARIO LUZI