giovedì 18 giugno 2009

Non la so più la notte, tremenda anonima di morte
Una flotta di stelle approda al portodel mio cuore.
Espero, sentinella, risplendi accanto alla celeste
Brezza di un'sola che mi sogna
Mentre annuncio dall'alto dei suoi scogli d'alba
I miei occhi ti fan solcare il mare abbracciato
Alla stella del mio cuore più vero: Non la so più la notte.

Non li so più i nomi di un mondo che mi rifiuta.
Leggo conchiglie foglie e stelle chiaramente
Per le vie del cielo superflua m'è l'inimicizia
A meno che sia il sogno a guardarmi ancora
Percorrere lacrimando il mare dell'immortalità
Espero, sotto la curva del tuo fuoco d'oro
Non la so più
la notte che sia solo la notte.

ODISSEAS ELITIS, TR. NICOLA CROCETTI

AFASIA

Chiedo "martello" e mi danno "vanga"
Mi andrebbe del "tè", ma ordino "aranciata"

per errore. Specifico "velluto" ma mi danno "seta"
in un colore che nemmeno mi piace

ma la prendo, fingo. Qualcuno ha tagliato il filo
tra le parole e le cose cui si uniscono,

così la mia mente è una rigatteria di dove sono stato.ù
Non saprò mai cosa intendo davvero.

GWINETH LEWIS, TR.PAOLA DEL ZOPPO.

martedì 16 giugno 2009

Pareva facile giuoco
mutare in nulla lo spazio
che m'era aperto, in un tedio
malcerto il certo tuo gioco.

Ora a quel vuoto ho congiunto
ogni mio tardo motivo
sull'arduo nulla si spunta
l'ansia di attenderti vivo.

La vita che dà barlumi
è quella che sola tu scorgi.
A lei ti sporgi da questa
finestra che non s'illumina.

EUGENIO MONTALE

lunedì 15 giugno 2009

Perch'i' no spero di tornar giammai,
ballatetta, in Toscana,
va' tu, leggera e piana,
dritt'a la donna mia,
che per sua cortesia
ti farà molto onore.
Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli'e di molta paura;
ma guarda che persona non ti miri
che sia nemica di gentil natura:
ché certo per la mia disaventura
tu saresti contesa,
tanto da lei ripresa
che mi sarebbe angoscia;
dopo la morte, poscia,
pianto e novel dolore.
Tu senti, ballatetta, che la morte
mi stringe sì, che vita m'abbandona;
e senti come 'l cor si sbatte forte
per quel che ciascun spirito ragiona.
Tanto è distrutta già la mia persona,
ch'i' non posso soffrire:
se tu mi vuoi servire,
mena l'anima teco
(molto di ciò ti preco)
quando uscirà del core.

GUIDO CAVALCANTI

GENOVA P.P.

- Quanto tempo - dirai. E ci sarà
odore di treni, di fritto
e una piuma di vento marino
già all'Uscita. Sugli agri giardinetti
della Stazione tornerà l luna.
- Come va - chiederai. Da un indomato
vecchio spiccio poema d'amore
sorriderti sarà meraviglioso:
- Bene, quando ti vedo.

DARIA MENICANTI.

domenica 14 giugno 2009

IL VIOLINO

La donna di testa stanca
e di triste sguardo
si abbraccia al suo violino.

Che la sostiene
l'accarezza
l'interpreta
la fa vibrare.

L'illumina.

MARIA GUERRA, TR. GIANNI TOTI
Molto ho guardato la bellezza
e ne è piena la vista.

Linee del corpo. Rosse labbra. Corpo voluttuoso.
Capelli come presi da statua greca:
sempre belli, anche spettinati,
che ricadono appena sulla candida fronte.
Visi dell'amore, come li voleva
il mio verso... nelle notti della mia giovinezza,
nelle mie notti, nascostamente incontrati...

COSTANTIN KAVAFIS, TR. TINO SANGIGLIO