sabato 23 ottobre 2010

AUTUNNO

Mite è l'anno che se ne va e dolce
l'odore della pioggia che cade,
quanto più duro della vita è il corso
e il desolato il suo ultimo giorno.

Attendo la sua fine ed il suo buio
eppure mi tormenta che mai, mai,
né sul mio petto né sulla mia tomba
cada il mio pianto che tutto consola.

ATTILIO BERTOLUCCI

venerdì 22 ottobre 2010

Vedo lontano le colline perdersi
in una nebbia grigia e tutto il verde
della campagna arrossa e infradicisce.
Non più l'azzurro in cielo, non più il sole
non più i vivi rumori dell'estate
ma un tedio freddo e grave che ravvolge
ogni cosa. Sol rapide, tra gli alberi,
passano a tratti gelide ventate
scrollandone le fronde ischeletrite.

CESARE PAVESE

giovedì 21 ottobre 2010

SOLE D'OTTOBRE

Felci grandi
e garofani selvaggi
sotto i castani -

mentre il vento scioglie
l'un dopo l'altro
i nodi rossi e i biondi
alla veste di foglie
del sole -

e il sole in quella
brucia
della sua bianca
bellezza
come un fragile corpo
nudo -

ANTONIA POZZI

mercoledì 20 ottobre 2010

AUTUNNO

Il vento ti ha lasciata un’eco chiara,
nei sensi, nelle cose ch’ài vedute
- confuse – il giorno. All’apparir del sonno
difenderti non sai: un crisantemo,
un lago tremulo e una esigua fila
d’alberi gialloverdi sotto il sole.

SANDRO PENNA

VERSI A DINA, 5

Càpita all’uomo che d’autunno spoglia
La vite, sulla scala che ne fruscia

- vecchio è l’uomo ed autunno gli colora
l’anima dentro di malinconia;
ché con l’hanno gli pare la sua vita
anche finisca;
il poco che da essa ebbe gli mette
in strizza come un secchezza e inghiotte –

tra i pampini arrossati di scoprire
un superstite grappolo.
Ne colma
la mano, preso d’infantile gioia;
soppesa quasi non credesse agli occhi.

Alla sua sete riserbò l’annata
quel frutto; glielo maturò l’estate,
glielo dirò il sole dell’autunno,
la pianta vi spremè l’ultimo succo.

Cola zucchero l’acino che sguscia
in bocca per non perdere una goccia;
ogni acino lo riga di delizia
silenziosa…

Guardan gli occhi felici e rassegnati
col grappolo scemare
la sua prima, fors’ultima, dolcezza.

CAMILLO SBARBARO

lunedì 18 ottobre 2010

ALBERI

La colomba che preda la festuca
e la porta nel nido invidio, e voi
alberi silenziosi, a cui le foglie,
ben disegnate, indora il sole; belli
come bei giovanetti o vecchi ai quali
la vecchiezza è un aumento. Chi vi guarda
- verdi sotto una nera ascella frondi
spuntano; alcuni rami sono morti –
le vostre dure sotterranee lotte
non ignora; la vostra pace ammira,
anche più vasta.
E a voi ritorna, amico,
laghi d’ombra nel cuore dell’estate.

UMBERTO SABA

ALBERO

Da te un’ombra si scioglie
che pare morta la mia
se pure al moto oscilla
o rompe fresca acqua azzurrina
in riva all’Ànapo, a cui torna stasera
che mi spinse marzo lunare
già d’erbe ricco e d’ali.

Non solo d’ombra vivo,
ché terra e sole e dolce dono d’acqua
t’ha fatto nuova ogni fronda
mentr’io mi piego e secco
e sul mio viso tocco la mia scorza.

SALVATORE QUASIMODO

O NOTTE

Dall’ampia ansia dell’alba
Svelata alberatura.

Dolorosi risvegli.

Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.

Autunni,
Moribonde dolcezze.

O gioventù,
Passata è appena l’ira del distacco.

Cieli alti della gioventù,
Libero slancio.

E già sono deserto.

Perso in questa curva malinconia.

Ma la notte sperde le lontananze.

Oceanici silenzi,
Astrali nidi d’illusione,

O notte.

GIUSEPPE UNGARETTI