Mansueta e pigra come lo è ogni femmina
se non ha liti in corso, Madame
Centaure per la piazza deserta
procede al trotto. Posa sul selciato
delicata gli zoccoli, lucendo
solleva impudica la coda di seta.
Sotto il sole d'agosto la città
per pochi superstiti improvvisa
tali eleganze, tali allucinazioni
DARIA MENICANTI
sabato 15 agosto 2009
venerdì 14 agosto 2009
AL DI LA'
Al di là tu falci e componi
le gentili somiglianze dei fiori
al di là non è sazia
mai la tua fame di bambina
ed hai la mela e il ghiaccio vegetale,
là ti punge al polso la tua bussola
per indicarti la stella
ch'è il tuo vero gemello;
e il tuo dubbio s'allunga di una sillaba
perché tu possa conoscere
colli piccoli come noci
per i tuoi denti giocosi,
soli come volti di vespe
e parole che suonano come monete;
e tu prepari al vento l'ora
delle più grandi altezze
delle più vivide seminagioni
delle sue visite che innamorano
E' per te che la gioia dei paesi
liberamente va imitando
i tuoi semplici atti;
e per te questa terra non è
che un mite minuto satellite
che ben sadove si dirige.
ANDREA ZANZOTTO
le gentili somiglianze dei fiori
al di là non è sazia
mai la tua fame di bambina
ed hai la mela e il ghiaccio vegetale,
là ti punge al polso la tua bussola
per indicarti la stella
ch'è il tuo vero gemello;
e il tuo dubbio s'allunga di una sillaba
perché tu possa conoscere
colli piccoli come noci
per i tuoi denti giocosi,
soli come volti di vespe
e parole che suonano come monete;
e tu prepari al vento l'ora
delle più grandi altezze
delle più vivide seminagioni
delle sue visite che innamorano
E' per te che la gioia dei paesi
liberamente va imitando
i tuoi semplici atti;
e per te questa terra non è
che un mite minuto satellite
che ben sadove si dirige.
ANDREA ZANZOTTO
giovedì 13 agosto 2009
In questa e quella valle,
spogliate le ossa dalla carne,
ridotti a un mero pugno di terra,
gli antichi morti passano di qui.
Così il fiume racoglie in sé
i desideri e le pene di tutti,
e scorre.
Forse anch'io, in un giorno non lontano, scorrendo,
incontrerò qui, se non mio figlio minore,
che ora, seduto accanto a me, pesca,
lo sguardo innocente di
suo figlio o suo nipote?
Per poi ungiorno
sedere qui
ancora una volta in piena glorificazione.
KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO
spogliate le ossa dalla carne,
ridotti a un mero pugno di terra,
gli antichi morti passano di qui.
Così il fiume racoglie in sé
i desideri e le pene di tutti,
e scorre.
Forse anch'io, in un giorno non lontano, scorrendo,
incontrerò qui, se non mio figlio minore,
che ora, seduto accanto a me, pesca,
lo sguardo innocente di
suo figlio o suo nipote?
Per poi ungiorno
sedere qui
ancora una volta in piena glorificazione.
KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO
mercoledì 12 agosto 2009
CANZONE DEL CONTINENTE NERO
Se la sera è una nave
la rondine è la sua àncor.
Vincendopesi celesti
l'àncora s'alza.
Verso l'Africa della notte
parte la nave.
Dispiega il vento mozzo
le sue vele d'ombra e di freddo.
E' giunta la nave? E' giunta.
Nel Continente Nero s'è ancorata,
di fronte ala luna ch'è il tronco
d'un albero d'argento tagliato.
JORGE CARRERA ANDRADE, TR. GIUSEPPE BELLINI.
la rondine è la sua àncor.
Vincendopesi celesti
l'àncora s'alza.
Verso l'Africa della notte
parte la nave.
Dispiega il vento mozzo
le sue vele d'ombra e di freddo.
E' giunta la nave? E' giunta.
Nel Continente Nero s'è ancorata,
di fronte ala luna ch'è il tronco
d'un albero d'argento tagliato.
JORGE CARRERA ANDRADE, TR. GIUSEPPE BELLINI.
martedì 11 agosto 2009
SCRITTO SU UNA PIETRA LUNGO LA STRADA DOPO LA PRIMA ERUZIONE
Piangeremo sulle impronte di coloro che fuggirono da Acahualinca.
Qui ebbe inizio il nostro esodo.
Udirono la gran voce cavernosa del mostro.
Dagli alti alberi guardarono lo sporco gigante decapitato
dalle spalle rugose e che dal rugoso petto vomitava ira.
Poiché un dio sterile ha soggiogato la nostra terra
abbandoneremo patria e parenti.
Il nostro popolo guardò il gigante senza mente
udì il bramito della forza senza volto.
Non vivremo sotto il dominio della cieca potenza.
Romperemo le nostre macine
le nostre giare
i nostri recipienti
per rendere più leggero il passo agli esuli.
Lì, sulla cenere, sono rimaste le nostre impronte.
PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI
Qui ebbe inizio il nostro esodo.
Udirono la gran voce cavernosa del mostro.
Dagli alti alberi guardarono lo sporco gigante decapitato
dalle spalle rugose e che dal rugoso petto vomitava ira.
Poiché un dio sterile ha soggiogato la nostra terra
abbandoneremo patria e parenti.
Il nostro popolo guardò il gigante senza mente
udì il bramito della forza senza volto.
Non vivremo sotto il dominio della cieca potenza.
Romperemo le nostre macine
le nostre giare
i nostri recipienti
per rendere più leggero il passo agli esuli.
Lì, sulla cenere, sono rimaste le nostre impronte.
PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI
lunedì 10 agosto 2009
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