Scavo dentro di te fino al mio vuoto.
Fissati con pazienza i visi che hai amato
Conservano la traccia di chi eri.
Anche nel loro amore
come dentro il tuo
per me e la morte costruirò una casa.
ANTONELLA ANEDDA
sabato 11 settembre 2010
venerdì 10 settembre 2010
VIA DEL RITORNO
Non avrei dovuto imparare le parole,
mondo senza parole,
se in un mondo vivessi in cui non ha senso il senso
quanto meglio starei!
Se pure lei si fosse vendicata delle belle parole
io con queste non c’entro.
Se invece tu lottassi a sangue con il piatto senso
Neanche con quella c’entro.
Le lacrime dei dolci occhi di lei,
il dolore colato dalla tua lingua muta,
se a questo mondo non ci fossero parole
li avrei solo guardati e sarei andato via.
Vi è forse nelle lacrime di lei tanto senso
quanto ion un nocciolo di frutta?
E’ forse l’eco del tramonto rimasto vibrante
in una goccia del tuo sangue
nel crepuscolo di questa terra?
Non avrei dovuto imparare le parole,
imparando il giapponese e poche lingue straniere:
mi fermo nelle lacrime di lei
e ritorno soletto nel tuo sangue.
RYUICHI TAMURA, TR. YASUKO MATSUMOTO E MASSIMO GIANNOTTA
mondo senza parole,
se in un mondo vivessi in cui non ha senso il senso
quanto meglio starei!
Se pure lei si fosse vendicata delle belle parole
io con queste non c’entro.
Se invece tu lottassi a sangue con il piatto senso
Neanche con quella c’entro.
Le lacrime dei dolci occhi di lei,
il dolore colato dalla tua lingua muta,
se a questo mondo non ci fossero parole
li avrei solo guardati e sarei andato via.
Vi è forse nelle lacrime di lei tanto senso
quanto ion un nocciolo di frutta?
E’ forse l’eco del tramonto rimasto vibrante
in una goccia del tuo sangue
nel crepuscolo di questa terra?
Non avrei dovuto imparare le parole,
imparando il giapponese e poche lingue straniere:
mi fermo nelle lacrime di lei
e ritorno soletto nel tuo sangue.
RYUICHI TAMURA, TR. YASUKO MATSUMOTO E MASSIMO GIANNOTTA
giovedì 9 settembre 2010
VERO
Della croce, di essa rimase, aria,
solo quel braccio il tra-
versale: si stende,
invisibile si stende davanti al
cavo più profondo del cuore: tu
ricordi te a te stesso, tu
ti sollevi dalla menzogna - :
libero
per forte angoscia
tu ora respiri
e tu
parli.
PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA
solo quel braccio il tra-
versale: si stende,
invisibile si stende davanti al
cavo più profondo del cuore: tu
ricordi te a te stesso, tu
ti sollevi dalla menzogna - :
libero
per forte angoscia
tu ora respiri
e tu
parli.
PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA
mercoledì 8 settembre 2010
STANZE DELL'AMORE PROIBITO, XLVI
Oggi ancora, lei, levata al sonno – il ventre, fatto
altare il suo corpo –
i seni calici traboccanti colmi di nettare,
le membra adorne di ornamenti multicolori,
notte e giorno certo non dimentico.
BILHANA, TR. DANIELA ROSSELLA
altare il suo corpo –
i seni calici traboccanti colmi di nettare,
le membra adorne di ornamenti multicolori,
notte e giorno certo non dimentico.
BILHANA, TR. DANIELA ROSSELLA
martedì 7 settembre 2010
A CHI RIMANE
“Cambiata la tua vita anche
la tua solitudine t’abbraccia
in modo nuovo,
insolito”
ricordati quanto freddo patirebbero i morti
sotto la pietra di granito senza
noi, anime ardenti, che ancora
lungo la vita, attraverso
questa intatta ferita, alle porte massicce
del cimitero rimboschito di candele
troviamo ancora la forza e continuiamo
carichi del loro e del nostro fardello.
Su questa strada leggera
Che pesante s’allarga, verso nuova casa
Molte vittorie dotali. Attraverso regni coperti
di cicatrici d’illusioni.
JOUNI INKALA, TR. GIORGIO PIERETTO
la tua solitudine t’abbraccia
in modo nuovo,
insolito”
ricordati quanto freddo patirebbero i morti
sotto la pietra di granito senza
noi, anime ardenti, che ancora
lungo la vita, attraverso
questa intatta ferita, alle porte massicce
del cimitero rimboschito di candele
troviamo ancora la forza e continuiamo
carichi del loro e del nostro fardello.
Su questa strada leggera
Che pesante s’allarga, verso nuova casa
Molte vittorie dotali. Attraverso regni coperti
di cicatrici d’illusioni.
JOUNI INKALA, TR. GIORGIO PIERETTO
lunedì 6 settembre 2010
COSCIENZA
Presso la ferrovia abito. Vanno,
vengono qui tanti treni, li guardo:
volano le finestre luminose
nel buio frastagliato, volteggiante.
Si precipitano nella notte eterna
Così i giorni, splendenti: nella luce
Sono di tutti gli scompartimenti,
mi sporgo e sto in silenzio.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
vengono qui tanti treni, li guardo:
volano le finestre luminose
nel buio frastagliato, volteggiante.
Si precipitano nella notte eterna
Così i giorni, splendenti: nella luce
Sono di tutti gli scompartimenti,
mi sporgo e sto in silenzio.
ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI
GELOSO
Geloso delle gocce di pioggia
che troppo somigliano a baci
degli occhi di tutto ciò che risplende
geloso
geloso geloso degli specchi
dei morsi dell’ape
dell’oblio della memoria
dell’abbandono del sonno
Del marciapiede che ha scelto
delle mani del vento che leggere la sfiorino
mia viente gelosia
che mi risveglia nel sogno
Geloso d’un canto d’un lamento
del vuoto sguardo che turba
geloso se tace
geloso della sua carta bianca
Di un riso o d’una lode
di un brivido se è inverno
dell’abito che cambia
dell’abito che cambia
a primavera con gli alberi verdi
Di vederla mare il fuoco
di un ramo che la segue
di un pettine nei suoi capelli
all’alba di mezzanotte
Di chi dunque è innamorata
che porta i suoi gioielli
ah la notte mi tormenta
con le ombre maliziose
Geloso di ogni stagione
da mille chiodi trafitto
da perderne la ragione
geloso come un cane geloso
Geloso della terra intera
se arriva un po’ in ritardo sono
mistero i suoi gesti
Geloso geloso delle chitarre
LOUIS ARAGON, TR. GILBERTO FINZI
che troppo somigliano a baci
degli occhi di tutto ciò che risplende
geloso
geloso geloso degli specchi
dei morsi dell’ape
dell’oblio della memoria
dell’abbandono del sonno
Del marciapiede che ha scelto
delle mani del vento che leggere la sfiorino
mia viente gelosia
che mi risveglia nel sogno
Geloso d’un canto d’un lamento
del vuoto sguardo che turba
geloso se tace
geloso della sua carta bianca
Di un riso o d’una lode
di un brivido se è inverno
dell’abito che cambia
dell’abito che cambia
a primavera con gli alberi verdi
Di vederla mare il fuoco
di un ramo che la segue
di un pettine nei suoi capelli
all’alba di mezzanotte
Di chi dunque è innamorata
che porta i suoi gioielli
ah la notte mi tormenta
con le ombre maliziose
Geloso di ogni stagione
da mille chiodi trafitto
da perderne la ragione
geloso come un cane geloso
Geloso della terra intera
se arriva un po’ in ritardo sono
mistero i suoi gesti
Geloso geloso delle chitarre
LOUIS ARAGON, TR. GILBERTO FINZI
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