sabato 10 maggio 2008

PER LA VIA DEL GRANO

Va i l seminatore per i solchi regolari.
La stessa via il padre e l’avo seguitarono.

D’oro brilla il chicco di grano nel suo palmo,
che nella terra nera è destinato a cadere.

Così va la mia anima per la via del grano:
scesa nella tenebra morrà e sarà viva.
Tu pure, mia terra, e tu con lei mio popolo,
per entro questo anno morrete a una nuova vita,

dacché una sola saggezza fu consegnata
ad ogni vivo − andare per la via del grano.
VLADISLAV F. CHODAESEVIČ, TR. CATERINA GRAZIADEI

venerdì 9 maggio 2008

Vedere è gioia quando le ore tornano
in cui l’uomo appagato osserva il campo
o la gente domanda come va,
o si figura la vita buona.

Volta del cielo, stesa in ogni lato,
gioia uguale sul piano, all’aria libera.
Il cuore aspira a una vita nuova,
cantano uccelli, gridano col canto.

L’uomo che spesso s’interrogò a fondo
Parla di vita, di cui c’è da dire
Quando il dolore non corrode l’anima
E l’uomo veglia lieto sui suoi beni.

Se la casa sfavilla alta nell’aria
e il campo acquista spazio, le vie vanno.
Lontano , purché uno guardi il mondo,
e sul rivo i ponticelli sono solidi.
FREDRICH HÖRDERLIN, TR. ENZO MANDRUZZATO

giovedì 8 maggio 2008

Se cadi
mi reggerò a te,
fiore dell’universo.
ERCOLE UGO D’ANDREA

mercoledì 7 maggio 2008

E questi sono i territori
della notte e questo è l’ulivo
dove il passero piega
sul chiarore del canto
e quest’ombra di foglie
mi colma e di vento.
Solo al fiume mi siedo
con armenti di roccia
e mansueti orizzonti,
e nel suo oscuro splendore
sento il corpo terreno
alle radici estinto.
Ascolto la notte
percorro paesi e quanti,
incontro all’alba.
LIBERO DE LIBERO

martedì 6 maggio 2008

LA PRIMAVERA NELLA RETE DA PESCA

Nella rete da pesca orlata di sughero
sta la primavera. Coi denti dei boccioli
un sorriso ci mandano gli alberi
quando ci voltiamo a guardarli.

Nella rete da pesca orlata di sughero
E ancora tre volte ripiegata
Stanno anche le stelle, mi conoscono,
ce n’è sempre una che si ricorda

e mi fa luce quando torno a casa
e cerco nel buio la cara soglia
ci riescono in pochi
ad avere amiche tra le stelle.

Nella rete da pesca orlata di sughero
s’è intrappolato il vento. Il suo riso,
ecco il riso che tutte le donne conoscono
quando parlano insieme degli uomini.

Nella rete da pesca orlata di sughero
ha impigliato gli artigli una tenera paura.
E’ quella paura che gli uomini conoscono
Quando insieme parlano delle donne.
JAROSLAV SEIFERT, TR. SERGIO CORDUAS

lunedì 5 maggio 2008

L’attaccamento a sé aumenta l’opacità della vita.
Un momento di vero oblio e tutti gli schermi, gli uni dietro
gli altri diventano trasparenti di modo che noi vediamo la
chiarezza fino nel profondo, tanto lontano quanto la vita consente;
e al tempo stesso più nulla pesa. Così l’anima è davvero
trasformata in uccello.
PHILIPPE JACOTTET, TR. ANTONELLA ANEDDA ANGIOY

domenica 4 maggio 2008

4 MAGGIO

Di nuovo giaccio su un letto d'ospedale.
Il foglio clinico parla chiaro:
ho 77 anni.
Solitario
e assoggettato.
La mia finestra
dà sul corso rumoroso e brulicante.
Non ne provo alcuna gioia.
La mano sensibile del dottore
palpa il mio corpo
quasi fosse un oggetto
di plastica.
L'unioco segno della realtà
è una coppia tubante di colombi
sul cornicione della casa accanto.
Qua dentro fa freddo.
Nel corridoio qualcuno emette acute grida
come un animale torturato.
LAJOS KASSAK, TR. ROBERTO RUSPANTI.

X (Sonetto di furtività e traversie)

Ieri, di maggio freddissimo vento
ondando di erbe in erbe, immoto io vidi,
scolorando erbe de le fronde i fidi
aspetti sconvolgendo il mutamento;

e pur era di luci acri lo stento
fin del folto nei più riposti nidi;
intime, angustie strisci sfaci stridi
orgasmi in cieca fuga, in cieco avvento −

e imprendibilità, come di plurime
serpi sospinte a traversie, di tossiche
invenzioni onde al niente si va appresso:

così quanto imprendibile a me stesso
a tutto, a tutti, com’è il tutto, io fossi,
furtività per dossi orme echi oscuri.
ANDREA ZANZOTTO
Scroscia la terra.
Corpi biancorossi si dondolano nel raggio degli occhi
e scroscia la terra
Lacrime. Sobbalzo. Grida.
Quindi nulla: solamente il desiderio che riempie tutto.

Con occhio ubriaco fuori dall’orbita, il cielo spia ancora;
ma dalla valle si pregonfiano in modo imponente gli arbusti
e dalla collina
affamate ed infiammate
coppie aggrovigliate, cieche, rotolano giù
nella valle.
LAJOS KASSAK, TR. ROBERTO RUSPANTI

PRELUDIO IN TE L'ERBA

A primmaveja a preludia
con di motivi invernali:
fiorisce e amendoe in ti orti
e o persego ne-o mœ giardin,
ma ciêuve se l’è o çë malinconico
commo in to giorno di morti.

Sbraggia unna ræna ;m’arriva
lento un profumo bagnòo;
fra e ramme secche do figo
zà o roscignêu o gh’à cantòo..

Ma se un barlumme do sö
o chinn-a a brillä in ti laghetti,
arriva unna rafega zeä
che subito a vegne a serrä,
brutta maligna intrigante
o baronetto de sö!...

Pä che o mondo s’aççende e o se smorte
in sce-o zêugo de un interruttö…
pä ch’o mêue e ch’o torne e rinasce
pä che a vitta a bäsighe coä morte.

Oh povòo chêu che ti batti
Fere unna risata e un sospìo!
L’è fra un barlumme de sö
e unna pennombra che ammïo
questa mæ vitta corrï.
Mille votte mi mêuo e rinascio
in sce-o zêugo de un interruttö;
o sprofondo in te onde letee
o me scanso con l’animo a-o sö.

Cose ne posso mi se
devotte me säta l’axillo
de fä un pittinin comme o grillo
quando de nêutte ä rosä,
in ta prixion da gaggetta,
o gratta a so chitaretta
e o se spascionn-a a cantä?
EDOARDO FIRPO