Striature neroazzurre.
Aratura deviata verso il basso del cielo.
Vasto e sconvolto il letto come un fiume in piena.
- Vedi, è già sera,
E il fuoco parla accanto a noi
Nell'eternità della salvia.
YVES BONNEFOY, TR. DIANA GRANGE FIORI
sabato 16 febbraio 2008
CAMPO MATURO
La mia terra è dorata ...
somifgli alla fiamma
il grano brucia
e non si consuma.
La mia terra è dorata ...
il cielo è di fuoco;
il suolo è smosso
sotto gli steli.
La mia terra è dorata ...
le spighe in quattro file
si sono rivestite
di ambra e di sole.
La mia terra è dorata ...
dal mare delle onde d'oro
un passero sale,
portato dal vento.
Dormi, terra dorata,
dormi, campo maturo,
raccoglierò il tuo oro
con la falce d'argento.
DANIEL VARUJAN, TR. ANTONIA ARSLAN
somifgli alla fiamma
il grano brucia
e non si consuma.
La mia terra è dorata ...
il cielo è di fuoco;
il suolo è smosso
sotto gli steli.
La mia terra è dorata ...
le spighe in quattro file
si sono rivestite
di ambra e di sole.
La mia terra è dorata ...
dal mare delle onde d'oro
un passero sale,
portato dal vento.
Dormi, terra dorata,
dormi, campo maturo,
raccoglierò il tuo oro
con la falce d'argento.
DANIEL VARUJAN, TR. ANTONIA ARSLAN
venerdì 15 febbraio 2008
Il mio cuore si gonfia per te, Terra
Il mio cuore si gonfia per te, Terra,
come la zolla a primavera.
Io torno.
I miei occhi sono nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m'intenerisce e mi dà gioia.
In te mi lavo come dentro un'acqua
dove si scordi tutto di se stesso.
La mia miseria lascio dietro a me
come la biscia la sua vecchia pelle.
Io non sono più io, io sono un altro.
Io sono liberato di me stesso.
Terra, tu sei per me piena di grazia.
Finché vicino a te mi sentirò
così bambino, fi che la mia pena
in te si scioglierà come la nuvola
nel sole,
io non maledirò d'esser nato.
Io mi sono seduto qui per terra
con le due mani aperte sopra l'erba,
guardandomi amorosamente intorno.
E mentre così guardo mi si bagna
di calde dolci lacrime la faccia.
CAMILLO SBARBARO
come la zolla a primavera.
Io torno.
I miei occhi sono nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m'intenerisce e mi dà gioia.
In te mi lavo come dentro un'acqua
dove si scordi tutto di se stesso.
La mia miseria lascio dietro a me
come la biscia la sua vecchia pelle.
Io non sono più io, io sono un altro.
Io sono liberato di me stesso.
Terra, tu sei per me piena di grazia.
Finché vicino a te mi sentirò
così bambino, fi che la mia pena
in te si scioglierà come la nuvola
nel sole,
io non maledirò d'esser nato.
Io mi sono seduto qui per terra
con le due mani aperte sopra l'erba,
guardandomi amorosamente intorno.
E mentre così guardo mi si bagna
di calde dolci lacrime la faccia.
CAMILLO SBARBARO
giovedì 14 febbraio 2008
Ti do me stessa
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle - bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive,
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue - sulla collina
fra tronchi di cipressi animati
di nidi.
E tu accogli la mia meravigli
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido della bellezza:
e tu lascia ch'io guardi questi occhi
che Dioti ha dati
così densi di cielo,
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
della notte.
ANTONIA POZZI
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle - bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive,
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue - sulla collina
fra tronchi di cipressi animati
di nidi.
E tu accogli la mia meravigli
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido della bellezza:
e tu lascia ch'io guardi questi occhi
che Dioti ha dati
così densi di cielo,
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
della notte.
ANTONIA POZZI
Riportami, o sole
Riportami, o sole,
al mio desino agreste,
pioggia del vecchio bosco,
riportami il profumo e le spade
che cadevano dal cielo,
la solitaria pace d'erba e pietra,
l'umidità dei margini dei fiumi,
il profumo del larice,
il vento vivo come un cuore
che palpita tra la scontrosa massa
della grande araucaria.
Terra, redimi i tuoi doni puri,
le torri del silenzio che saliamo
dalla sommità delle radici:
voglio essere di nuovo ciò che non sono stato
imparare a tornare così dal profondo
che fra tutte le coose naturali
io possa vivere o non vivere: non importa:
essere un'altra pietra, la pietra oscura,
la pietra pura che il fiume porta via.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI.
al mio desino agreste,
pioggia del vecchio bosco,
riportami il profumo e le spade
che cadevano dal cielo,
la solitaria pace d'erba e pietra,
l'umidità dei margini dei fiumi,
il profumo del larice,
il vento vivo come un cuore
che palpita tra la scontrosa massa
della grande araucaria.
Terra, redimi i tuoi doni puri,
le torri del silenzio che saliamo
dalla sommità delle radici:
voglio essere di nuovo ciò che non sono stato
imparare a tornare così dal profondo
che fra tutte le coose naturali
io possa vivere o non vivere: non importa:
essere un'altra pietra, la pietra oscura,
la pietra pura che il fiume porta via.
PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI.
mercoledì 13 febbraio 2008
Ancora freddi venti soffiano
Ancora freddi venti soffiano
E mattutini geli recano.
Non sì, dove la neve tempo nuovo ha sciolta,
Son comparsi i precoci fiorellini,
Che dal mirabile reame cereo,
Dalla fragrante cellula di miele
S'è involata la prima apicella,
E' volata sui precoci fiorellini
A chieder nuove della bella primavera,
Se verrà presto l'ospite cara,
Se verdeggeranno presto i prati,
Se sulla ricciuta, la betulla,
S'apriranno le viscose foglioline,
Comincerà a fiorire il prugnolo odoroso.
ALEKSANDR PUSKIN, VERS. POET. TOMMASO LANDOLFI
E mattutini geli recano.
Non sì, dove la neve tempo nuovo ha sciolta,
Son comparsi i precoci fiorellini,
Che dal mirabile reame cereo,
Dalla fragrante cellula di miele
S'è involata la prima apicella,
E' volata sui precoci fiorellini
A chieder nuove della bella primavera,
Se verrà presto l'ospite cara,
Se verdeggeranno presto i prati,
Se sulla ricciuta, la betulla,
S'apriranno le viscose foglioline,
Comincerà a fiorire il prugnolo odoroso.
ALEKSANDR PUSKIN, VERS. POET. TOMMASO LANDOLFI
martedì 12 febbraio 2008
La primavera che un giorno
La primavera che un giorno
Appare col suo seguito
Nel mio giardino, s'alza chiassosa
nell'abbondanza d'innumeri petali,
nel melograno delle campanule,
nelle nuove foglie di foresta in foresta:
con i suoi moltelpici baci
turbò l'azzurro del cielo:
fece ritorno silenziosa
nel mio eremo deserto:
senza batter ciglio,
rimane ferma,
nascosta in un angolo
della mia casa solitaria:
guarda lontano, verso l'orizzonte
dove il verde svanisce
e muove l'azzurro del cielo.
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
Appare col suo seguito
Nel mio giardino, s'alza chiassosa
nell'abbondanza d'innumeri petali,
nel melograno delle campanule,
nelle nuove foglie di foresta in foresta:
con i suoi moltelpici baci
turbò l'azzurro del cielo:
fece ritorno silenziosa
nel mio eremo deserto:
senza batter ciglio,
rimane ferma,
nascosta in un angolo
della mia casa solitaria:
guarda lontano, verso l'orizzonte
dove il verde svanisce
e muove l'azzurro del cielo.
RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI
lunedì 11 febbraio 2008
APRO LA FINESTRA
Apro la finestra, prima del sonno,
per vedere la viva oscurità, quando mi sveglio,
e il bosco e il cielo. Conosco la tomba
senza apertura verso le stelle.
Adesso Orione è giunto a Ovest, sempre cacciando,
non è arrivato più lontano di me.
Il ciliegio di fuori è nudo e nero.
Sulla volta del cielo, vertigine azzurra,
la luna del mattino traccia disegni con l'unghia.
OLAF HAUGE, TR. FULVIO FERRARI
per vedere la viva oscurità, quando mi sveglio,
e il bosco e il cielo. Conosco la tomba
senza apertura verso le stelle.
Adesso Orione è giunto a Ovest, sempre cacciando,
non è arrivato più lontano di me.
Il ciliegio di fuori è nudo e nero.
Sulla volta del cielo, vertigine azzurra,
la luna del mattino traccia disegni con l'unghia.
OLAF HAUGE, TR. FULVIO FERRARI
domenica 10 febbraio 2008
POEMETTO DEL GIOVANE ANNO, 1
E' nel giovane anno che chiedo
se ancora è sortilegio
la prima erba sul greto
se è miracolo il giorno
nella sua rosa di luce
Un mare d'ombra
infigge il suo aspro turchese
l'orizzonte più non si apre
al tripudio di gloriose costellazioni
si chiude in un pugno di giorni
restringe il suo arco
e vi si infrange
il nostro lento amore delle cose
RODOLFO DI BIASIO
se ancora è sortilegio
la prima erba sul greto
se è miracolo il giorno
nella sua rosa di luce
Un mare d'ombra
infigge il suo aspro turchese
l'orizzonte più non si apre
al tripudio di gloriose costellazioni
si chiude in un pugno di giorni
restringe il suo arco
e vi si infrange
il nostro lento amore delle cose
RODOLFO DI BIASIO
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