Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle - bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive,
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue - sulla collina
fra tronchi di cipressi animati
di nidi.
E tu accogli la mia meravigli
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido della bellezza:
e tu lascia ch'io guardi questi occhi
che Dioti ha dati
così densi di cielo,
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
della notte.
ANTONIA POZZI
giovedì 14 febbraio 2008
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