giovedì 31 dicembre 2009

PANTEISMO

Verso la vita andremo frenetica, focosa,
Al suo seno possente scolpito nel basalto:
Addio per sempre al sogno e al suo volo alto,
Addio alla creazione daìle ali nebbiose!

Scenderemo alla cslda Cibele, impudica,
Dove fiori d'avorio e umida putredine
Si confondono in una esistenza tellurica
E abbracceremo il grembo suo fecondo, di femmina.

Sottraendoci al cerchio delle forze latenti,
Torneremo alla vita universa, profonda:
I nostri nervi, idra dalle innumeri bocche,
Il suo mare berranno di fiamme violente.

E ogni dove, in corpi, in rocce bollenti - orgia
Di ritmi vivi e lava, di fremito infinito,
Le vertebre scuotendo di silice e granito,
scroscerà in riso, immensa, la Vitale Isteria.

ION BARBU, TR. MARCO CUGNO

mercoledì 30 dicembre 2009

TU ERI IL VENTO

Io sono una barca
senza vento.
Tu eri il vento.
Era quella la mia rotta?
A chi importa la rotta
se ha un tale vento?

OLAV H. HAUGE, TR. FULVIO FERRARI

martedì 29 dicembre 2009

DI BOCCA IN BOCCA

l'idea

ha una lingua
bellissima e flessuosa
come il serpente
del paradiso

dalla bocca del filosoo
esce limpida
lontana
dalla "realtà"
come l'anima dal corpo

allora l'addentano
e menano la lingua
il politico il sacerdote
l'attivista

la mastico
e la sputano sulle teste
dei cittadini

dalla bocca del politico
il giornalista
estrae l'idea
la insaporisce con saliva
arroganza
provocazione+ù
e la espelle attraverso i mezzi
di "comunicazione di massa"

l'idea cresce nelle bocche,
l'idea raggiunge il lastrico

esce in istrada
barcolla
come una prostituta ubriaca
a destra e a sinistra

l'idea passa
di mano in mano
davanti agli occhi
del mondo ammutolito
si trasforma in arma del delitto

ma che cosa fa il filosofo

lui tace e si allontana
senza guardarsi
indietro

quasi non sentisse le parole:

"Non ciò che entra in bocca
contamina l'uomo,
ma ciò che esce dalla bocca
questo contamina l'uomo..."

TADEUSZ ROZEWICZ, TR. SILVANO DE FANTI

lunedì 28 dicembre 2009

IV PRIMO QUARTO

Nella mia vita ho parlato con vecchi
vissuti in altre lune. E cammino col bastone
appartenuto a un altro.

Quest'uomo che mi cammina al fianco con il suo bastone,
e mi trasmette esuberanze,
era selvaggio, e mi ha portato un tavolino tondo
per rendermi più agevole la scrittura.
Non sapeva che questa antichità di parole
si scrive sopra l'erba, e morendo ogni volta,
come amando.
Ora, benché vitale e amante di cibi
e d'irruenze amorose
e ricco d'ire (e acuto
come questa punta), è silenzioso
nella sua tomba.

PIER LUIGI BACCHINI

domenica 27 dicembre 2009

SONETTO XX

Per lunghi anni ho ricercato invanp
fra i nostri corpi un'unione totale,
ma sempre ci è sfuggita dalla mano,
e sfuggirà, nel ritrovo carnale.

Amico caro, c'è un divieto arcano
che ci divide - un godere parziale
solo ci unisce - e il mio delirio insano
non sarà mai al tuo gemito uguale.

E invano nella notte ci accendiamo,
al tocco della mano ci turbiamo
ed esigiamo un fremito appagato:

attraverso il guado non c'è dato
- rotta è la luce sopra i nostri visi,
e noi restiamo esausti, ma divisi.

ABRAM EFROS, TR. FRANCO D'AGOSTINO

sabato 26 dicembre 2009

Dal sacco
Per terra si son sparse le cose.
E io penso che il mondo
E' solo un sogghigno
Che brucia appena
Sulle labbra di un impiccato.

VELIMIR CHLEBNIKOV, TR. PAOLO NORI

venerdì 25 dicembre 2009

RAGGIO DI NATALE

Abbandonata la polvere e negato il caos della terra
dal cielo incantesimi d'abissi nelle aperte cecità
vincono il geo notturnop e pungono un lucido rametto
affinché fiorisca là, dove parve che nulla mai fiorirà.

Fra pioggia d'angeli dipinti e sospiri di trombe
solo dalla linfa racchiusa profonda nella memoria
sgorga un dolore lieto Chi lo accoglierà laverà e fascerà
chi di lui sarà degno e gli correrà incontro nella notte?

In questa notte quando solitario nasce un Dio
perché muoia per noi e solo la speranza lasci ad agitarsi
in quel rametto di stella trapunto che si gela...
Luccica una battola e dice chi sa cosa nella notte.

ALMIS GRYBAUSKAS, TR.PIETRO U. DINI

giovedì 24 dicembre 2009

INVERNO

Quando perduto è il vento alla pianura
lontana, il bianco cade sulla valle,
ma il giorno brilla per un raggio alto,
la festa brilla delle città, alle porte.

Natura che riposa, silenzio di campagne.
Come all'uomo la vita dello spirito,
più alte le distinzioni si dimostrano,
mostra Natura il suo più arduo volto -
non la mitezza della primavera.
25 dicembre
1841
umilissimo
Scardanelli

FRIEDRICH HOLDERLIN, TR. ENZO MANDRUZZATO

mercoledì 23 dicembre 2009

GENERAZIONI DI POETI SI SUCCEDONO

Noi che ci accetterà la poesia
bimbi cagnolini insetti marionette
ingiusti giudicano e inetti plaudono
sui loro tappeti arrivammo scalzi
bimbi cagnolini insetti marionette
conferita dolce libertà ai muscoli
che risorgeranno da sillabe sparse
che indietro la poesia accetterà

di noi s'arma la poesia
noi sentiamo di tutti i sentieri la ghiaia
sotto i piedi: stride e non ritorna
dalla vittoria dal tradimento delle libertà
sentiamo come ci tramutiamo in ghiaia
ma con essa nuovi scalzi arrivano
bimbi cagnolini e s'adirano con noi
e di quelli s'arma la poesia

VLADAS BRAZIUNAS, TR. PIETRO U. DINI

martedì 22 dicembre 2009

LA SETTIMANA LAVORATIVA: GOLA

LUNEDI'

I fili del telegrafo con passerotti come note
Arpe, violini, trasformati in pioggia
Musica indistinta del vento, organi di ghiaccio

La betulla spazza le sue foglie giù dal cielo
Il pino alza le sue mani deformi
Il cespuglio della rosa canina scuote la sua corona di spine

Siamo nella cattedrale degli animali
La lepre e il cane non sanno della loro guerra
La neve distende una benda sulla campagna

GEORG JOHANNESEN, TR. YURI SALI

lunedì 21 dicembre 2009

LA CONCHIGLIA

Forse non ti sono necessario,
notte; dalla voragine dell'universo
come una conchiglia senza perla
sono gettato alla tua riva.

Tu fai con indifferenza schiumare le onde,
e canti senz'essere compresa;
ma amerai, apprezzerai tu pure
la favola dell'inutile conchiglia.

Ti stenderai sulla sabbia,a lei vicino,
come tua veste la indosserai,
legherai indissolubile con essa
l'enorme campana dei flutti;

e le pareti della fragile conchiglia,
come la casa di un cuore solitario
riempirai di sussurri di spuma,
di nebbia, di vento, di pioggia.

OSIP MANDEL'STAM, TR. CESARE G. DE MICHELIS

domenica 20 dicembre 2009

L'abisso è il muro che ho.
Essere io non ha misura.

FERNANDO PESSOA, TR. FRANCESCO ZAMBON

sabato 19 dicembre 2009

Il giorno che ti spensero gli occhi
e domandammo pane akllo straniero
e tu guardasti verso nulla,
il pugno stretto nelle mani,
il giorno che nrancolò nel buio
l'ultimo infermo
fino al tuo cuore
con l'anello che fu per sempre mio,
il giorno che mi dicesti
ecco l'anello che fa vivere i morti
e venni morto al tuo giaciglio.

ANDREA CARIFI

PER R.B.

Il sottile diletto che genera il pensiero; il forte
sprone, vivo e trafiggente come fiamma di cannello,
soffia una volta e, più presto spento che acceso,
pur lascia la mente madre di canto immortale.

Nove mesi dunque, no, anni, nove anni tanto
lo porta dentro sé, protegge e pettina:
vedova d'un intuito perduto essa vive, col fine
ora noto e la mano all'opera ora senz'errore.

Dolce fuoco sovrano della musa, questo occorre
[alla mia anima;
manco dell'estasi unica dell'ispirazione.
O dunque se nelle mie tarde rime tu perdi

il rullio, il volo, il canto, la creazione,
il mio mondo d'inverno, che appena respira quella gioia
ora, a te cede, con un sospiro, la nostra spiegazione.

GERARD MANLEY HOPKINS, TR. VIOLA PAPETTI

giovedì 17 dicembre 2009

IL GIARDINO

Nevica.
Apre infine al giardino
Di più che il mondo.

Avanzo. Ma s'impiglia
La scarpa a un ferro
Arrugginita, e si lacera
In me la stoffa del sogna.

YVES BONNEFOY, TR. DAVIDE BRACAGLIA

mercoledì 16 dicembre 2009

Ha sete di cielo l'anima mia
lontano in altri campi,
sete del fuoco verde
che fiorisce sugòi alberi.

Come ceri davanti all'universo
salgono i rami dei tronchi d'oro,
e sopra le foglie tenere
puntano le stelle dlle parole.

Io conosco il verbo della terra,
ma non scioglierò da me questo tormento:
sono la valle che ha disperso nei fiumi
la cometa apparsa all'improvviso.

Così i cavalli agitano la coda
non scuoteranno la luna dalle loro schiene.
Oh, se come queste foglie
si potesse dimenticare.

SERGEI ESENIN, TR. CURZIA FERRARI

martedì 15 dicembre 2009

GRIDI E CRISTALLI

Dalle dune giungono dei gridi
una qualsiasi interiorità
cerca pienezza di forma

Una perla strappata
a una conchiglia smarrita
o un sorriso perso sugli scogli
da un innamorato?

Chi può sciogliere l'enigma della voce?
Dove trova ciò che grida
psazi a curvare forme più grandi?

Vieni - oggi le dune sono
vibranti e trasparenti:
una costa di gridi e cristalli.

ROSE AUSLANDER, TR. GIO BATTA BUCCIOL

lunedì 14 dicembre 2009

TRISTEZZA

Ho corso come un cervo: nei miei occhi
mite tristezza alberga.
Mi davano la caccia, nel mio cuore
lupi famelici e rabbiosi.

Già da tempo ho perduto le mie corna:
infrante pendono da un ramo.
In passato ero un cervo: me ne pento,
ma in avvenire sarò un lupo.

Sarò un grazioso llupo. Ecco mi fero
d'un tratto, i miei compagni
di branco son di schiuma ricoperti;
io cerco di sorridere.

Ed ascolto la voce delle cerve.
Piano socchiudo gli occhi
per il sonno. Mi cadono, sul dorso
scure foglie di gelso.

ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI

domenica 13 dicembre 2009

Non ha strappato le ali alle mosche quand'era piccolo
non ha legato i barattoli alla coda dei gatti
né imprigionato gli scarafaggi
nelle scatole di fiammiferi
non ha distrutto le casae
delle formiche.
E' diventato rande.
E vedete il male che gli hanno fatto.
Quando è morto, ero al suo capezzale
e mi ha detto: leggimi una poesia
che canti il sole e il mare
le officine atomiche la luna artificiale
che canti la grandezza dell'uomo.

NAZIM HIKMET, TR. JOYCE LUSSU

sabato 12 dicembre 2009

MAKINCONIA

A Domingo Bolìvar

Fratello, tu che hai la luce, dimmi la mia.
Sono come un cieco. Vado senza rotta e cammino a tentoni.
Vado sotto tempeste e tormenti,
cieco di sogno e pazzo d'armonia.

Questo è il mio male. Sognare. La poesia
è la camicia ferrea dalle mille punte cruente
che porto sopra l'anima. Le spine sanguinanti
lasciano cader le gocce della mia malinconia.

E così vado, cieco e folle, per questo mondo amaro;
a volte mi pare che il cammino sia molto lungo,
a volte che sia molto breve...

E in questa esitazione di respiro e agonia,
carico colmo di pene quel che appena sopporto.
Non odi cader le gocce della mia malinconia?

RUBEN DARIO, TR. ENZA MINNELLA

ANISE

Mi dissimulo
rovesciando il mio nome
il vento nella sua buca
ripete: ESINA

Estranea a chi ero
ogni paesaggio
mi volta la schiena

ANISE KOLTZ, TR. ELIO PECORA

giovedì 10 dicembre 2009

CHIUDO GLI OCCHI

Chiudo gli occhi e dall'ombra apprendo accorte
Che ombre non sono e accendono arboscelli
Di scintille, ch'io sappia che son quelli
Il fondo nel subbuglio della sorte,

Incognita notturna tanto forte
Che a me dinanzi infrange i suoi suggelli
Ed escava dal baratro i più belli
Fra i chiarori nemici della morte.

Chiudo gli occhi. Ed ancora esiste un mondo
Immenso che così m'abbaglia, inane
Dalla sua cavità tumultuosa.

Su tenebre la mia certezza io fondo,
Il tenebroso lampo mio rimane,
sulla nerezza s'erge anche una rosa.

JORGE GUILLEN, TR. ORESTE MACRI'

mercoledì 9 dicembre 2009

BELLEZZA

La bellezza che mi asseta
è di eterno
e di vita.
Come fossero acqua e fuoco
forse mai staranno insieme...
La bellezza dell'eterno
intrigante di colori,
imperturbata però
e impietosa.
La bellezza della vita,
che trasmuta e si rinnova,
nella cenere però
chiude i suoi giorni.

GU CHENG, TR. STEFANIA STAFUTTI

martedì 8 dicembre 2009

I VINTI

Hai rimandato sempre all'ultimo giorno la tua fuga
Tutt'e due sentivamo profondamente lo sgomento della separazione.

Avevamo tanta nostalgia di regalare al sogno le nostre incerte illusioni
Ma chi non ha tenuto in conto le bianche estati che hanno ferito i nostri anni?
Chi non ha creduto che il nostro debito non l'avessimo saldato?
E in questo momento rduo ritroviamo giuramenti soggiogati alla nostra
gioventù, sentimenti più ricchi dell'accensione della carne
Tu sai che abbiamo ormai dimenticato i ragazzi spensierati che sprecavano
il loro sorriso
Tu sai che verrà un giorno in cui tutti nudi ci vestiremo sconsideratamente
di noi stessi
In compagnia delle nostre preziose incertezze, abbiamo vegliato infinite notti
senza nessuno accanto ad ascoltare la nostra voce angosciata
Abbiamo amato una nuova tempesta, ma allora perché rimandiamo sempre
la data ormai compiuta?

E così restiamo due vinti, con vani contegni di poca fede.

MANOLIS ANAGHNOSTAKIS, TR. VINCENZO ORSINA

lunedì 7 dicembre 2009

SONO MALATO

La malinconia
mi macera

Il corpo dissanguato
mi dissangua
la poesia

GIUSEPPE UNGARETTI

domenica 6 dicembre 2009

INDIVISIBILE

contro tutto ciò che ha valore di lebbra
contro il cattivo sortilegio
la nostra arma non può essere
che il palo fiammeggiante di mezzogiorno
da sfondare
per tutta area
la spessa pupilla del crimine

contrabbando
tu tieni male un dio il quale sfugge
al tuo funo, alla mia fame, alla tua festa
Libertà

AIME' CESAIRE, TR. MARIA LUISA MAZZINI

sabato 5 dicembre 2009

INVOCAZIONE

Dei di tutti i paesi unitevi!
Formate un partito unico dal cuore e dal fegato comuni
E salvate il lattaio
che alle cinque del mattino
munge le brume dell'alba
e canta una canzone alla libertà.

EWA LIPSKA, TR. BRUNO ROMBI?
A che pro dire
"io mi ricordo"
il ricordo si forgia
quando anticipando la notte
io fuggo la solitudine

Non attendete la seguente
nel riso nelle canzoni
nel cozzo dei bicchieri
o nelle alte conversazioni

Sorridete amici belli
voi lo vedete
che io esisto

ma la birra scorrendo
sulle mie labbra screpolate
non placo l'assenza

JOSE' LE MOIGNE, TR. BRUNO ROMBI?

giovedì 3 dicembre 2009

DOPO

Io rinascerò senza cuore,
sempre nello syesso universo,
portando sempre la stessa testa,
le stesse mani,
forse di colore diverso,
ma tutto ciò mi consolerà affatto.
Sarò crudele e solitario
e mi nutrirò di serpi
e di insetti crudi.
Non parlerò con nessuno,
se non con parole d'insetto
o di nude srpi,
con parole che, mio malgrado, vivranno e rideranno.

RENE' DAUMAL, TR. PASQUALE DI PALMO

mercoledì 2 dicembre 2009

EROS E PSICHE

Mare nero impetuoso sbatte addosso
La vita degli altri. Qualunque cosa tu affermi nella notte
Dio la trasforma. Leggere vanno le case
Alcune arrivano con le luci accese
L'anima dei morti se ne va (dicono)

Ah chi sei tu che chiamano anima ma a cui né l'aria
Ha mai dato consistenza né mai corpo ti
Ha toccato al passaggio
Quale balsamo o quale veleno versi che

In tempi pasasti la gentile Diotima
Con canti selenti arrivò a mutare
La mente dell'uomo e il corso delle acque di Svevia*
Così chi si ama si scopre di qua e di là

Delle due stelle e di un solo destino

Ignara sembra essere la terra anche se
Non lo è. Sazia i diamanti e di carbone
Sa però parlare e là dove la verità approda
Con rimbombi sotterranei o sorgenti di grandi purezza
Viene a confermartelo. Chi? Cosa?

L'unica cosa che affermi e Dio non trasforma
Quel qualcosa d'imprecisato che nonostante tutto
Esiste dentro il Vano e il Nulla.


* Perché la figlia di Giove lui
Lottava contro le Arpie
E con devozione firmava: Scardanelli.

ODISSEAS ELITIS, TR. NICOLA CROCETTI

martedì 1 dicembre 2009

JUDITH

L'autunno spoglia gli alberi, già il freddo
avanza; fuoco occorre.
Tu strascichi a fatica, tu, da sola,
la stufa, come allora

nei giorni di una volta, quando, cara,
non ti stringevo al peto,
non bisticciavo, quando non sapevo
che non ero con te.

Più tace, e più la notte è lunga, il mondo
più è grande e più atterrisce.
Cuci: non puoi cucire la coperta
comune, se è disfatta.

Tra i rami nudi stelle ardono, fredde.
Tu sogni ancora? Dormi.
Rannìcchiati, che anch'io dormo da solo.
Non serbarmi rancore.

ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI

lunedì 30 novembre 2009

GETSEMANI

Non una luce ultraterrena
ma un bagliore di pentole di rame
un metallo interiore
(a croce mio malgrado)
in un calvario di oggetti del mattino:
la busta di plastica, gli ombrelli
un raggio di bottiglie
più òattee nella brina.

C'è una pena che ignoro
se mi aspetto in un buio di pena, di paura
o più semplicemente nel cortile
vicino al tronco dell'albero di Giuda.

ANTONELLA ANEDDA

domenica 29 novembre 2009

LA SIESTA DEL MICIO

E' sereno. Ogni cosa
sembra velata di fatica.
Il pomeriggio è in panna su l'antica
Certosa.

Nel marciapiedi suonano i miei passi.
Si pensa quasi ch€ l'azzurro crepiti.
Dei pugnali di sole tiepidi
feriscono il cuore dei tassi.

Sopra un tetto s'illuminan dei coppi.
De le finestre sono infiorate.
Il vento pettina le sue chiome arruffate
ne lunghi pettini dei pioppi.

De le campane di un convento vicino
spennellan l'aria d'una loro festa.
Sul davanzale un bianco micio fa la siesta
a gambe a l'aria, come un maialino.

CORRADO GOVONI

sabato 28 novembre 2009

La mia pelle porta ancora un respiro,
la mia mano tiene ancora il suo sesso
la mia bocca s'incurva ancora sotto la mezzanotte
sei ancora tu il mio desiderio
Cos'è il mio desiderio, se non tu!

Ah, com'è bello che nessuno sappia,
se vuoi rendermi infelice,
ricomincia daccapo,

INGEBORG BACHMANN, TR. SILVIA BORTOLI
Novembre
dove una mano stringe le altalene
e uno sguardo si nasconde
e spia la nostra gioia
di poche oreù
quando lanciamo una promessa
nel destino
che accarezza la fronte
e ci disperde tra le ombre nude d'autunno.

ROBERTO CARIFI

giovedì 26 novembre 2009

NEGLETTI

Ci lasciano alla strada che abbiamo preso così,
Come due sul cui conto si fossero sbagliati,
Che nell'angolo a volte ce ne stiamo acquattati,
Coi nostri ostili, erratici e serafici sguardi,
Tentiamo di non sentirci dimenticati.

ROBERT FROST, TR. MASSIMO BACIGALUPA

mercoledì 25 novembre 2009

DICO VIVERE

Perché la vita è diventata rossa.
(Sempre il sangue, mio Dio, ebbe colore.)
Dico vivere, come se restare
nulla dovesse di quello che scrivo.

Perché scrivere è un vento frettoloso,
e pubblicare, ammonticchiare roba.
Dico vivere a nervi tesi; aspra-
mente morire, incitando col piede.

Torno alla vita, carico di morte,
ripudiando quanto ho scritto: rottame
di quel che fui quando tacevo ancora.

Adesso torno a me, alla mia opera
più immortale: all'orgia coraggiosa
del vivere e morire. Il resto è in più.

BLAS DE OTERO, TR. ELENA CLEMENTELLI

martedì 24 novembre 2009

PASSAGGI

Le voglie trattenute
mi stemprano in languide inedie.
E i riso spunta sulle fissità.
Amri senza connubio
passano
come frutti sul ramo.
Il più frettoloso figliolo
del Tempo, il Disinganno,
che si nutre di sottigliezze
acerrime e conclusive,
ancora intatti li uccide
i sogni della mia indecisione.

VINCENZO CARDARELLI

lunedì 23 novembre 2009

Di sentiero in sentiero
la difficoltà del cammino,
le incertezze del passo,
vengono a colpirmi: la melodia è legata
ai colpi di ogni corda
del liuto della via.
Se il ritmo del dolore
comporrà la gioia delle pene passate
completerò la mia canzone.

RABINDRANATH TAGORE, TR. MARINO RIGON

domenica 22 novembre 2009

Sillabe d'ombre e fogli,
sull'erba abbandonati
si amano i morti.

Odo. Cara la notte ai morti,
a me specchio di sepolcri,

di latomìe di cedri verdissime,

di cave di salgemma,
di fiumi cui il nome greco
è un verso a ridirlo, dolce.

SALVATORE QUASIMODO

sabato 21 novembre 2009

UNA STELLA

Una stella
attende il mio sonno
e cade come un lampo nel mio sogno.
Mi segue ovunque
e illumina le brulle dostese dell'ansia,
si fa mia pazzia
e forma del mio tormento.

Le tendo le trecce della mia brama;
e per un po' la intrattengo,
luna divento per lei
nuvola
e cielo.

Una stella
- o è un'eco di donna? -
attende la mia morte
con pazienza
e in arcano silenzio.

YOUNIS TAWFIK

venerdì 20 novembre 2009

INSTABILE SOSTANZA

Più in alto più in basso
i giorni ho mescolato
senza continuità o sorte
se non quella quotidiana:
ore opache vicino alla speranza
e al suono di una voce costante.
Ma nella realtà che fraba,
sole che manca, sera che scende,
la coscienza, libera,
ossidrica fiamma,
azzurrina fin nelo spazio,
consuma, sgretola, scardina,
la mia instabile sostanza.

BIAGIA MARNITI

giovedì 19 novembre 2009

BAMBINA TAGLIATA NEL LEGNO

Gli uccelli nicaraguensi sono fatti d'alberi
di frutta rese ,olli dalla pioggia
di foglie fatte morbide dal vento
di sussurri che la linfa blandisce e affina in gorgheggi.
Il mio paese la sa lunga in quanto a vegetali
che cantano: a primavera
che ho baciato: a frutteti
che sono te quando mi dici
dall'albero - addio! - con farfalle.

PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI

mercoledì 18 novembre 2009

L'AMORE DELL'AMORE

Non ho più in me l'amore
dell'amore, ma ti amo ancora come
se tu fossi l'amore. Non siamo
diventati un po' più vecchi
entrambi da vedere i nostri
occhi parlare insieme, guidarci
anche noi, a parlare
d'amore? Io ricordo bene, ricordo,
che tu eri per me l'amore
dell'amore. Contro il cielo
incarnavi il sole. Io vedevo
l'amore dell'amore.
Oh, se fossimo qui, adesso, anche
noi due di una volta, a
guardarci in silenzio. Tu
diresti che nulla è perduto,
ma l'amore dell'amore, che
nel cuore dell'uomo si conserva,
sparisce quando il gelo arriva,
si trasporta gelato e triste
per un po', e trapassa. Oh,
l'amore dell'amore, che nel
cuore si conservs, che gusrds
come un bambino, che ride.

ROSITA COPIOLI

martedì 17 novembre 2009

Con serena dolcezza
un gracile ranocchio fissa immobile
colline lontanissime.

YOTARO ISSA, TR. KANTARO NISHIDA E GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 16 novembre 2009

Mi van strette le notti
in tua assenza.
Ti respiro.

GHIANNIS RITSOS, TR. NICOLA CROCETTI

domenica 15 novembre 2009

CHIARO DI LUNA TRA I PINI

Gettate le ombre vostre
Su colli d'alti fianchi,
Tutti voi alberi lunghi
Che bianca laluna cavalca.

Lo spirito mio rabbrividirebbe
Il sole a Oriente
Per sempre, se il mio amore
Denudasse il bianco suo seno.

O ombra che si cela
Nel cuore mio finché una visione
D'Amore tutto il resto
Nella notte fa sprofondare! ...

HUGH MC DIARMID, TR. VALENTINA POGGI

sabato 14 novembre 2009

TRITTICO

In me esiliato, io sono Michajlovschoje.
I miei tre pini ardono e si toccano.

Nel mio viso appannato come uno specchio,
alci imbrunano e pergole.

La natura nel fiume e in me si trova,
e fuori, ancora, ma chissà dove.

Ardono dentro di me tre soli rossi.
E come vetri tremano tre boschi.

In una sola, tralucono tre donne,
l'una dentro l'altra come matrioski.

L'una mi ama, mi guarda ridendo.
L'altra si dibatte in lei come un uccello.

Ma la terza si rannicchia lì, in un canto,
come nel camino un tizzo spento.

Quella non mi perdona, no.
Si vendicherà, lo so.

Mi riluce da laggiù il suo volto,
come un anello dal fondo d'un pozzo.

ANDREJ VOZNESENSKIJ, TR. MARIO SOCRATE
Domani mi vestiranno di ceneri all'alba,
mi riempiranno la bocca di fiori.
Apprenderò a dormire
nella memoria di un muro,
nella respirazione
di un animale che sogna.

ALEJANDRA PIZARNIK, TR. CLAUDIO CINTI

giovedì 12 novembre 2009

Il nostro destino viaggia su un mare
mai attraversato, dove le onde
si susseguono in un gioco incessante
di rimpiattino.

E' l'inquieto mare del mutamento,
perde e perde ancora gli armenti
e batte le mani contro il cielo costante.

Al centro di questo mare travolgente,
tra l'alba e lanotte, Amore,
tu sei l'isola verdeggiante dove il sole
bacia l'ombra vaporosa, dove gli uccelli
sono amanti che cantano il silenzio.

RABINDRANATH TAGORE, TR. BRUNILDE NERONI

mercoledì 11 novembre 2009

HO FAME DELLA TUA BOCCA... (con un lik da guardare...)

Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba non mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato della tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine del Quitratùe.

PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI

martedì 10 novembre 2009

LETTERA

Ricordi tu il mare e le macchine,
le stive piene di buio
e quel nostro furioso amore per le Filippine,
per le grandi stelle sospese
su Famagosta?

Non c'era marinaio
che non guardasse laggiù
dove nella sera che muore
si sente il respiro dei tropici.

Ricordi tu come in noi
svanivano a poco a poco le estreme speranze
la fiducia nell'uomo e nel bene,
nel romanticismo
e in tutti gli altri inutili desideri?

E ti ricordi come troppo presto, forse,
ci preserro nella trappola della vita?
Tardi ce ne siamo accorti,
quando già eravamo stretti senza scampo.
Come alle belve in gabbia
ci brillavano gli occhi
che ci giravano intorno implorando pietà.
Ed eravamo iovani, così giovani...

Poi un odio profondo ci penetrò nel cuore,
come cancrena, coe lebbra
cresceva e ci mangiava l'anima,
tramava ozi crudeli
e cupe disperazioni, brigava nel sangue
e urlava minaccioso. Ma era presto,
troppo presto...

Eppure là in alto, nel cielo,
fremevano ancora le ali dei gabbiani
e brillava l'azzurro come mica
e ancora si spalancava lo spazio infinito
e ancora, all'orizzonte, ogni sera,
ad una ad una si perdevano le vele,
sparivano le vele... Ma noi,
noi eravamo ciechi.

Ora questo è passato, è finito per sempre.
Ma per il sonno che abbiamo dormito
nello stesso giaciglio di paglia,
io voglio dirti come oggi credo
e come mi sia risvegliato.

Per questa fede entrata nella mia vita
io non mi uccido: il vecchio odio
non è più nel mio cuore
ma in una lotta che irrompe.

E così noi avremo le nostre Filippine,
le grandi stelle sospese
su Famagosta
e la felicità ch'era spento dentro di noi
ed il perduto amore per le macchine
e l'azzurro infinito del mare
dove si sente il soffio dei tropici.

Ora è notte,
la macchina canta al ritmo della fede sicura.
Se tu sapessi quanto amo la vita
e come odio le vane chimere!

Per me è chiaro come la luce del giorno:
a testate romperemo il ghiaccio
e all'orizzonte oscuro il sole,
il nostro forte sole sorgerà:
e che mi bruci pyre le ali
come a una piccola farfalla!
Io non imprecherò, non mi lamenterò
perché tanto so
che si deve morire.

Ma morire
quando la terra si scrolla di dosso
le sue velenose muffe
e milioni di uomini risorgono,
oh, questo è un canto,
un incantevole canto!

NIKOLAJ VAPZAROV, TR. LEONARDO MANCINO

lunedì 9 novembre 2009

Stavo guardando lontano
come se chi vedeva gli alberi
con tremito remoto
fuggire non fossi io:

guardando le alte chiome
muoversi, mi parve
che nell'aria molte mani
mi dicessero addio.

JOSE' BERGAMIN, TR. CESARE GREPPI

domenica 8 novembre 2009

ADESSO DI PAESE IN PAESE

Adesso di paese in paese
errando per la vita,
dopo di mondo in mondo errando per il cielo
come quella stella fuggitiva.
Dopo?... Dopo...
poi lo dirà quella stessa stella,
quella stella romea
che è la mia,
quella stella che corre per il cielo senza riparo
come me per la vita.

LEON FELIPE, TR. ARRIGO REPETTO

sabato 7 novembre 2009

GLI ALBERI

Urlano di dolore gli alberi, d'autunno!
Spaventosamente grandi, nudi, neri
sembrano angelli ribelli che bestemmiano il cielo.

Hai sentito come urlano, d'autunno, tutti gli alberi?

Quale buon arcangelo,
assordante e invisibile,
mandato da Dio,
ha strappato dai rami le fragili creature?

Gli alberi urlano, lebraccia tese, vigorosi,
verso il cielo che non possono afferrare,
infrangere, distruggere...

Gli alberi, d'autunno, sono angeli ribelli...

EUGENE IONESCU, TR. DAVIDE ASTORI

CANNIBALE

Questo desiderio selvaggio, certi giorni,
Di mischiare del sangue e delle ferite
Ai gesti contratti dell'Amore
E di percepire sotto i morsi
Che prolungano il gusto dei baci,
I singhiozzi dell'amante e i suoi rantoli...
Ah! rudi desideri inappagati
Dei miei neri antenati cannibali...

LEON LALEAU, TR. MARIA GRAZIA LEOPIZZI

AL MATTINO QUANDO INIZIA A NEVICARE

Questa notte, dal sogno,
ho preso una stella.

Ma dove nasconderla
quando si sfalda il sonno
e l'uccello del mattino
con becco d'acciaio
m'incide il volto?

Basso è il cielo,
cade neve sui campi,
nelle zolle si disfano i fiocchi
come i nostri pensieri
in disperse parole.

Il silenzio e l'assenza
di ogni rumore. Resta
il battito del cuore che oscilla
su sigillate fonti.

ERIKA BURKART, TR. ANNAROSA ZWEIFEL AZZONE

mercoledì 4 novembre 2009

Ogni tua parola è come un seme.
Scava profondamente la sua radice.
Io mi sveglio per un misterioso dolore
e non trovo rimedio.

Allora mi consuma come un'amara sete
ogni movimento che hai fatto.
Ogni accento e ogni sguardi
si avvicina, chiaro egrande.

Il giorno è grigio e intorno a me
intorbida la figura.
Ma chiaro come specchio è il cuore della notte
dove tu sei tutto, tutto.

KARIN BOYE, DANIELA MARCHESCHI

martedì 3 novembre 2009

DALL'ESILIO

O mia città nella pioggia, o mia città nell'autunno,
è forse il tempo di tornare a te se l vento
torce il fumo sui tetti, verso i monti schiarisce
un istante, il giorno si lascia.

Questo era il luogo assegnatoci e la stagione,
questa l'ora che il marciapiede grigio
asciuga, l'occhio ringrazia smarrito
un riflesso del cielo che abbuiando s'illumina.

ATTILIO BERTOLUCCI

lunedì 2 novembre 2009

TI SEPARI DA TE

Ti separi da te senza dolore
ogni giorno,ogni ora, ogni momento,
e nemmeno ti dici arrivederci, o
come forse sarebbe meglio, addio.

Hai fretta perché altr t'aspettano
e dimentichi in questa lunga fuga
che seguendo la tua linea diretta
mai più t'incontrerai con quel te stesso.

MIHAI BENIUC, TR. DRAGOS VRANCEANU E ELIO FILIPPO ACROCCA

domenica 1 novembre 2009

E DEL RESTO POTREI ADDORMENTARMI

E del resto potrei addormentarmi
per non vederti mai più.
Ieri sera un evento funebre scuoteva tutte le radio:
eri tu che morivi.
Venne Sibelius con drappi neri,
venne l'Andalusia piena di riso,
ma eri sempre tu che morivi,
grande come un giaciglio d'amore.
Ho sentito il tuo silenzio che mi premeva il cuore.
Oh, volevi stravincere, Titano:
non avevi altro mezzo che la morte,
perdere la poesia, masticarla nel sonno,
sedurmi nel silenzio e vomitarmi nella gelosia
per poi scorrere via sull'acqua.
Perché non ti lascio morire fuori,
perché non ti lascio morire ora,
prima che mi ricaschino le braccia.
Eri assetato di vita,
finché eri mi hai detto tenebroso:
"Lei non avrebbe voglia di seguirmi?".

ALDA MERINI

SENTIERI

Sentieri, fra la materia
Degli alberi. Dèi,
Nel folto del canto infaticabile d'uccelli.
E tutto il tuo sangue inarcato sotto una mano sognante,
Oh vicina, oh tutto il mio giorno.

Chi raccolse il ferro
Arrugginito, nell'erba alta, più non scorda
Che ai grumi del metallo può appendersi la luce
E consumare il sale del dubbio, della morte.

YVES BONNEFOY, TR. DIANA GRANGE FIORI

sabato 31 ottobre 2009

AD APOLLO

I tuoi passi sono silenziosi
ed i miei occhi ancora chiusi - eppure
so che tu vieni, il mio cuore
sente il tuo avvicinarti.
E come un prigioniero che un'improvvisa
certezza invade (non sa egli in qual modo)
di libertà imminente, fermo dietro la porta
del suo carcere, attende con ansia e con speranza
che gli sia aperta - così attendo, dietro
questa porta di tenebre, che irrompa
la tua luce serena. E in ogni altra cella
ti attende ogni creatura, a te rivolta
in una inconscia inconsapevole preghiera.
O splendore del mondo! Fu la notte
una vasta necropoli, ma tu riporti la vita.
Ci svegliamo, risorgiamo. Ed ecco,
tu già tocchi le vette di Parnaso,
dove riannodano il canto le figlie
della Memoria. Ecco discendi il pendio,
dalla faretra d'oro dardeggiando i tuoi raggi,
finché divampi in ogni luogo la tua gloria.
Ecco fai scintillare le Fedriadi
come il loro nome, e dài riflessi al mare
lontano e all'altro mare, degli ulivi.
Rocce, piante, animali - tutto
ridiviene se stesso, ritrovando
in te colore e forma, poiché tu
nuovamente ci crei per traversare
un nuovo giorno. Dove fu l'abbandono
ora è allegrezza, più di quanto io sappia
dire. Vengono meno le parole
quando l'affetto le soverchia. Ma il mio silenzio
sarà percorso come un fogliame dai tuoi venti luminosi,
e pensieri, presagi, vaticinii,
ad un tuo cenno, come lieto stormo
d'uccelli s'alzeranno a volo
dai loro nidi segreti.
MARGHERITA GUIDACCI
Chi conosce giganti, con uomini minori
è timido, incompleto.
La grandezza è fonte di disagio
tra inadeguata compagnia.

Un essere più piccolo non sarebbe turbato.
Il moscerino estivo
salpa e non sa che la sua sola vela
non empie utto il cielo.

EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI

giovedì 29 ottobre 2009

MARCELA BAMBINA VA A UNA MOSTRAA PARIGI

Il quadro che il tuo sguardo sfiorò
pare insonne o stanco
e le sue scarpe calpestano
anche la tua assenza, Ha
l'anima accesa male
intorno a quella poca luce
ci sono finestre eterne
dove tu stai affacciata. Imita
lo sguardo che tu le lasciasti e non
sappiamo cosa palpita
sotto la tua sensazione. Si odeù
il volo del tuo abito
che riporta la farina calda
di quel colore che sognava Van Gogh.

JUAN GELMAN, TR. LAURA BIANCHINI

FARFALLA

Tanta bellezza
per così breve tempo,
spinge a una congettura
che fa storcer la bocca:
non si può dire con più chiarezza
che il mondo per davvero
creato è senza scopo, o invece,
se scopo esiste mai,
non siamo noi.
Entomologo-amico, per la luce
non ci sono puntine
né per il buio.

JOSIF BRODCKIJ, TR. GIOVANNI BUTTAFAVA

martedì 27 ottobre 2009

I mondi volano. Gli anni volano. Il vuoto
universo si specchia nei nostri occhi bui.
E tu, anima stanca, anima sorda,
riparli sempre di felicità.

Cos'è la felicità? Le frescure serali
nell'orto che imbruna, nel folto dei boschi?
Oppure le fosche viziose delizie
delle passioni, del vino, del crollo dell'anima?

Cos'è felicità, un breve attimo angusto,
l'oblio, il sonno, e il riposo dal pensiero...
Ti svegli - e di nuovo un insano, un ignoto
volo che ti afferra per il cuore...

Ti rianimi, guardi - è passato il pericolo...
Ma nell'attimo stesso - daccapo una spinta!
Scagliata chissà dove, a rompicollo,
vola, ronza, precipita la trottola!

E, aggrappandosi al margine lùbrico, aguzzo,
e sempre ascoltando quel suono ronzante, -
difficile non impazzire nel variopinto alternarsi
di cause illusorie, di spazi, di tempi...

Ma quando la fine? Chi avrà mai la forza
di udire in eterno il fragore molesto?
Com'è orrida e assurda ogni cosa! - Ridammi la mano.
Ci assopiremo di nuovo, compagna ed amica!

ALEKSANDR BLOK, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO

lunedì 26 ottobre 2009

Quando tornammo a casa oltrepassando il colle
nessuna foglia dagli alberi era caduta ancora;
né le dita leggere della brezza avevano
strappato la tremante ragnatela.

I fiori sulla siepe erano ancora in boccio,
e nessun petalo appassito a terra;
ma le rose canine della tua ghirlanda
erano ormai già morte, e le foglie ingiallite.

THOMAS STEARN ELIOT, TR. ROBERTO SANESI

domenica 25 ottobre 2009

RICORDO

Con la ne non credo abbiano un senso
quei fiori bianchi su quel davanzale.
Tu però mi sorridi,
ad un tratto, così,
non foss'altro perché non so parlare
di ciò che certo, poi, non capirò.
So dire solo "ciglia",
e "neve", "sedia", "sole".
Ho le mani inadatte,
inadatte e lontane,
e la finestra è solo un volto bianco
disegnato in un bianco di betulla.
Tu, se li guardi, vedi, vedi,
ch'è dall'infanzia tua che così cade
la neve sui fanali.
Ci son neve, fanali,
da che sanno di te,
da che di te qualcuno ha la memoria.
E' bufera che ho visto
da qualche parte ancora;
l'ho già vista ed ho chiuso
alla bufera gli occhi.
Io le palpebrea strette ho già serrato,
pure cadono ancora queste bianche scintille,
cadono e tu non puoi
nulla su loro, nulla
su questo ininterrotto
loro bianco cadere.

GENNADIJ AGY, TR. ANGELO MICHELE PIEMONTESE E GIANROBERTO SCARCIA
Il linguaggio non ha senza dubbio d'accessibile che
l'indicibile. E l'idecifrabile.
L'accesso non è dentro né fuori.
Introvabile e tuttavia qui.
Impercettibile è la nostra sorridente complicità.

THIERRY METZ, TR.MICHEL ROUAN E LORIANO GONFIANTINI

LUI

Il suo dolore pende come un cuore dall'albero di confine
fiorito di stelle.
Riflette il vento infinito.

Si nutre delle differenze lunari e vola lassù all'alba.

Quando si distenderà, le acque si distenderanno con lui,
e tutto ciò che cammina e tutto ciò che sta fermo, e dorme
nel tuono.

E' per lui che il salice sanguina.

Cercalo lassù nel piatto nero del cielo sul Pacifico del nord,
libero nel suo abito di luci,
sollevato, disteso e distante.

CHARLES WRIGHT, TR. ANTONELLA FRANCINI

giovedì 22 ottobre 2009

Je me redresse avec effort et je regarde:
Il y a trois lumières, dirait-on.
Celle du ciel, celle qui là-haut
S’écoule en moi, s’efface,
Et celle dont ma main trace l’ombre sur la page.

L’ancre serait de l’ombre.

Ce ciel qui me traverse me surprend.

On voudrait croire que nous sommes tourmentés
Pour mieux montrer le ciel. Mais le tourment
L’emporte sur ces envolées, ert la pitié
noie tout, brillant d’autant des larmes
que la nuit.

PHILIPPE JACCOTTET

mercoledì 21 ottobre 2009

Scintilla l'acqua, come perla di conteria,
Romba, ondeggia, ed ecco -
Nel cielo s'infigge, come lama di coltello, una vela,
E una barca naviga sul mare.

Alla luce della luna non ci è dato sapere
Dov'è il cielo e dove l'acqua,
Dove gettano le reti
Dove portano gli strascichi.

Colano dalle dita gocce di mercurio,
E le stelle, come galleggianti,
Si tuffano nella foschia serotina
A mezzo metro dalla mano.

Con la barca io traccerò nel mare
Un solco risplendente
E a caso, invece di un pesce,
Trarrò dal mare una stella.

VARLAN SALAMOV, TR. ANGELO DIOLETTA SICLARI

LETTERA PUBBLICA

Il cuore della questione batte profondo.
La lezione si tiene nella quiete
a fronte di distanze abissali,
seduto qualcuno legge le parole cercate
in una fede di suoni,
legge nell'attenzione dell'aria quei riflessi
come se la tensione delle cose pronunciate
trovasse nell'ascolto una cadenza,
loro ritmo sepolto in cui oscillare,
e io più largo si pensasse vivo, acceso
della luce ondulante che si è acceso.

SILVIA BRE

lunedì 19 ottobre 2009

Al tempo. Nelle sue maglie stinte
esisti veramente? Chiedevo. Cosa vuoi mai,
risponde, sono diventato vero a forza di
menzogne e spinte e orologi che mi battevano.
Solo al presente non mento, ma tutto il resto
è covo di parole mucchio di foglie secche
collezione di niente ammucchiata sul fondo
a fare peso. Solo al presente so parlare d'amore.

MARIANGELA GUALTIERI

L'ARIA SA GIA' DI NEVE

L'aria sa già di neve, il mio amato
porta i capelli lunghi, ah l'inverno, l'inverno che ci
stringe l'uno all'altra è alle porte, arriva
col suo tiro di levrieri. Fiori di ghiaccio
semina sui vetri, nel focolare ardono i carboni, e
tu bellissimo bianco come la neve mi posi la testa in
grembo
Dico che questa è
la slitta che non fa più fermate, neve ci cade
in mezzo al cuore, arde
nei secchi della cenere in cortile darling sussurra il merlo.

SARAH KIRSCH, TR. ITALO ALIGHIERO CHIUSANO

domenica 18 ottobre 2009

SULLA PISTA INTRISA DI PIOGGIA
la piccola predica scherzosa del silenzio.

E' come se tu potessi sentire,
come se io ti amassi ancora.

PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA
I Veda affermano che l'incondizionato
è oltre il mondo delle Condizioni.
Oh donna, a cosa ti giova dubitare
se Egli sia al di là di tutto, oppure dentro tutto?
CONsidera ogni cosa come la tua dimora,
luogo dove la nebbia del piacere e del dolore
non potrà mai diffondersi.
Dove, giorno e notte, Brahma si rivela.
Dove la luce è la Sua veste,
la luce è il Suo trono, la luce si pose sulla sua testa.
Kabir dice: "Il Maestro è reale.
Egli è pura luce".

KABIR, TR. ?

giovedì 15 ottobre 2009

Mare anteriore a noi, le tue parole
avevano corallo e spiaggia e alberete.
Disvelate la notte e la caligine,
le trascorse tormente ed il mistero,
il Lontano sbocciava, e il siderale Sud
splendeva sulle azzurre navi dell'iniziazione.

Severa linea della costa remota -
quando la nave si approssima sorge la proda
in alberi in cui il Lontano nulla aveva;
più vicino, la notte si apre in suoni e colori;
allo sbarco ci sono uccelli, fiori,
dove era solo, di lontano, la linea astratta.

Il sogno è scorgere le forme invisibili
dalla vaga distanza e, con sensibili
moti della speranza e della volontà,
cercare sulla fredda linea dell'orizzonte
albero, spiaggia, fiore, uccello, fonte -
i baci meritati della Verità.

FERNANDO PESSOA, TR. FRANCESCO ZAMBON

mercoledì 14 ottobre 2009

La notte o il giorno o adesso
Voglio con te giacere
Tra due guerre
Dalla peggior pace inseguito

Io o noi o tu
Senza pensieri pensare
Chiudi gli occhi
E le città vedrai oscillare

In sogno o morte o sonno
Vieni nel giardino di pietra
dove mai ti incontrai
là ti voglio incontrare

THOMAS BRASCH, TR. GIO BATTA BUCCIOL

martedì 13 ottobre 2009

Son solo un volto, un nome
un meccanismooscuro e misterioso
che risponde alla pianta e all'astro?
Io so che questa carcassa di calce viva
con vestiario di polvere
che narca la mia presenza tra gli uomini
mi accompagna di passaggio, giacché un giorno
andrà ad abitare vuota
di me sotto la terra.
Che cosa muove il meccanismo transitorio?
Sono solo un visitatore
e credo d'essere il padrone di casa del mio corpo,
tana notturna illuminata
da un fulgore eterno.

JORGE CARRERA ANDRADE, TR. GIUSEPPE BELLINI

lunedì 12 ottobre 2009

FORMICA

Fra le crisalidi, si è addormentata la formica.
O vento, non soffiarle via ora, le crisalidi!
Del resto, anche così va bene.

China la sua piccola, stanca testolina
sulla sabbia scintillante:
dorme insieme a lei la sua minuscola o,bra.

Svegliarla con un filo di paglia?
Ma no, è meglio se ci avviamo a casa:
il cielo si è fortemente annuvolato.

In mezzo alle crisalidi si è addormentata una formica
e - tac - una goccia già cade sulla mia mano.

ATTILA JOZSEF, TR. UMBERTO ALBINI

NESSAHOUE'

Oggi riconosco Nesshoué
come la dea del fiume
Il suo altare sarà arricchito con olio di palma
E la sua Legba incoronerò di penne.
Ella è l'ancella di Maou
E intercederà per me nel giorno fumesto
Terrà lontani gli spiriti maligni
E la fame non scenderà su questa terra.
In battaglia ci guiderà e sarà più forte
e maòiosa della magia del nemico,
I cui guerrieri cadranno nelle nostre mani
E gonfieranno le fumanti caldaie della vittoria.
Questo io credo nel nome del Grande Maou
e della sua ancella Nessahoué,
che danza in riva al fiume.

PAUL VESEY, TR. MARIA GRAZIA LEOPIZZI

domenica 11 ottobre 2009

L'ALBERO

Quest'albero e il suo stormire
cupa foresta di richiami,
di grida,
mangia il cuore oscuro dellsa notte.

Aceto e latte, il cielo, il mare,
la densa massa del firmamento,
tutto cospira a questo tremito,
che dimora nel denso cuore dell'ombra.

Un cuore che scoppia, un astro duro
che si sdoppia e deflagra nel cielo,
il cielo limpido che si crepa
al richiamo e al rintocco del sole,
fanno lo stesso rumore,
della notte e dell'albero al centro del vento.

ANTONIN ARTAUD, TR. VALERIO MAGRELLI
Destinato alla tomba,
al commercio
fra terra e acqua.

Il passaggio,
il ritorno alle querce,
nel rosso del trqamonto,
sorbito fino in fondo dall'attesa.

"Guarda alla stelle",
nessuno evento,
come se fosse diverso.

ALFRED KOLLERITSCH, TR. BEATRICE DONIN.

INFANTA MARIA

Sua terrazza era la sabbia
e la palma e il crepuscolo.

Lei fecedei moti del suo polso
i grandiosi gesti
del suo pensiero.

Lo scompigliare delle piume
di questa creatura della sera
divennr acrobazie di vele
sul mare.

E coì vagò
nei vagabondaggi del suo ventaglio,
prendendo parte al mare
e alla sera,ù
come essi fluivano intorno
e pronunciavano il loro decrescente suono.

WALLACE STEVENS, TR. BALDO MEO

mercoledì 7 ottobre 2009

FAME

Se ho gusto non è
che per la terra e le pietre.
Io mi nutro d'aria,
di roccia, di carbone, di ferro.

Andate, mie fami. Pascetevi
del prato dei suoni.
Il gaio veleno succhiate
delle campanule.

Mangiate i ciottoli spezzati,
le antiche pietre nella chiesa;
i sassi di diluvi passati,
pani passati per le grige vallate.

ARTHUR RIMBAUD, TR. DAVIDE RONDONI

martedì 6 ottobre 2009

CANTO DEL MERLO

Io erlo
Tonaca nera tra gli uccelli
Dispiego e ripiego le ali

Officio in mezzo al mio campo

Col becco trasformo in canto
La goccia di rugiada e il granello di terra

Battaglia che tusia bella domani
Vale a dire giusta

Erba vera imperatrice
Tu sola possa vincere

Vittoria tu rallegra i sudditi dell'imperatrice
Che la nutrono di rosso latte

Rallegra anche le stelle sue servitrici
Che la vestono di argento vivo

Canto
E brucio una penna d'ala sinistra
Perché il mio canto sia accolto

VASKO POPA., TR. LORENZO CASSON

lunedì 5 ottobre 2009

BIGLIETTI D'INGRESSO

Viviamo il mondo senza amore forse solo perché
abbiamo paura della crudeltà dell'amore...
Non ammettiamo di nutrire speranze
ma neppure di vivere senza speranza...
La nostra disperazione impaziente quel che chiede
è ormai solo autodistruzione o miracolo.
Ma il miracolo noi lo vogliamo
solo per mettere alla prova i santi...ù

VLADIMIR HOLAN, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO E ELA RIPELLINO

domenica 4 ottobre 2009

PER B.

Come sparviero arrivai -
colmo di forza e di amarezza
La fuga verso il sole mi aveva bruciato le ali
il mare mi aveva arso di sale
ed ero folle e ferito.

Come sparviero arrivai allora -
e in te calai
Alla ricerca di sabbia, mare, scoglio
per trovare occhi, sale e aria piena
e un noi trovai
in te precipitato.

THOMAS BRASCH, TR. GIO BATTA BUCCIOL

SERA

I sentieri conducono ai campi
e finiscono
dove nulla duole
e i meli sono selvatici

E la luna
bianca falce del giorno
falcia il silenzio dalla pietra
e dice il non detto

JAN SKARCEL, TR. ANNALISA COSENTINO

sabato 3 ottobre 2009

Ti ho, in freddi giorni d'inverno,
in povera di speranza, oscura età,
cacciata dal mio pensiero,
vana parvenza d'immortalità.

Ora che l'estate splende e avvampa,
ora la mia saggezza riconosco;
ho dato al cuore una nuova ghirlanda,
ma l'illusione posa nel sepolcro.

Io navigo sotto questo fiume chiaro,
scorre nella mia mano e la rinfresca;
guardo la volta azzurra, nell'alto,
e non cerco una patria più bella.

Solo ora comprendo il tuo silenzioso
messaggio, giglio che sei in fiore,
so, così chiaro come arde il fuoco,
che, simile a te, devo perire.

GOTTFRIED KELLER, TR. ?
Nella tua essenza sei costantemente poeta, costantemente
allo zenith del tuo amore, costantemente avido di
verità e di giustizia. E' senza dubbio un male necessario
che tu non possa esserlo assiduamente nella tua coscienza.

RENE' CHAR, TR.PASKO SIMONE

mercoledì 30 settembre 2009

(LEZIONE INAUGURALE)

Il segreto di tutti i paesaggi
è mel loro movimento nascosto, senza riposo,
e nel'amore che non si vede,
però vuol essere visto e ci supplica
uno sguardo nuovo e differente.

Un paesaggio non è più di quanto vediamo
un'espressione della natura,
non la natura stessa: il suo modo
si direbbe calmo di esserci per noi,
la sua condizione di oggetto comprensibile.

Bisogna vederlo così. Prima dp tutto,
e poi entrare, da soli, nel suo, nel suo respiro
profondo e generosa, avvicinarsi
al suo momento migliore:
quando la luce ci parla molte volte,
senza paura, di se stessa…

Cercate dov’è l’amore
che muove quello che vediamo. Fate qualcosa
con i pennelli puliti:
un tratto che abbia almeno un po’ di senso.
E poi finalmente vedrete com’è già nostro
Questo paesaggio incontenibile,
come si offre da solo totalmente.

VINCENTE VALERO, TR. EMI RABUFFETTI

martedì 29 settembre 2009

POETI IN ESILIO

Alle loro suole aderisce
la terra della loro lingua

Certo, l'odore di pane caldo
ha pietà di loro

Ma chi può sapere cosa significa:
attaccarsi alla vita con la parola

REINER KUNZE, TR. ANNA CHIARLONI

NON DARMI TUTTA LA VERITA'

Non darmi tutta la verità,
non darmi il mare per la mia sete,
non darmi il cielo,quando chiedo la luce,
dammi un riflesso, rugiada, pulviscolo,
come gli uccelli portano gocce d'acqua
e il vento un granello di sale.

OLAV H. HAUGE, TR. FULVIO FERRARI

LA FIDUCIA DI LUI

Per comperare amore eterno
scrissi sugli angoli
di quest'occhio
tutti i torti commessi.
Quale somma può bastare
per un amore immortale?

Ho spezzato il mio cuore
tanto ho colpito il forte.
Che importa? poiché so
che da una roccia,
da una sorgente disseccata,
l'amore balza nel suo corso.
WILLIAM BUTLER YEATS, TR. ARIODANTE MARIANNI

domenica 27 settembre 2009

IL SENTIMENTO

Solo tu tortora sai quant'è bella
la luna bianca sopra la montagna, intorbidi l'acqua
e bevi morte quando scompare la tua gioia:
prendi allora anche il nmio amore e nascondilo
come tu sai
nella radice del pero selvatico o nell'olmo possente.

MARKOS MESKOS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI

HAIKU

Ah, se morissimo come gli uccelli
senza lasciar cadaveri.
Solo una piuma baciata dal sole
che scende lenta, ignava,
e non tocca mai il suolo.

NASOS VAGHENAS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI

SACRO RICORDO

Volevo, pèrima di tacere nell'infinito,
rinchiuderti nella luce eterna di due versi.
E quando i secoli che vengono mutano
tutte le cose che vedi dinanzi a te,
due miei versi come sentinelle davanti al sole
montano la guardia presso il tuo sepolcro.

NIKIFòROS VRETàCOS

mercoledì 23 settembre 2009

Quando mi posavi la mano
sul ginocchio o sulla spalla
o sul fianco
cambiava posa il mondo.

GHIANNIS RITSOS, TR. NICOLA CROCETTI
Il corpo abbandona fugace i corpi stranieri

Ritorna cieco a un nido di tiepida oscurità
A ruminare l'erba dell'erba
Tra foglie d'ebrietudine avvolgerà i baci -
Il corpo è un animale e pasce la memoria
Spegne la fiamma negli umori della sua solitudine
Il corpo si nutre con cavallette di nostalgia
Il corpo si disseta con le lacrime.

ANTONIS FOSTIERIS, TR. NICOLA CROCETTI

ANTEPRIMA DELLA MORTE (SOGNO)

Senza sosta più vicino senza sosta più in alto
Senza sosta la riva si allontana
Montagne grandi e piccole strette nel loro abbraccio
E un palmo di prato un palmo di mare

Ultime pattuglie di uccelli controllano i passaggi
Ribes luminosi e oscure alghe
Che quasi sfiorando passo
gettando a poco a poco la zavorra

Ed è tanto invisibile ka musica
Felòicità sedimentata dentro di me così
Che non provo né dolore né gioia ma
Benedetto dai baci che mi sono rimasti ancora addosso
Ancora più leggero salgo
Irrorato dell'oro celeste di Fra Angelico

E come dentro al buioi dell'acqua silenziosa
Passa una figura che colgono soltanto
Le vergini che ameranno
Così da un'immagine all'altra di terra trasfigurata
Appare
Appare
In profondità dentro il verde dell'aria
Come da tanta amarezza sia riuscita a estrarre un sorriso
E dal giaguaro del sole un uccellino
Che come diacono di sconosciuti luoghi marini
Di culto notte e giorno canta

Senza sosta più vicino senza sosta più in alto
Oltre le passioni oltre gli errori degli uomini
Ancora un po' ancora un po'
Con tutti i suoni dell'amore pèronti a esplodere
L'arcipelago celeste:

Ecco Kimmoni! Ecco Lighinò!
Il Trienaki! L'Antìpnos! L'Alogàris!
La Evlopùssa! La Màissa!
Stupore odo viola e tutto diviene
Rosa sulla pelle soltanto piango il fruscio
Dell'aria: di nuovo mi è concesso
Di toccare una terra stupenda castana circondata dal mare
Come quella degli olivi di mia madre quando
Scende la sera e un odore
Di erba brucioata sale ma
Se ne vanno gridando con un po'
Di guscio d'ostrica nel becco i gabbiani

Sukka cima delle colline San Simeone
Un po' più in alto le barche delle nubi
E ancor più in alto l'Arcangelo con il suo sguardo profondo tutto
perdono.

ODISSEAS ELITIS, TR.PAOLA MARIA MINUCCI

SERA DI CARNEVALE

Nella cella oscura
volevo con rabbia un albero, una cosa viva.
Lo sguardo sprofondava nelle pareti ammuffite
in addii disperati, nei nomi dei giustiziati
che cadevano con l'intonaco
come se li uccidessero di nuovo tra le risa e le armoniche
delle maschere ignare per la strada.
Non avevo ancora capito che la natura cominciava da me
e i guardiani non potevano togliermi niente
TITOS PATRIKIOS, TR. NICOLA CROCETTI

martedì 22 settembre 2009

FAME POSTUMA

Vuole la nostra morte la natura infinita
la chiedono le bocche purpuree dei fiori.
Se torna primavera, torna per poi lasciarci,
e dopo non saremo più neppure ombre d'ombre.

La nostra morte aspettano il ole e la sua luce.
Vedremo un'altra volta un simile tramonto
trionfale, e uggiremo dalle sere d'aprile,
dirigendoci ai regni oscuri di laggiù.

Forse, dietro di noi i regniresteranno,
dieci versi soltanto resteranno, un po' come
i piccioni che i naufragi mandano alla ventura,
e recano nil messaggio quando non è più tempo.

KOSTAS G. KARIOTAKIS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI

PLURALE

L'amore,
sostantivo,
molto sostantivo,
singolare,
di genere né femminile né maschile,
di genere indifeso.
Plurale
gli amori indifesi.

La paura,
sostantivo,
all'inizio singolare
e poi plurale:
le paure
di tutto d'ora im poi.

Il ricordo,
nome proprio della tristezza,
singolare,
e indeclinabile.
Il ricordo, il ricordo, il ricordo.

La notte,
sostantivo,
di genere femminile,
singolare.

KIKI DIMULA', TR. PAOLA MARIA MINUCCI

IL POETA

Quando mi troveranno sul regno della mia morte
il cielo si sarà fatto rosso tutto intorno
non ci sarà che un sospetto di mare
e un bianco uccello dall'alto reciterà
i miei canti, in un'oscurità ormai terrificante.

MILTHOS SACHTURIS, TR. PAOLA MARIA MINUCCI

mercoledì 16 settembre 2009

FUGA DELLA MORTE

NEGRO latte dell'alba noi lo beviamo la sera
noi lo beviamo al meriggio come al mattino lo beviamo
la notte
noi beviamo e beviamo
noi scaviamo una tomba nell'aria chi vi giace non sta
stretto
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che
scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli
d'oro Margarete
egli scrive egli s'erge sulla porta e le stelle lampeggiano
egli aduna i mastini con un fischio
con un fischio fa uscire i suoi ebrei fa scavare una tomba
nella terra
ci comanda e adesso suonate perché si deve ballare

Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al mattino ti beviamo come al meriggio ti beviamo
la sera
noi beviamo e beviamo
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che
scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli
d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith noi scaviamo una tomba
nell'aria chi vi giace non sta stretto

Egli grida puntate più fondo nel cuor della terra e voialtriù
cantate e suonate
egli trae dalla cintola il ferro lo brandisce i suoi occhi
sono azzurri
voi puntate più fondo le zappe e voi ancora suonate
perché si deve ballare

Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al mattino come al meriggio ti beviamo
la sera
noi beviamo e beviamo
nella casa vive un uomo i tuoi capelli Margarete
egli aizza i mastini su di noi ci fa dono di una tomba
nell'aria
egli gioca colle serpi e sogna la morte è un Maestro di
Germania

i tuoi capelli d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith

PAUL CELAN, TR. GIUSEPPE BEVILACQUA

martedì 15 settembre 2009

OH, I CAMINI!

Oh,i camini
sulle ingegnose dimore della morte,
quando il corpo di Israele si disperse in fumo
per l'aria -
e lo accolse, spazzacamino, una stella
che divenne nera
o era forse un raggio di sole?

Oh, i camini!
Vie di libertà per la polvere di Job e Geremia -
chi ha inventato e, pietra su pietra, ha costruito
la via per i fuggiaschi di fumo?

Oh, le dimore della morte,
invitanti per la padrona di casa
altrimenti ospite -
Oh, dita
che posate la soglia
come un coltelo tra la vita e la morte -

Oh, camini,
oh, dita,
e il corpo di Israele in fumo per l'aria!


NELLY SACHS, TR.

lunedì 14 settembre 2009

MUORE IGNOMINIOSAMENTE LA REPUBBLICA

Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima - cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale
di sognata equità. E l'udienza è tolta.

MARIO LUZI

COSTRUISCO

Costruisco l'edificio dell'anima:
un grande quadro di vento,
un grande quadro di fuoco,
un grande quadro di acqua,
un grande quadro di terra.
Costruisco la torre della carne.

Costruisco le radici:
la terra mi ricopre,
l'acqua mi sommerge,
il fuoco mi ingoia,
il vento mi spazza via.
Devo raggiungere il cielo.

Costruisco la mia battaglia:
l'anima brama il fuoco,
la bocca un chicco d'acqua,
l'anima brama il vento,
il piede una zolla di terra.
Difendo l'ultimo palmo.

Costruisco immaginazione?
Costruisco quadri senza senso?
Un edificio per secoli?
La casa per i terremoti?
Un tempio per gli dei?
Il tetto per gli uomini?

Costruisco la conchiglia dell'essere,
Tra gli aculei delle domande
estraggo dal ventre
quadri di elementi
e costruisco, sebbene con pena,
perché questa è passione.

KAJETAN KOVIC, TR. CIRIL ZLOBEC

domenica 13 settembre 2009

Mi sono nascosta sotto i sassi
insieme agli scorpioni
per non farmi trovare o per farti trovare la morte.

MIRIAM REYES, TR. FRANCESCO ADOLINO
Vivere è un accostamento
che l'accostamento spiazza
o allontana.
Poi c'è questa ricerca giorno dopo giorno
di ciò che si è ritratto
che si troverà
solo dopo essere noi stessi ritratti.

THIERRY METZ, TR. LORIANO GONFIANTINI

PICCOLI POEMI, 9

Il mare batte
Sul tempio distrutto,
Dieci colonne ossee
Biancheggiano pietosamente,
Un uccello grida,
Dorme uno scorpione,
Nella sera dei sacri ragni
E' appesa la cieca
Scatola dei pensieri -
Ha dimenticato, dimenticato
I mestieri e i numeri,
E una crepa cinge
Con una croce il sincipite.
Un sacerdote irriconosciuto
Del Dio invisibile
Si strugge
Nell'aria.
Oh, com'è cao! Come mi è noto ciò
da tempo!
L'ho visto io - su una barca,
Mentre navigavo
Sui fiumi del mio sangue,
Sinuosi, rossi, tramonto, oscuri.

ELENA SVARC, TR.

mercoledì 9 settembre 2009

Un amore a dozina
in camera coi scuri
sempre sbassati strina
'ncora i cori più duri.

Cosa so' diventato
pe' t'inseguì a la fine?
Un topo rosigato
da 'n'aria de sentine.

FRANCO SCATAGLINI

martedì 8 settembre 2009

Non tenere niente tra le mani
neannche un ricordo nell'anima,

ché quando ti metteranno
in mano l'obolo estremo,

nell'aprirti le mani
niente da esse cadrà.

Quale trono ti possono dare
che Atropo non si prenda?

Quali allori che non appassiscano
negli arbitrii di Minosse?

Quali ore che non ti rendano
della statura dell'ombra

che tu sarai arrivando
nella notte alla fine della strada.

Cogli i fiori ma lasciali
cadere appena li hai guardati.

Siediti al sole. Abdica
e sii re di te stesso.

FERNANDO ANTONIO NOGUEIRA PESSOA/RICARDO REIS, TR. ANTONIO TABUCCHI

lunedì 7 settembre 2009

Quando si scrive,
le porte non si chiudono,
una domanda s'incolla all'altra,
un timore
si rovescia dal successivo.

Così penetra l'armonia
come ghiaccio che cresce oltre l'acciaio,
e si avverte il caldo stillare
tutt'intorno.

Poi dolgono gli occhi,
poi si frantumano le cose più care,
poi la bontà stringe alla gola,
poi si scrive nel vuoto
o si dice:
"solo fino a un margine di un cuore"

E lo si dice a te,
e davanti solo una mano
per nascondersi.

ALFRED KOLLERITSCH, TR. RICCARDO NOVELLO

domenica 6 settembre 2009

Nulla v'è di più bello che il tuo corpo sotto
la sera o il suo calore/corpo
contro gli animali/soave
celando i suoi legami d'astro

contro la morte che giumge contro
i sogni che sognammo/che torniamo a sognare/
legata alla tenerezza dell'acqua
sgorgata da te/vale a dire/

di libertà in libertà va il tuo corpo/
malferito dal tempo/rigagnolo
che non secca l'angustia/fresco/alto/

sopra l'anima piccina di milioni di esseri
che soffiano le ceneri di carne
e le ossa e il pianto del suo patire

JUAN GELMAN, TR. LAURA BRANCHINI

sabato 5 settembre 2009

E' MORTO OGGI

E' morto oggi,
soltanto un'ora fa,
ed è per me così antico
come Alessandro o Serse e i suoi soldati.
Silenzio nel suo orecchio,
sulla sua bocca polvere e silenzio.
Se di lui si rammentano
in stanze antiche antichi amici,
col capo greve come il piombo, cerco
di richiamarne la memoria.
Ma, estraneo, più non lo capisco.
Il mio stupore è simulato.
Lo ricopro col drappo dell'oblio,
un lungo drappo, coll'indifferenza
lacera, col silenzio,
perché oramai non lo raggiungo più,
ed è lontano
come Alessandro o Serse e i suoi soldati.KOSZTOLANI, TR.UMBERTO ALBINI

ELEGIA II, 1

Lla pazienza del crepuscolo
è striata d'arancio
non ancora svelato
s'ammassano strati di nubi
un segreto s'annida
nel profondo del cuore

immagina
inquietudini tolte
ad uno ad uno pensieri e sogni
tutto ciò che porti con te (!)
fino a non ritrovare più
l'essenza

inondata d'amore, profondo
sembra press'a poco così:
come fiamma di vento
lamento di morte, una fase
che lenta sgattaiola
nel cuore.

TOETI HERATY, TR. GIULIO SORAVIA

giovedì 3 settembre 2009

DIAVOLO

Il diavolo mi fa i dispetti,
mi nasconde le parole
al momento che l'immagine
da anni attesa
balena alla mente.

Scrivi e brucia. La parola
vola sola nella luce.
Se la fermi
sopra il foglio
togli l'oro
alla fenice.

GIORGIO VIGOLO

mercoledì 2 settembre 2009

J'ai posé la tasse de thé
que j'avais bue dans un rayon

de soleil assez poussiéreux
et on dirait que je te vois

dans la petite irisation
de la vapeur qui s'en élève

mais je crois que ce n'est pas vrai
C'était pour te vérifier

par une apparence friable
et pour t'oublier aussitôt

JEAN-PIERRE COLOMBI

martedì 1 settembre 2009

SENSO DELLA NOTTE

I bui silenzi dove brillano gli scarabei,
la pupilla calda come un rancore dove si incendia un pino,
la paura dello scoiattolo in mezzo agli occhi,
un lampo nel profondo fiume della memoria,
ecco un istante per convertirmi in un po' di notte,
in uno stagno di insonnia stellare.
Le oscurità dell'acqua mi danno spazi indefiniti,
gioie palpitanti, lampadari di dimore nuziali.
Galleggiano teli nel velo dell'ombra,
e intorno suonano fonti di bocche aborigene,
acque verso il fondo dove la luce si dissipa,
dove un'eco ricominciavenendo da noi.
La notte avanza come un palazzo senza profondità.

VINCENTE GARBASI, TR. ?

lunedì 31 agosto 2009

Porta i sandali e il bordone, andiamo sui campi sereni.
Siamo i contemporanei di razze estinte,
Veniamo da torri ferite, da profanate ostie.
Fino al momento di scendere agli invisibili fiumi
Giova danzare fra gli uomini, nutrirsi di pane e di miele.
In un luogo di musica i mortali ci attendono:
Numerosi uccelli, lune vaganti hanno nostalgia di noi.

Ci mandano squadriglie di miti per proteggerci.
Ospitiamo compagni imprevedibili:
La Maschera di Ferro, Nosferatu,
Magari l'Orfana del Castello Nero.
Le fonti attendono un nostro segnale per mettersi a sussurrare,
E i germi della peste si ritraggono alla nostra benedizione.
Pace ai corpi affamatid'amore, agli organi genitali in delirio:

Attaccate di nuovo la gabbia degli angeli al cielo
E al posto dei fucili tornino i gigli della valle.

MURILIO MENDES, TR. RUGGERO JACOBBI.

domenica 30 agosto 2009

Soffia sé Susanna
il fuoco dal mio cuore,
Urge con Cupido
a ragionar d'amore,
Piccina ha la bocca,
bello il viso, rosa
fresca di Pentecoste,
Capelli di luce,
è stella solare,
giallo biondo dell'oro,
Agile ha il bel vitino.

BALINT BALASSI, TR. ARMANDO NUZZO

sabato 29 agosto 2009

niente per ricucire la ferita

se non il desiderio di piangere
in mezzo al rovet ardente

e leccare il sudore della carne
nell'odore dei capelli

dopo farsi una ragione
dell'amore per l'oscena dolcezza

labbra a labbra e il villoso
velluto gonfio di sangue

BERNARD NOEL

venerdì 28 agosto 2009

Dalla tua nicchia alla mercé
Dell'aria, scrina l'inganno,
O ragnatela inerte,
E acquista l'inutile preda
Di moscherini e lisca:
Lontano morì, lontano
Il ragno creator che ti tessé,
Il generoso mio cuor che ti ordiva,
O nervatura c'hai parvenza viva!
CLEMENTE REBORA

giovedì 27 agosto 2009

BASTA UN GIORNO A EQUILIBRARE

L'intelligenza la morte il sogno
negano la speranza. In questa notte
a Brasov nei Carpozi, fra alberi
non miei cerco nel tempo
una donna d'amore. L'afa spacca
le foglie dei pioppi e io
mi dico parole che non conosco,
rovescio terre di memoria.
Un jazz buio, canzoni italiane
passano capovolte sul colore degli iris.
Nello scroscio delle fontane
s'è perduta la tua voce:
basta un giorno a equilibrare il mondo.

SALVATORE QUASIMODO

mercoledì 26 agosto 2009

Il Bene ed il Male che sono in fondo all'essere dell'Uomo,
La Gioia e 'l Dolore nascosti nel destinato Decreto,
Non attribuirli al Cielo, ché il Cielo, all'occhio dei Saggi,
E' più di te mille volte disperatamente impotente.

OMAR KHAYYAM, TR. ALESSANDRO BAUSANI

martedì 25 agosto 2009

ENIGMA

Quando solo saremo la parola astratta
neppure ormai nome di corpo
- incapace di servirsi del linguaggio
chi la trarrà fuori dalle acque?

GASTAO CRUZ, TR.GIULIA LANCIANI

lunedì 24 agosto 2009

PERCHE' TORNINO

Mi basta una candela. Il suo lume gracile
Meglio propizia, con più pietà, l'incontro
Coi fantasmi, che tornano, d'amore

Mi basta una candela. Mia camera, stasera
Rimani semibuia. Mi voglio perdere
Nell'indeterminato e nella Suggestione,
E in quest'alito minimo di luce
Attirare visioni
Di fantasmi, che tornano, d'amore...

COSTANTINO KAVAFIS, TR. GUIDO CERONETTI

domenica 23 agosto 2009

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti l novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'apoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguire la tua
piccola figli, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al peto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel chattivo ch'era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

CAMILLO SBARBARO

sabato 22 agosto 2009

TESTIMONE

Sono un poeta, ma sarei rifiuta
anche se declamassi versi senza voce.
U ― U ― U ― Che importa?
Allegri diavoletti canteranno per me.

Credete a me, avevo preso ogni precauzione
annusando il sospetto come un segugio.+
Sono un poeta, mio solo diritto è il rogo,
perché sono testimone della verità,

Sono un tale che afferma essere
Bianca la neve, rosso il sangue, e verde
Il lanoso gambo del papavero.

Un tale che sarà infine assassinato,
proprio per non aver mai ucciso.

MIKLÓS RADNÓTI, TR. BRUNA DELL’AGNESE E ANNA WEISZ RADO

venerdì 21 agosto 2009

NAUFRAGHI

Nàufraghi sugli scogli,
ognuno narra
a sé solo - la storia
di una dolce casa
perduta,
sé solo ascolta
parlare forte
sul deserto pianto
del mare -

Triste orto abbandonato l'anima
si cinge di selvagge siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi

ANTONIA POZZI

giovedì 20 agosto 2009

CI FURONO POTENTI...

Ci furono potenti,
per i quali si eressero stele
alte e splendenti,
che ne celebravano grandezza e saggezza.
E che fine hanno fatto queste stele?
Sono cadte! Dovevano cadere
perché erano ricolme di menzogne.
Il tempo ristabilisce la verità
rd abbatte ciò che vero non è.
La tomba adesso sta lì privata
dei segni dela memoria: messuno v'innalza
un'altra stele al posto di quella spezzata...
Eppure no! La maledizione
vi grava infatti sopra come una colonna oscura.

SANDOR PETOFI, TR. ROBERTO RUSPANTI

mercoledì 19 agosto 2009

Distruggere come nuvole,
sfruttare il vento
per trasformarsi!

Ti porta via lo sguardo
dal durare del tempo,
escluso
vai e vai.

ALFRED KOLLERITSCH, TR. BEATRICE DONIN

martedì 18 agosto 2009

Nessuno di noi sapeva
se il ponte fosse stato distrutto
o se fosse rimasto incompiuto.
E noi, come quelli di fronte,
siamo giunti fino alle estremità spezzate
per guardarci da lontano
per guardare l'abisso.
Senza toccarci, senza abbracciarci
ci incontriamo con il ricordo.

TITOS PATRIKIOS, TR. NICOLA CROCETTI

lunedì 17 agosto 2009

UN'ARIA GLORIOSA

L'estenuazione, sai, del primo giorno
di bel tempo o quel tuo fiore sonoro
il suo barbaglio rosato dall'oro
dei più piccoli sciami nell'adorno

immobile azzurro farà ritorno
a un passo di silenzioso lavoro
come distinte serpi tra l'alloro
sbreccato di cornici se il soggiorno
minacciato nasconde il suo fervore
a non trasformare che più distanti
cosa germogliate poi di amorosa

grana e per lo stremo di contemplanti
fuochi accesi di uno sparso calore
alta di vittorie un'aria gloriosa.

ROBERTO ROSSI PRECERUTTI

domenica 16 agosto 2009

DERNIER ESPOIR

Il est un arbre au cimitière
Poussant en pleine liberté,
Non planté par un deuil dicté, -
Qui flot au long d’une humble pierre.

Sur cet arbre, été comme hiver,
Un oiseau vient qui chant clair
Sa chanson tristement fidèle,
Cet arbre et cet oiseau c’est nous :

Toi le souvenir, moi l’absence
Que le temps – qui passe – recense…
Ah, vivre encore à tes genoux !

Ah, vivre encore ! Mais quoi, ma belle,
Le néant est mon froid vainqueur…
Du moins, dis, je vis dans ton cœur ?

PAUL VERLAINE

sabato 15 agosto 2009

Mansueta e pigra come lo è ogni femmina
se non ha liti in corso, Madame
Centaure per la piazza deserta
procede al trotto. Posa sul selciato
delicata gli zoccoli, lucendo
solleva impudica la coda di seta.
Sotto il sole d'agosto la città
per pochi superstiti improvvisa
tali eleganze, tali allucinazioni

DARIA MENICANTI

venerdì 14 agosto 2009

AL DI LA'

Al di là tu falci e componi
le gentili somiglianze dei fiori
al di là non è sazia
mai la tua fame di bambina
ed hai la mela e il ghiaccio vegetale,
là ti punge al polso la tua bussola
per indicarti la stella
ch'è il tuo vero gemello;
e il tuo dubbio s'allunga di una sillaba
perché tu possa conoscere
colli piccoli come noci
per i tuoi denti giocosi,
soli come volti di vespe
e parole che suonano come monete;
e tu prepari al vento l'ora
delle più grandi altezze
delle più vivide seminagioni
delle sue visite che innamorano

E' per te che la gioia dei paesi
liberamente va imitando
i tuoi semplici atti;
e per te questa terra non è
che un mite minuto satellite
che ben sadove si dirige.

ANDREA ZANZOTTO

giovedì 13 agosto 2009

In questa e quella valle,
spogliate le ossa dalla carne,
ridotti a un mero pugno di terra,
gli antichi morti passano di qui.

Così il fiume racoglie in sé
i desideri e le pene di tutti,
e scorre.

Forse anch'io, in un giorno non lontano, scorrendo,
incontrerò qui, se non mio figlio minore,
che ora, seduto accanto a me, pesca,
lo sguardo innocente di
suo figlio o suo nipote?

Per poi ungiorno
sedere qui
ancora una volta in piena glorificazione.

KU SANG, TR. VINCENZA D'URSO

mercoledì 12 agosto 2009

CANZONE DEL CONTINENTE NERO

Se la sera è una nave
la rondine è la sua àncor.
Vincendopesi celesti
l'àncora s'alza.

Verso l'Africa della notte
parte la nave.
Dispiega il vento mozzo
le sue vele d'ombra e di freddo.

E' giunta la nave? E' giunta.
Nel Continente Nero s'è ancorata,
di fronte ala luna ch'è il tronco
d'un albero d'argento tagliato.

JORGE CARRERA ANDRADE, TR. GIUSEPPE BELLINI.

martedì 11 agosto 2009

SCRITTO SU UNA PIETRA LUNGO LA STRADA DOPO LA PRIMA ERUZIONE

Piangeremo sulle impronte di coloro che fuggirono da Acahualinca.

Qui ebbe inizio il nostro esodo.

Udirono la gran voce cavernosa del mostro.
Dagli alti alberi guardarono lo sporco gigante decapitato
dalle spalle rugose e che dal rugoso petto vomitava ira.

Poiché un dio sterile ha soggiogato la nostra terra
abbandoneremo patria e parenti.

Il nostro popolo guardò il gigante senza mente
udì il bramito della forza senza volto.

Non vivremo sotto il dominio della cieca potenza.
Romperemo le nostre macine
le nostre giare
i nostri recipienti
per rendere più leggero il passo agli esuli.

Lì, sulla cenere, sono rimaste le nostre impronte.

PABLO ANTONIO CUADRA, TR. FRANCO CERUTTI

lunedì 10 agosto 2009

Percossa tanto odio,
E tanto amor?
Un'altra volta,
Ancora un'altra volta,
Torno putèl.
Torno a no' capir:
E gò un bel dir:
Quel che xé sta
Xé sta.
Ma ancùo,
Ma doman?
No' me volto più indrìo,
Nò domando un fià de sol
Sul me passà.

GIACOMO NOVENTA

domenica 9 agosto 2009

Ignorando la sorte
dell'appassimento,
come erba estiva,
profonda mi pervade
la passione amorosa.

OSHIKOSHI NO MTSUNE, TR. IKIKO SAGIYAMA

sabato 8 agosto 2009

FALSO SONETTO

Debole spirito, alito tenace
ch’abiti dove più buia è la mente,
dove ogni grido scende nella pace
e i giorni chiusi, l’erba e i visi spenti,

tu non lasciarmi ora che intendo quanti
pochi anni ancora andrò così nel giorno.
Parte di me già copre l’ombra; e sperde
Il vento, se le mani tendo, in polvere.

Tu appena un fiato sei della mia polvere.
Come alle fronde ferme nelle notti
D’afa dall’aria sottili parole,

parole ancora dal fondo dei sonni
so che anzi l’alba mi rechi. Ma il giorno
non le ritrova e non le riconosco.
FRANCO FORTINI

venerdì 7 agosto 2009

A CARLO XII

Vichingo della steppa, Carlo dodicesimo
di Svezia, che percorresti quel cammino
dal Settentrione al Sud del tuo divino
predecessore Odino, furono la tua gioia
i travagli che muovono la memoria
degli uomini al canto, la battaglia
mortale, il duro orrore della mitraglia,
ferma spada e sanguinosa gloria.
Sapevi che vincere o essere vinti
sono facce di un Caso indifferente,
che non c'è altra virtù che essere coraggiosi
e che il marmo, infine, sarà l'oblio.
Ardi glaciale, più solo del deserto;
nessuno raggiunse la tua anima e ormai sei morto.

JORGE LUIS BORGES, TR. LIVIO BACCHI WILCOCK

giovedì 6 agosto 2009

Nel tenebrore del mare
pérditi e sta;
vibra, palpita, muta:
non è tuo destino la sponda,
onda!
Trabocca e dovunque tu vuoi
libera fuggi!

MUHAMMAD IQBAL, TR.ALESSANDRO BAUSANI

mercoledì 5 agosto 2009

Canta là, nel padule,
Cantore tenero e timido, odo le note tue, il tuo richiamo
odo,
L'odo, e ben presto sarò da te, ti capisco
Ma un istante m'attardo, il luminoso astro m'ha trattenuto,
La stella, mio camerata che sta per partire, mi ferma e
trattiene.

WALT WHITMAN, TR. ENZO GIACHINO

martedì 4 agosto 2009

Vedo che oscuramente militare
è ormai di tutti, nati è nascituri,
la vita. Ma no, non penso a futuri
caudillos - non nel senso che è da dare,

storico, alla parola: più sicuri
e invisibili mezzi per domare
sensi, intelletto, verità mi pare,
non da oggi, manovrino i puri

messi del capitale, tanto più
forte quanto più debole è lo stato.
E che poco ci resti (saltar giù?

abiurare?) per sottrarci al latrato
silenzioso dei siniscalchi, più
assordante degli inni del passato.

GIOVANNI RABONI

lunedì 3 agosto 2009

L'ESILIATO

Quando eravamo bambini
e i nostri genitori
ci negavano dieci centesimi di
fulgore
ci piaceva esiliarci nei parchi,
perché vedessero che mancavamo,
e dietro il loro cuore camminassero
fino a farsi più umili e piccoli di
noi.

Allora era bello ritornare.

Ma un giorno
partono veramente le barche da
gioco,
e incrociamo i corridoi, vergogne,
anni, sono già le tre di sera,
e il sole non riscalda la miseria.
Un tipografo misterioso
la parola Tristezza stampa ora
sulla prima pagina di tutti i
giornali.

Ah, un giorno camminando
comprendiamo
che stiamo in un carcere
di muri che si allontanano...

E ci è impossibile ritornare.

MANUEL SCORZA, TR. GIANNI TOTI

domenica 2 agosto 2009

Spirito senza ali, priogioniero dela terra, dio
dimentico di sè e dimenticato.... basta un sogno
- e nuovamente alato ti sollevi negli spazi, via
dalle vane ansie.

Basta un fioco riflesso della luce che ti è nota,
un'eco remota dell'armonia non terrena - e il
mondo di un tempo, in uno splendore inoffuscabile,
risorge dinanzi all'anima vigile.

Basta un sogno - e nel doloroso risveglio
attenderai con pena sfinente che di nuovo ti giunga
un riflesso dellavisione non terrena, di nuovo un'eco
della santa armonia.

VLADIMIR SERGEEVICH SOLOV'EV, TR. LEONE PACINI SAVOJ

sabato 1 agosto 2009

Tutto di noi nell'anime
per misteriosa mano si governa.
Tacite, incomprensibili,
nulla sappiano delle nostre anime.
Le parole dei savi più profonde
c'insegnano l'uguale
del sibilo del vento quando spira
o del suono dell'acqua quando scroscia.

ANTONIO MACHADO, TR. ORESTE MACRI'

venerdì 31 luglio 2009

VA' VIA, IL MIO CUORE BRAMA...

Va' via, lasciami solo, vedo che sta crescendo
la notte in cielo, e il caos diventa più profondo.
Tea poco del dolore neanche il ricordo resta, e io sono
un fiore che nella tua mano perde petali muore.

Va' via, come andarono gli anni quando un'unica tua
parola nella vita era per me come un peana.
Le mie labbra hanno sete del bacio della madre,
di madre terra, e al riso dei secoli si schiudono.

Va' via, il mio cuore brama la quiete senza fine!
Persino il tuo respiro increspa le acque nere
di Stige, che mi portano, naufrago come sono,
laggiù nell'assoluto Nulla, nell'Infinito.

KOSTAS G. KARIOTAKIS, TR. FILIPPOMARIA PONTANI

giovedì 30 luglio 2009

RITRATTO D'ARTISTA CON LI PO

Il "sommo prete celeste del Lago Bianco" è ora
un monticello in una valle d'erba infinita,
i suoi pendagli tintinnano, le perle fanno ombra ai suoi occhi.
Non dise mai nulla della vita dopo la morte,
il suo corpo è avvolto in ruggine blu e fumo di rugiada.

Amava soprattuto fiori e acqua.
Tutti sanno la storia vera che scriveva versi e li affidava
alla corrente
come barche di carta,
per vederli scivolare via.
Nella sue poesie non entrò mai la morte,ma remò, capelli
sciolti, lontano sul lago,
ridendo e guardando al cielo.

Oltre 1000 anni dopo, scrivo un suo verso su
un taccuino,
il fiore di pesco segue l'acqua che si muove,
e guardo l'oscurità d'ottobre addensarsi alle colline.
Tutta la notte il fiume dei cieli scorrerà verso ovest e nessuno
lo noterà.
La distanza tra i morti e i vivi
è più d'un battito di cuore e d'un respiro.

CHARLES WRIGHT, TR. ANTONELLA FRANCINI

mercoledì 29 luglio 2009

STELLA

E brilla, brilla, tu lontana stella,
Perché sempre io ti veda nella notte;
Il fioco raggio tuo, coll'ombra in lotta,
Mi reca sogni all'anima malata;
Essa si aderge vrso te, ed allora
Mi sento il petto libero e leggero...

Io vidi sguardo, un dì, pieno di fuoco,
Che m'è celato da gran tempo ormai;
Ma, come verso te, verso esso volo,
Voglio, benché impossibile, vederlo...

MICHAIL LERMONTOV, TR. TOMMASO LANDOLFI

martedì 28 luglio 2009

LA FIGLIA MAI NATA

A lei mai nata nell'ampio cerchio
concentrico della nostra vita mortale;
a lei mai nata, al suo nome che si srotola
come una giovane felce nella mente;
al suo corpo mai vestito di carne e di bellezza
nell'oscurità del ventre, concedo
l'autorità formale del testamento,
l'indocile autorità del cuore,
che muove sulle sue ossa fluide
la stoffa sottile del suo essere,
capelli, mani e occhi,la trama del corpo
appesantita dalla gloria dell'anima.

R. S. THOMAS, TR. ERMINIA PASSANANTI

lunedì 27 luglio 2009

Dopo hai gridato la vittoria è lontana,
troppo lontana da codesti abbracci
se stringi qualcosa che ti somiglia,
nell'esistenza, dove due si avvicinano
e nessuno sa dell'altro,
del suo confine che si sposta,
sarete uguali nell'erba alta
finché il prato sarà di nuovo nudo
ei ragazzi ridono,
giocano a bandiera e se ne fregano
di voi che vi cercate.

ROBERTO CARIFI

domenica 26 luglio 2009

PER UN GIORNO VUOTO

I miei pensieri
come api ansiose
vanno esplorando
dentro i 'perché' delle cose:

Perché siedo qui
senza problemi
mentre un'umanità penitente,
spettri vuoti di speranza,
passa davanti a me
dolorosa processione.

Tuttavia
nella bottega dei miei sogni trepidi
quale canto potrei io inventare
che possa sostenerli
che serva come pane
per un mattino vuoto?

ANGELA DE HOYOS, TR. FRANCO BACCHIEGIA

sabato 25 luglio 2009

I desideri, i miraggi, la loro fissità stellare
negli anni: e, dopo. il trapasso
a nuove bramosie, a nuove imprevedibili rispondenze.
E, sì, la durata dei ricordi,
ma, dopo, il declino dei ricordi,
la subdola estinzione di essi
mentre operano implacabili sensi
al rammagliarsi della rete, benché tutta diversa, d'incanti.

Il fitto, l'innumerabie
di un'anima, di un'esistenza
passato in una forma durevole,
versato in una gemma, o forse
obliterato da quella, perso
comunque, perso irrevocabilmente
all'amore non meno che all'indifferenza - penso

in quel nulla pensare in pieno sole al cospetto della sua opera
brucando con gli altri obbediente la pastura dell'armonia
[compiuta
e il tutto e il niente che emana tra i baleni del marmo.

MARIO LUZI

venerdì 24 luglio 2009

DISCORSO DEL RABBUIATO

Sono il rabbuiato.
Tutti i tentativi di rasserenarmi
sono falliti.
Perché non ridi,
mi chiede la gente.
Per che cosa, rispondo,
non voglio negoziare
con la speranza.
Poiché soffro d'insonnia
di notte vado a passeggio.
Ascolto le bestie respirare;
le ombre che mi bisbigliano.
Una volta scoprii... ma
di ciò non voglio parlare.

MICHAEL KRUGER, TR.GINO CHIELLINO.

giovedì 23 luglio 2009

I suoi capelli allora piacevolmente si scioglievano,
Zefiro, giocoso, li arricciava a meraviglia
E nel guardo di lei allora tenerezze brillavano,
In quel lume che ora è divenuto un solo sguardo.

Non so se vidi o di veder mi parve,
Tenerezza splendente sul suo volto io vidi,
E non stupisca se d'un tratto il mio volto s'infiammò,
Sol fiamma d'amore avevo nell'anima mia.

Il suo incedere, il corpo mi parvero divini,
Parole non di mortae colpirono l'udito mio,
Vidi uno spirto celeste o fui dal sole accecato?

E se anche ella non fosse qual mi apparve,
Non potrebbe la mia ferita esser guarita,
Anche se l'arco che getta lo strale fosse allentato.

NIKOLAJ ALEKSANDROVIC L'VOV, TR. STEFANO GARZONIO

mercoledì 22 luglio 2009

Quindici ragazzi, ma forse più,
oforse meno di quindici,
con voce tremante mi dicevano:
"Andiamo al cinema o al museo d'arte figurativa".
E io rispondevo più o meno così:
"Non ho tempo".
Quindici ragazzi mi regalavano bucaneve.
Quindici ragazzi mi dicevano:
"Non smetterò mai di amrti"
E io rispondevo più o meno così:
"Vedremo".
Quindici ragazzi ora vivono tranquilli.
Hanno pagato il pesante tributo
di bucaneve. lettere e disperazione.
Altre ragazze li amano, alcune più belle di me,
qualcuna più brutta.
Quindici ragazzi con troppa disinvoltura,
e talvolta con malignità,
mi salutano quando m'incontrano.
Salutano in me, quando m'incontrano,
la loro liberazione, un sogno normale e il nutrimento...
Invano vieni tu, ultimo ragazzo.
Metterò i tuoi bucaneve in un bicchiere,
e sui robusti steli spunteranno bolle d'argento.
Ma, vedi, anche tu smetterai di amarmi,
e, sconfitto te stesso, parlerai con arroganza,
come se avessi sconfitto me,
e io andrò lungo la strada, lungo la strada...

BELA ACHMADULINA, TR. DANIELA GATTI

martedì 21 luglio 2009

Anima afflitta dalla sofferenza,
ora il fuoco ti brucia, ora la vita
ritrova il suo respiro. Perché piangi?
Quando nutrivi in seno lo spietato
Amore, non sapevi ch'era contro
di te che lo nutrivi?Non sapevi?
Dei tuoi servigi, dunque, questo è il premio?
Fuoco e neve ghiacciata? Tu l'hai scelto.
Ed or sopporta il tuo dolore.
Per il tuo agire è giusto che tu bruci
in questo miele ardente che divora.

MELEAGRO, TR. MICHELE COCO

lunedì 20 luglio 2009

Ti vedo meglio al buio,
non mi occorre altra luce:
l'amore è per me un prisma
che supera il violetto.

Ti vedo meglio per gli anni
che s'inarcano in mezzo,
Al minatore basta la sua lampada
per annullare la miniera.

E ti vedo ancora meglio sulla tomba -
le sue brevi pareti
si rischiarano, rosse, per la luce
che così in alto sollevai per te.

A cosa serve il giorno
per chi nella sua tenebra
ha un sole così eccelso
che mai sembra scostarsi
dal meridiano?

EMILY DICKINSON, TR. MARGHERITA GUIDACCI

domenica 19 luglio 2009

PIEDI BELLI

La donna dai piedi belli
mai potrà essere brutta
mite le sale la bellezza
da caviglie polpacci e cosce
per fermarsi nel pube
ch'è sempre stato al di là d'ogni canone
aggirare l'ombelico come uno di quei campanelli
che se si premono suona per elisa
rivendicare lubrici capezzoli in attesa
accostare le labbra senza pronunciare saliva
e lasciarsi amare dagli occhi specchio

la donna dai piedi belli
sa vagabondare per la tristezza.

MARIO BENEDETTI, TR. FRANCESCO LUTI

sabato 18 luglio 2009

CANZONIERE, 12

Se la mia vita da l'aspro tormento
si può tanto schermir, e dagli affanni,
ch'i' veggia per vertù degli ultimi anni,
donna, de' be' vostr'occhi il lume spento,
e i cape' d'oro fin farsi d'argento,
e lassar le ghirlande e iverdi panni
e 'l viso scolorir che ne' miei danni
a llamentar mi fa pauroso e lento,
pur mi darà tanta baldanza Amore
ch'i vi discovrirò de' miei martiri
qua' sono stati gli anni, e i giorni e l'ore;
e se 'l tempo è contrario a be' desiri,
non fia ch'almen non giunga al mio dolore
alcun soccorso di tardi sospiri.

FRANCESCO PETRARCA

LA VITA OGGI MI PIACE MOLTO MENO

La vita oggi mi oiace molto meno,
ma mi piace ancora vivere: che dicevo?
Quasi toccai la parte del mio tutto e mi contenni
con uno sparo sulla lingua dietro la mia parola.

Oggi mi palpo il mento in ritirata
e in questi momentanei pantaloni mi dico:
Tanta vita e giammai!
Tanti anni e sempre le mie settimane!...
Padre e madre sepolti con la pietra
e l'irrigidimento che resiste;
fratelli a tutto tondo, i miei fratelli,
e il mio essere in piedi e col gilet.

In modo enorme mi piace la vita
ma, naturalmente,

con la mia morte amata e il mio caffè
e vedendo i frondosi castagni di Parigi
e dicendo:
E' un occhio questo, quello; una fronte questa, quella... E ripetendo:
Tanta vita e giammai mi manca la canzone!
Tanti anni e sempre, sempre, sempre!

Dissi corpetto, dissi
tutto, parte, ansia, quasi, per non piangere.
Che davvero ho sofferto nell'ospedale qui accanto
ed è bene ed è male aver guardato
dal basso verso l'alto il mio organismo.

Mi piacerà vivere sempre, anche di pancia,
perché, come dicevo e lo ripeto,
Tanta vita e giammai! TE tanti anni,
e sempre, molto sempre, sempre, sempre!

CESAR VALLEJO, TR. ROBERTO PAOLI

EPILOGO

Ho scritto obliquamente ho scritto tra il SI' e il NO ho inciso
indecifrabili rune. Alla vostra solitudine
ho dato il mio volto ma forse voi non leggerete
mai queste epigrafi e verrà l'inverno
lungo con le sue statue. Più oltre - non date retta a nessuno! -
più oltre è il bianco. Gli aracnidi tessono
intorno agli stemmi la loro tela, i popoli si passano l'un l'altro
a turno la loro follia e le loro ombre
e gnomi invisibili pullulano accendendo i lampioni
che il vento continua a spegnere.

ANATOL EMILIAN BACONSKY, TR. MARCO CUGNO

mercoledì 15 luglio 2009

ARIETTE DIMENTICATE, I°

il vento nella piana
trattiene il suo fiato
(FAVANT)


E' l'estasi languida
la spossatezza amorosa,
tutti i brividi dei boschi
nella stretta della brezza,
è verso i grigi intrichi
il coro delle piccole voci.

O fragile e fresco brusìo!
Zufolano e bisbigliano,
somiglia a quel tenue grido
ch'esala l'erba smossa...
diresti il sordo rotolìo
di sassi in acqua che vira.

Quest'anima che sospira
in questo lamento dornmiente
è la nostra, non è vero?
è la mia e la tua, di cui spira
pianissimo l'umile antifona
in questa tiepida sera?

PAUL VERLAINE, TR. LUCIANA FREZZA

martedì 14 luglio 2009

E già tornato da Pisa a Triturrita
volgevo le pendule vele a una nitida Noto:
di colpo il cielo si lordò di nembi,
le nubi rotte spargevano raggi erranti.
Ci tratteremmo. Chi affronterebbe i flutti pronti
a rabbia
con un presagio così maligno di tempesta?
Passiamo il tempo degli ozi navali a caccia di fiere
nelle vicine selve, per muoverci un poco.
Il nostro ospite, alla villa, appresta le attrezzature
e cagne esperte a riconoscere gli odori delle tane.
Si abbatte in trappola e nelle reti, rada frode,
e cade, fulmine di zanne, un cinghiale:
tremendo, anche per il forte Meleagro,
tale da rompere la stretta di Ercole.
Risuona il corno per l'eco dei colli, allora,
torniamo, e i canti fanno leggera la preda.

RUTILIO NAMAZIANO, TR. ALESSANDRO FO

lunedì 13 luglio 2009

ARIELE

Insù, pipando, su ali raccolte,
queste piccole gracule brune han guadagnato
un'altezza di là di quanto
la loro specie abbia mai sostenuto
ma quale di loro ceda per prima
cade per il falco roteante in basso
che lassù le ha spinte.
Niente è libero quando lo si è spiegato.

LES MURRAY, TR. GAETANO PRAMPOLINI

UN SOGNO CHE ABITA IL SOGNO

Sogno un uomo che ha raccolto isuoi resti in un bacio
un uomo che mi invada l'anima
che mi indossa come un vestito do seta.



Che vive nell'esilio
e quando mi dissolvo
mi trattiene nel borgo dell'anima
senza abluzioni e senza sepoltura!

AMEL MOUSSA, TR. REDDAD CHERRATI

sabato 11 luglio 2009

PAROLA

Tu ridi che per sillabe mi scarno
e curvo colli e cieli, azzurra siepe
a me d'intorno, e stormir d'olmi
e voci d'acque trepide;
che giovinezza inganno
con nuvole e colori
che la luce sprofonda.

Ti so. In te tutta smarrita
alza bellezza i seni,
s'incava ai lombi e in soave moto
s'allarga per il pube timoroso,
e ridiscende in armonia di forme
ai piedi belli con dieci conchiglie.

Ma se ti prendo, ecco:
parola tu pure mi sei e tristezza.

SALVATORE QUASIMODO

venerdì 10 luglio 2009

NOTTE DEL DESTINO, QUANDO LA STELLA RIPOSA

Notte del destino, quando la stella riposa
in una mano ignota.
Quando la tua mano corre verso l'abisso
o la terra del miracolo.

Spenta giace l'eternità,
solo un raggio di luce
palpita attraverso il vuoto profondo,
attraverso la dimora della morte.

PAR LAGERKVIST, TR. GIACOMO OREGLIA

giovedì 9 luglio 2009

Ci sono milioni di volti tra il mondo e noi
è girato il vento e non me ne sono accorto
l'universo è forse troppo grande
la poesia è forse trppo chiara
non ci sono esempi da dare, è vero
stiamo per scomparire senza saperlo

FRANCOIS CHARRON, TR. TITTI FOLLIERI

mercoledì 8 luglio 2009

OMBRA

Uomo che speri senza pace,
Stanca ombranella luce polverosa,
L'ultimo caldo se ne andrà a momenti
E vagherai indistinyo...
GIUSEPPE UNGARETTI

martedì 7 luglio 2009

Trent'anni, va bene: ma trentasette portano
i segni di un fiore ormai sciupato:
sono tutto canuto, mia Santippe,
già avanza l'età dell'inutile saggezza.
Eppure m'incantano i suoni delle feste.
Dentro la cenere trovo un fuoco mai spento.
O Muse, che reggete i miei fili:
volge alla fine la follia di vivere.

FILODEMO DI GADARA, TR. RENATO MINORE