sabato 31 ottobre 2009

AD APOLLO

I tuoi passi sono silenziosi
ed i miei occhi ancora chiusi - eppure
so che tu vieni, il mio cuore
sente il tuo avvicinarti.
E come un prigioniero che un'improvvisa
certezza invade (non sa egli in qual modo)
di libertà imminente, fermo dietro la porta
del suo carcere, attende con ansia e con speranza
che gli sia aperta - così attendo, dietro
questa porta di tenebre, che irrompa
la tua luce serena. E in ogni altra cella
ti attende ogni creatura, a te rivolta
in una inconscia inconsapevole preghiera.
O splendore del mondo! Fu la notte
una vasta necropoli, ma tu riporti la vita.
Ci svegliamo, risorgiamo. Ed ecco,
tu già tocchi le vette di Parnaso,
dove riannodano il canto le figlie
della Memoria. Ecco discendi il pendio,
dalla faretra d'oro dardeggiando i tuoi raggi,
finché divampi in ogni luogo la tua gloria.
Ecco fai scintillare le Fedriadi
come il loro nome, e dài riflessi al mare
lontano e all'altro mare, degli ulivi.
Rocce, piante, animali - tutto
ridiviene se stesso, ritrovando
in te colore e forma, poiché tu
nuovamente ci crei per traversare
un nuovo giorno. Dove fu l'abbandono
ora è allegrezza, più di quanto io sappia
dire. Vengono meno le parole
quando l'affetto le soverchia. Ma il mio silenzio
sarà percorso come un fogliame dai tuoi venti luminosi,
e pensieri, presagi, vaticinii,
ad un tuo cenno, come lieto stormo
d'uccelli s'alzeranno a volo
dai loro nidi segreti.
MARGHERITA GUIDACCI

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