Come la nube,
come la farfalla,
come l'alito lieve sullo specchio.
Fortuito,
mutevole,
svanito in breve istante.
O Signore di tutti i cieli, di tutti i mondi, di tutti
i destini,
che cisa hai inteso fare con me?
PAR LAGERKVIST, TR. GIORGIO ORELLI
sabato 13 febbraio 2010
venerdì 12 febbraio 2010
Quanto poco conosco di questo mondo:
atti d'uomini,città, fiumi,
montagne, arido squallore, sconosciute
creature, alberi ignoti.
La grande terra brulica
ed io conosco semplicemente un riparo.
e raccolgo rapide visioni di parole, quadri
che colmano le mie zone di inesperienza
con dovizia.
Io sono un poeta della terra:
il mio flauto ripete le sue melodie.
Sazio il suo richiamo coi miei sogni
e ne ascolto l'armonia nelle
ore silenziose del mio cuore.
Inaccessibili, nevose cime
tornano a chiamarmi insistenti
con musica mai udita.
La stella polare, lontana, solitaria,
ha toccato i miei occhi insonni.
RABINDRANATH TAGORE
atti d'uomini,città, fiumi,
montagne, arido squallore, sconosciute
creature, alberi ignoti.
La grande terra brulica
ed io conosco semplicemente un riparo.
e raccolgo rapide visioni di parole, quadri
che colmano le mie zone di inesperienza
con dovizia.
Io sono un poeta della terra:
il mio flauto ripete le sue melodie.
Sazio il suo richiamo coi miei sogni
e ne ascolto l'armonia nelle
ore silenziose del mio cuore.
Inaccessibili, nevose cime
tornano a chiamarmi insistenti
con musica mai udita.
La stella polare, lontana, solitaria,
ha toccato i miei occhi insonni.
RABINDRANATH TAGORE
giovedì 11 febbraio 2010
SEMIFINALE, VII
Nel colore stellare della parola
la creazione ricomincia
ogni sera, con la sola certezza
di una rima, con la sola
dimora rimasta: avere seminato
dove l'immagine perfetta fossilizza
questo fu vano
sarà invece la mano
che ferma con un cenno il capogiro.
MILO DEANGELIS
la creazione ricomincia
ogni sera, con la sola certezza
di una rima, con la sola
dimora rimasta: avere seminato
dove l'immagine perfetta fossilizza
questo fu vano
sarà invece la mano
che ferma con un cenno il capogiro.
MILO DEANGELIS
mercoledì 10 febbraio 2010
MANDELA IL LEONE
Ascolta il poeta lontano da te
Ma vicino al tuo cuore.
MANDELA - il leone
Tu non sei solo Mandela
Tu sei il Messia
Che abolisce la repressione
Non per instaurare un altro
Eterno dualismo tra il bianci ed il nero,
Bensì
Per seppellire la sordida povertà
In una torre
Libera
Per
L'Amore del Cuore e dell'Anima.
A quando il tuo ruggito di speranza
Speranza di una terra senza razzismo
Mandela - Il leone
Il tuo regno ti domanda
Mandela - il leone
BOUBACAR TRAORE', TR. MARTA LUZI
Ma vicino al tuo cuore.
MANDELA - il leone
Tu non sei solo Mandela
Tu sei il Messia
Che abolisce la repressione
Non per instaurare un altro
Eterno dualismo tra il bianci ed il nero,
Bensì
Per seppellire la sordida povertà
In una torre
Libera
Per
L'Amore del Cuore e dell'Anima.
A quando il tuo ruggito di speranza
Speranza di una terra senza razzismo
Mandela - Il leone
Il tuo regno ti domanda
Mandela - il leone
BOUBACAR TRAORE', TR. MARTA LUZI
martedì 9 febbraio 2010
SOLITUDINE
Di giorno mi protegge solitudine
E quando è notte mi fa scudo angoscia.
Nell'ombra mia sigillo il tuo pensiero
Ed è il suo scrigno un'anima fanciulla.
Del primo incontro l'attimo passò
E, breve, il tuo ritorno l'indomani
Mi ha chiuso come un tumulo di secoli.
GIUSEPPE UNGARETTI
E quando è notte mi fa scudo angoscia.
Nell'ombra mia sigillo il tuo pensiero
Ed è il suo scrigno un'anima fanciulla.
Del primo incontro l'attimo passò
E, breve, il tuo ritorno l'indomani
Mi ha chiuso come un tumulo di secoli.
GIUSEPPE UNGARETTI
SOLITUDINE
Di giorno mi protegge solitudine
E quando è notte mi fa scudo angoscia.
Nell'ombra mia sigillo il tuo pensiero
Ed è il suo scrigno un'anima fanciulla.
Del primo incontro l'attimo passò
E, breve, il tuo ritorno l'indomani
Mi ha chiuso come un tumulo di secoli.
GIUSEPPE UNGARETTI
E quando è notte mi fa scudo angoscia.
Nell'ombra mia sigillo il tuo pensiero
Ed è il suo scrigno un'anima fanciulla.
Del primo incontro l'attimo passò
E, breve, il tuo ritorno l'indomani
Mi ha chiuso come un tumulo di secoli.
GIUSEPPE UNGARETTI
lunedì 8 febbraio 2010
CES joies qui sont comme des douleurs
N’en parlons plus
Laissons ce monde mort écouler ses ruisseaux
De sang jusq’à la mer
Laissons la nuit monter et pénétrer le ciel
De fulgurant nuit
Monde obscure et maudit dont le poids me soulève
Je vous charge des peurs , je vous charghe des maux
Et de feu qui me ronge
Et je reste un vaincu au bord de ce présent
Fatale e dépouillé de gloire et de révolte.
Je meurs lentement de vivre entre moi-même
Et la malédiction de ces jours inutiles.
JACQUES PREVEL
N’en parlons plus
Laissons ce monde mort écouler ses ruisseaux
De sang jusq’à la mer
Laissons la nuit monter et pénétrer le ciel
De fulgurant nuit
Monde obscure et maudit dont le poids me soulève
Je vous charge des peurs , je vous charghe des maux
Et de feu qui me ronge
Et je reste un vaincu au bord de ce présent
Fatale e dépouillé de gloire et de révolte.
Je meurs lentement de vivre entre moi-même
Et la malédiction de ces jours inutiles.
JACQUES PREVEL
Iscriviti a:
Post (Atom)