venerdì 12 febbraio 2010

Quanto poco conosco di questo mondo:
atti d'uomini,città, fiumi,
montagne, arido squallore, sconosciute
creature, alberi ignoti.
La grande terra brulica
ed io conosco semplicemente un riparo.
e raccolgo rapide visioni di parole, quadri
che colmano le mie zone di inesperienza
con dovizia.
Io sono un poeta della terra:
il mio flauto ripete le sue melodie.
Sazio il suo richiamo coi miei sogni
e ne ascolto l'armonia nelle
ore silenziose del mio cuore.
Inaccessibili, nevose cime
tornano a chiamarmi insistenti
con musica mai udita.
La stella polare, lontana, solitaria,
ha toccato i miei occhi insonni.

RABINDRANATH TAGORE

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