sabato 13 settembre 2008

Anche l’estate morirà sontuosa
strascico acceso d’occhi di pavone,
e le stecche spiumate intrecciavano
graticci di prigione.

Con lamento di corni udrò il richiamo
dei boschi (addio per sempre) e dell’altura,
e gli occhi fisseranno eternamente
dietro le spalle, oltre la paura.
MARIA LUISA SPAZIANI

venerdì 12 settembre 2008

Brevi sono le forme
che il caos inquieto produce.
La vita è fiamma vinta.
Ogni cosa è costretta
In uno spazio imperioso.
Ascese immani s’appuntano
al vertice di un’ora
per ricadere dolorosamente
in una perduta impotenza.
Se poi ci si rialzerà,
non è certo.
A volte il destino divaga.
Attese di anni non bastano
A dar tempo di giungere a un momento.
E noi stringiamo la grazia
Come una mano che si ritira.
VINCENZO CARDARELLI

giovedì 11 settembre 2008

Un attimo solo − assoluto
in cima al campanile − luce
di sofferenza intelligente
che tace nell’occhio del mattino
senza scissure fraintendimenti
si guarda e non si riconosce,
il dio imperfetto, la grande amnesia.
MARIA ATTANASIO

mercoledì 10 settembre 2008

Il vento posa, i fiori si ammucchiano
oltre le tende, masse rosate, cumuli nivali.
Perdura il ricordo del tempo dei meli fioriti
ora che la primavera si consuma.

Il vino agli sgoccioli, i canti alla fine, le coppe di giada
[vuotate
la fiamma vacilla ora opaca ora chiara
l’uomo anche nel sogno non sopporta l’angoscia
mentre incombe lo strido dell’avèrla.
LI QINGZHAO, TR. ANNA BUJATTI

martedì 9 settembre 2008

Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo:
spasima l’anima jn tutte le sue doglie
nell’ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel protese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del pensiero,
e il tronco s’inabissa ov’è più vero.
CLEMENTE RÈBORA

lunedì 8 settembre 2008

Solo esiste davvero chi dialoga
e faccia a faccia con la grande ansia,
andando con le cose universe,
strappa voci, lettere
che con dura pietra negarono.

E’ solamente chi lacerò la luce
e le vide il tremendo volto dorato,
vide l’osso del mattino,
la polvere stretta all’albero,
la bruciatura a chi ride.

Mi pesa come ferro finale
poiché è, questi di vista vera,
che scorge le grucce dell’aria,
il delicato falco della sera
che cade nell’oscura preda.
ROBERTO FERNANDEZ RETAMAR, TR. GIUSEPPE BELLINI

domenica 7 settembre 2008

Sono come un bimbo assorto
da trascinar per mano
nella festa del mondo.
Gli occhi si attaccano, tristi,
alle cose…
Che dolore, sentirmi strappato via!
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, TR. FTANCESCO TENTORI MONTALTO