mercoledì 18 marzo 2009

Amiamo solo ciò che non ha nome,
che, vago segno, tormenta col mistero:
voli di gru, nella natura una serie di presagi
di quanto l’ignoto insegna a vedere.

Il suono costante della vita, come in un labirinto di mura,
nel deserto dei nostri animi vaga come un’eco randagia;
e il tempo, come una nave tra schiume sciabordanti,
naviga e non trova le rive desiderate.

E con malinconia giriamo i nostri occhi
al Passato della Terra - senza vedere i paesi futuri…

…..
In antichi specchi vive uno stormo di bellezze,
ma si vede il volto della morte nei loro turbini invocanti.

NIKOLAJ KLUJEV, TR. PAOLO GALVAGNI.

martedì 17 marzo 2009

A très grande distance,
je vois la rue avec ses arbres, ses maisons,
et le vent frais pour la saison
qui souvent change de sens.
Une charrette passe avec des meubles blancs
dans le sos-bois des ombres.
Les jours s’en vont devant,
ce qui me reste, un peu de temps je le dénombre.

PHILIPPE JACCOTTET

lunedì 16 marzo 2009

Una volta, dopo aver lievenente barcollato sull’orlo
di tutto ciò che è, avvertii nel corpo
la presenza di un’irreparabile ombra,
che da qualche parte incalzava la mia vita.

nessuno sapeva, solo il quaderno bianco
si era accorto che avevo spento le candele,
accese per la creazione della parola:
senza di loro non mi dispiaceva morire.

Così soffrivo! Così dappresso mi avvicinai
alla fine delle pene! Non pronunciavo nemmeno
una parola. Ma questo semplicemente cercava
l’anima di un’altra età che non era cresciuta.

Mi accinsi a vivere e vivrò a lungo.
Ma da quel momento, io sofferenza terrena
ciò che non è stato da me decantato.
Tutto il resto lo chiamo beatitudine.

BELA ACHMADULINA, TR. DONATA DE BARTOLOMEO.

domenica 15 marzo 2009

Urizen giaceva nelle tenebre e nellqa solitudine,
incatenato nella mente.
Los afferrò il suo Martello e le sue Tenaglie: si
Mise al lavoro alla risoluta sulla sua Incudine
Fra rocce Druidiche indefinite e nevi di dubbio e di
Dialettica.

Rifiutando ogni Forma Definita, l’Orrore Astratto
Si fece un tetto, duro sasso:
E un primo Evo trascorse, e uno Stato di lugubre
Sciagura.

Affondò con paura un Globo rosso, rotondo,
ardendo, in fondo,
In fondo profondamente sotto dentro l’Abisso,
ansando, addensandosi, tremando:
E un secondo Evo trascorse, e e uno Stato di lugubre
Sciagura.

L’uno e l’altro avvolgendosi dentro un piccolo
Orbe, e chiusi in due piccole Cave,
Gli Occhi nel timore che le salde ossa non si
facessero crosta di ghiaccio su tutto, guardarono
l’Abisso:

E un terzo Evo trascorse, e uno Stato di lugubre
sciagura .

Atterrito, Los si teneva ritto nell’Abisso, e le sue
membra immortali
Crescevano mortalmente pallide; divenne ciò che
guardava: per via d’un rosso
Rotondo Globo che gli era grondato bdal seno nel-
l’Abisso: torturato
Si librò sopra il Globo piangendo e tremando:
sospeso scosse
L’imo dell’Abisso: tremando pianse sopra il Globo:
lo colmò tanto di cure
Soffrendo mortalmente che il Globo si sciolse in
una Femmina pallida
Simile a nuvola che rechi neve: della sua Schiena
Allora
Un fluido azzurro trasudò che si formò in Muscoli,
indurendosi nell’Abisso tanto
Che si sciolse in una Forma Maschile urlante di
Gelosia.

WILLIAM BLAKE, TR. ALDO TAGLIAFERRI

J'AI SOUFFERT

J’ai souffert autant qu’on peut souffrir au monde
Mais j’ai connu la joie atroce de rêver
J’ai connu la douleur d’effacer son visage
Au feu de ma raison
J’ai connu dans la nuit avide de mon sang
Le vent jaloux de Dieu
Le vent qui n’a jamais connu sa voix d’enfant
J’ai connu l’attente obscure
La foule avide et dérisoire
Distribuant ses fantômes et noyant ma mémoire
Raz de marée brisant ma vie
À travers les brouillards de ses yeux dispersés
J’ai connu l’obsession d’un mal que je vénère
J’ai connu le tourment du doute et son visage
Et ses paroles effaçant ma douleur un moment
Et confondant ma nuit avec ses yeux fermés

JACQUE PREVEL