Finalmente ho capito
perché amo il mio orto:
perché lì vorrei fosse
sepolto il mio corpo.
Solo i resti disciolti
di quel corpo da morto,
adibiti a nutrire le più varie
verzure, vita nuova vivranno
quali parti integranti
di straniere creature.
L’aldilà delle anime
(se mai ve n’è uno)
sta nei cieli nebbiosi.
Tra vaghe speranze
punteggiate di mine
Ma io che amo il concreto,
e i suoi succhi secreti
penso al corpo dell’orto.
All’aldilà del concime.
FRANCO MARCOALDI
sabato 7 giugno 2008
venerdì 6 giugno 2008
giovedì 5 giugno 2008
LA VOCE DELLE COSE
Se volete torniamo in città!Ma
Si sta così bene su questo vecchio bastione…
Non parliamo!...E’ perfettamente inutile
E ci si comprende molto meglio che altrove!...
Sì. Ci si comprende senza vane parole
E senza dissipare col rumore delle voci
L’incanto divino delle folli idee,
Presso il flutto battente, una rossa fra le dita…
La natura parla e l’uomo ascolta,
L’onda mormora e la brezza geme
La campana rintocca e il vento, sì,
O qualche spirito, nella notte si lamenta…
E l’uomo attento alle frasi inquietanti
Delle onde, dei legni, dei campanili lontani…
Lascia evadersi. Cose inquietanti…
… E son versi dai suoni argentini. (PAUL VALÉRY, TR. MASSIMO CESCON
Si sta così bene su questo vecchio bastione…
Non parliamo!...E’ perfettamente inutile
E ci si comprende molto meglio che altrove!...
Sì. Ci si comprende senza vane parole
E senza dissipare col rumore delle voci
L’incanto divino delle folli idee,
Presso il flutto battente, una rossa fra le dita…
La natura parla e l’uomo ascolta,
L’onda mormora e la brezza geme
La campana rintocca e il vento, sì,
O qualche spirito, nella notte si lamenta…
E l’uomo attento alle frasi inquietanti
Delle onde, dei legni, dei campanili lontani…
Lascia evadersi. Cose inquietanti…
… E son versi dai suoni argentini. (PAUL VALÉRY, TR. MASSIMO CESCON
mercoledì 4 giugno 2008
martedì 3 giugno 2008
Di pozzo in pozzo
di bocca in bocca
serbavamo la fede
di un giardino profondo
giacimento di linfe
odori sepolti
germogliare sotto le reni della terra
da un pozzo all’altro però
l’assenzio si acuiva.
L’acqua febbrile della sosta
gli dava il suo splendore
di angelo sterminatore.
LORAND GASPAR, TR. MATTEO MESCHIARI
di bocca in bocca
serbavamo la fede
di un giardino profondo
giacimento di linfe
odori sepolti
germogliare sotto le reni della terra
da un pozzo all’altro però
l’assenzio si acuiva.
L’acqua febbrile della sosta
gli dava il suo splendore
di angelo sterminatore.
LORAND GASPAR, TR. MATTEO MESCHIARI
lunedì 2 giugno 2008
Azzurro! − è la vita del cielo − il regno
Di Cinzia − il palazzo vasto del sole,
la tenda d’Espero e della sua corte,
un grembo denso di nuvole d’oro, o grigie, o nere
azzurro! − è la vita dell’acqua − il vasto mare
estate, le sue acque vassalle, gl’innumerevoli stagni
Che possono infuriare, crucciarsi, schiumeggiare,
Ma mai posare se non nel cupo originario azzurro.
Azzurro! − gentile cugino del verde della foresta
E al verde sposato in tutti i fiori più dolci −
Il nontiscordardimé − la campanula − la viola.
Regina della discrezione: quali strani poteri hai tu,
Semplice ombra?Ma quale immenso potere ti è dato
Quando spendi in uno sguardo vivido di fato!
JOHN KEATS, TR. SILVANO SABBADINI
Di Cinzia − il palazzo vasto del sole,
la tenda d’Espero e della sua corte,
un grembo denso di nuvole d’oro, o grigie, o nere
azzurro! − è la vita dell’acqua − il vasto mare
estate, le sue acque vassalle, gl’innumerevoli stagni
Che possono infuriare, crucciarsi, schiumeggiare,
Ma mai posare se non nel cupo originario azzurro.
Azzurro! − gentile cugino del verde della foresta
E al verde sposato in tutti i fiori più dolci −
Il nontiscordardimé − la campanula − la viola.
Regina della discrezione: quali strani poteri hai tu,
Semplice ombra?Ma quale immenso potere ti è dato
Quando spendi in uno sguardo vivido di fato!
JOHN KEATS, TR. SILVANO SABBADINI
domenica 1 giugno 2008
Filtra l’ora e dilata lo spazio
E non ha luce presagio
Nell’abbandono dell’erbe;
e il vento, , il fresco vento non versa
telai di suoni e chiarità di improvvise,
e quando tace anche il cielo è solo.
Dammi vita nascosta
e se non sai me pure occulta
notte aereo mare.
Naufrago: e in ogni sillaba m’intendi
che alla terra scava il suo spiraglio
e nell’ombra s’allarga,
e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d’anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m’asserena, profondità d’amore.
SALVATORE QUASIMODO
E non ha luce presagio
Nell’abbandono dell’erbe;
e il vento, , il fresco vento non versa
telai di suoni e chiarità di improvvise,
e quando tace anche il cielo è solo.
Dammi vita nascosta
e se non sai me pure occulta
notte aereo mare.
Naufrago: e in ogni sillaba m’intendi
che alla terra scava il suo spiraglio
e nell’ombra s’allarga,
e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d’anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m’asserena, profondità d’amore.
SALVATORE QUASIMODO
Filtra l’ora e dilata lo spazio
E non ha luce presagio
Nell’abbandono dell’erbe;
e il vento, , il fresco vento non versa
telai di suoni e chiarità di improvvise,
e quando tace anche il cielo è solo.
Dammi vita nascosta
e se non sai me pure occulta
notte aereo mare.
Naufrago: e in ogni sillaba m’intendi
che alla terra scava il suo spiraglio
e nell’ombra s’allarga,
e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d’anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m’asserena, profondità d’amore.
SALVATORE QUASIMODO
E non ha luce presagio
Nell’abbandono dell’erbe;
e il vento, , il fresco vento non versa
telai di suoni e chiarità di improvvise,
e quando tace anche il cielo è solo.
Dammi vita nascosta
e se non sai me pure occulta
notte aereo mare.
Naufrago: e in ogni sillaba m’intendi
che alla terra scava il suo spiraglio
e nell’ombra s’allarga,
e albero diventa o pietra o sangue
in ansiosa forma d’anima
che in sé muore,
me stesso brucato dal patire
che m’asserena, profondità d’amore.
SALVATORE QUASIMODO
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