sabato 11 aprile 2009

I miei occhi ti scoprono
nuda
e ti coprono
d'una calda pioggia
di sguardi
*
Gabbia di suoni
aperta
in piena mattina
più bianca
delle tue natiche
in piena notte
il tuo riso
o piuttosto il tuo fogliame
la tua camicia di luna
quando scendi dal letto

Luce stacciata
la spirale canora
dipana il biancore
Aspo

OCTAVIO PAZ, TR. FRANCO MOGNI

venerdì 10 aprile 2009

ULISSE

Il mito è il nulla che è tutto.
Lo stesso sole che apre i cieli
è un mito brillante e muto -
il corpo morto di Dio
vibente e nudo.

Questi, che qui approdò,
fu per il non essere esistente.
Senza esistere ci bastò.
Per non essere venuto venne
e ci creò.

Così la leggenda si dipana
entrando nella realtà,
e a fecondarla decorre.
In basso la vita,
di nulla, muore.
ANTONIO FERNANDO NOGUEIRA PESSOA, TR. ANTONIO TABUCCHI
Per me credimi non v'è nient'altra cosa
più soave del bacio e più crudele

S'io sugga dalla tua bocca odorosa,
chino su te perdutamente, il miele
della vita non sento più l'atroce
tortura che mi spezza e mi maciulla.

Poi, mi stacco da te ed ecco il nulla
che mi vuole inchiodato alla croce.
ARTURO ONOFRI
Sono diventato vecchio da ieri
e la mia stanza non vuole più

lasciarmi. I mobili consunti
e le cose che abbiamo raccolto

in comune mi torturano d'improvviso
come lamette: piccoli barbagli

che avvelenati dalla luce di settembre
non fanno che affondare sempre più

se mi volto a cercarti
o cerco di svincolarmi.

HENRIK NORDBRANDT, TR.BRUNO BERNI

ZINGARESCA

Andavo con i pugni nelle tasche sfondate,
Ed anche il mio pastrano diventavs ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa, ed ero il tuo fido;
Quanti splendidi amori ho mai sognato allora!

Negli ultimi calzoni avevo un largo squarcio.
- Pollicino sognante, sgranavo nella corsa
Rime. L'Orsa Maggiore mi faceva da ostello,
- Le mie stelle nel cielo dolcemente frusciavano;

Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
In quelle sere dolci di settembre e sul viso
Le gocce di rugiada m'erano vin gagliardo;

E, rimando nel cuore di fantastiche tenebre,
Tiravo, come fossero delle lire, gli elastici
Delle scarpe ferite, col piede accanto al cuore!
ARTHUR RIMBAUD, TR. IVOS MARGONI

SENZA TITOLO

Questo raggio che obliquo ti ferisce
è ancora giovinezza, ancora ancora

ATTILIO BERTOLUCCI
Incollato alla tua bocca il mio disordine.
Il mio vasto amore.
L'incompatibile che diventa ordine.
Incollata alla tua bocca, ma smodata
Ardua
costruttore di illusioni ti esamino avida
Come se stessi morendo incollato alla mia bocca.
Come se stesse nascendo
E tu fossi il giorno magnanimo
Io ti sorbisco sublimata alla luce dell'alba.

HILDA HILST, TR. GIAMPAOLO TONINI
Non cercare troppo presto le rose del ricordo! La giovinezza
non è adatta
alla loro luce sempre più pallida. La speranza è ancora tua?
Godila, mmentre ti sorride; ma impara a sperare e a vivere,
Thilda, affinché in te un giorno sbocci anche la gioia dei
ricordi!
GUSTAV GEIJER, TR. MONICA CORBETTA E MICHELA ZURRA. \

SCEGLIERE LE PAROLE

Cominciamo a scegliere le parole
riordinando i pensieri e le idee.

Ogni scelta è fatta con cura,
dettata dal senso della misura.

I pensieri oscuri vengono offerti
alla luce della ragione;
gli echi ripercorsi sino alla fonte.

E' come seguire un ramo
per trovare la foglia vibrante,
come risalire un fiume per scoprire la sorgente.

Il poeta fa luce nell'oscurità profonda,
che questo significhi rendere facile
il difficile, o difficile il facile.

Perciò la tigre può far tacere altre belve,
il drago disperdere in onde terrificanti
gli uccelli spaventati.

Quando scriviamo, il viaggio
è a volte facile e scorrevole,
a volte arduo e faticoso.

Placare le acque scure del cuore;
cogliere dai pensieri profondi
il giusto nome delle cose.

Il cielo e la terra sono catturati in forma visibile:

ogni cosa emerge
dall'interno del pennello.

All'inizio il pennello
ci inaridisce le labbra, ma presto,
intinto, si bagna.

La verità è il tronco dell'albero;
lo stile dà un bel fogliame.

Emozione e ragione non sono due:
occorre leggere ogni sfumatura del sentire.

Nel trovare la vera gioia, si sveli il riso;
nel dolore, si identifichi ogni sospiro.

A volte le parole si offrono spontanee;
a volte sediamop in silenzio,
mordendo il pennello.
LU JI, TR. SAM HAMILL
nuitamment contre toi, serrant
de mes mains tes emblèmes
je veux et ne veux pas
le vain l'aride le gel
de nos bras liant
amour violence
dans l'acte
unique
BERNARD SIMEONE

lunedì 6 aprile 2009

Le jour tu fondes. La nuit, tu doutes.
EDMOND JABèS

LE VOCI

Dei morti, dei perduti
Come morti, per noi, voci ideali,
Amatissine voci.
Udibili nei sogni, talvolta;
Dalla mente pensosa,
A volte, percepite.
Nel loro suono,
Del poetico aprirsi, per un attimo,
Di questa nostra vita qualche accento
Riaffiora: e già è un lontano
Nella notte, di musica, svanire.

COSTANTIN KAVAFIS, TR.GUIDO CERONETTI
Pensavo che scordato avesse il cuore
La sua corrività al soffrire,
Io mi dicevo: ciò che fu
Non sarà più! non sarà più!
Passarono estati e tormenti,
E i sogni creduli passarono...
Ed ecco nuovamente palpitarono
Della beltà davanti alla potenza,
ALEKSANDR SERGEEVIC PUSKIN, TR. TOMMASO LANDOLFI

domenica 5 aprile 2009

SUL CIGLIO DELLA STRADA

sola fa oscillare la sua solitudine
stretta e affogata nel buio
della sua oscurità –
nel vuoto un fiato come un resto:

svanisci senza lasciare tracce
perché il cielo resti sempre azzurro e terso
(le cime dei pini mi hanno dimenticata)
persona senza macchia si allontana
con un lamento che cespelle bianche nubi

perché c’è qualcosa che sembra
aver dimenticato il tocco sulla tua spalla
ed è passato così –

TOETI HERATY, TR. GIULIO SORAVIA

VERTIGINE

Vorrei col canto della mia anima svegliare
il cuore degli afflitti, il mondo.
Ora perdono anche chi mi ha insultato,
iracondo.

Vorrei stringere al petto
coloro che lottano per la vita, gli insorti.
Vorrei risuscitare
I morti.

Vorrei la grande ruota più lenta
e infine la vorrei fermare.
Ma più di tutto vorrei
amare.

E vorrei produrre cose prodigiose e
mille meravigliose cose, belle all’origine
e poi morire poiché
sono Vertigine.

ATTILA JOCSEF, TR.TOMASO KEMENY

IL PASSATO BRUCIA

Come la chiocciola presso la foglia
morta, in autunno, si ritrae nel guscio
di calce e di spirali, anche tu ormai
avanzando negli anni ti racchiudi
nei tuoi pensieri, e di silenzio avvolto
serri la porta di lucchetti e taci.

Hai dipinto una carta di ricordi
e ti rivolgi a rimirare il tempo
trascorso, e poi ritorni ad avanzare
di nuovo, e lentamente ti soffermi
quando t’imbatti in una rotta passerella.

Anch’io vorrei si dipanasse il mio
cammino aggrovigliato di scompigli
e sogni: focolari senza ceneri.

Ma gli anni ancor da nascere già gridano:
“Se guardi indietro ti tramuti in sale,
brucia il passato, scappa presto, via!”

MIHAI BENIUC, TR. SALVATORE QUASIMODO

IL PASSATO BRUCIA

Come la chiocciola presso la foglia
morta, in autunno, si ritrae nel guscio
di calce e di spirali, anche tu ormai
avanzando negli anni ti racchiudi
nei tuoi pensieri, e di silenzio avvolto
serri la porta di lucchetti e taci.

Hai dipinto una carta di ricordi
e ti rivolgi a rimirare il tempo
trascorso, e poi ritorni ad avanzare
di nuovo, e lentamente ti soffermi
quando t’imbatti in una rotta passerella.

Anch’io vorrei si dipanasse il mio
cammino aggrovigliato di scompigli
e sogni: focolari senza ceneri.

Ma gli anni ancor da nascere già gridano:
“Se guardi indietro ti tramuti in sale,
brucia il passato, scappa presto, via!”

MIHAI BRNIUC, TR. SALVATORE QUASIMODO