Il sottile diletto che genera il pensiero; il forte
sprone, vivo e trafiggente come fiamma di cannello,
soffia una volta e, più presto spento che acceso,
pur lascia la mente madre di canto immortale.
Nove mesi dunque, no, anni, nove anni tanto
lo porta dentro sé, protegge e pettina:
vedova d'un intuito perduto essa vive, col fine
ora noto e la mano all'opera ora senz'errore.
Dolce fuoco sovrano della musa, questo occorre
[alla mia anima;
manco dell'estasi unica dell'ispirazione.
O dunque se nelle mie tarde rime tu perdi
il rullio, il volo, il canto, la creazione,
il mio mondo d'inverno, che appena respira quella gioia
ora, a te cede, con un sospiro, la nostra spiegazione.
GERARD MANLEY HOPKINS, TR. VIOLA PAPETTI
sabato 19 dicembre 2009
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