venerdì 31 dicembre 2010

IL SABATO DEL VILLAGGIO

La donzelletta vien dalla camppagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
sulla scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo bel tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar le sere intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruuna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon direstiche il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
sulla piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'aaffretta e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno
giorno chiaro, sereno
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio: stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non tiu sia grave

GIACOMO LEOPARDI

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