sabato 29 maggio 2010

TU VENIVI

Non m’hai fatto soffrire
ma attendere.

Quelle ore
intricate, piene
di serpenti,
quando l’anima
cadeva e affogavo,
tu venivi camminando,
tu venivi nuda e graffiata,
tu giungevi insanguinata fino al mio letto,
fidanzata mia,
e allora
tutta la notte camminammo
dormendo
e quando ci svegliammo
eri intatta e nuova
come se il grave vento dei sogni
di nuovo avesse dato
fuoco alla tua chioma
e in frumento e argento avesse sommerso
il tuo corpo fino a renderlo abbagliante.

Io non soffrii, amor mio,
io solo ti attendevo.

Dovevi cambiare di cuore
e di sguardo
dopo aver toccato la profonda
zona di mare che ti diede il mio petto.
Dovevi uscire dall’acqua,
pura come una goccia innalzata
da un’onda notturna.
Fidanzata mia, dovesti
Morire e nascere, io t’attendevo.
Non soffrii cercandoti,
sapevo che saresti venuta,
una nuova con ciò che adoro
di quella che non adoravo,
con i tuoi occhi, le tue mani, la tua bocca,
ma con un altro cuore
che albeggiò al mio fianco
come se sempre fosse stato lì
per star con me per sempre.

PABLO NERUDA, TR. GIUSEPPE BELLINI

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