Sei nell’assopimento di corolle
tenere, appena schiuse, come cieli
brevi sul prato, e nello sguardo folle
dell’arse donne, i cui pallori aneli
traspaiono d’argento
nel dolce portamento
Nutri ogni desiderio che discorda
col sospiro pacifico dell’erba
e vibri in seno a questa pietra sorda
l’antro della tua musica superba
con la quale assecondi
l’ansia di tutti i mondi.
Sei presente e non sei, come una forma
celeste che vegliando, pur s’oppone
al vegliare delle forme, e vuol che dorma
ciascuna, come dentro una prigione
nel suo proprio passato,
che in corpo ha modellato.
ARTURO ONOFRI
venerdì 20 giugno 2008
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