mercoledì 6 gennaio 2010

BELADIJA, ANNO QUARANTACINQUE, GIORNO SEI DI APRILE

Ora tremano, nelle prigioni, i miei cari.
Dai pendii delle città, sulle grate e sui ferri,
si riversa la luce. Cantano gli schiavi
con l'occhio fisso alle finestrelle sulle loro teste. Ridi,
cielo crudele, mentre cigola la porta, stride
la catena, e si vuotano le prigioni del mondo.

Con questa mano sopravvissuta, che riscaldava
l'osso, freddo e marcio. adesso bisogna coprire
gli occhi: il castagno, il tiglio, nella notte sono fioriti
di cadaveri! Sarajevo, fiaba piena di morti!
Potrà mai più, sulla soglia di casa, esprimere tenerezza -
l'insanguinato labbro dell'amore?

ABDULAH SIDRAN, TR. SILVIA FERRARI

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