Divampano simboli arcani
sul muro cieco profondo.
Dorati e rossi papaveri
gravano sopra il mio anno.
Mi riparo negli antri notturni
non rammento i miracoli oscuri
All’alba le azzurre chimere
si specchiano in vividi cieli.
Fuggo negli attimi passati,
chiudo gli occhi dalla paura,
sui fogli d’un libro che gelo −
l’aurea treccia d’una fanciulla.
Su me il firmamento è ormai basso,
nero sonno mi grava nel petto.
La fine predestinata si approssima,
e guerra e incendio mi stanno davanti.
ALEKSANDR BLOK, TR. ANGELO MARIA RIPELLINO
venerdì 30 maggio 2008
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